Siria: perchè agire ora e non nel 2011? O nel 2012?
di Robert Fisk – 30 agosto 2013
Prima che inizi la più stupida guerra occidentale della storia moderna – mi riferisco, naturalmente, all’attacco contro la Siria che tutti ora dovremo digerire – andrebbe detto che i missili Cruiser che ci aspettiamo fiduciosamente spazzino via una delle città più antiche del mondo, non hanno assolutamente nulla a che vedere con la Siria.
Sono mirati a colpire l’Iran. Sono mirati ad attaccare la Repubblica Islamica ora che ha un nuovo e vivace presidente – al contrario dello svitato Mahmoud Ahmadinejad – e proprio quando potrebbe essere un po’ più stabile. L’Iran è il nemico di Israele. L’Iran è pertanto, naturalmente, il nemico degli Stati Uniti. Dunque, non c’è nulla di gradevole nel regime di Damasco. Né questi commenti scagionano il regime per quanto riguardo le gassazioni di massa. Ma sono vecchio abbastanza da ricordare che quando l’Iraq – alleato degli Stati Uniti – usò il gas contro il curdi nel 1988, non assaltammo Baghdad. In effetti quell’attacco dovette attendere sino al 2003, quando Saddam non aveva più né gas né alcuna delle altre armi che costituivano il nostro incubo. E mi capita anche di ricordare che la CIA affermò, intorno al 1988, che l’Iran era responsabile del gas usati ad Hallabjah, una palese menzogna che concentrava l’attenzione sul nemico degli Stati Uniti che Saddam stava allora combattendo per conto nostro. E migliaia – non centinaia – morirono ad Hallabjah. Ma eccoci qua! Giorni diversi, metri diversi.
E suppongo valga la pena di segnalare che quando Israele uccise sino a 17.000 uomini, donne e bambini in Libano nel 1982 in un’invasione apparentemente provocato da un tentato omicidio dell’ambasciatore israeliano a Londra da parte dell’OLP – fu il socio di Saddam, Abu Nidal, ad organizzare l’omicidio, non l’OLP, ma questo non conta oggi – gli Stati Uniti si limitarono a sollecitare entrambi gli schieramenti a usare “moderazione”. E quando, pochi mesi dopo quell’invasione, Hafez al-Assad – padre di Bashar – mandò suo fratello a Hama a spazzar via migliaia di ribelli della Fratellanza Mussulmana, nessuno biascicò una parola di condanna. “E’ la legge di Hama”, è il modo cinico in cui il mio vecchio collega Tom Friedman ha caratterizzato questo bagno di sangue. Tuttavia in questi giorni c’è in giro una Fratellanza diversa, e Obama non è stato capace di spingersi neppure a dire “bù” quando il suo presidente eletto è stato deposto.
Dunque, in nome del cielo, che cosa stiamo facendo? Dopo innumerevoli morti nell’orribile tragedia della Siria, adesso, dopo mesi e anni di prevaricazioni, ci lasciamo sconvolgere da poche centinaia di morti. Il trauma di questa guerra avrebbe dovuto spingerci ad agire nel 2011. E nel 2012. Ma adesso? Perché? Beh, sospetto di conoscerne il motivo. Penso che il feroce esercito di Bashar al-Assad potrebbe semplicemente vincere contro i ribelli che noi armiamo in segreto. Con l’aiuto dell’Hezbollah libanese – l’alleato dell’Iran in Libano – il regime di Damasco ha battuto i ribelli a Qusayr e potrebbe star per batterli a nord di Homs. L’Iran è sempre più impegnato a proteggere il governo siriano. Così una vittoria di Bashar è una vittoria dell’Iran. E le vittorie dell’Iran non possono essere tollerate dall’occidente.
E, visto che parliamo di guerra, che fine hanno fatto quegli splendidi negoziati israelo-palestinesi che John Kerry vantava tanto? Mentre esprimiamo la nostra angoscia per gli esecrabili attacchi con il gas in Siria, la terra palestinese continua a essere divorata. La politica israeliana del Likud – negoziare la pace fino a quando non resti nulla del territorio palestinese – prosegue di buon passo, ed è questo il motivo per cui si accresce l’incubo del re Abdullah di Giordania (un incubo molto più potente di quello delle “armi di distruzione di massa” che ci siamo sognate nel 2003): l’incubo che la Palestina sarà in Giordania, e non in Palestina.
Ma se dobbiamo credere alle stupidaggini che escono da Washington, Londra, Parigi e dal resto del mondo “civilizzato”, è solo questione di tempo prima che la nostra spada rapida e vendicatrice si abbatta sui damasceni. Vedere la dirigenza del resto del mondo arabo applaudire questa distruzione è forse l’esperienza storica più dolorosa che la regione deve sopportare. E la più vergognosa. Eccetto il fatto che attaccheremo mussulmani sciiti e loro alleati in mezzo agli applausi dei mussulmani sunniti. E’ di questo che è fatta la guerra civile.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: http://www.zcommunications.org/we-should-have-been-traumatised-into-action-by-this-war-in-2011-and-2012-but-now-by-robert-fisk.html
Fonte: The Independent
di Robert Fisk – 30 agosto 2013
Prima che inizi la più stupida guerra occidentale della storia moderna – mi riferisco, naturalmente, all’attacco contro la Siria che tutti ora dovremo digerire – andrebbe detto che i missili Cruiser che ci aspettiamo fiduciosamente spazzino via una delle città più antiche del mondo, non hanno assolutamente nulla a che vedere con la Siria.
Sono mirati a colpire l’Iran. Sono mirati ad attaccare la Repubblica Islamica ora che ha un nuovo e vivace presidente – al contrario dello svitato Mahmoud Ahmadinejad – e proprio quando potrebbe essere un po’ più stabile. L’Iran è il nemico di Israele. L’Iran è pertanto, naturalmente, il nemico degli Stati Uniti. Dunque, non c’è nulla di gradevole nel regime di Damasco. Né questi commenti scagionano il regime per quanto riguardo le gassazioni di massa. Ma sono vecchio abbastanza da ricordare che quando l’Iraq – alleato degli Stati Uniti – usò il gas contro il curdi nel 1988, non assaltammo Baghdad. In effetti quell’attacco dovette attendere sino al 2003, quando Saddam non aveva più né gas né alcuna delle altre armi che costituivano il nostro incubo. E mi capita anche di ricordare che la CIA affermò, intorno al 1988, che l’Iran era responsabile del gas usati ad Hallabjah, una palese menzogna che concentrava l’attenzione sul nemico degli Stati Uniti che Saddam stava allora combattendo per conto nostro. E migliaia – non centinaia – morirono ad Hallabjah. Ma eccoci qua! Giorni diversi, metri diversi.
E suppongo valga la pena di segnalare che quando Israele uccise sino a 17.000 uomini, donne e bambini in Libano nel 1982 in un’invasione apparentemente provocato da un tentato omicidio dell’ambasciatore israeliano a Londra da parte dell’OLP – fu il socio di Saddam, Abu Nidal, ad organizzare l’omicidio, non l’OLP, ma questo non conta oggi – gli Stati Uniti si limitarono a sollecitare entrambi gli schieramenti a usare “moderazione”. E quando, pochi mesi dopo quell’invasione, Hafez al-Assad – padre di Bashar – mandò suo fratello a Hama a spazzar via migliaia di ribelli della Fratellanza Mussulmana, nessuno biascicò una parola di condanna. “E’ la legge di Hama”, è il modo cinico in cui il mio vecchio collega Tom Friedman ha caratterizzato questo bagno di sangue. Tuttavia in questi giorni c’è in giro una Fratellanza diversa, e Obama non è stato capace di spingersi neppure a dire “bù” quando il suo presidente eletto è stato deposto.
Dunque, in nome del cielo, che cosa stiamo facendo? Dopo innumerevoli morti nell’orribile tragedia della Siria, adesso, dopo mesi e anni di prevaricazioni, ci lasciamo sconvolgere da poche centinaia di morti. Il trauma di questa guerra avrebbe dovuto spingerci ad agire nel 2011. E nel 2012. Ma adesso? Perché? Beh, sospetto di conoscerne il motivo. Penso che il feroce esercito di Bashar al-Assad potrebbe semplicemente vincere contro i ribelli che noi armiamo in segreto. Con l’aiuto dell’Hezbollah libanese – l’alleato dell’Iran in Libano – il regime di Damasco ha battuto i ribelli a Qusayr e potrebbe star per batterli a nord di Homs. L’Iran è sempre più impegnato a proteggere il governo siriano. Così una vittoria di Bashar è una vittoria dell’Iran. E le vittorie dell’Iran non possono essere tollerate dall’occidente.
E, visto che parliamo di guerra, che fine hanno fatto quegli splendidi negoziati israelo-palestinesi che John Kerry vantava tanto? Mentre esprimiamo la nostra angoscia per gli esecrabili attacchi con il gas in Siria, la terra palestinese continua a essere divorata. La politica israeliana del Likud – negoziare la pace fino a quando non resti nulla del territorio palestinese – prosegue di buon passo, ed è questo il motivo per cui si accresce l’incubo del re Abdullah di Giordania (un incubo molto più potente di quello delle “armi di distruzione di massa” che ci siamo sognate nel 2003): l’incubo che la Palestina sarà in Giordania, e non in Palestina.
Ma se dobbiamo credere alle stupidaggini che escono da Washington, Londra, Parigi e dal resto del mondo “civilizzato”, è solo questione di tempo prima che la nostra spada rapida e vendicatrice si abbatta sui damasceni. Vedere la dirigenza del resto del mondo arabo applaudire questa distruzione è forse l’esperienza storica più dolorosa che la regione deve sopportare. E la più vergognosa. Eccetto il fatto che attaccheremo mussulmani sciiti e loro alleati in mezzo agli applausi dei mussulmani sunniti. E’ di questo che è fatta la guerra civile.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: http://www.zcommunications.org/we-should-have-been-traumatised-into-action-by-this-war-in-2011-and-2012-but-now-by-robert-fisk.html
Fonte: The Independent
Siria,Obama: attacco con voto Congresso dopo il 9 Settembre
RispondiElimina31/08/2013 Televideo Rai
"Ho deciso che gli Usa devono intervenire militarmente in Siria: non sarà un intervento senza un limite e non sarà via terra. Il nostro esercito si è posizionato nella regione ed è pronto per quando lo decideremo, domani, la settimana prossima o da qui a un mese". Lo ha detto il presidente Obama, per aggiungere subito: "Cercherò l'autorizzazione del popolo americano attraverso un voto al Congresso. Ho fiducia nelle decisioni del mio governo, anche senza l'Onu, che finora è stato paralizzato". Il voto al Congresso dopo 9 settembre.
http://italian.ruvr.ru/2013_08_30/Gli-USA-bloccano-la-telediffusione-del-canale-Russia-Today/
RispondiEliminahttp://www.oltremedianews.com/13/post/2013/08/siria-si-aspetta-lora-x-damasco-pronta-a-rispondere.html
http://www.eurasia-rivista.org/di-ritorno-dalla-siria-appunti-sulla-geopolitica-del-caos/15814/?fb_action_ids=10202172606060645&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map={%2210202172606060645%22%3A10150901460092436}&action_type_map={%2210202172606060645%22%3A%22og.likes%22}&action_ref_map=[]
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=85353&typeb=0&Siria-E-guerra