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Allarme
arsenico nell’acqua nel Lazio e in particolare nel viterbese e in
alcuni comuni della provincia di Roma.
Molte famiglie dal 1° gennaio
non possono più bere l’acqua del rubinetto di casa e dellefontanelle
pubbliche perché contiene arsenico e fluoruro in quantità superiori ai
limiti di legge.
Una situazione che interessa diverse decine di comuni (guarda l’elenco).
Il divieto di bere l’acqua dell’acquedotto colpisce una quarantina di
comuni e quasi 300mila persone solo nella Tuscia.
Il contenuto di
arsenico e fluoruro è presente infatti in quantità superiori ai limiti
di legge, che sarebbero di 10 microgrammi/litro per l’arsenico, e 1,5
microgrammi per il fluoruro. Una situazione che non è certo una novità,
visto che è dal 2001 che regioni e territori chiedono deroghe alla
legge.
Il problema è che il termine concesso per la terza e ultima
deroga è scaduto il 31 dicembre 2012 e i lavori di adeguamento
probabilmente non termineranno prima del 2014.
Così dal primo gennaio
sono scattate le ordinanze dei sindaci delle province di Roma e Viterbo
che, secondo le indicazioni dell’Istituto superiore di Sanità, vietano
di bere l’acqua del rubinetto, di usarla per cucinare, lavarsi i denti
e fare la doccia a persone con patologie cutanee.
Un’esposizione
prolungata all’arsenico tramite acqua potabile e cibo può causare
cancro, lesioni cutanee, malattie cardiovascolari, danni al sistema
nervoso e diabete, è infatti l’allarme che arriva dall’Organizzazione
mondiale della sanità (Oms). «Il problema – critica Bengasi Battisti,
sindaco di Corchiano (Vt) – è che le limitazioni d’uso dell’Iss ci sono
state consegnate il 28/12, sono generiche e non sappiamo come
rispondere a molte domande dei cittadini.
Solo nel viterbese sono 32 i
comuni interessati e 220mila gli abitanti».
Ma non mancano criticità
anche nella provincia di Latina, segnala Lorenzo Parlati, presidente di
Legambiente Lazio. «Anche se si continua a dire che è tutto risolto lì
– spiega – gli ultimi prelievi fatti a dicembre indicavano la presenza
di valori fuori legge in 43 comuni delle province di Viterbo e Latina».
Di fatto il Lazio, aggiunge Giorgio Zampetti, responsabile scientifico
di Legambiente «è l’unica regione che non è riuscita a rientrare nei
parametri stabiliti, non facendo investimenti per potabilizzatori.
Anche le aziende alimentari ne saranno colpite.
E il problema non è di
facile risoluzione, visto che per molti interventi ancora non si è
proceduto al bando di appalto e la fine dei lavori è prevista per il
2014».
Tutto ciò ha già avuto un impatto sulla salute.
Uno studio del
Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario della regione
Lazio, pubblicato ad aprile 2012, ha registrato infatti tra il 2005 e
2011, nei comuni dove la concentrazione di arsenico è superiore a 20
microgrammi, un aumento della mortalità per tutti i tipi di tumore (in
particolare polmone e vescica), ipertensione, ischemia cardiaca e
diabete nella provincia di Viterbo e del 12% per i tumori in quella di
Latina.
Anche se questi risultati dovranno essere confermati da studi
successivi, l’Oms e lo Iarc (International agency research on cancer)
hanno già accertato che l’arsenico è un elemento cancerogeno.
Gli
effetti di un’esposizione prolungata da acqua e cibo si hanno dopo
almeno 5 anni, e iniziano dalla pelle, con cambiamenti nella
pigmentazione, lesioni cutanee su mani e piedi che possono essere
precursori di un cancro alla cute.
«L’allarme lanciato dall’Oms non è
altro che l’ulteriore conferma del grande pericolo per la salute di
migliaia di abitanti della nostra Regione – dichiara in una nota il
candidato del centrosinistra alla regione Lazio, Nicola Zingaretti -.
Giusto ieri avevo denunciato il rischio che il Lazio sta correndo a
causa della presenza di arsenico nelle acque in alcune zone del
viterbese e basso Lazio ed ero stato addirittura criticato da alcuni
esponenti di destra e della Giunta Polverini che hanno governato in
questi anni senza fare nulla per risolvere una drammatica emergenza.
Questa gravissima situazione rappresenta uno dei tanti problemi
lasciati in eredità da questa destra fallimentare che saremo costretti
ad affrontare con immediati investimenti per restituire ai cittadini il
diritto all’acqua potabile nelle loro case».
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