Il comitato acqua pubblica di Velletri ha di certo tanti difetti.
Ma ha
anche una virtù, la memoria.
Oggi leggendo l’ordinanza numero 538 del
28 dicembre scorso firmata dal sindaco Fausto Servadio, abbiamo deciso
di ripercorrere la storia recente che ha portato a questa nuova
“emergenza”.
Annunciata, prevedibile, colpevole e carica di
responsabilità, politiche e gestionali.
Sul banco degli imputati è finito il pozzo Le corti, che fornisce una notevole quantità di acqua – non più potabile – nella rete idrica – sempre fatiscente – di Velletri.
C’è un primo dato che balza agli
occhi: quella fonte non era presente tra gli interventi programmati da
Acea nel 2008, un anno e mezzo dopo la concessione alla multinazionale
romana.
Ed è un fatto decisamente curioso.
Occorre, a questo punto,
ripercorrere la storia, con le carte alla mano.
Nel novembre del 2006 il comune di Velletri firma il verbale di consegna del sistema idrico integrato ad Acea Ato 2 spa. A pagina sei si legge:
Nel novembre del 2006 il comune di Velletri firma il verbale di consegna del sistema idrico integrato ad Acea Ato 2 spa. A pagina sei si legge:
“Il Gestore
(ovvero Acea) ha redatto il programma per i prelievi e le analisi di
laboratorio delle acque prelevate dalle suddette fonti riservandosi di
effettuare le analisi sulla rete di distribuzione successivamente alla
presa in carico del servizio”.
Arriviamo al 2007, quando il sistema idrico di Velletri è già gestito da Acea Ato 2 spa. Nel piano di rientro presentato nel 2008 – vediamo come più avanti – è allegata una tabella con i risultati dei prelievi effettuati sui vari pozzi gestiti. Il pozzo Le Corti presenta, secondo Acea, questi valori il 22 giugno del 2007: Fluoruri 1,24, Arsenico 6,1 e Vanadio 17,7.
Arriviamo al 2007, quando il sistema idrico di Velletri è già gestito da Acea Ato 2 spa. Nel piano di rientro presentato nel 2008 – vediamo come più avanti – è allegata una tabella con i risultati dei prelievi effettuati sui vari pozzi gestiti. Il pozzo Le Corti presenta, secondo Acea, questi valori il 22 giugno del 2007: Fluoruri 1,24, Arsenico 6,1 e Vanadio 17,7.
Tutto
nella norma, nessuno sforamento, nessuna emergenza. Questo accadeva
cinque anni fa. I conti, però, non tornano. Nello stesso documento, a
pagina 11, sono riportati i risultati dei campionamenti effettuati nei
punti di prelievo.
In via Le Corti – stessa zona dunque del pozzo in
questione – abbiamo avuto tra il 2007 e il 2008 ben cinque sforamenti
su sei prelievi riportati, per quanto riguarda il parametro Arsenico.
Ma per Acea quel pozzo era perfetto.
Nel maggio del 2008 Acea presenta il primo studio per il rientro dei parametri Fluoruro, Arsenico e Vanadio nella normalità. Come abbiamo già visto il pozzo Le Corti non entra nella lista dei lavori da effettuare.
C’è di più.
Acea
evidenzia come la rete di Velletri sia insufficiente, tanto da far
prevedere per il 2015 una mancanza cronica di acqua (fabbisogno di
470,2 litri secondo contro i 350 litri secondo disponibili nel 2008;
non disponiamo al momento di dati aggiornati).
Di fronte a questo
problema – il vero problema – la multinazionale si appella al tempo: “I
tempi esigui per il rientro delle emergenze non sono compatibili con la
completa risistemazione della rete”. Bisogna fare in fretta, dunque.
La strategia di Acea puntava allora decisamente al risparmio.
La strategia di Acea puntava allora decisamente al risparmio.
Per quanto
riguarda i pozzi privati con acqua fuori norma, saranno i proprietari
“a realizzare e gestire gli impianti di potabilizzazione”.
Dovranno
essere loro, in altre parole, a spendere per investire e il piano di
rientro presentato all’epoca teneva conto di questo impegno. E infatti
quel piano su un buco nell’acqua: secondo Acea tutto doveva essere
risolto entro il 31 dicembre 2010. Così non è stato.
Arriviamo al dicembre di due anni fa, quando i comitati dell’acqua scoprono il documento della Commissione europea che negava l’ultima deroga sull’arsenico, rendendolo pubblico. Scoppia il panico. Il 28 gennaio 2011 al comune di Velletri si tiene una riunione con tutti i soggetti coinvolti.
Arriviamo al dicembre di due anni fa, quando i comitati dell’acqua scoprono il documento della Commissione europea che negava l’ultima deroga sull’arsenico, rendendolo pubblico. Scoppia il panico. Il 28 gennaio 2011 al comune di Velletri si tiene una riunione con tutti i soggetti coinvolti.
Questa volta è chiaro a tutti che il pozzo Le Corti aveva
notevoli problemi (nati quando? Visto che nel 2007 tutto era nella
norma, secondo Acea), con una concentrazione di arsenico di 20,4
microgammi litro (dato del 24 gennaio 2011). Di nuovo arriva la
promessa del gestore: “Acea Ato 2 attuerà ogni possibile azione per
realizzare tali impianti (superamento emergenza per pozzi Marmi e Le
Corti, nda) prima dell’inizio del periodo estivo”. Ovvero prima
dell’estate del 2011. Ovvero tutto doveva essere risolto un anno e
mezzo fa.
Arriviamo all’epilogo, o almeno all’ultima puntata della saga.
Arriviamo all’epilogo, o almeno all’ultima puntata della saga.
Il 13 novembre del 2012 Acea pubblica un report sui piani
di rientro.
Sono passati quattro lunghissimi anni dal primo studio del
maggio 2008…
Scrive Acea: “A causa dell’impossibilità di portare a
compimento 2 interventi, tra quelli pianificati, entro la scadenza
delle deroghe, una limitata porzione della popolazione dei comuni di
Velletri e Lanuvio, dal 1° gennaio 2013 avrà acqua non conforme ai
limiti previsti dal Dlgs 31/2001”.
Ovvero non potabile.
Leggendo
l’ordinanza del sindaco appare chiaro quale parte della città è in
emergenza: le vie fornite dal pozzo Le Corti.
Non sappiamo se in
questa storia vi siano responsabilità amministrative o di altro genere.
Non è nostro compito giudicare questi aspetti.
Di certo ricordiamo bene
le tante promesse di investimenti arrivate da Acea, non ultimo durante
l’ultima conferenza dei Sindaci, quando si doveva discutere del
profitto abrogato dai referendum
(la remunerazione del capitale
investito).
Quella percentuale prevista dalla legge del 7% sugli
investimenti realizzati alla fine è rimasta di fatto inalterata,
beffando il voto di milioni di italiani.
Di certo c’è una
responsabilità dell’intera classe politica, che poco o nulla ha fatto
per bloccare lo strapotere della multinazionale, che, mentre eroga
acqua non potabile per una parte della popolazione di Velletri, chiude
i rubinetti alle famiglie in difficoltà, che non riescono a pagare
tutte le bollette.
Il comitato acqua pubblica chiede ancora una volta
che la gestione del sistema idrico torni nelle mani della collettività,
mandando a casa un’azienda che non è riuscita a garantire la qualità
minima del servizio.
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