Un batterio uccide i kiwi italiani (articolo di Luca Zanini)
Un batterio sta compromettendo le coltivazioni di kiwi nel Lazio. Il problema si inquadra nella crisi agricolache ha colpito ampie aeree cerealicole ed ortofrutticole negli Stati Uniti meridionali ed in California: imprenditori agricoli ed agronomi si arrovellano per tentare di comprendere le cause del fenomeno e soprattutto per arginare i danni, ma, senza tema di smentita, possiamo affermare che le scie chimico-biologiche sono all'origine della batteriosi che ha aggredito i kiwi. Infatti, "sul banco degli imputati è lo Pseudomonas syringae pv. actinidiae, il microrganismo che provoca la «Batteriosi del Kiwi», un cancro batterico che conduce a morte la pianta." Non è forse lo Pseudomonas syringae uno degli "ingredienti" tipici delle chemtrails? Sarà ora che gli agricoltori (e non solo loro) si sveglino, se non vogliono perdere interi raccolti e finire in rovina.
Ringraziamo l'amico Luka78 per la segnalazione.
CISTERNA DI LATINA - «Se la strage delle palme ad opera del punteruolo rosso vi ha impressionato, aspettate di vedere che cosa sta facendo la batteriosi ai nostri kiwi». Cisterna di Latina, 50 chilometri a Sud di Roma. Siamo nella «piccola Nuova Zelanda», come l'hanno ribattezzata gli esperti di agricoltura: nelle verdi campagne che vanno da Cori al mare si coltivano i migliori kiwi d'Italia. E' una produzione darecord, ora minacciata dal cancro dell'actinidia. L'Italia è il primo produttore di kiwi dell'emisfero Nord (dopo la Cina, paese d'origine del prezioso frutto), seguita dalla stessa Nuova Zelanda, terra dove l'actinidia è considerata un bene nazionale. Il Lazio è terzo in classifica con novemila ettari a kiwi, di cui settemila dalla periferia sud della Capitale fino ai frutteti intorno a Cisterna, l' area più importante dell'emisfero. Sono a rischio oltre 1 milione e cinquecentomila tonnellate di prodotto.
TRENT'ANNI DI FATICHE - Sarà un raccolto da crisi quello del prossimo autunno (si va fino alla terza settimana di novembre): un danno di milioni di euro per quello che è uno dei migliori kiwi sul mercato: il «kiwi Latino», premiato nel 2004 con l'attribuzione dell'I.g.p. europea. Trent'anni dopo il primo impianto di quello che sarebbe divenuto lo «smeraldo dolce» dell'Agro Pontino, sotto i pergolati ombreggiati da grandi foglie tonde, si aggirano preoccupati gli agricoltori di Latina: un microrganismo sta distruggendo gran parte delle produzioni della provincia. Era il 1973 quando, in frazione Borgo Flora, Aldo Lepidio e Renato Campoli avviarono le prime colture della varietà Actinidia Hayward, tuttora la più diffusa.
IL GIALLO E IL VERDE - Sul kiwi giallo - che nella provincia di Latina è coltivato su circa 900 ettari - la batteriosi si è sviluppata su circa il 90% della produzione. Tant'è che circa il 40% degli impianti di questa varietà sarebbe già stao estirpato o tagliato, unico modo di contrastare la batteriosi. «Siamo davvero preoccupati - dichiara Alfio Lepidio, erede dei primi coltivatori di kiwi del Lazio - Anche sulla varietà verde ci sono segnali allarmanti. Le foglie si presentano con macchie circolari nere e tendono ad accartocciarsi su sé stesse». Soltanto in provincia di Latina, i danni ammontavano, a metà maggio, a 60 milioni di euro; colpito l'80% delle piante di varietà Gold, su un'area infettata di circa 400 ettari.
IL KILLER SILENZIOSO - Sul banco degli imputati lo Pseudomonas syringae pv. actinidiae, il microrganismo che causa la «Batteriosi del Kiwi», un cancro batterico che conduce a morte la pianta, una patologia grave - in poco tempo la pianta può morire - di cui non sarebbe stata chiarita la provenienza e per la quale, al momento, non sarebbe stata individuata alcuna cura. Il problema sembrerebbe legato all'importazione dello «Jin Tao» (il kiwi giallo di origine neozelandese), ma l'infezione - come si è visto - non riguarda più solo i kiwi gialli. Secondo la Coldiretti, il kiwi «rischia di scomparire» sia dalla provincia di Latina sia da quella di Roma, «se non si individua al più presto una strategia medica». Nella sola area della capitale si potrebbero perdere circa 340mila tonnellate di kiwi (è una delle aree a maggior resa per ettaro).
FOCOLAI A MACCHIA DI LEOPARDO - David Granieri e Vito Tizzano, rispettivamente direttore e presidente della Coldiretti Roma, sottolineano la diffusione dell'epidemia: «Stiamo assistendo ad una crescita dei focolai - spiegano - dato che la patologia si sta diffondendo a macchia di leopardo, dal kiwi giallo a quello verde». Mercoledì 9 giugno, a Latina, si è tenuto un vertice tra istituzioni e produttori per tentare di dar vita ad un tavolo tecnico di concertazione per individuare le strategie di cura nonché le iniziative politiche al fine di reperire i fondi necessari a coprire i danni. Giovedì 10 è in programma a Roma, presso il C.R.A. (Centro di ricerca per la frutticoltura) un seminario sulla batteriosi, ma è ormai da quasi un mese che si tengono incontri tra associazioni di produttori, Coldiretti, Istituto di patologia vegetale dell'Università di Roma e la Regione Lazio, rappresentata da Roberto Ottaviani, nuovo direttore vicario del servizio fitosanitario regionale.
LAVORATORI A RISCHIO - Pesanti le conseguenze sul fronte occupazionale: da Roma a Latina. Il 30 per cento della produzione nazionale è «Made in Lazio», con un totale di circa 1,5 milioni di tonnellate raccolte, di cui 340mila a Roma, oltre 1 milione a Latina e 105 mila a Viterbo. Decine di aziende e centinaia di lavoratori rischiano la bancarotta, anche perché, nel Lazio, Castelli Romani e Pianura Pontina sono diventati un luogo ideale di coltivazione e non solo per le caratteristiche del terreno di origine vulcanica. Pesa una fortuita casualità climatica. Le stagioni dei campi, intorno a Latina, sono esattamente le stesse di quelle delle coltivazioni dei kiwi in Nuova Zelanda, solo che sono al contrario: il nostro novembre è la loro primavera. Così, quando a Sud di Auckland curano l' impollinazione, qui si raccoglie il miglior prodotto d' Europa; quando per i Neozelandesi è inverno, qui i frutti crescono a grappoli sotto il largo fogliame. «Mio padre - racconta Alfio Lepidio camminando tra i filari - cominciò con poco più di un ettaro. Oggi ne abbiamo 70 di proprietà, ma commercializziamo 70 mila quintali raccolti su oltre 200 ettari ed esportiamo in Russia, India, U.S.A. ed Australia. La crisi da batteriosi potrebbe metterci in ginocchio». Gli agricoltori sono tutti preoccupati, «ma confidiamo nella ricerca perché, al momento, non ci sono prodotti idonei a fermare il batterio».
VIAGRA VERDE - Il consumo di kiwi in Italia, a fronte di una riduzione generale dell'acquisto di frutta, è tra i pochi a non aver subito flessioni. Al contrario, negli ultimi anni è cresciuto, anche grazie alla sua fama di frutto salutare: oltre ad un elevato contenuto di vitamina C (85 mg per 100 g) e ad un rapporto ottimale sodio/potassio, contiene actinidina - enzima che rende digeribili le carni - vitamine A ed E, potassio, magnesio e perfino arginina, un potente vasodilatatore. Secondo uno studio statunitense, le percentuali di arginina nel frutto sono così elevate da farne un vero e proprio «viagra verde». Fonte: corriere.it
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sabato 19 giugno 2010
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