Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

lunedì 19 dicembre 2011

Rifiuti a Roma, la procura sequestra Testa di Cane: “Violazioni ambientali”

Sotto sigillo tre ettari di terreno con due vasche che potevano contenere fino a un milione di metri cubi di spazzatura. Tutto è partito da un esposto del comitato Malagrotta che aveva denunciato i lavori nel sito di proprietà dell'avvocato Manlio Cerroni










Questa mattina i carabinieri del Noe, guidati dal capitano Pietro Rajola Pescarini e dal colonnello Ultimo, hanno eseguito un provvedimento di sequestro del sito Testa di Cane, invaso in costruzione a pochi metri dalla discarica di Malagrotta.

Le indagini coordinate dal pm della procura di Roma, Roberto Cucchiari, hanno accertato irregolarità nell’esecuzione dei lavori. Tutto è partito da un esposto del Comitato Malagrotta che il fattoquotidiano.it aveva documentato con la ripresa della messa in opera del sito. I sigilli sono scattati per tre ettari di terreno, due le vasche presenti che potevano contenere fino ad un milione di metri cubi di rifiuti, la produzione di 3 anni di pattume romano.

Diverse le violazioni contestate alla E.Giovi srl, società del gruppo dell’avvocato Manlio Cerroni che gestisce anche la confinante Malagrotta, la discarica più grande d’Europa. Si parte dalle violazioni urbanistiche per aver effettuato lavori senza il rilascio del permesso a costruire fino a quelle ambientali per aver di fatto realizzato opere strutturali per la gestione di una discarica senza le necessarie autorizzazioni. Contestazioni mosse a Francesco Rando, amministratore della società Giovi, unico indagato. Il sito si trova tra la discarica di Malagrotta, a sinistra, e il centro abitato della Massimina che sorge sulla destra. Il comitato, con l’esposto al Noe, aveva denunciato i lavori in difformità dell’ordinanza regionale del 2005 che prevedeva interventi solo su un lotto sperimentale per un’opera di ripristino ambientale.

Un’ordinanza con il carattere dell’urgenza ma che è rimasta inapplicata fino al 2011 quando sono iniziati i lavori a Testa di Cane. Non solo. L’ordinanza era collegata al commissariamento di rifiuti nel Lazio, una condizione cessata nel giugno 2008, invalidando, così, il provvedimento che autorizzava gli interventi nel sito oggetto di sequestro. I lavori, inoltre, è stato accertato dalle indagini, avrebbero riguardato anche il secondo lotto, non autorizzati dall’ordinanza commissariale.

(fonte: Ilfattoquotidiano.it)

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