_Perchè opporsi all’inceneritore dei Castelli Romani voluto da Manlio Cerroni e da buona parte della politica regionale e capitolina? Prima di leggere ogni aspetto sotto riportato va compreso che questo impianto è stato promosso (unilateralmente) dal consorzio Co.E.Ma soltanto perchè la contribuzione pubblica CIP 6 permette con gli stessi inceneritori una speculazione nazionale che invece, ad esempio, non è contemplata con metodiche sostenibili come i centri di riciclo. Questo impianto non risponde a nessun carattere di necessarietà o di emergenza, è speculativo perchè fa perno sulla disposizione truffa targata CIP 6. Ecco i “no” uno per uno:
- Perchè la termocombustione dei rifiuti a 1500° produce nanoparticolato pm 2,5 o < altamente cancerogeno e NON confinabile
- Perchè l’impianto produce diossina che, lo ricordiamo, è bioaccumulabile
- Perchè Piero Marrazzo ha autorizzato l’impianto con un decreto di pubblica utilità derivante da una finta emergenza rifiuti creata ad hoc. Con tale decreto è stato possibile snellire l’iter autorizzativo dell’impianto e saltare passaggi fondamentali per la tutela e la garanzia del territorio e della salute dei cittadini
- Perchè non esiste gara d’appalto, la costruzione dell’impianto (350 mln di Euro PUBBLICI) è stata assegnata per mezzo di contrattazione privata
- Perchè da progetto l’impianto incenerirebbe CDR, il famigerato Combustibile da Rifiuto. Il Cdr è composto da carta, plastica, legno e derivati. In pratica si incenerirebbero le materie prime derivanti dalla raccolta differenziata. Non solo, il CDR rappresenta il materiale nobile impiegabile nei processi di riciclo A FREDDO con impatto zero e recuperabili a ciclo infinito. Perchè allora bruciare CDR?
- Perchè l’incenerimento dei rifiuti provoca esponenzialmente in aree molto vaste l’aumento considerevole di sarcomi (+ 900%), malformazioni fetali e malattie cardiovascolari
- Perchè emette furani e gas acidi
- Perchè siamo al paradosso dei paradossi, dove il folle impianto di incenerimento voluto dal Co.E.Ma sarebbe edificato a soli due chilometri di distanza dal costruendo Policlinico Ospedaliero dei Castelli Romani, questa è pianificazione urbanistica!
- Perchè lo studio epidemiologico condotto dalla ASL RM E del Prof. Perucci è uno studio che definire indecente è un eufemismo
- Perchè l’impianto è stato chiesto unilateralmente da un privato alla Regione Lazio e non risponde a necessità pubbliche della comunità
- Perchè la VIA positiva (che ha seguito quella negativa) poggia su aspetti completamente lacunosi come il passaggio del raffreddamento da acqua ad aria (impossibile)
- Perchè i 350 mln di Euro pubblici derivanti dalla legge truffa CIP 6 (prelievo del 7% di ogni nostra bolletta ENEL che invece di essere destinata alle forme rinnovabili viene dirottata agli inceneritori) che spetterebbero al consorzio CO.E.MA (Cerroni, Ama, Acea) previo avvio del cantiere entro il 31/12/2008 sono stati accaparrati con 200 (miseri) metri di recinzione metallica maldestramente innalzati il 28/12/2008 come finto avvio cantiere dell’impianto. Fate attenzione alle date!
- Perchè il Lazio non dispone di CDR da bruciare nelle quantità descritte dal vergognoso piano Marrazzo e quindi l’impianto rischia di bruciare rifiuti tossici come accaduto a Colleferro o addirittura “tal quale”
- L’impianto, dati i valori di CDR regionale descritti invece dal capitano del NOE, Pietro Rajola Pescarini alla Commissione parlamenteare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sarebbe soltanto un impianto speculativo
- Perchè l’impianto sarà a conduzione privata ma costruito con la truffa di stato CIP 6 (da molti definita: strumento per la diossina di stato), soldi pubblici per costruire l’impianto di un privato e consentire a questi di rivendere i miseri 20 Mw di energia prodotta a prezzi tre volte maggiori rispetto a quelli di mercato (alla faccia dell’energia libera e gratuita)
- Perchè il sistema CIP 6 più bruci più guadagni espone i cittadini a rischi incalcolabili come è accaduto a Colleferro, tutto ciò che si può bruciare si brucia,quanto accaduto al consorzio GAIA insegna
- Perchè l’impianto consumerà quantità di acqua non compatibili con la crisi idrica dei Castelli Romani se non con un ulteriore impatto sulla residua potabilità delle acque
- Perchè i Castelli Romani vivono da cinque anni in regime di deroga sulla potabilità di inquinanti disciolti nelle acque erogate ai cittadini
- Perchè l’impianto sfrutta la tecnologia fallimentare Thermoselect
- Perchè a fronte dei dati di CDR si inizia a dire che l’impianto brucerà tal quale indifferenziato, di tutto
- Perchè utilizzerà ammoniaca
- Perchè insieme al tal quale verrà bruciato carbone per tenere alte le temperature di combustione (carbone che ricordiamo essere radioattivo)
- Perchè l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), in pratica l’ultimo atto per far partire il cantiere dell’impianto, è stata firmata da Piero Marrazzo in pieno “inverno lavorativo”, il 13 agosto 2009 con cittadini e comitati ancora al tavolo. Questo nonostante ci fossero state rassicurazioni volte a fermare temporaneamente l’iter autorizzativo dell’impianto e, invece, guardacaso la firma giunge poche settimane prima che esplodesse lo scandalo che ha travolto l’ex governatore
- Perchè poggia su un sito (discarica) di tal quale trentennale ed esaurita che ha provocato distorsioni sanitarie gravissime a tutti i Castelli Romani in quanto in alcuni invasi non si conosce neanche cosa sia stato interrato. Nonostante ciò i comuni del bacino propendono comunque per l’ampliamento della discarica ormai entrata dentro abitazioni e vigneti doc
- Perchè l’incenerimento dei rifiuti ha bisogno di nuove discariche: una per la restante parte di rifiuti non bruciati ed una per le ceneri, classificate come rifiuti pericolosi di primo tipo
- Perchè le emissioni dell’impianto per l’andamento comprovato dei venti riguarderebbero tutti i paesi a monte, circa 250.000 persone coinvolte direttamente
- Perchè l’impianto verrebbe collocato nel mezzo dell’area di pregio DOC dei vini dei Castelli Romani a neppure 50 metri da interi vigneti
- Perchè l’Unione Europea dispone il principio di interferenza per impianti di categoria insalubre come gli inceneritori se collocati all’interno di contesti agroalimentari di pregio come il nostro: Doc, Dop, Igp, Igt
- Perchè esistono alternative ad impatto zero e con costi sostanzialmente inferiori come: raccolta differenziata porta a porta, Tmb, compostaggio, trattamento rifiuti a freddo, politiche volte alla riduzione e al riuso dei rifiuti
- Perchè la direttiva 2001/77/CE non considera i rifiuti come fonte meritevoli di contributi pubblici come avviene invece in Italia, così da mettere il nostro Paese sotto osservazione proprio perchè ELARGISCE CONTRIBUTI PUBBLICI (CIP 6) AGLI IMPIANTI DI INCENERIMENTO RIFIUTI contro le disposizioni UE
- Perchè l’impianto consumerà più energia di quella che produrrà (20 Mw) e anche per tale motivo non rientrerebbe neppure nella procedura truffa CIP 6
_La Regione Lazio, in quanto promotore mediato del quarto impianto di incenerimento/smaltimento rifiuti nella Regione e terzo termocombustore nella sola provincia di Roma, ha offerto nel tempo risposte seriamente lacunose alle richieste dirette, mediate, o indirette avanzate da cittadini, comitati e associazioni direttamente coinvolti dalle esternalità negative di qualsivoglia natura derivanti dall’impianto di gassificazione.
In particolare:
- Utilizzo di carbon coke:
Regione Lazio e Co.E.Ma parlano di un possibile utilizzo di metano al posto di carbon coke, non suffragando tale risposta con documentazione tecnica e citando paradossalmente come esempio l’impianto di termovalorizzazione di Colleferro (ad oggi con tutta probabilità ancora sotto sequestro).
- Elementi chimici di risulta post combustione/Emissione di nanopolveri cancerogene, furani, diossine, ceneri, lave, ossidi di azoto, zolfo, carbonio e affini:
La Regione Lazio ed il Co.E.Ma non offrono risposte adeguate citando i valori di emissione del simile gassificatore di Malagrotta e non riportando le criticità tecnologiche e di emissione presenti in altri impianti europei con medesima tecnologia e già soggetti a chiusura. La Regione Lazio ed il consorzio Co.E.Ma non offrono risposte circa le diossine, sostanze bioaccumulabili per le quali non valgono riferimenti e soglie.
- Compatibilità dell’impianto con la crisi idrica dell’area Castelli Romani:
Regione Lazio e Co.E.Ma non rispondono in alcun modo al merito della problematica sollevata asserendo che l’impianto di gassificazione sarà mutato progettualmente con apposito raffreddamento ad aria. Regione Lazio e Co.E.Ma ignorano e non spiegano nessun aspetto o dato che tale modifica può comportare a livello di emissioni inquinanti. Il consorzio deputato alla costruzione dell’impianto inoltre, ignora e non menziona l’aspetto che un tale cambio progettuale potrebbe comportare la non legittima assegnazione dei fondi pubblici CIP 6 originariamente previsti per un altro tipo di impianto (ad acqua). Regione Lazio e Co.E.Ma non citano che tale tecnologia/impianto in virtù della nuova metodica di raffreddamento non risulta brevettato ed è quindi di chiara natura sperimentale/prototipale.
- Tecnologia Thermoselect:
L’ente Regione e consorzio incaricato con decreto di pubblica utilità sostengono che l’impianto non utilizza la tecnologia di combustione Thermoselect (con passate criticità) ma citano una non meglio precisata tecnologia di combustione giapponese. L’Ente Regione non illustra e non spiega l’eventuale legame azionario o di cessione/acquisto di brevetti e/o partecipazione di controllo incrociate tra le varie società del settore al fine di dipanare qualsiasi dubbio sull’origine e sugli effettivi passaggi proprietari della tecnologia di combustione.
- Emissioni del futuro impianto che per l’andamento dei venti investiranno principalmente i paesi a monte della discarica e del gassificatore di Roncigliano con effetti su migliaia di cittadini:
Regione e consorzio eletto non rispondono nel merito e citano semplicemente/paradossalmente le distanze regionali previste (dato con tutta probabilità non veritiero e non aderente al tipo di richiesta formulata) tra discarica e centro abitato. La Regione Lazio, l’Arpa e lo studio epidemiologico del dott. Perucci non citano in modo compiuto gli effetti del particolato ultrafine.
- Roncigliano, area agricola di pregio come da P.R.G. Comunale e non area industriale:
La Regione non risponde nel merito e cita l’assenza del vincolo paesaggistico nell’area.
- L’impianto produce una quantità irrisoria di energia:
Regione Lazio e Co.E.Ma rispondono, paradossalmente, che la nomenclata “Centrale Elettrica alimentata a gas di sintesi derivato da CDR” non verrebbe edificata per produrre energia elettrica. Tale affermazione dovrebbe comportare ovvie ricadute sulla procedura di assegnazione dei CIP 6.
- Impianto non sottoposto a gara d’appalto:
La Regione Lazio risponde candidamente che l’impianto è stato infatti proposto da un privato unilateralmente e non menziona neppure il decreto di pubblica utilità di Piero Marrazzo.
- Forzature molteplici nell’iter autorizzativo dell’impianto:
La Regione Lazio sostiene in sintesi che non risultano forzature nonostante, in primis, le date delle autorizzazioni suonino piuttosto atipiche. La Regione Lazio non fornisce spiegazioni sulla compatibilità di tale infrastruttura invasiva con il vicino e futuro centro ospedaliero dei Castelli Romani.
- Inquinamento dell’area, con particolare accento alle falde idriche, imputabile alla discarica gestita dalla Pontina Ambiente S.r.l. e precedenti condanne:
Regione e consorzio eletto rispondono paradossalmente che l’inquinamento non riguarda il possibile gassificatore ed eludono in ogni ambito il merito di quanto posto.
- La Regione Lazio ignora ogni dato circa la criticità ambientale dell’aria e dell’acqua pur di autorizzare l’impianto e cita dati ARPA non veritieri e in contrasto con le deroghe di potabilità che la stessa regione autorizza.
- Mutazione del sistema di raffreddamento dell’impianto:
Regione Lazio e Co.E.Ma sostengono con piglio che l’acqua può essere sostituita dall’aria senza creare alcun problema.
Circa l’aspetto concernente il profilo economico e la completa non economicità per le tasche dei cittadini di un tale impianto, Regione e Consorzio Co.E.Ma rispondo che l’intera filiera dei rifiuti è a carico del cittadino ed evitano così ogni merito di confronto economico soprattutto con altre realtà.
Sotto altri aspetti sollevati da cittadini e associazioni e qui non menzionati l’Ente Regione Lazio ed il Co.E.Ma non forniscono garanzia alcuna e risposte degne di attenzione nei meriti sopra esposti in più punti.
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