_(Fonte articolo, clicca qui, autore Francesca Ragno) No Inc di Albano: “Non ci fermiamo. La nostra battaglia continua”. Non si ferma la battaglia di cittadini, comitati e istituzioni per impedire la costruzione dell’inceneritore di Albano, là dove ora sorge la discarica di Roncigliano. Nonostante la sentenza favorevole del Consiglio di Stato che ha suscitato non poche polemiche, prosegue la mobilitazione e la battaglia legale. Sabato 14 aprile è previsto un corteo cittadino per ribadire la contrarietà alla costruzione di un impianto che sarebbe il quarto della Regione Lazio e si troverebbe a pochissima distanza da quelli già attivi di Colleferro e Malagrotta, impianti soggetti a diverse inchieste della magistratura per i livelli di inquinamento prodotti. Venerdì pomeriggio il comitatto No Inc ha tenuto una conferenza stampa nella centralissima piazza San Pietro per aggiornare la popolazione sugli esiti della battaglia legale e sui prossimi eventi. A margine della conferenza stampa Romatoday ha intervistato Daniele Castri, referente legale del comitato No Inc. Daniele Castri si sofferma sul contenuto della sentenza emessa dal Consiglio di stato, che in molti casi è innovativa perché scardina alcuni principi guida del diritto amministrativo, proprio quelli che i giovani aspiranti avvocati studiano nei manuali e sono oggetto di esame: “Nella prima parte della sentenza il Consiglio di stato afferma che la discrezionalità della pubblica amministrazione è talmente ampia da poter essere esercitata ‘in assoluta libertà’ con il solo controllo di legittimità del giudice amministrativo – sottolinea Castri – Un’affermazione gravissima perché compito del giudice amministrativo oltre a quello di verificare le questioni ordinarie della pubblica amministrazione per esempio le procedure di un concorso o addirittura gli esami di ammissioni di terza media come accaduto di recente ha anche il compito di entrare nel merito delle scelte della pubblica amministrazione e capire se quella scelta tutela l’interesse pubblico al minimo costo. Invece in questo caso il Consiglio di Stato afferma che la discrezionalità amministrativa è talmente ampia da poter essere limitata solo dal giudice penale e viene meno così l’avere un sistema di giustizia amministrativa. Operatori importanti del diritto romano hanno notato questa anomalia giuridica. Nelle nostre richieste avevamo proprio chiesto se Marrazzo avesse contemplato l’interesse pubblico al minimo costo con la valutazione di impatto ambientale rilasciata per la costruzione dell’inceneritore”.
La sentenza emessa dal massimo organo di giurisdizione amministrativa contiene molte parti contraddittorie e non valuta come oggettivi i possibili rischi ambientali e alla salute valutati da enti come la Asl e l’Arpa: “Il Consiglio di Stato afferma che il giudice amministrativo si deve limitare alla legittimità degli atti, ma visto che i ricorsi dei comitati entravano nel merito i giudici hanno deciso di rispondere anche loro nel merito e di affermare che tutte le osservazioni per esempio sul bilancio idrico dei Castelli Romani, le modifiche all’impianto sul sistema di raffreddamento sono solo 1delle mere congetture prive di fondamento oggettivo’. Il Consiglio di Stato non rammenta che le tesi dei comitati sono state sostenute e firmate per ben 4 volte dai dirigenti dell’ASL Rmh che hanno ritenuto che le modifiche al progetto dell’impianto al sistema di raffreddamento costituivano un vero e proprio prototipo industriale, mai costruito prima, mai sperimentato e mai brevettato prima al mondo. La crisi idrica non ce la siamo inventata noi, ci sono deroghe ancora in vigore da parte dell’Unione Europea per i valori di fluoro e arsenico. Il Consiglio di Stato si è dimenticato che la Asl tutela l’interesse pubblico nell’ambito igienico-sanitari e ricordiamo che i dirigenti che hanno firmato i documenti contrari all’inceneritore sono stati minacciati dalla Regione Lazio. Abbiamo depositato atti che dimostrano le minacce di denuncia di abuso di potere, allo stesso modo l’Arpa Lazio che ha messo in evidenza una serie di problemi ambientali molto pesanti. I dieci comuni di bacino che qualcuno rappresentano hanno sostenuto le nostre tesi che non possono essere mere congetture”.
Incongruenze e imprecisioni sono contenute nella sentenza del Consiglio di Stato: “Nella sentenza vi è una vera e propria schizzofrenia giuridica visto che poi i giudici entrano nel merito dei finanziamenti e dei CIP 6, dicendo sì all’inceneritore, ma senza i finanziamenti pubblici e annullano il decreto commissariale di Marrazzo perché emesso dopo i termini di scadenza del suo mandato di Commissario ai rifiuti. E’ poi da notare che nella sentenza non viene neanche citato correttamente l’atto perché lo si attribuisce a Marrazzo in qualità di Presidente della Regione, mentre è un atto firmato in qualità di commissario ai rifiuti”.
A voler pensar male si fa peccato, dice un proverbio, ma circa un mese i medesimi giudici della V sezione del Consiglio di stato hanno emesso una sentenza riguardante un altro inceneritore quello di Malagrotta, sempre del gruppo Cerroni e sempre a lui favorevole: “La sentenza riguarda sempre i CIP 6 dell’inceneritore di Malagrotta che dal 2009 seppur a capacità ridotta produce energia elettrica e avrebbe potuto usufruire proprio dei finanziamenti CIP 6 . Per un errore tecnico commesso dall’allora amministrazione Storace e da Verzaschi le società di Cerroni non sono riusciti a richiedere in tempo la contribuzione dei CIP 6 e sono così ricorsi prima al Tar e poi al Consiglio di Stato che ha sentenziato che essendo stato un errore di Storace e Verzaschi i 170milioni di euro che dovevano derivare dai CIP 6 li dovrà ora erogare la Regione Lazio. Cerroni in virtù di questa sentenza potrà così giocare la carta di non poter riccorrere ai CIP 6, ma di richiedere il contributo alla Regione Lazio per costruire anche l’inceneritore di Albano”, continua Castri.
Nonostante la sentenza del Consiglio di Stato che ha costituito un duro colpo, non si ferma la battaglia legale dei comitati e dei sindaci: ” Da parte nostra ci sarà di sicuro il ricorso all’Unione Europea perché manca la gara di appalto pubblica europea obbligatoria in tutti gli stati membri, ci sono le forzature sulla VIA e poi manca la valutazione ambientale strategica necessaria. Marrazzo aveva commissariato la fase di attribuzione dei lavori e della cantierizzazioni per eludere le procedure, tutto il resto è deputato alla procedura ordinaria e la Vas non è stata emessa Ci sono nuovi margini di manovra per un ulteriore ricorso al Tar perché crediamo che l’urgenza di costruire l’impianto di Albano sia solo un pretesto per costruire un impianto industriale in barba a tutte le regole di diritto e tutelare alcune lobby. C’era un cronoprogramma irrinunciabile mai rispettato e violato e dovrebbe essere richiesta una proroga e proprio su questo potremmo ricorrere. Sicuramente porteremo avanti una serie di cause civili per la richiesta di danni per la presenza sulla stesso territorio di impianti industriali di categoria 1 quindi quelli più pericolosi”.
Anche la magistratura penale non resta alla finestra a vedere: “Indiscrezioni ci dicono che ci siano anche indagini penali in corso della procura di Roma sul tema, che non vanno sottovalutate in questo caso. Ricordiamo anche la denuncia al ministro Clini che era già in contatto con il brevetto di gassificazione e coinvolto nel caso dell’inceneritore di Verbania per il brevetto di Thermoselect che era prima di proprietà del Colari e poi passato nelle mani della Jfe su cui si basa l’impianto di Albano. Il ministro è entrato a gamba tesa nella questione e su di lui c’è un fascicolo aperto dopo la nostra denuncia, che coinvolge anche altre persone visto che della sentenza erano a conoscenza 5 giudici e il cancelliere”.
Anche il delegato ai rifiuti del Comune di Albano, Luca Andreassi ha ribadito il No all’inceneritore: “Continuamo la battaglia con i comitati, la cosa più sconvolgente è il ruolo di Roma Capitale che è capitale quando si tratta di prendere finanziamenti e diventa Roma Area Metropolitana quando bisogna eliminare i problemi e quindi nomadi e inceneritori ad Albano, Riano, Corcolle. E’ un’assurdità se si considera che il decreto Monti sulle liberalizzazioni introduce gli ambiti territoriali omogenei e ottimali anche nella gestione dei rifiuti e per me un ambito omogeneo è la direttrice Appia da Velletri a Ciampino dei Castelli Romani e cosa fa Alemanno? Non riesce a risolvere i problemi di Roma e li risolve con l’inceneritore di Albano. La sentenza sancisce il far-west perché permette a un’amministrazione regionale in emergenza di fare quello che vuole. Perché se si è in emergenza allora il cronoprogramma di emergenza non è stato rispettato? Perché se si è in emergenza per il Consiglio di Stato la Regione non può utilizzare i CIP 6? La partita non è finita, ce la stiamo giocando”.
No Inc di Albano: “Non ci fermiamo. La nostra battaglia continua”. L’appuntamento è in piazza per sabato pomeriggio 14 aprile per ribadire con un nuovo corteo che Albano e i Castelli Romani non hanno bisogno di un inceneritore e che i cittadini e i sindaci hanno diritto di difendere il proprio territorio, anche contro gli interessi economici e le scelte degli enti sovracomunali.“Luca Andreassi è esponente dell’UDC e il partito locale ha preso totalmente le distanze dai suoi dirigenti regionali sul tema inceneritore: “Il mio partito locale si schiera contro l’inceneritore ed è assolutamente contrario, ricordiamo che nel penultimo corteo con la fascia tricolore ha sfilato Maurizio Sannibale che era allora vicesindaco e ora assessore all’urbanistica”.
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