Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 11 ottobre 2011

san francisco, capitale mondiale del riciclaggio (dei rifiuti) - YouTube

Non facciamoci fregare da chi, come molti nostri amministratori comunali e/o regionali, dice che in citta’ grandi come Roma, Milano o Napoli non si possono riclicare e/o ridurre i rifiuti. Gia’, perche’ dobbiamo sapere che esistono realta’ di pari dimensioni come San Francisco che gia’ lo fanno e che addirittura hanno l’obiettivo zero rifiuti fissato per il 2020!

Risolvere una criticita’ del genere vorrebbe dire decongestionare le nostre provincie che, inevitabilmente, rischiano sempre piu’ di diventare mero contenitore della spazzatura dei rispettivi capoluoghi. Il caso Roncigliano e’ emblematico. Pensare che in California esiste questa sensibilita’ fa una certa impressione, perche’ loro hanno a poca distanza parecchi chilometri di deserto (basta attraversare le vicine montagne rocciose) laddove eventualmente sversare/conferire rifiuti in maniera indifferenziata. Purtroppo noi, che di territorio ne abbiamo molto meno, ragioniamo in maniera autolesionisticamente contraria. Colpa anche delle ecomafie… Cio’ premesso, cerchiamo di capire bene perche’ a San Francisco la raccolta differenziata ha raggiunto il 72%, mentre l’Italia è mediamente ferma al 27%. Qui andiamo in brodo di giuggiole le rare volte che in qualche luogo la raccolta differenziata raggiunge il 40%, usiamo dire che nei piccoli centri è più facile mentre le città sono tendenzialmente refrattarie.

A San Francisco Il blog Clean Technica ospita per l’occasione un post scritto dal sindaco Gavin Newsom. Si lucida un po’ le medaglie, ovviamente: ma snocciola anche dei dati. In base a quel che scrive il sindaco di San Francisco, la raccolta differenziata è cresciuta nella sua città di un ulteriore 2% rispetto all’anno scorso.
I rifiuti organici vengono trasformati in compost usato per concimare campi e vigne dei dintorni. La plastica viene tutta riciclata – tutta! – a parte i sacchetti per la spesa e il Styrofoam. I prossimi obiettivi, scrive il sindaco, sono arrivare al 100% nel 2020. Lo sapete, forse la riduzione dei rifiuti sarebbe ancora più importante della raccolta differenziata. Ma quello che viene da San Francisco è certo un ottimo esempio. La crisi economica ha messo in crisi la raccolta differenziata (che, ad essere onesti, già prima in Italia non stava benone), ed è stato deciso il quasi raddoppio del contributo per il riciclaggio della plastica. Alla fine dei conti, secondo voi, a chi toccherà pagare?

Alla fine dei conti pagheremo tutti. E’ un motivo in più per perseguire anche il riuso e la riduzione dei rifiuti oltre al nobilissimo riciclaggio. Ed ecco il meccanismo che si è messo in moto. Dal primo luglio dello scorso anno il "contributo ambientale" sugli imballaggi in plastica e’ passato dagli attuali 105 euro a tonnellata a 195 euro a tonnellata. Lo ha deciso il Conai, Consorzio nazionale imballaggi. Il Conai non ha scopo di lucro ed è formato dai produttori e utilizzatori di imballaggi per realizzare il recupero e il riciclo dei materiali previsto dalle norme europee e nazionali.
Il "contributo ambientale" viene versato al Conai dalle aziende in proporzione alla quantità di plastica usata per imballaggi e confezioni. Quando aumentano i costi aumentano anche i prezzi, perciò prepariamoci a pagare di più i contenitori. Per i contenitori inutili paghiamo tre volte. Prima quando li compriamo con qualcosa dentro. Poi quando paghiamo la bolletta dei rifiuti affinchè qualcuno li porti via. E infine, insieme alla bolletta della luce, paghiamo il contributo Cip6 che finanzia gli inceneritori dei rifiuti.

Il quasi raddoppio del "contributo ambientale" sulla plastica è giustificato con il crollo dei prezzi dei materiali riciclati, che ha fatto diminuire le entrate del Conai. Ha pesato inoltre l’aumento della raccolta differenziata unito ad un peggioramento della qualità.
Dunque, nei bidoni per la raccolta della plastica finisce una gran quantità di roba eterogenea, che bisogna ulteriormente selezionare. E poi il materiale che si ricava per avviarlo al riuso vale solo più due spiccioli.

Per cui prepariamoci: ci toccherà pagare.

A meno che non decidiamo di uscire dalla logica assurda di produrre e comprare roba da buttare via: una logica costosa, che sottrae materie prime al pianeta e genera inquinamento.

L’alternativa? il vuoto a rendere e i prodotti alla spina.

Tornando a bomba, notiamo un paio di cose. La prima: il sindaco di San Francisco sovrappone esattamente raccolta differenziata e riciclaggio.
Qui da noi le cose sono molto diverse.
E’ obbligatoria la raccolta differenziata, non all’effettivo riciclaggio.

Significa che quanto noi abbiamo accuratamente separato può finire in discarica nel pieno rispetto delle vigenti leggi.
Credete che i materiali diligentemente inseriti negli appositi bidoni siano tutti quanti avviati al riciclo? ILLUSI !!

C’è una differenza anche notevole tra percentuali di raccolta e percentuali di effettivo riciclo del materiale. Lo riconosce ufficialmente – fatto raro come una mosca bianca – la Regione Toscana che, prima in Italia, ha sollevato nel Gennaio del 2009 il problema: la raccolta differenziata è in crisi perchè sono crollati i prezzi dei materiali di recupero. Di seguito il link per tutti i "San Tommaso" di turno: http://www.regione.toscana.it/regione/export/RT/sito-RT/Contenuti/sezioni/ambiente_territorio/rifiuti/visualizza_asset.html_1566961984.html.

Il peccato originale sta nella legge italiana.

Prescrive che i Comuni raggiungano determinati traguardi di raccolta differenziata: nel 2008 era il 45%, nel 2009 il 50%.
Pochi Comuni riescono a rispettare la tabella di marcia fissata dalla legge, ma fosse solo questo il problema.

Avete notato?

E’ prescritto di raggiungere una determinata percentuale di raccolta differenziata.
E non una determinata percentuale di effettivo riciclaggio.
Così quello che diligentemente riponiamo nel bidone della carta, della plastica, del vetro… non sappiamo in realtà che fine faccia.

I Comuni sono prodighi di dati sulla raccolta differenziata, ma non sull’effettivo riciclaggio.
Se ce ne trovate qualcuno che lo fa, ve ne saremo gratis.

Solleva parzialmente il velo sulla questione il comunicato stampa con cui la Regione Toscana leva un grido di dolore sulla raccolta differenziata e chiede l’istituzione di un "tavolo nazionale" sulle difficoltà del settore. Il comunicato stampa non si limita a parlare di raccolta differenziata in crisi per il crollo dei prezzi dei materiali di recupero: nessuno li vuole. Chiede anche che, finalmente, le leggi nazionali non mirino semplicemente all’aumento della raccolta differenziata, ma impongano percentuali di effettivo riciclaggio. Volesse il Cielo! Sarebbe quindi opportuno lavorare parallelamente per potenziare il riciclaggio e, a monte, la raccolta differenziata che, come gia’ detto, secondo il rapporto rifiuti Ispra 2008 (con i dati del 2007), in Italia raggiunge in media il 12% al Sud, 18% al Centro e 42% al Nord.

Torino, città suppergiù delle dimensioni di San Francisco, è uno dei pochi grandi centri dove la differenziata funziona abbastanza bene, almeno rispetto al panorama nazionale. A fine 2008 a Torino la raccolta differenziata era al 40,7%. Notate la differenza rispetto a San Francisco…

Chiediamoci quindi, se a San Francisco ci riescono, perchè qui no?
Chiedetelo soprattutto ad Alemanno e alla Polverini…


ASSOCIAZIONE DIFFERENZIATI

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