Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

domenica 2 ottobre 2011

GBLOG - Censura online: torna l’incubo del ddl intercettazioni.

Come è ormai noto, nelle ultime settimane, il Governo e la maggioranza sono tornati a parlare con insistenza della pretesa improrogabile urgenza di approvare il famoso DDL sulle intercettazioni e, come se non bastasse, di farlo ricorrendo, ancora una volta, al voto di fiducia, circostanza che precuderebbe qualsiasi modifica al testo del ddl in Parlamento.

Lascio ad altri ogni commento politico, limitandomi, al riguardo, a rinviare a queste mie prime e, forse, semplicistiche considerazioni.

Frattanto, peró, c’è un rischio sul quale occorre tenere gli occhi aperti e richiamare l’attenzione dei pochi politici che, sin qui, hanno mostrato un minimo di interesse per le cose del web: il testo del ddl intercettazioni attualmente in Parlamento contiene, ancora, la famigerata norma “ammazza blog” che impone ai gestori di tutti i “siti informatici” l’obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato dietro semplice richiesta - poco importa se fondata o infondata - del soggetto che se ne ritiene leso.

Il comma 29 dell’art. 3 del Ddl il cui esame potrebbe riprendere nei prossimi giorni e concludersi a tempo di record, infatti, continua a prevedere che “Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”.

Come è ormai noto, nelle ultime settimane, il Governo e la maggioranza sono tornati a parlare con insistenza della pretesa improrogabile urgenza di approvare il famoso DDL sulle intercettazioni e, come se non bastasse, di farlo ricorrendo, ancora una volta, al voto di fiducia, circostanza che precuderebbe qualsiasi modifica al testo del ddl in Parlamento.

Lascio ad altri ogni commento politico, limitandomi, al riguardo, a rinviare a queste mie prime e, forse, semplicistiche considerazioni.

Frattanto, peró, c'è un rischio sul quale occorre tenere gli occhi aperti e richiamare l'attenzione dei pochi politici che, sin qui, hanno mostrato un minimo di interesse per le cose del web: il testo del ddl intercettazioni attualmente in Parlamento contiene, ancora, la famigerata norma "ammazza blog" che impone ai gestori di tutti i "siti informatici" l'obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato dietro semplice richiesta - poco importa se fondata o infondata - del soggetto che se ne ritiene leso.

Il comma 29 dell'art. 3 del Ddl il cui esame potrebbe riprendere nei prossimi giorni e concludersi a tempo di record, infatti, continua a prevedere che "Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".

La mancata rettifica nel termine, comporterebbe, per il blogger una sanzione pecuniaria sino a 12 mila euro.

Il punto, come ho già scritto in altre occasioni, non è sottrarre il blogger alla responsabilità per quello che scrive perché è, anzi, sacrosanto che ne risponda ma, più semplicemente riconoscere la differenza abissale che c’è tra un blog ed un giornale o una televisione e tra un blogger - magari ragazzino - e un giornalista, una redazione o, piuttosto, un editore.

Il primo - salvo eccezioni - sarà portato a rettificare “per paura” e non già perché certo di dover rettificare mentre i secondi, dinanzi ad una richiesta di rettifica, ci pensano, ci riflettono, la esaminano, la fanno esaminare e poi solo se sono davvero convinti di dovervi procedere, vi provvedono.

Imporre un obbligo di rettifica a tutti i produttori “non professionali” di informazione, significa fornire ai nemici della libertà di informazione, una straordinaria arma di pressione - se non di minaccia - per mettere a tacere le poche voci fuori dal coro, quelle non raggiungibili, neppure nel nostro Paese, attraverso una telefonata all’editore e/o al principale investitore pubblicitario.

Sarebbe davvero una sciagura per la libertà di parola sul web se, preoccupato di assecondare l'urgenza della maggioranza nell'approvazione del Ddl, il Parlamento licenziasse il testo nella sua attuale formulazione.

Inutile ripetere che le conseguenze dell'entrata in vigore della norma sarebbero gravissime: ogni contenuto, informazione o opinione non gradita ai potenti dell'economia o della politica sarebbe destinata a vita breve sul web e ad essere rimossa - lecita o illecita che ne sia la sua pubblicazione - a seguito dell'invio di una semplice mail contenente una richiesta di rettifica.

Quanti blogger rischierebbero 12 mila euro per difendere la loro libertà di parola?

Non è il web che vorremmo e sta, pertanto, a noi evitare che sia il web che ci toccherà in sorte.


www.guidoscorza.it

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