La solidarietà è un’arma, usiamola
Molti lettori di questo sito daranno probabilmente la solidarietà ai No Tav per scontata, nel momento in cui 26 di loro, in Val Susa, a Torino e nel resto d’Italia, sono stati arrestati (molti altri sono stati confinati nelle loro città o denunciati). Eppure crediamo sia necessario interrogare a fondo le ragioni dei gesti e delle prese di posizione che ci collocano sul terreno sempre parziale della società, anche quando ci sembrano ovvie.
La solidarietà non è un atto di pietà per chi soffre in cella, una disposizione d’animo dovuta, un modo per confermare a noi stessi che siamo in regola con le nostre rappresentazioni del mondo. La solidarietà è un’arma. Non dobbiamo mai smettere di chiederci, ogni volta che la usiamo: che tipo di arma è? Da chi è impugnata, contro chi è rivolta? La solidarietà non deve mai temere, deve sempre affrontare serenamente la repressione, approfondendo semmai le critiche e i conflitti contro cui la repressione è stata ordinata. Chi è finito in carcere ha fatto una scelta, dando seguito alle sue idee in prima persona, su un campo di battaglia grande quanto una valle: essere No Tav. La solidarietà verso chi è stato arrestato è utile se contribuisce alla lotta che chi è in carcere ha portato avanti, se accresce nella condivisione la portata degli atti di chi ha sacrificato, anche se temporaneamente, la propria libertà per un obiettivo.
Questa lotta non può e non deve essere identificata in modo limitato; è la lotta contro ciò che rende necessaria quella resistenza, contro tutto ciò che rende possibile ciò che la resistenza combatte. Oggi in tutta Italia numerosi soggetti sociali sono sul piede di guerra. Questi soggetti sono vittime dello stesso liberismo che la valle ha sfidato. Unire questi soggetti, appoggiarne la lotta, approfondire la critica e l’azione al loro interno è ciò che i No Tav di tutta Italia devono porsi come obiettivo. Moltiplicare i “No!”, estendere e diversificare le lotte, questo è il nostro compito. La Val Susa non vince senza l’Italia, l’Italia non vince senza la Val Susa; ma il modello di conflitto che viene in questi giorni sbattuto in cella deve essere riprodotto nella forza e nella qualità politica che ha saputo produrre, deve essere fatto vivere in territori lontani e in lotte tra loro diverse, concretamente.
Ciò che apparentemente ci danneggia, la repressione, deve diventare uno strumento per rafforzarci, per unirci, per moltiplicarci. Essere solidali con i No Tav significa certo sventolare le loro bandiere, creare presidi in tutta Italia, scrivere loro telegrammi; ma non è solo questo. È anche e soprattutto rendere le proprie città simili a come le compagne e i compagni arrestati vorrebbero vederle quando, speriamo presto, usciranno: solidali con loro, ma soprattutto più simili a loro.
La Redazione di Infoaut.org
Qui la paura non è di casa!
Ricordatelo bene signori inquirenti...
Era da tempo nell'aria e questa mattina all'alba puntualmente è scatta un'operazione di polizia contro il movimento notav. Le ultime notizie parlano di 26 arresti sparsi sul territorio nazionale e 11 denunce nell'area "antagonista ed anarchica". Tra gli arrestati anche Guido Fissore, consigliere comunale di Villarfocchiardo, Giorgio Rossetto, del csoa Askatasuna e numerosi altr* compagn* a Torino e in giro per l'Italia (appartenenti a svariate aree di movimento), a Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova, Genova, Pistoia, Cremona, Macerata, Biella, Bergamo, Parma, Modena, colpit* per la loro generosità e impegno nelle lotte sociali: pe rla casa, i migranti, contro il precariato, contro la svendita dell'università... etc. Una perquisizione anche in Francia.
Un'operazione in perfetto Caselli-style (come affermano sempre fonti giornalistiche “supervisionate dal Procuratore capo Caselli”) interessata a raccontare la provenienza "esterna" della protesta contro l'alta velocità, per dividere, avvertire, spaventare.
Ma il movimento notav non accetta distinguo di sorta. Rassemblamenti sono attualmente in corso a Villarfocchiarda, di fronte a casa di Guido e a Vaie, dov'è in corso un'assemblea popolare e dove si terrà una conferenza stampa del movimento all
Un'altra fiaccolata come tante, verrebbe da dire, come ne abbiamo fatte a decine in questi anni di mobilitazione determinata e permanente. Invece quello di ieri sera è stato un momento di passaggio fondamentale dentro la stessa storia lunga e in salita del movimento notav. Arresti e intimidazioni in questi anni il movimento ne ha affronate e superate tante ma il salto di qualità messo in campo ieri dal braccio penale della lobby del Tav non ha precedenti.
Il movimento si è trovato faccia a faccia col Potere con la P maiuscola, in tutte le sue articolazioni di dominio, nel lavoro simultaneo dei professionisti della gogna mediatica e degli esecutori fedeli della legalità di Stato, con il beneplacito di Confindustria e l'ok del governo Monti mentre gli sfigati alla Esposito si masturbavano in solitaria gaudenzia apprendendo la notizia dai Tg del mattino.
La lettura politica di questa operazione l'ha data senza sbavature Alberto Perino fin dalle prime luci dell'alba: "Cosentino libero [abbracciato dal patron pdll-ino del Tav Osvaldo Napoli] i notav in cella". Ma ancora più interessante è stato il seguito del discorso: "proprio mentre l'Italia inizia prendere fuoco...". E qui l'assolutamente inedita capacità di cogliere il momento e la tendenza dei processi contradditori oggi in corso nel paese. Rifiutando l'ingiunzione miserabile allo scatenamento di una guerra tra poveri è stato detto a chiare lettere che il movimento notav è a fianco degli "auto-trasportatori, il movimento dei forconi, i pescatori, il popolo sardo in lotta contro Equitalia...". Sta qui il "punto topico" e più alto del movimento notav su quanto si sta muovendo in questo paese a difesa dalla rapina dei beni comuni. Come ha detto bene Ugo Mattei nell'intervista rilasciataci ieri sera si è realizzata qui "una compenetrazione tra avanguardie di compagni e popolazione locale". Questo fa paura è spinge i governanti dell'esistente a mosse sconsiderate, provocatorie e ridicole che non convincono più nessuno al di fuori delle cerchie auto-referenziali e autistiche di caste che san solo più comunicare tra loro: giornalismo mainstream, politica istituzionale, sindacati concertativi, governo, Confindustria e forze dell'ordine. Mentre sotto si allarga il mondo degli espropriati, che inizia ad aprire gli occhi e a prendere coscienza di avere molto più in comune di quanto potesse pensare solo qualche mese fa.
Dietro questa operazione c'è molta debolezza, tanto rancore e una malcelata ansia di vendetta. Non vogliono perdonare al movimento la sua capacità di sognare e far sognare alternative concrete e possibili. La Marcegaglia l'aveva detto a chiare lettere a giugno, prima dello sgombero coi cs della Maddalena: "non possiamo tollerare che all'interno dello Stato esista un territorio franco dove le forze dell'ordine non possono entrare chiamato 'Libera Repubblica della Maddalena'!".
La sensazione più bella che ieri percorreva, sotterranea ma palpabile, la fiaccolata dei 10000 era la serenità e la pacatezza di chi sa di stare dalla parte giusta, senza orpelli, artificiosi distinguo o ingiunzioni a prese di distanza imposte dall'alto. Il movimento sa, si conosce, individua alla perfezione gli interessi e le poste in gioco di una lotta che ha modificato le vite e le priorità di chi lo anima e fa crescere. Il resto sono solo farneticazioni, deliri impotenti del potere, astrazioni senza carne.
La serata di ieri ha ribadito che la paura non ha preso corpo e che la gioia di esserci e continuare ad esserci è ben radicata e ansisosa di perpetuarsi. Ora si fa forte l'urgenza di riportare fuori al più presto possibile tutt* compagn* arrestat*. Sapendo che non sarà semplice né breve. Presidi sotto il carcere e un corteo pomeridiano a Torino nella giornata di sabato sono in gia in programma mentre si accorciano i tempi di una manifestazione nazionale in valle contro l'Alta Velocità, a difesa dei beni comuni e in solidarietà con gli arrestati. Con la presenza molto probabile di sindaci, Comunità Montana, gonfaloni e sindaci. Là dove volevano dividere per meglio imperare, si troveranno a fronteggiare un'unita rinnovata e una determninazione accresciuta. Non sempre le vecchie ricette funzionano.
In Val Susa il morale è alto ma anche la comprensione che qui si vincerà -per la valle e per tutt*- solo se si sarà in grado di far proliferare 1000 Val di Susa in tutto il paese (e nel resto del continente). L'impresa potrà sembrare ardua ma i nervosismi del governo e dei suoi sostenitori mostrano già tutte le crepe di un esecutivo che aldilà delle dichiarazioni di facciata non può fare a meno del sistema dei partiti e del loro consociativismo mefitico.
Sarà dura... e non stiamo neanche più a dire per chi.
Il tempo e l'epoca sono dalla nostra!
Infoaut-Torino
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