Mucche e polli adottati in cambio di latte e uova
Oltre 10mila gli italiani che hanno scelto di sovvenzionare la cura di una bestia
di VERA SCHIAVAZZI
C’è chi li chiama per nome e appende le foto sul frigorifero e c’è chi li guarda brucare l’erbetta pensando al latte prodotto, e ai formaggi sani e convenienti che arriveranno sulla loro tavola. Più di 10mila italiani (un dato empirico fornito dalle associazioni di allevatori e coltivatori che sostengono l’esperimento) posseggono una mucca, una capra, un asino, un maiale e perfino una o più galline senza avere neppure un metro di terreno né un pollaio o una stalle nel cortile. È l’adozione a distanza degli animali da fattoria, che in alcuni casi sta aiutando interi settori - come l’allevamento allo stato semi-libero di pecore e capre - a sopravvivere a forme più redditizie e razionali. Per tutti rappresenta un modo di tornare alla natura, la sensazione, magari illusoria, di aiutare da lontano un altro essere vivente che in cambio fornisce latte, uova e perfino lana ancora da cardare.
Mario Patteri è un agricoltore di Marreri, vicino a Nuoro. A lui si deve l’idea della gallina in affido, che mette insieme la nostalgia per le aie di una volta con l’esigenza di risparmiare: “La crisi ci sta facendo chiudere, neppure le produzioni biologiche bastano più a guadagnare quel tanto che basta per andare avanti. Io ho già 50 galline e le allevo come si deve. Ho pensato che potevo tenere a pensione anche quelle degli altri: chi vuole ne compra una o più, pagando 5,5 euro, e per otto mesi riceve da me sei uova alla settimana. Lui risparmia, io guadagno qualcosa e le uova sono molto più buone di quelle dei negozi”. Tra i consumatori sardi l’idea ha avuto successo e in questo weekend nell’azienda di Patteri troveranno un posto i primi polli in affido.
A Verbania, invece, si possono adottare Maggiolina, Cacao, Menta, Vaniglia e Betty: sono asinelle nane, animali da compagnia meravigliosi per bambini e non. I malgari della Valsugana e del Lagorai, cinque anni fa, si sono trovati di fronte a un bivio: rinunciare agli alpeggi estivi in quota, ormai costosi e troppo distanti dai moderni criteri di allevamento, o chiedere aiuto. In poco tempo, al loro appello hanno risposto oltre 200 lombardi di città, che hanno pagato 60 euro per ricevere una foto con l’animale e il suo nome, e sono saliti in montagna a ritirare latte, burro, panna e tome.
Vittorino, Pier, Loris, Azzurra e Francesco sono cinque giovani allevatori che fanno qualcosa di simile in Valsesia, nel Vercellese: la famiglia Muretto riceve le quote (40 euro a mucca, ognuna con la sua carta di identità) e aspetta alla fattoria chi vuol ritirare burro, ricotta e latte e far vivere ai suoi bambini incontri ravvicinati con gli animali. E in Abruzzo “La porta dei parchi” offre in adozione agnelli e pecore con due diverse opzioni: chi vuole, può ricevere la carne, ma gli animalisti, i vegetariani o chi si è affezionato nel frattempo possono convertire il loro arrosto con olio, miele e marmellate.
Fonte: La Repubblica
domenica 4 aprile 2010
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