Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

venerdì 15 giugno 2012

Avvertimenti e minacce a chi non accetta gli ordini del globalismo bancario

.. .. ..  ed è arrivato il Tempo delle minacce .. .. ..

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Qualche giorno fa abbiamo postato un articolo in cui gli europeoti minacciavano la Siria. Con pretesti fasulli si propongono di portare la solita democrazia all’uranio e fosforo. Chiedevano infatti di poter entrare nella guerra di Siria/Iran a fianco di Israele, Gran Bretagna e Usa, minacciando Assad, dopo aver favorito e forse realizzato l’ultima strage, addossandone  la colpa al povero governante siriano. Ovviamente la mole delle bordate della disinformazione di regime non lasciava dubbi e la fonte partiva come sempre da Londra dove la BBC (serva come la Rai) aveva postato vecchie foto di bambini morti in Iran, sempre ammazzati dai nostri ovviamente, spaccciandoli per l’ultimo massacro di un governante, ai danni del suo popolo.
Solo dei cretini possono credere a queste cose e tuttavia pare che ci ritengano tali, visto il reiterato tentativo di prenderci tutti per i fondelli ripetendo all’inverosimile la criminale bugia. Ma i nostri criminali capi, oggi guardano oltre la Siria e tentano di cannibalizzarsi. Cosicchè un Obama in uscita, minaccia l’Europa e l’Euro. Un’America guerrafondaia, praticamente fallita e generatrice delle catastrofi economiche ed umanitarie, fa la voce grossa con i pavidi europeoti. Sembrerebbe una comica ed invece è una farsa pericolosissima. Staremo a vedere se il livello di servilismo europeo saprà passar sopra al rischio di un collasso economico finanziario dell’Euro ad opera dei soliti Angli guerrafondai e coloniali.
L.B.

Crisi: Obama in pressing sull’Europa

02 Giugno 2012 – 18:36
(ASCA) – Roma, 2 giu – 
Sul terreno della politica estera le elezioni si possono perdere ma non si vincono.  E’ sull’economia che si gioca la partita per la conquista della Casa Bianca.  Barak Obama ha trascorso un brutto venerdi al numero 1600 Pennsylvenia avenue, cosi’ come gli investitori con Wall Street che ha accusato la peggiore performance giornaliera da oltre un anno.  Stavolta non e’ stata la Grecia o le crescenti tensioni sulla Spagna a provocare l’ondata di vendite sui mercati, ma i deludenti dati americani.
La locomotiva a stelle e strisce sbuffa e non riesce a prendere velocita’. La disoccupazione ad aprile e’ aumentata dall’8,1% all’8,2% e sono stati creati solo 69 mila nuovi posti di lavoro rispetto ai 150 mila attesi dal mercato.

Il presidente americano non nasconde la delusione. ”Non si creano i posti di lavoro che vorremmo e c’e’ ancora tanto da lavorare”. Il suo consigliere economico pero’ ha sparato sui leader europei.

”La crisi dell’area euro ostacola la crescita americana”. I prossimi mesi saranno quelli decisivi per la corsa alla Casa Bianca e Obama non intyende rischiare di perdere il secondo mandato a causa della crisi economica e del debito nell’area dell’euro.  Per questo la settimana scorsa ha mandato un emissario in Europa a sollecitare interventi concreti ed efficaci per superare una crisi che rischia di travolgere non solo l’Europa ma l’intero pianeta. La videoconferenza con Monti, Merkel e Hollande sara’ seguita da altri colloqui in vista del G20 a Citta’ del Messico in calendario il 20 giungo, una settimana prima del vertice europeo che si annuncia come uno snodo cruciale. Cresce dunque il pressing di Barak Obama sulle cancellerie europee. Problematico spiegare agli elettori americani che l’economia annaspa perche’ sull’altra sponda dell’Atlantico discutono con scarso costrutto tra eurobond e fiscal compact.
Al tempo stesso pero’ le istituzioni finanziarie americane cercano di stare il piu’ possibile alla larga possibile da qualsiasi cosa denominata in euro ad eccezione dei bund tedeschi. Il presidente della Fed di New York nei giorni scorsi ha sollecitato i fondi di liquidita’ americani di allegerire le posizioni in euro.

L’uscita dall’euro e’ alla base, tra l’altro del continuo apprezzamento del dollaro sulla valuta europea, che alla Casa Bianca guardano come il fumo negli occhi temendo gli effetti sulla capacita’ dell’export americano.
Ma la crisi dell’euro non preoccupa solo Barak Obama per motivi elettorali. A Pechino, Mosca e Brasilia nonche’ a Mumbay iniziano a fare i conti con gli effetti negativi delle turbolenze europee anche sulle rispettve economie.
Il pil dell’India nel primo trimestre dell’anno mostra una brusca frenata, anche la Cina rallenta mentre per il Brasile nei primi tre mesi dell’anno l’economia e’ crescita solo dello 0,3% tanto che il governo pensa a introdurre incentivi per dare ossigeno alla domanda. Un contesto che conferma come il ruolo dell’Europa non e’ marginale ma decisivo negli equilibri economici mondiali.
La soluzione passa attraverso le cancellerie europee ma anche a Washington e tra le economie emergenti non possono illudersi di chiamarsi fuori. Se andasse a fuoco la casa europea le fiamme non risparmierebbero l’emifesro sud del mondo e tanto meno l’altra sponda dell’Atlantico o le due coste del Pacifico.

Crisi: Francia non esclude Grecia fuori euro se vince Syriza

21:11 03 GIU 2012
(AGI) Parigi – A due settimane dalle attesissime nuove elezioni greche la Francia non esclude l’uscita di Atene dall’Euro se dovesse vincere la sinistra radicale (Syriza) e il nuovo governo non dovesse quindi rispettare il patto sull’adozione delle misure di austerity previste dall’accordo di salvataggio da 130 miliardi di euro Ue-Fmi. Lo ha dichirato il ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici: “il problema probabilmente potrebbe sorgere” se Atene non si atterra’ agli impegni presi, “ma noi continuiamo a volere che la Grecia resti nell’eurozona.


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