Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

giovedì 21 giugno 2012

Borgo Montello, Latina, fusti tossici interrati nella discarica



Discarica del Gruppo Cerroni.

(Fonte articolo, clicca qui) Un’altra battaglia, in tema di gestione dei rifiuti, si sta consumando a sud di Roma. E’ quella che vede protagonista la discarica di borgo Montello, un ecomostro che negli anni è arrivato ad occupare un’area di 50 ettari distruggendo per sempre un territorio di alto valore agricolo ai confini tra Latina e Nettuno. La paura delle amministrazioni – comune e provincia di Latina in particolare – è che il sito possa essere ulteriormente ampliato. Montello è la Malagrotta della provincia pontina: chiusura sempre prossima, salvo ripensamenti e proroghe dell’ultimo minuto. L’ultima polemica intorno alla discarica su cui pende un’inchiesta per l’inquinamento delle falde acquifere – a luglio il tribunale deciderà il rinvio a giudizio dei gestori Bruno Landi, Nicola Colucci e Vincenzo Rondoni – è quella relativa allo scavo di presunti fusti tossici. Una operazione resa possibile da un cospicuo finanziamento regionale – 850mila euro – tesa ad indagare sulla natura della masse ferrose individuate da un lontano studio dell’Enea del 1996 nell’invaso più antico, denominato “S zero”. Un giallo che trova riscontro nei racconti del pentito di camorra Carmine Schiavone risalenti ai primi anni novanta: dopo qualche anno di oblio il tema è tornato nell’agenda del Comune, subito contestato per le procedure adottate nell’affidare l’appalto degli scavi ad una società amica, e per questo oggetto di un esposto in procura presentato da Libera e Legambiente. Perplessità che, sotto il profilo tecnico, vengono sposate dall’agenzia Arpa Lazio che nei giorni scorsi ha bloccato l’avvio degli scavi per un motivo ovvio, ma che il Comune aveva ignorato: la rimozione dei rifiuti speciali dovrà prevedere il trasporto dei medesimi presso una discarica autorizzata al loro smaltimento. Strano non pensare ad una evenienza simile: o si credeva di non trovare niente, oppure la superficialità ha guidato l’ente in questa strana operazione. Tutto sospeso, dunque, sino alla prossima conferenza dei servizi prevista il 22 giugno: una ulteriore beffa a fronte di fondati sospetti sulla operazioni delle ecomafie sorti da oltre 15 anni. Ma guai a criticare l’amministrazione: in suo soccorso intervengono i vertici regionali dell’agenzia ambientale: «L’approfondimento e la verifica –afferma il direttore di Arpa Lazio Corrado Carrubba -, anche alla luce delle nuove normative , della questione legata allo smaltimento dei fusti tossici che eventualmente verranno ritrovati, non è sinonimo di insabbiamento, ma significa portare avanti con senso di responsabilità tutti gli aspetti e le procedure legate alla delicata situazione delle discariche di Borgo Montello. Di contro, proprio l’omissione e la superficialità rispetto a questo ulteriori passaggi avrebbe potuto creare i presupposti per impedire l’accertamento dei fatti. Si è ritenuto quanto mai opportuno esperire tutta una serie di passaggi, affinché si potesse evitare e mettere in preventivo l’insorgere di problematiche nel corso dell’escavo che quindi avrebbero determinato una fase di stallo nel corso dei lavori. Pertanto il prossimo 22 giugno si terrà la conferenza di servizio definitiva e già in quella data la questione verrà definita sotto ogni aspetto, anche alla luce degli approfondimenti effettuati, e soprattutto in quella sede si procederà al fare il via libera all’apertura dei cantieri». «L’interruzione dei lavori alla discarica di Borgo Montello aggiunge l’ennesimo incredibile tassello di incuria ambientale. – affermano il Presidente dei Verdi del Lazio, Nando Bonessio e il Portavoce dei Verdi di Latina, Giorgio Libralato. Se da un lato può essere apprezzabile l’iniziativa del comune di Latina di effettuare gli scavi dei fusti tossici e di conferire i rifiuti non differenziati a un centro di trattamento prima dell’invio in discarica, di prevenire ulteriori ampliamenti della discarica (o dei relativi impianti di trattamento dei rifiuti) nella zona della stessa discarica con il risarcimento ai cittadini confinanti della discarica non si può dimenticare che: Cirilli, attuale vice sindaco e assessore all’ambiente è stato assessore all’ambiente del comune di Latina proprio nel periodo 1993/1997 durante il quale sarebbero accaduti fatti importanti nella discarica; anche l’attuale sindaco Di Giorgi è stato in passato assessore comunale; il comune di Latina è tutt’ora a livelli molto bassi di raccolta differenziata (a parte il balletto dei numeri di poco superiore al 30%) con evidenti problemi da una parte della ditta che gestisce il servizio (Latinambiente) e dall’altra con la restituzione dell’Iva sulla Tia». In una battaglia ad alto tasso di scontro politico intorno alla gestione dei rifiuti si inserisce anche l’amministrazione provinciale di Latina guidata dall’esponente del Pdl Armando Cusani. Parte civile nel processo per l’inquinamento, promotore di un ricorso al tar contro il piano rifiuti targato Polverini, Cusani è fautore della chiusura del ciclo dei rifiuti a livello provinciale non nascondendo la necessità di realizzare un termovalorizzatore collocandolo proprio nell’area di borgo Montello. Dal canto suo il comune non resta a guardare, intanto scegliendo di non conferire più i rifiuti a Montello, servendosi invece di un altro impianto dove è possibile il pretrattamento, portando in discarica solo il “rifiuto del rifiuto.” Inoltre la giunta ha presentato una proposta di delibera con cui si definisce il perimetro della maxi discarica e si prevede, per ostacolare ulteriori ampliamenti, l’istituzione di una fascia di rispetto destinata ad ospitare un bosco che racchiuderà la discarica stessa. Inoltre è previsto un ristoro economico per gli abitanti dei terreni confinanti agli invasi. Il tutto, ovviamente, è ancora sulla carta.


Associazione DifferenziaTi     -     http://differenziati.com/

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