Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

mercoledì 28 marzo 2012

Clini, Il neo ministro dell’Ambiente che fu indagato per inquinamento

Corrado Clini ha attraversato quasi tutti gli episodi controversi della storia dei tanti disastri ambientali in Italia. Nel 1996 viene coinvolto in un'indagine sull'incenerimento di rifiuti. Accusato per abuso d'ufficio la sua posizione sarà poi archiviata e lui scagionato

A Venezia lo ricordano bene Corrado Clini, medico del lavoro all’Asl dello stesso capoluogo, nominato oggi ministro dell’Ambiente del governo Monti. Nel novembre del 1989, quando le migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi sversati in Libano da aziende lombarde e riportati in Italia dalla Jolly Rosso arrivarono negli impianti Monteco di Marghera, Clini fu il primo a rassicurare tutti: “Bruciando due copertoni – spiegò – si provocherebbero danni maggiori all’ambiente di quelli che comporta questa operazione”. Un tono rassicurante che non è mai piaciuto alle organizzazioni ambientaliste, che gli hanno spesso rimproverato una eccessiva vicinanza con le industrie: “Proponiamo che il direttore generale dell’ambiente, Corrado Clini, sia nominato direttore generale all’industria”, dichiarava Greenpeace nel 1996, in polemica con le scelte del governo di allora sulla protezione dell’ozono.

Per un’intera vita professionale Clini si è occupato di rifiuti industriali e dell’impatto sull’ambiente e sulla salute delle attività più inquinanti nel nord Italia, partendo proprio da quella sua esperienza come medico del lavoro nella zona di Porto Marghera, zona tra le più inquinate del paese.

Il suo nome – come esperto del ministero dell’ambiente – attraversa quasi tutti gli episodi controversi della storia dei tanti disastri ambientali in Italia. Nel gennaio del 1990 accompagnava l’allora ministro dell’Ambiente Giorgio Ruffolo nell’area dell’Acna di Cengio, zona della provincia di Savona devastata da anni di attività industriale, i cui rifiuti sono poi in parte spariti ne meandri dei traffici italiani, da Pitelli fino a Pianura. Pochi mesi dopo Clini iniziava la sua lunga carriera di alto dirigente del ministero che da oggi conduce. Per diverso tempo Clini ha continuato a seguire l’opera di bonifica dell’area di Cengio. Nel 1992 dichiarava: “Non esiste alcun ritardo nei lavori”. Quell’area dopo vent’anni ancora attende una completa bonifica ed è considerato un sito d’interesse nazionale.

Come direttore generale si è occupato, sempre negli anni ’90, dell’Enichem di Manfredonia (gruppo Enimont), gestendo 300 miliardi di lire di fondi per il risanamento, terminato solo qualche anno fa. Nel 1992 inizia a occuparsi di energia, entrando a far parte del consiglio di amministrazione dell’Enea, ente che dopo poco prenderà in carico la gestione di alcuni controlli ambientali, con la creazione dell’Enea-disp.

Le cronache giudiziarie si occuparono di Clini per diverso tempo tra il 1996 e il 1997, quando il neo ministro dell’Ambiente venne indagato dalla procura di Verbania per l’inquinamento prodotto da un impianto di incenerimento di rifiuti della società svizzera Thermoselect. Clini – difeso dall’avvocato Carlo Taormina – chiese ed ottenne di trasferire il processo al Tribunale di Roma. Dopodiché la sua posizione fu completamente archiviata.

Negli ultimi anni l’alto dirigente, diventato ministro, ha iniziato ad occuparsi anche di biocarburanti, il business del millennio contestato a livello mondiale per le conseguenze ambientali sulle foreste tropicali, spesso attaccate per far posto alla coltivazione di semi destinati al mercato dei combustibili. Per diversi anni è stato presidente della Global Bioenergy Partnership, associazione che ha come scopo la promozione dell’uso dei biocarburanti. Ha mantenuto, però, l’interesse professionale per il mondo dei rifiuti, occupandosi di una vicenda denunciata dai missionari comboniani e dal Corriere della sera.

Nel 2007 una società italiana, la Eurafrica, aveva proposto la redazione di un progetto per il risanamento della discarica di Korogocho a Nairobi, pagato 700 mila euro dal ministero dell’ambiente italiano. Secondo una denuncia presentata da padre Alex Zanotelli quella società e quell’operazione presentavano moltissimi dubbi. Corrado Clini, che personalmente promosse il progetto come direttore del ministero dell’ambiente, rispose alle accuse dei comboniani con toni sprezzanti, scrivendo, dopo il blocco dell’intervento da parte di Pecoraro Scanio: “Forse disturbiamo “the lords of pauperty”, i cosiddetti benefattori di professione, che vivono sulla miseria dei disperati”.

1 commento:

  1. E nessuno indaga? Indovinate un po’ quale tecnologia utilizzerà l’inceneritore dei Castelli Romani? Thermoselect!

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