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“Abbiamo pochi mesi di fronte per trovare una soluzione transitoria che sia coerente con le normative nazionali ed europee. Non possiamo permetterci nessuna emergenza rifiuti. Quel che serve è una soluzione di garanzia per tutti, efficiente ed effettivamente transitoria”. Queste le parole del ministro dell’ambiente Corrado Clini, ma non sta parlando di Napoli come qualcuno avrà sicuramente sospettato… bensì di Roma! A Giugno la più grande discarica d’Europa, quella di Malagrotta, sarà costretta a chiudere: ormai l’emergenza ambientale è diventata insostenibile. “Il piano di adeguamento di Malagrotta è un bluff totale. I rifiuti finiscono in discarica tali e quali. Senza essere pretrattati”, questa denuncia veniva da Sergio Apollonio, presidente del comitato cittadino locale, già nel 2010. Sono stati necessari due anni, un’inchiesta della magistratura ed una serie infinita di polemiche, ma alla fine il comitato cittadino l’ha avuta vinta: Malagrotta chiuderà. Il prefetto Pecoraro, nominato dal governo per scongiurare l’emergenza, ha individuato sette siti per sostituire Malagrotta: il problema è che tutti i siti non sono nel comune di Roma e tutti quanti dovrebbero accogliere rifiuti indifferenziati e non trattati. Un gruppo di 33 parlamentari romani del PD ha inviato un’interpellanza urgente ai ministri Corrado Clini e Anna Maria Cancellieri per far luce sulla vicenda del dopo Malagrotta: perché i due milioni di euro a disposizione del prefetto Pecoraro non vengono utilizzati per avviare una raccolta differenziata porta a porta? D’altronde anche l’Europa è stata chiara: i fondi di coesione non vengono erogati per le discariche, ma soltanto per la raccolta differenziata e gli inceneritori per il recupero di energia. La vicenda romana invece ricorda tanto quella campana: una grande città produce milioni di tonnellate di rifiuti, non riesce a differenziare e pretende che i paesi della provincia si accollino le discariche. La raccolta differenziata non è mai decollata nella capitale e le denunce in tal senso sono molteplici: “I cittadini denunciano un preoccupante crollo del decoro nei loro quartieri, con cassonetti stracolmi e cumuli di sacchetti abbandonati a lato e contenenti rifiuti di ogni tipo, sacchetti con scarti organici compresi” – spiega Maya Battisti, responsabile della campagna “Roma Differente”. “Una discarica a cielo aperto. Così si è trasformata la Capitale da quando è partita la raccolta differenziata. Questo perché, la gente non sa dove buttare l’immondizia da quando sono spariti i cassonetti. Poca informazione, pessima organizzazione, massima confusione.”, questa la sintesi della denuncia dell’associazione Codici. I problemi per la differenziata, evidentemente, ci sono e sono sotto gli occhi di tutti, così come è sotto gli occhi di tutti che si sta facendo davvero poco per risolverli. Come in Campania, anche a Roma la prima cosa che bisogna costruire è la cultura della differenziata. Non si può pretendere di passare in un batter d’occhio dall’indifferenziata al 100% ad una raccolta differenziata decente. Ovviamente, però, è necessario un impegno affinché ciò avvenga nel lungo periodo; impegno che finora non si è visto. La speranza è quella di non dover vedere a Roma le stesse scene che abbiamo visto a Napoli. Sarebbe un altro ulteriore colpo per l’immagine del nostro Paese. Però, a questo punto è d’obbligo anche porsi delle domande: se l’immondizia si accumula anche all’ombra del Colosseo, vuoi vedere che la colpa non è sempre e solo dei tanto bistrattati “sporcaccioni” napoletani? (Fonte: caffèNews) |
lunedì 19 marzo 2012
Roma come Napoli, emergenza rifiuti ad un passo
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