Giù le mani dall’articolo 18! No alle "manutenzioni"!
Dopo i primi incontri alla Camera tra Fornero e parti sociali è chiaro che con le modifiche dell’art.18 della Legge 300 (lo Statuto dei Lavoratori) imposte dal governo si manterrebbe integralmente (anzi si "estenderebbe") solo la tutela del licenziamento per motivi “discriminatori”. Tutela per altro formalmente già garantita dalla Costituzione e per lo più inutilizzata.
Mentre questo governo di padroni, con il forte sostegno del Presidente della Repubblica e l’appoggio pressoché unanime dell’arco parlamentare (PD in testa), con il testo che presenterà al voto darà mano libera ai licenziamenti per motivi “economici” decisi unilateralmente dalle aziende.
E’ chiaro che questa motivazione potrà essere usata arbitrariamente e vanificherà tutte le altre eventuali applicazioni.
Per questo motivo la parola d’ordine degli scioperi e delle mobilitazioni di tutto il mondo del lavoro, dipendente o atipico, deve essere una:
“Nessuna modifica all’articolo 18! Estensione delle tutele per tutt*!”
Ogni “manutenzione” o aggiustamento anche parziale che i sindacati accettassero cancellerebbe di fatto questa tutela che invece andrebbe estesa così com’è a tutto il lavoro subordinato dipendente o precario che sia.
Infatti con la modifica dell’art. 18 verrai licenziato se:
1) Sciopererai;
2) Sei donna e vuoi fare figli;
3) Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative;
4) Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo;
5) Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (e con l’allungamento dell’età lavorativa è ipotesi certa);
6) Sei “antipatico” al datore di lavoro o ad un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti;
7) Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza;
8) Rivendichi la dignità di lavoratore;9) Sei politicamente scomodo;
10) Non ci stai con i superiori;
11) Contesti l’aumento del ritmo di lavoro;
12) Ti iscrivi ad un sindacato combattivo e conflittuale;
13) Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro;
14) Hai parenti stretti con gravi malattie o problemi familiari e hai bisogno di lunghi permessi;
16) Non sei più funzionale alle strategie aziendali;
17) Reagisci male alle offese di un superiore;
18) Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario;
19) l'azienda per cui hai dato una vita di lavoro non ha più bisogno di te;
20) l'azienda per cui lavori vuole arbitrariamente alleggerirsi il peso del costo del lavoro senza dover dichiarare uno stato di crisi.
Ovviamente, con le altre controriforme del governo Monti-Fornero, una volta perso il posto di lavoro, non avrai più ammortizzatori sociali decenti a garantirti uno “scivolo” o un tamponamento nel periodo di non lavoro ma una specie di assicurazione (privata?); non avrai più un accesso a una pensione dignitosa perché una volta licenziato non raggiungerai mai il cumulo di anni per la pensione ora previsto e quindi (magari dopo 20 anni di lavoro) prenderai se ti dice bene la minima; sarai gettato nella giungla del mercato iperprecarizzato a “competere” con milioni di giovani che già non hanno nessuna tutela e continuità di reddito per le norme previste dal Pacchetto Treu e dalla Legge 30 che verranno invece mantenute.
Contrariamente a quanto ci raccontano, il mercato del lavoro in Italia è già uno dei più flessibili nei paesi occidentali, il nostro paese già con l’art.18 è uno degli ultimi per quanto riguarda le tutele contro il licenziamento individuale (peggio di noi solo paesi ultraliberisti come Gran Bretagna, Australia, Canada e USA), già con questo modello i nostri salari sono tra i più bassi e “competitivi” (per i padroni) in Europa…
Il pacco Monti-Fornero non fa che aprire ai licenziamenti di massa sotto il ricatto della crisi e del debito.
Diciamolo con forza. Siamo noi lavoratori flessibili e generazioni precarie gli unici che andranno veramente in “default” se continueranno ad essere applicate le controriforme del Governo, le politiche di austerità imposte da UE/BCE/FMI e la cancellazione dei diritti promossa da Confindustria.
Dal nostro punto di vista, ovvero di chi produce la ricchezza redistribuita ormai solo verso profitti e rendite, la necessità è quella di capovolgere l’ordine delle priorità. Non vogliamo più divisione e contrapposizione tra presunti “garantiti” e precari, giovani e meno giovani, uomini e donne, nord e sud, lavoro e non lavoro, nativi e migranti. Rifiutiamo la competizione al ribasso tra tutele differenziate e non siamo disposte e disposti ad accettare un livellamento verso il basso del salario come dei diritti. Dobbiamo pretendere una redistribuzione generale della ricchezza verso il lavoro attraverso strumenti che non possono essere scambiati con i diritti che tutelano il lavoro subordinato.
Contro la crisi i diritti e le tutele non si toccano, si estendono.
Redistribuire il lavoro che c’è, lavorare meno per lavorare tutti a parità di condizioni.
Per una continuità di reddito a chi non ce l’ha.
Il debito lo paghi chi l’ha provocato e chi ci specula sopra: i padroni e le banche.
Non possiamo più aspettare! Ora una mobilitazione generale permanente e unitaria di tutto il sindacalismo conflittuale contro il “Pacco Monti-Fornero”! Costruiamo comitati unitari in ogni luogo di lavoro a difesa integrale dell’art. 18!
Coordinamento lavoratrici e lavoratori autoconvocat* - contro la crisi
lavoratoriautoconvocati@gmail.com
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