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Sono iniziati gli scavi presso la discarica di Borgo Montello (Latina)
alla ricerca di rifiuti tossici la cui presenza è stata ipotizzata,
oltre che dai rilievi dell’Enaa, anche sulla base della dichiarazione
di esponenti del clan dei Casalesi che parlarono di smaltimenti
illegali nella zona.
Risultati, al momento, deludenti.
Lo afferma
Antonio Turri, ex leader di Libera: «Scavano nel posto sbagliato».
Mentre nel Lazio la polemica sui rifiuti non si ferma, dopo l’ennesima
contestazione sul sito prescelto per il dopo Malagrotta, in terra
pontina si sta cercando di fare luce su questioni annose, laddove
criminalità organizzata, ecomafie e gestioni superficiali in tema di
raccolta dei rifiuti si sono incrociate creando una bomba ambientale
che solo da qualche mese si sta cercando di disinnescare.
Grazie al
contributo della Regione Lazio, dopo non poche contestazioni sulle
procedure adottate dal Comune per l’affidamento dei lavori, presso la
discarica di Montello sono partiti gli scavi sulla prima area
individuata sulla scorta di anomalie elettromagnetiche rilevate da
tecnici.
«Qui venivano abbancati pneumatici», svela l’assessore
all’ambiente del comune di Latina, Fabrizio Cirilli.
Regalo di un
recente passato dove questo tipo di rifiuto non subiva nessun tipo di
trattamento speciale.
Il cantiere (le cui operazioni saranno riprese
con un sistema di videosorveglianza) rimarrà aperto per almeno due
mesi, ed alla «prima» sui risultati conseguiti con i primi colpi di
ruspa hanno voluto essere presenti anche le associazioni che da anni
denunciano la gravità della situazione presso la maxi discarica
chiedendo si faccia luce sui traffici narrati dal pentito Carmine
Schiavone.
Antonio Turri, del movimento I cittadini contro le mafie e
la corruzione, contesta l’operazione definendola «puramente di
facciata».
E spiega: «Tutti sanno che l’area oggetto degli scavi è
stata chiusa nel periodo precedente all’insediamento dei Casalesi in
questo territorio.
Presumo che non si troverà mai nulla, poiché i
problemi sono sicuramente altrove.
Una tesi, questa, confermata anche
dal vecchio direttore della discarica, Achille Cester, che lo ha
dichiarato nell’audizione di luglio scorso in Commissione sicurezza
della Regione Lazio.
Altro che scavi – dice Turri – sarebbero bastati
dei semplici sondaggi per individuare almeno le sostanze inquinanti
visto che, dopo tutti questi anni, i fusti metalli si saranno già
completamente polverizzati».
Fonte "Associazione DifferenziaTi" .. .. .. http://differenziati.com/
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