Tra qualche anno sul Pianeta sorgeranno 538 nuove centrali nucleari: 69 sono attualmente in costruzione, 169 sono pianificate e 329 sono in fase di progettazione.
La notizia arriva dal 45esimo Summit internazionale sulle emergenze planetarie che si sta tenendo in queste ore a Erice e che si chiude il 25 agosto, organizzato dal professore Antonino Zichichi e a cui prendono parte oltre 110 scienziati proveniendio da 40 paesi. Tra attacchi terroristici, minacce informatiche, approvvigionamento idrico e di cibo per sfamare 7 miliardi di persone, si dipanano in queste ore le emergenze che i Governi del Pianeta devono affrontare e le possibili soluzioni da praticare.
Non c’è neanche per la verità tra le emergenze traccia o preoccupazione per l’effetto antropico sulla produzione di anidride carbonica che Zichichi stima al 5% mentre il restante 95% è prodotto dalla Natura.
Dice il professore siciliano:
Noi siamo divoratori di energia, ma a che livello mangiare energia è sostenibile? Un altro problema è la produzione di cibo a livello globale: bisogna che si capisca qual è il livello energetico al quale noi possiamo arrivare per produrre globalmente abbastanza cibo per i sette miliardi di esseri viventi, che popolano questa “navicella spaziale” che gira attorno al Sole. Un altro problema, per esempio, è la dinamica delle foreste: noi non possiamo ignorare che se non ci fossero foreste noi non sopravvivremmo. Un altro problema è l’inquinamento dell’acqua e l’invecchiamento della razza umana: questa forma di materia vivente alla quale apparteniamo è destinata a vivere molto più a lungo, ponendo problemi di cui la comunità scientifica si deve occupare.Dunque divoratori di energia che si affidano al nucleare che secondo Zichichi è una soluzione a patto che sia sicuro (il che per me nucleare sicuro è già un ossimoro). Due considerazioni importanti e sostanziose sono comunque emerse rispetto alla crescita esponenziale della costruzione di nuove centrali nucleari nel mondo.
La prima: per l’80% saranno installate in Paesi in via di Sviluppo e come lo stesso Zichichi ha sottolineato che da quelle parti i livelli di sicurezza non sono ottimali; la seconda considerazione è che il nucleare a fronte di uan sicurezza discutibile è ancora estremamente caro come ha avuto modo di spiegare Thomas Judge raccontando della rinunce di Polonia e Bulgaria poiché l’ammortamento è previsto in almeno 30 anni. Il che porta al ragionamento fatto da Robert Budnitz in merito alla demolizione delle vecchie centrali nucleari:
E’ piuttosto utopica, almeno negli Usa, dove l’impianto piu’ giovane risale al 1970. Infatti, secondo lo studioso, essendo strutture i cui costi sono stati completamente ammortizzati, fruttano straordinari profitti.Infine, una riflessione fatta da Hans Holger Rogner dell’International atomic energy agency (Iaea) che ha sottilineato che l’organismo per cui lavora non detta le regole in materia nucleare ma che semmai ne traccia le linee guida:
Gli incidenti nucleari non conoscono confini, per cui anche nella costruzione delle centrali sarebbe opportuno un qualche accordo internazionale per un’integrazione delle politiche in materia.Al seminario di apertura ha partecipato anche Annamaria Cancellieri nostro ministro degli Interni che nella prima giornata di lavori ha spiegato che la prima delle emergenze che riguardano il nostro Pianeta è rappresentata dal terrorismo. Il che la dice lunga rispetto alla percezione del tipo pericoli discussi in ambito politico internazionale.
Via | Blog Sicilia, Tele Sud3, News Vaticane
Come si spiega allora che tutti sono terrorizzati da questi due effetti: l’anidride carbonica e l’effetto-serra? Quanto incide su questo l’attività umana? Ecco il problema chiave. Nella peggiore delle ipotesi, incide per il 5%.
Il 95%è, infatti, dovuto alla natura non all’uomo.
Quindi, attenzione: quando parliamo di emergenza planetaria, dobbiamo occuparci delle vere emergenze, che sono 71, e non sono né l’effetto serra e né l’anidride carbonica, due effetti su cui i governi di tutto il mondo sono decisi ad intervenire, spendendo miliardi di dollari, invece di spenderli nelle 71 emergenze planetarie reali, di cui dovremmo cercare di superare gli effetti.
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