(Fonte articolo, Maria Lanciotti, clicca qui)
Si è svolta dal 3 al 5 agosto al Villaggio Ardeatino la 3^edizione del
Dis-Camping organizzato dal No Inc. Come si è detto già in un
precedente articolo l’iniziativa è stata ospitata in una vigna che si
trova proprio di fronte al terrapieno del VII invaso, al km 25 di via
Ardeatina.
Un programma intenso con dibattiti, proiezioni, mostre e
musica e momento conviviale cui ha partecipato gente di ogni età e
condizione, prodigandosi tutti per la buona riuscita della
manifestazione.
Tante cose sono accadute in questi ultimi tempi riguardo
alla gestione dei rifiuti nel Lazio, difficile tirare le fila tra tanti
balletti e giravolte e trame insondabili, ma si cerca comunque di fare
il punto di una situazione che sembra stia sempre lì lì per sbloccarsi
ma non si riesce a capire per quale direzione.
Sul VII invaso si è
detto che per ora funziona in parte ed è in via di completamento. Che
proprio dietro al terrapieno dovrebbe sorgere l’inceneritore dei
Castelli, ma è bloccato il flusso dei fondi pubblici dei Cip 6. Si è
parlato della lunga stagione di scontri fra istituzioni e apparati
politici: “Chi ha avuto fin qui il monopolio non rinuncia – sintetizza
il giovane relatore – e c’è chi tenta di strapparne qualche fetta”.
Si
parla dei territori che ‘non gradiscono’ la discarica dei rifiuti
indifferenziati dove si trovano come minimo pure le batterie delle auto
ed è tutto regolare, nella legge.
Si parla di Quarto della Zolforatella
indicato come sito per la discarica di Roma, nel polo industriale di
Pomezia dove c’è già una megadiscarica di amianto. “Uno scenario
preoccupante, gravi danni accertati e denunciati. Sversamenti di
percolato nelle falde acquifere – ricorda il relatore – la Pontina
Ambiente ha chiamato il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche, ndr),
quel materiale fa parte del patrimonio delle istituzioni. Occorre
denunciare, provare a far pagare questo tipo di gestione a questi
signori”.
“Altra nota dolente – interviene un altro relatore – questa
‘collina’ alta 15 metri, un abuso che prevede la sanzione del sequestro
del manufatto e ripristino dell’area. Occorre tenere alta la guardia –
avvisa il relatore – a fronte di comportamenti che si prefigurano
inquietanti”. Si parla poi dello sversamento rifiuti ‘tal quali’ e del
“foraggiamento ulteriore con l’incentivo pubblico che non manca mai in
questi casi”, di Clini che fa bei discorsi sulla raccolta differenziata
e quel che segue e insomma la solita storiella per abbindolare.
“Finché
il problema non ti tocca in prima persona – interviene Carla del
Comitato ‘Rifiuti Zero Fiumicino’ – non ti attrezzi per affrontarlo.
Qui non si parla più del post-Malagrotta, la situazione è in un momento
di stallo. Difficile a lungo andare tenere desta l’attenzione della
gente.
Per quanto riguarda Pizzo del Prete (sito indicato per la
discarica definitiva, ndr) il pericolo sembra scongiurato, a danno di
Albano”.
Si vanno a toccare poi argomenti come ‘Digestione anaerobica’
e
‘Impianti a biomasse’ per cui ci vorrebbe un trattato a parte, e si
torna a considerare il fatto evidente che “la questione rifiuti non è
stata mai messa al centro dell’iniziativa politica”.
Parla poi Leonardo
del Coordinamento Valle del Sacco, lamentando che i media non parlano
mai di Colleferro (un agglomerato pazzesco di inceneritori,
cementificio, turbogas e fabbrica di armi, ndr).
“Roma non ce la fa a
smaltire il tal quale e dirotta verso la provincia – riassume e chiude
Leonardo – e questo è il Piano dei rifiuti fatto con i piedi. Una
gestione malata, ma l’alternativa c’è”.
Simone riporta poi l’attenzione
alla situazione drammatica di Roncigliano al di là dei rifiuti a
ridosso delle abitazioni di via Ardeatina, alle acque nere sversate nel
depuratore costruito in 3 mesi, al progetto di una centrale elettrica:
“La gestione dei rifiuti fa gola agli imprenditori. Cerroni ha chiesto
in diretta tv almeno una garanzia per accendere un mutuo bancario. Oggi
Malagrotta è una zona morta da tanti punti di vista. Qui a Roncigliano
i sette invasi cominciano a rilasciare percolato, il deterioramento si
fa sempre più grave. Bonificare Roncigliano è pressoché impossibile.
Il
Cnr non ha proceduto alla caratterizzazione idrogeologica richiesta –
prosegue Simone – perché già la stava effettuando per la Pontina
Ambiente, e non potevano fare questa analisi per non andare in
conflitto.
E quindi meglio privilegiare il privato che la collettività.
Il nemico da affrontare è potente, ma la battaglia si può vincere
perché fino ad oggi l’inceneritore ancora non c’è. Il plauso va a tutte
quelle persone che si sono battute e si battono per tutelare questo
territorio.
Venti anni fa qui era un paradiso – conclude Simone con un
tono di voce che fa venire un nodo alla gola a tutti presenti – e fra
venti anni che accadrà, con questo trend?”.
E vanno avanti gli
interventi, spiegando e chiarendo i punti oscuri di una vicenda che
tiene da anni col fiato sospeso più generazioni, sempre in prima linea
i giovani che si buttano sugli studi della complessa materia per
un’informazione sempre più approfondita, sempre presenti i tecnici con
la loro esperienza diretta che non teme smentite, e i toni che si fanno
sempre più allarmati per i fatti risaputi e quelli che forse non
verranno mai a galla, ma emanano odore di marcio lontano un miglio.
“Serve la certificazione per sapere se in questo territorio, come in
tanti altri, si è verificato un disastro ambientale oppure no – dice
Aldo –. In teoria si potrebbe verificare il caso che chiudi la
discarica e ci costruisci sopra l’inceneritore. La verità è che noi
stiamo nelle mani di una gabbia di matti”.
“Prima di quel terrapieno di
15 metri, nel marzo/aprile 2011, lì c’era una vigna uguale a questa,
con un’azienda vinicola che esportava il suo marchio in tutto il
mondo”, così inizia Daniele Castri il suo intervento, cui segue un
resoconto essenziale delle irregolarità accertate sulla discarica e ben
visibili anche ai profani, delle procedure dubbie legate alla
costruzione dell’inceneritore dei Castelli, dei tre ricorsi attivati
dal NoInc e in attesa di riscontro, di certe manovre ‘intimidatorie’
che mirano a fiaccare le già esigue risorse del Coordinamento, che va
avanti sulla via della legalità sostenendo le spese a furia di
autotassazioni e cene sociali.
In quanto alla raccolta differenziata
porta a porta, al chiasso che si sta facendo in proposito e ai fondi a
disposizione, poco e niente quadra, sembra più che altro una messa in
scena per acquietare gli animi,
come la segnaletica e gli striscioni
adottati da vari comuni castellani per dire no a discariche e
inceneritore.
“Tranne il comune di Ariccia – conclude Castri – per il
resto tutto rimane da vedersi. Solo belle parole”. E questa è la
stringata resa di un momento di confronto come tanti ce ne sono stati
in questa tre giorni di camping libero, all’insegna dell’amicizia e
rinnovata fiducia per un futuro da costruire insieme.
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