I
clamorosi errori, le incredibili incompetenze, le carte taroccate della
Regione Lazio per arricchire il monopolio del signor Cerroni
A seguito dei numerosi suggerimenti e commenti pervenuti in questi giorni al nostro blog,
abbiamo approfondito la singolare procedura seguita
dalle Istituzioni della Repubblica Italiana per la scelta del nuovo
sito che dovrà sostituire la discarica di Malagrotta del signor Cerroni
La Commissione Europea ci osserva e
presto partiranno le sanzioni alla Repubblica Italiana per l’irregolare
gestione della discarica di Malagrotta e delle altre discariche del
Lazio (sempre di proprietà del signor Cerroni).
L’articolo
è stata predisposto commentando solo materiale ufficiale, evitando di
attingere alle innumerevoli “veline” diffuse e pubblicate sulla stampa.
Il futuro di Roma, del Lazio e dell’Italia non può essere costruito su “attività illecite nella gestione dei rifiuti”
Ristabilire le regole democratiche, dare trasparenza alle procedure, garantire la partecipazione delle popolazioni e dei territori è in questo momento fondamentale per il futuro di Roma,
In particolare è stata utilizzata la relazione predisposta dalla Commissione Parlamentare dal titolo molto chiaro:
RELAZIONE TERRITORIALE SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI NELLA REGIONE LAZIO.
Va
sottolineato che quello di cui stiamo parlando sono considerate dalla
Commissione Parlamentare “attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti nella Regione Lazio”.
La Commissione Parlamentare ha dedicato un intero capitolo della relazione per cercare di chiarire il mistero del documento di «Analisi preliminare di individuazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi» predisposto dalla regione Lazio.
S1 Corcolle – San Vittorino;
S2 Osteriaccia (via Leopoli);
S3 Pizzo del Prete – Le Macchiozze;
S4 Quadro Alto;
S5 Procoio Vecchio – Pian dell’Olmo;
S6 Monti dell’Ortaccio;
S7 Castel Romano – Quartuccio.
Il documento di analisi preliminare della Regione Lazio è centrale in
questa vicenda in quanto l’ordinanza OPCM 3963 del 6 settembre 2011 del
Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Silvio Berlusconi, vincola
di fatto il Commissario delegato a scegliere il nuovo sito tra quelli
riportati nel suddetto documento di analisi preliminare della Regione
Lazio.
Anche la nuova ordinanza del
Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Mario Monti, vincola di
fatto il nuovo Commissario delegato, il Prefetto a riposo Goffredo
Sottile, a scegliere il nuovo sito tra quelli riportati nel suddetto documento di analisi preliminare della Regione Lazio.
La Commissione Parlamentare ha rilevato subito gravissime irregolarità, bacchettando la Regione Lazio: “Occorre
evidenziare che nel documento di analisi preliminare inviato alla
Commissione non sono indicati i nominativi dei soggetti che hanno
curato la pratica presso la Regione, né il documento risulta
sottoscritto da alcuno. Non è, poi, nota la data nella quale è stato
redatto”.
NDR:
Stiamo dicendo che a due Presidenti del Consiglio dei Ministri della
Repubblica Italiana è stata fatta firmare un’ordinanza di nomina del
Commissario delegato, prima il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e poi
in sostituzione il Prefetto a riposo Goffredo Sottile, con il vincolo
di effettuare la scelta del sito sostitutivo di Malagrotta sulla base
di un documento senza data, senza nominativi dei soggetti che hanno
curato la pratica e senza la firma di alcuno?
La cosa è molto grave e la Commissione Parlamentare sulle attività illecite nella gestione dei rifiuti ha voluto, quindi, approfondire le seguenti questioni:
“– per quale motivo sia stato redatto il documento di analisi preliminare da parte della regione;
– quali
attività istruttorie la regione Lazio abbia posto in essere per
l’individuazione dei siti tra i quali, prioritariamente, il commissario
straordinario deve effettuare la scelta;
– quale valenza abbia, nel contesto procedimentale, il documento in questione”.
La Commissione
Parlamentare ha appositamente audito l’assessore regionale all’ambiente
Pietro Dipaolantonio, nonché il direttore delle attività produttive e
rifiuti della regione Lazio, Mario Marotta.
Alle domande del presidente della Commissione, il direttore Marotta ha così risposto:
«Il tutto
nasce da un documento negativo del comune di Roma, che afferma che,
sulla base dei criteri di localizzazione fissati dalla prima
deliberazione della giunta regionale del 2010, non ci sono siti idonei
in tutto il territorio di Roma (...). La competenza, ai sensi del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, non è neanche del comune di
Roma, ma è incardinata nelle funzioni e nelle attribuzioni che la
Costituzione riconosce alla provincia, sentito il comune (...). A
seguito di ciò, abbiamo cominciato a cercare dati utili nelle
documentazioni regionali, compresi – come qualcuno ha riportato – gli
studi effettuati da periti e soggetti privati depositati e quindi
legittimamente utilizzabili dalla regione Lazio (...) qualora in futuro
la regione avesse voluto esercitare un potere sostitutivo diretto
(...). La regione Lazio valuta, quindi, tutta la documentazione, che
parte dallo stesso studio del comune di Roma. In pratica, senza
dubitare della validità tecnica di quel documento, ci siamo permessi di
revisionarlo e, difatti, i sette siti si ritrovano pedissequamente
nello studio del comune di Roma. Successivamente, li abbiamo
revisionati, evidenziando alcune criticità (...)».
L’assessore
regionale all’ambiente Pietro Dipaolantonio ha sottolineato alla
Commissione Parlamentare il “dequalificato” lavoro prodotto dagli
uffici della Regione Lazio affermando che: “non esistono verifiche
tramite sopralluoghi preliminari, men che meno indagini svolte
preventivamente all’individuazione dei siti effettuate da parte della
regione Lazio. La documentazione utilizzata per la redazione
dell’analisi preliminare, per la quasi totalità, è reperibile su siti
Internet pubblici”.
NDR:
Stiamo dicendo che il Comune di Roma ha predisposto un documento in cui
boccia i sette siti perché assolutamente inidonei. La Costituzione
della Repubblica Italiana attribuisce la funzione di scelta del sito
alla Provincia di Roma, sentiti i Comuni interessati. La Regione Lazio,
senza avere alcuna funzione delegata, predispone un improvvisato
documento di analisi preliminare riproponendo i sette siti già bocciati
dal comune di Roma.
Il documento di analisi preliminare si basa sulle
precise indicazioni del signor Cerroni e su materiale reperito
liberamente su Internet. Tale documento diventa vincolante su ordinanza
del Presidente del Consiglio dei Ministri per la scelta del nuovo sito
per la discarica di Roma.
Dopo queste illuminanti audizioni, la Commissione Parlamentare sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti è arrivata a conclusioni pesantissime:
- “Il documento di Analisi preliminare della regione, pur richiamato nell’ordinanza di nomina del commissario straordinario, risulta essere del tutto inadeguato sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista giuridico”.
- “La Commissione non può che evidenziare che tale documento preliminare, ripreso nell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, ha poi condizionato le successive fasi della procedura, non avendo le strutture commissariali proceduto all’analisi di altri siti rispetto a quelli ivi indicati”.
- “Tutti i siti indicati nel documento di analisi preliminare presentano rilevanti criticità”.
- “Resta, in ogni caso, difficilmente comprensibile la logica posta alla base di un’ordinanza che dispone che la scelta del sito debba avvenire prioritariamente tra i siti indicati dalla regione Lazio nel documento di analisi preliminare, documento di carattere meramente compilativo e non preceduto da alcuna attività istruttoria sostanziale”.
In questo contesto solo una sola cosa è chiara e comprensibile: come spiegato dall’assessore regionale “il consorzio Co.La.Ri. (NDR:
il signor Cerroni) nel 2009 ha presentato tre differenti istanze di
autorizzazione per realizzazione di discariche per rifiuti urbani e
assimilabili (non recuperabili e non trattabili in impianti tmb) nelle
località «Monti dell’Ortaccio», «Quadro Alto» nel comune di Riano
(provincia di Roma) e per la realizzazione di «discarica per rifiuti
speciali non pericolosi» nel comune di Roma,
in località «Pian
dell’Olmo»”.
Purtroppo è
chiaro a tutti che il vero piano per l’individuazione delle nuove
discariche è stato scritto e dettato alla Regione Lazio dal signor
Cerroni.
Dopo il fallimento del Commissario delegato Giuseppe Pecoraro,
il Prefetto che per sottrarsi all’imbarazzante abbraccio del signor
Cerroni voleva portare i rifiuti di Roma a ridosso del sito
archeologico di Villa Adriana, altre teste cadono.
Il dirigente
del settore rifiuti della Regione Lazio, Mario Marotta, dopo la
brillante figuraccia alla Commissione Parlamentare si è dimesso il
primo agosto.
Anche il capo area ha lasciato.
Di fatto il settore
rifiuti della Regione Lazio è sguarnito e non è facile trovare un
dirigente che voglia occupare quel posto,
la materia è rovente anche a
causa delle numerose inchieste della procura.
Coinvolgere le massime cariche dello Stato (il
Presidente del Consiglio dei Ministri, prima l’On. Silvio Berlusconi e
poi l’On. Mario Monti, il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, il
prefetto a riposo Goffredo Sottile) in questa ridicola commedia e in
questo sporco gioco organizzato solo per arricchire il monopolio del
signor Cerroni lede e mortifica pesantemente il ruolo delle
istituzioni, offende la democrazia, indigna la sensibilità e
l’intelligenza di tutti i cittadini.
Creare
situazioni di preoccupazione delle popolazioni e problemi di ordine
pubblico nei territori con proposte di siti alternativi a Malagrotta
palesemente inidonei, già bocciati dal Comune di Roma, è un atto
gravissimo di disonestà morale e di indecente irresponsabilità
istituzionale.
Il futuro di Roma, del Lazio e dell’Italia non può essere costruito su “attività illecite nella gestione dei rifiuti”
(la vicenda di Napoli è di grande
insegnamento).
Le regole democratiche vanno immediatamente ripristinate.
La corretta gestione dei rifiuti non è un problema da affidare ad un Prefetto a riposo!!!
Come previsto
dalla Costituzione Italiana, la Provincia di Roma deve individuare il
nuovo sito insieme ai Comuni interessati, in modo trasparente e con la
partecipazione dei cittadini e delle popolazioni.
Se il Presidente della Provincia di Roma,
Nicola Zingaretti,
non è in grado di svolgere tale funzione prevista dalla Costituzione
deve semplicemente trarne le conseguenze e rassegnare le proprie
dimissioni.
Ristabilire le regole democratiche, dare trasparenza alle procedure, garantire la partecipazione delle popolazioni e dei territori è in questo momento fondamentale per il futuro di Roma,
del Lazio e dell’Italia.
Post interessante.
RispondiEliminaGrazie mille per il commento, CIAO!!!
Sono me mi .. a ringraziarTi/Vi di seguire il mio blogspot Lario .. gradirei da tutti Voi una più attiva partecipazione dato che a mio parere un blog vive e cresce nei commenti sviluppando un dialogo .. per esempio .. NON HO RIPORTATO LA FRASE CON LA QUALE DANILO CONCLUDEVA : ".. Come ci ha ricordato il Presidente On. Mario Monti, la Commissione Europea ci osserva e ci valuta".
RispondiEliminaNON SONO ASSOLUTAMENTE D'ACCORDO e volevo scriverne il motivo sia Là che Qua .. mi scuso per non averlo ancora fatto ma mi è mancato (e ancora mi manca) il tempo .. LO FARO' PERCHE' A MIO GIUDIZIO VA CONTRO LA MIA ETICA PERSONALE E DI LOTTA SIA DEI NO-INC MA, SOPRATUTTO DEI NO-DEBITO, entrambi Coordinamenti di Lotta Castelli-Litoranea .. ..
per ora contraccambio il graditerrimo tuo e Ti invio un affettuoso saluto :-)