Approvata
la delibera di 'revoca dello scenario di controllo e del relativo
schema di flusso'.
"Ora spingere sul porta a porta".
Intanto, viene
preso in considerazione l'impianto di smaltimento di proprietà della
Ecofer Ambiente. E tramontano le ipotesi Selvotta e Laurentina.
E cazzo sì, tutto ai castelli Romani, tanto gli abitanti sono stronzi no?
dal sito http://roma.repubblica.it/
Approvata a maggioranza dal Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Daniele Leodori, la delibera di modifica del Piano di gestione regionale dei rifiuti (la n.12 del 14 giugno 2013), che stabilisce la 'revoca dello scenario di controllo e del relativo schema di flusso': in sostanza è stata cancellata la possibilità per l'amministrazione di derogare alle normative nazionali ed europee in materia, una sorta di 'exit strategy' contemplata invece nel Piano rifiuti della giunta Polverini, secondo cui in caso di mancata riduzione della produzione dei rifiuti e di percentuali di raccolta differenziata inferiori al 65 per cento, si potessero attuare interventi in deroga a quelli indicati dalla legge per i Comuni inadempienti. In questo modo, come spiegato dall'attuale giunta, "si riafferma il principio per cui 'il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani' va imperniato sulla raccolta differenziata porta a porta, per cui la giunta Zingaretti ha già stanziato nel nuovo bilancio 150 milioni di euro".
La delibera, oltre a cancellare "l'anomalia" del 'piano B' per i Comuni inadempienti, rappresenta per l'amministrazione "l'avvio del processo di monitoraggio e aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti nel Lazio. Processo che si realizzera' attraverso la concertazione [leggi corruzione] con enti locali e associazioni". L'approvazione del provvedimento, inoltre, va incontro alla richiesta di abrogazione dello scenario di controllo oggetto del referendum regionale "promosso da un ampio fronte di comitati e Comuni", la cui indizione sarebbe prevista entro il prossimo mese di agosto, permettendo in questo modo "un risparmio per la Regione tra i 10 e i 20 milioni di euro".
"Lo scenario prevedeva che in caso di aumento dei rifiuti e non della raccolta differenziata, servissero altri impianti industriali per il recupero energetico dei rifiuti. I dati sono diversi, ora dobbiamo aggiornare il Piano rifiuti - ha detto l'assessore alle Politiche dei rifiuti della Regione Lazio, Michele Civita - Come indirizzo politico ci poniamo l'obiettivo realistico, monitorando bene i flussi, di aumentare la raccolta differenziata dei rifiuti e il riuso, senza bisogno di nuovi impianti. Per capire la necessità impiantistica non serviva lo scenario di controllo".
Discarica. Intanto spunta un altro sito che potrebbe ospitare la discarica, erede di Malagrotta, e che accoglierà i rifiuti trattati della Capitale. Non è la cava di inerti di via della Selvotta, né quella in via Laurentina, né quella di Tor Tignosa e nemmeno il posto di proprietà dell'avvocato Cerroni alla Solforatella.
L'ambito di riferimento è sempre Roma Sud: si tratta di una discarica di proprietà della Ecofer Ambiente, già autorizzata dalla Regione e situata in via Ardeatina, dove vengono smaltiti rifiuti pericolosi, in particolare il 'fluff', cioè la parte non ferrosa delle carcasse d'auto rottamate e sottoposte a frantumazione.
Il tavolo tecnico coordinato dal commissario, Goffredo Sottile, e che oggi si è riunito per oltre due ore, ha verificato che le ipotesi valutate nei giorni scorsi non sono adeguate all'esigenza di realizzare in quei luoghi quel tipo di impianto di smaltimento. Infatti, nell'area Laurentina-Santa Palomba (che accomuna tutti i siti menzionati), oltre al 'problema' del cosiddetto vincolo Bondi che tutela l'ambito meridionale dell'agro romano c'è soprattutto quello legato alla falda acquifera che, secondo alcuni dati arrivati dalla Regione Lazio, tende a crescere nel corso dell'anno e questo basta a impedire in quei territori il progetto discarica. Perché il serio rischio sarebbe quello di ritrovarsi a che fare con i rifiuti che galleggiano. In più per quanto riguarda la cava di pozzolana di Tor Tignosa (Santa Palomba) e il sito della Solforatella, come già emerso nei mesi passati, qui c'è anche la problematica relativa alla presenza di zolfo sotto il terreno. Insomma, solfatare sotterranee che se mai si manifestassero in superficie "sparerebbero" l'immondizia verso l'alto a mo' di geyser.
Ecco allora che, come riporta l'agenzia Dire, l'attenzione dei tecnici di Regione, Comune e Provincia si è concentrata fortemente su un altro sito presente nella lista dei dieci (tra cave di inerti e discariche già autorizzate): è la discarica di proprietà della Ecofer Ambiente in via Ardeatina (a meno di 1 km dalla zona densamente popolata di Santa Maria delle Mole). Al momento è questa l'ipotesi più probabile che entro una settimana Sottile dovrà sottoporre al ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, come previsto dal decreto di un mese fa che però ancora non è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale e quindi non ancora in vigore.
Nel frattempo, prosegue il lavoro di Ama per portare fuori dalla città i rifiuti trattati dall'1 ottobre (quando sarà scaduta la proroga di Malagrotta) in poi. Entro mercoledì prossimo la municipalizzata lancerà il bando ordinario per l'esportazione dei rifiuti fuori dal Lazio e/o dall'Italia. La sua durata sarà di un anno e potrà essere rinnovato. Al momento non è stata definita la base d'asta del bando nè è chiaro quante saranno le tonnellate coinvolte. Questa gara vedrà i suoi esiti dopo circa sei mesi, pertanto si sta valutando la possibilità di indire un'altra gara, questa volta ristretta a pochi soggetti (3/5), per assicurare il trasporto dei rifiuti nel periodo che intercorre tra la chiusura di Malagrotta e l'assegnazione del bando 'ordinario'.
Coordinamento Contro l'Inceneritore di Albano
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