Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 9 luglio 2013

Illegittimo inviare i rifiuti fuori Roma, il Tar boccia due decreti di Clini

ATTENZIONE, PROSSIMI APPUNTAMENTI IN PROGRAMMA 
E INVITI PER TUTTA LA CITTADINANZA
DEI CASTELLI ROMANI:
  • 10 LUGLIO ORE 18:00 ASSEMBLEA CITTADINA AGGIORNAMENTO VERTENZA INCENERITORE E DISCARICA PRESSO VIA S.BERARDI MARSI 32 MONTAGNANO DI ARDEA
  • 12 LUGLIO ORE 9:00 ALLE ORE 12:00 PRESIDIO CITTADINO SOTTO AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO/INDUSTRIA A ROMA, VIA MOLISE 2, IL TUTTO PER NON FAR AVERE ALL’INCENERITORE DEI CASTELLI ROMANI I SOLDI PUBBLICI (DELLA CITTADINANZA)
(Fonte articolo, La Repubblica, clicca qui
I rifiuti di Roma non potevano e non possono andare a trattamento nei tmb (trattameno meccanico-biologico) fuori della Capitale, in particolare quelli di Colfelice, Viterbo e Albano. E’ quanto stabilisce la sentenza della sezione seconda bis del Tar Lazio che, accogliendo in parte i ricorsi presentati dal Comune di Albano, dalla Provincia di Frosinone e dalla società Saf (che gestisce il Tmb di Colfelice), ha bocciato in parte i due decreti emanati, rispettivamente a gennaio e a marzo, dall’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per cercare di risolvere l’emergenza dei rifiuti a Roma, soprattutto nella parte relativa al mancato trattamento di tutto il “tal quale” prodotto dalla Capitale. Una decisione contro cui, forse già lunedì, il ministero ricorrerà al Consiglio di Stato. I legali chiederanno un provvedimento urgente di sospensione di quanto stabilito dai giudici di primo grado, per evitare che torni nella Capitale tutto quel ‘tal quale’ che gli impianti della città non sono in grado di trattare. Il primo dei due decreti contestati dal Tar aveva nominato commissario all’emergenza rifiuti di Roma, Goffredo Sottile, attribuendogli alcuni poteri, tra cui quello di individuare una serie di impianti di trattamento fuori Roma e inviare lì una quota di rifiuti indifferenziati che i 4 tmb di Roma non riescono a trattare. Alla fine il commissario scelse gli impianti di Albano, Colfelice e Viterbo e così, prima da febbraio (Albano e Viterbo) e poi da aprile (Colfelice), i camion dell’Ama hanno cominciato a portare lì i rifiuti. Un comportamento illegittimo secondo il collegio presieduto da Eduardo Pugliese perché Sottile non avrebbe dovuto avere quei poteri. Per i giudici, che si sono espressi in seguito a un’udienza di merito dopo avere sospeso in via cautelare a febbraio il decreto Clini (poi riabilitato successivamente dal Consiglio di Stato), “nessuna disposizione autorizza, invero, a ritenere tra le competenze il conferimento per il trattamento meccanico biologico in impianti di differenti ambiti territoriali e adibiti, nonché dimensionati, a diverse esigenze su scala locale”. Il collegio ha rilevato che “per lo svolgimento dei compiti” previsti dal primo decreto Clini “sono conferiti al commissario i poteri di cui all’Opcm 6 settembre 2011, n.3963″, cioè l’ordinanza con la quale all’epoca venne nominato Giuseppe Pecoraro commissario ai rifiuti di Roma e nella quale si stabilivano i suoi poteri e compiti, ovvero l’individuazione di una o più discariche per il post Malagrotta e la realizzazione di un quinto Tmb. Però “dal confronto delle disposizioni (Opcm e decreto Clini, ndr)- si legge ancora nella sentenza- si evince un chiaro divario: mentre la prima, infatti, limita i compiti commissariali alla ‘continuità nelle azioni in corso per il superamento di tale criticità’ ovvero tese primariamente ‘alla realizzazione di una o più discariche’ per fronteggiare l’imminente chiusura del sito di Malagrotta ‘e/o’, in secondo luogo, ‘per l’ampliamento di discariche esistenti indicate dalla medesima Regione’, come soluzione al medesimo problema, la seconda fonte, di natura provvedimentale, amplia invece i poteri assegnando la possibilità di individuare alcuni siti nell’ambito dell’intera Regione Lazio, ai quali conferire in trattamento – con i poteri di diffida e sostitutivi – i rifiuti della Capitale”. Tutto ciò “è sufficiente a inficiare la legittimità dei decreti ministeriali impugnati” e “ne deriva che i provvedimenti commissariali conseguenti risultano inficiati da illegittimità derivata, nonché da incompetenza e straripamento di potere con riferimento ai limiti che risultano previsti dalla legge istitutiva e all’Opcm 3963″. Per questo motivo i giudici di primo grado hanno annullato il primo decreto Clini “nella parte e per i profili sopra specificati, con riguardo all’ampliamento dei poteri commissariali e alla connessa individuazione degli impianti di trattamento, nonché sono annullati i conseguenti decreti integrativi e i successivi e connessi provvedimenti commissarali gravati”.

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