Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

domenica 6 maggio 2012

Albano: prosegue la battaglia legale del “No Inc”

_(Fonte articolo, clicca qui) “Una nuova ed importante denuncia penale è stata, da poche ore, depositata presso la Procura della Repubblica di Roma. Dopo il partecipatissimo corteo – il decimo – del 14 aprile scorso che ha portato il popolo No Inc a sfilare di nuovo lungo la via Appia e per le strade dei Castelli Romani, è questa la nostra “risposta legale” alla sentenza politica (sentenza n. 1640/2012 della V° Sez. del Consiglio di Stato) relativa all’inceneritore di Albano: una sentenza di Stato (targata Clini) come i motivi (di Stato) che sottende. Abbiamo ritenuto opportuno rivolgerci, prima ancora che agli organi competenti della U.E. (cosa che faremo tra pochi giorni), alla Giustizia penale. Crediamo, difatti, vi sia una netta e radicale differenza tra la legittima ed ampia discrezionalità (invocata dalla sentenza del CDS, nota n. 1) che una Pubblica Amministrazione come la Regione Lazio esercita nello svolgimento delle propri funzioni e quelle che sono, viceversa, le forzature, le pressioni, le omissioni plateali che sarebbero state esercitate da parte di alcuni dirigenti della Regione Lazio e consulenti privati sull’intero iter amministrativo d’approvazione e localizzazione del tristemente noto inceneritore all’interno della discarica di Albano. Ricordate il fuori-onda di Report con le famigerate dichiarazioni dello scomparso assessore ai Rifiuti (della Regione Lazio) Mario Di Carlo? Quelle parole palesavano in modo becero e volgare solo la punta dell’iceberg del sistema opaco di ricatti ed amicizie s/comode della cosiddetta “cricca” Marrazzo–Di Carlo. Il resto del sistema, difatti, sarebbe rimasto celato all’ombra di procedure amministrative, tecniche, burocratiche e legali: ovvero dietro importanti e subdole evidenze documentali, altrettanto plateali, controfirmate da dirigenti e tecnici apparentemente compiacenti ma conosciute solo dagli addetti ai lavori: l’ordinanza del presidente della Regione Lazio (Marrazzo) n. Z-0003 del 22.10.2008 (annullata dal Consiglio di Stato) che pretendeva di garantire i Cip 6 (ovvero i fondi pubblici) per la costruzione dell’impianto di Albano nonostante i termini di legge non lo permettessero; i due progetti dell’inceneritore, i due decreti di pubblica utilità (n.116 e n. 147) del Commissario dell’Emergenza rifiuti della regione Lazio (sempre Marrazzo); i due verbali delle valutazioni di impatto ambientali (nota n. 2); i verbali delle due sospensive in autotutela della prima V.I.A.; i verbali delle due conferenze dei servizi(nota n. 3); i verbali della procedura di autorizzazione integrata ambientale (nota n.4), la Aia, etc. Non sembra vi fosse, in tutti questi atti della Regione Lazio, nulla di legittimo e discrezionale ma solo un unico, preordinato, palese obiettivo della cricca: far costruire agli amici degli amici, costi quel che costi, l’inceneritore ad Albano senza frapporre alcun ostacolo e, cosa altrettanto importante, con i soldi dell’erario pubblico (Cip 6). Per capire, nel dettaglio, gli effetti indotti dalla componente politico/industriale su quella amministrativa/burocratica abbiamo chiesto ad esperti del settore di elaborare due nuove ed approfondite relazioni tecniche. Proprio sulla base di queste due nuove relazioni tecniche abbiamo capito ed esaminato, con dovizia di particolari, sia le differenze tra il primo progetto dell’inceneritore (raffreddato ad acqua) ed il secondo (raffreddato ad aria) sia, soprattutto, ciò che sarebbe dovuto avvenire secondo i termini di legge alla luce delle modifiche apportate all’impianto e cosa, viceversa, è avvenuto concretamente nel nostro caso (ed in quali circostanze). Una modifica sostanziale del progetto (tale anche secondo la Asl Rm-H) avrebbe imposto nuove ed approfondite verifiche da parte d’una apposita Commissione Tecnico Scientifica (Art. 4 dell’ordinanza D.P.C.M. dell’8 novembre 2002). Gli amici degli amici – tra un dopocena in via Gradoli ed un pranzo in centro a suon di coda alla vaccinara – avevano, però, altre priorità rispetto alla tutela della salute dei cittadini dei Castelli Romani, dell’ambiente e dell’erario pubblico: accelerare i tempi dell’approvazione amministrativa dell’inceneritore per scongiurare il pericolo di scadenza imposto dalla U.E. (31 dicembre 2008) della contribuzione pubblica Cip-6 (il 7×100 della bolletta elettrica) per la costruzione dell’impianto. Con quali altri soldi, se non quelli pubblici, costruire, in caso contrario, l’inceneritore di Albano?
Diverse le risultanze – oltre alle due nuove relazioni tecniche – da noi sottoposte all’attenzione della Procura di Roma.
Prima di tutto una denuncia nei confronti di due dirigenti della Regione Lazio e di un consulente privato per abuso d’atti d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio, abuso di potere, raggiro, artificio e truffa ai danni dell’Ente Regione Lazio. In secondo luogo la richiesta alla Procura di Roma di una perizia tecnica (nella forma di CTU – commissione tecnica d’ufficio – o di CTS – commissione tecnico-scientifica) al fine di accertare, quanto prima, le modifiche intervenute (ovvero le differenze sostanziali) tra il primo ed il secondo progetto Co.E.Ma. dell’inceneritore di Albano: modifiche che lo rendono, di fatto, un prototipo industriale mai progettato, sperimentato, brevettato né costruito in nessuna parte del mondo. Progetto in sostanza che se realizzato renderebbe i cittadini dei Castelli Romani delle cavie umane. Infine abbiamo avanzato anche la richiesta di sequestro di tutta la documentazione progettuale depositata dal Co.E.Ma. presso la Regione Lazio. Ora, dopo l’apertura di questa nuova procedura penale, avanti tutta verso il prossimo obiettivo: il ricorso all’Unione Europea!
Note:
1) “entro un’ amplissima discrezionalità amministrativa in relazione all’apprezzamento degli interessi pubblici e privati coinvolti”: sent. n.1640/2012, V° Sez Consiglio di Stato.
2) Il procedimento di V.I.A., disciplinato dal D.Lgs 152/2006, è destinato a verificare se nel contesto territoriale, in ragione delle condizioni ambientali (livelli di inquinamenti dell’aria e delle acque superficiali e di falda, presenza di adeguate risorse idriche, presenza di vincoli paesaggistici, particolari condizioni di salute degli abitanti), l’impianto da realizzare sia o meno compatibile con l’ambiente globalmente considerato al fine di tutelare, in particolare, la salute degli abitanti.
3) La conferenza dei servizi, successiva alla fase V.I.A. e precedente la fase A.I.A., è volta a valutare, con voto a maggioranza semplice – all’interno di una riunione collegiale cui partecipano tutti gli enti pubblici indicati dalla legge (Regione, Provincia, Comune, Arpa, Asl, etc) – la favorevolezza o contrarietà alla realizzazione di un’opera pubblica. Ai fini del rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale (ovvero la fase successiva) la legge prevede che vengano acquisiti e messi a verbale i pareri di tutti gli uffici regionali e delle amministrazioni pubbliche territoriali interessate alla possibile realizzazione dell’opera.
4) Il procedimento di autorizzazione integrata ambientale, successivo alla V.I.A., è invece finalizzato a disporre tutte le prescrizioni necessarie al controllo dell’attività da autorizzare ed al controllo della gestione dell’impianto industriale.                                                                                    _(Fonte articolo, clicca qui) Che da un punto di vista politico, con la P maiuscola, cioè di merito e di opportunità, l’inceneritore ”non s’ha da fare, né ora né mai”, è sempre stato chiaro ai cittadini ben informati. Oltre ad indire pubbliche mobilitazioni, il comitato No-Inc strenuamente si batte per dimostrare anche sul profilo della legittimità legale quanto sia ingiusta quest’opera. Dopo che il Consiglio di Stato ha bocciato la precedente sentenza del TAR rimuovendo così gli ostacoli giuridici alla sua costruzione, il team di legali del coordinamento continua a chiedere giustizia nelle aule di tribunale, nella speranza che ancora regni in questo paese, e non sia asservita ai poteri forti, come molti hanno pensato dopo la molto discutibile decisione del Consiglio di Stato. Questa volta si va sul penale, ieri è stata depositata una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma. Si è partiti dalla palese forzatura che scaturiva dall’ordinanza dell’allora presidente della Regione Lazio Marazzo (n. Z-0003 del 22.10.2008, annullata dal Consiglio di Stato) che pretendeva di garantire i ben noti CIP6 (i famosi fondi pubblici, provenienti dalla tassa del 7% della bolletta energetica) indispensabili per la realizzazione dell’eco-mostro da circa 400milioni, nonostante non lo permettessero: i termini di legge, i due progetti dell’inceneritore, i due decreti di pubblica utilità (n.116 e n. 147) del Commissario dell’Emergenza rifiuti della regione Lazio (sempre Marrazzo), i due verbali delle valutazioni di impatto ambientali, i verbali delle due sospensive in autotutela della prima V.I.A., i verbali delle due conferenze dei servizi, i verbali della procedura di autorizzazione integrata ambientale, la Aia, etc. Partendo da questi dati di fatto, che dimostrano più che una legittima discrezionalità politica una forzatura burocratica per portare a termine il disegno della cricca dei rifiuti ben evidenziato nelle inchieste di ”Report”, lo staff legale ha chiesto ad esperti del settore di elaborare due nuove ed approfondite relazioni tecniche. Da queste sono emerse le differenze tra il primo progetto dell’inceneritore (raffreddato ad acqua) ed il secondo (raffreddato ad aria) e soprattutto, ciò che sarebbe dovuto avvenire secondo i termini di legge alla luce delle modifiche apportate all’impianto e cosa, viceversa, è avvenuto concretamente (ed in quali circostanze).
Quindi alla Procura della Repubblica:
  • si contesta il fatto che una modifica sostanziale del progetto (tale anche secondo la Asl Rm-H) avrebbe imposto nuove ed approfondite verifiche da parte d’una apposita Commissione Tecnico Scientifica (Art. 4 dell’ordinanza D.P.C.M. dell’8 novembre 2002);
  • si denunciano due dirigenti della Regione Lazio e un consulente privato per abuso d’atti d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio, abuso di potere, raggiro, artificio e truffa ai danni dell’Ente Regione Lazio;
  • si chiede una perizia tecnica (nella forma di CTU – commissione tecnica d’ufficio – o di CTS – commissione tecnico-scientifica) al fine di accertare quanto prima, le modifiche intervenute (ovvero le differenze sostanziali) tra il primo ed il secondo progetto Co.E.Ma. dell’inceneritore di Albano: modifiche che lo rendono, di fatto, un prototipo industriale mai progettato, sperimentato, brevettato né costruito in nessuna parte del mondo. Progetto in sostanza che se realizzato renderebbe i cittadini dei Castelli Romani delle cavie umane;
  • infine si è avanzata la richiesta di sequestro di tutta la documentazione progettuale depositata dal Co.E.Ma. presso la Regione Lazio.
I referenti legali del comitato NoInc hanno inoltre annunciato che a breve verrà presentato un ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Non possiamo che augurarci che questa battaglia di civiltà sia vinta dai movimenti, oltre che nella aule legali, nelle opportune sedi politiche, adottando i giusti metodi di smaltimento dei rifiuti, affinché a pagarne le conseguenze non sia la salute dei cittadini.

1 commento: