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“Una pallottola costa solo 50 centesimi”. Una minaccia chiara, diretta
e preoccupante quella ricevuta nei giorni scorsi dal Pm di Latina
Giuseppe Miliano, magistrato che da diversi anni segue i reati
ambientali nel sud pontino. Nel suo archivio ha moltissime indagini
delicate, soprattutto sul sistema di gestione dei rifiuti nella zona
compresa tra il fiume Astura e il Garigliano, fino alle porte con la
provincia di Caserta. Sua è la firma sulla richiesta – poi accolta – di
custodia cautelare per Romolo Del Balzo, ex presidente della
commissione lavori pubblici della Regione Lazio, coinvolto in una
gestione più che sospetta dei servizi ambientali a Minturno, che ha
portato in carcere un importante imprenditore del settore. E sua è
l’inchiesta sulla Terracina Ambiente, il gestore della monnezza che
vede tra i soci il gruppo Colucci, principale azienda attiva nella
raccolta e gestione dei rifiuti in provincia di Latina. Il fascicolo
più delicato riguarda, però, la collina di veleni e misteri al confine
con il comune di Nettuno, Borgo Montello. Una discarica nata negli anni
’70 come una semplice buca dove finivano i sacchetti di immondizia di
Latina, divenuta oggi il secondo invaso della regione Lazio, diviso a
metà tra la Ind.eco (Gruppo Grossi di Milano) e la Ecoambiente (azienda
mista con all’interno il comune di Latina, la Unendo di Colucci e il
gruppo dell’avvocato Manlio Cerroni). Martedì prossimo inizierà davanti
al Gup l’udienza per decidere il rinvio a giudizio di diversi manager e
direttori di Ecoambiente, indagati dal pm Giuseppe Miliano per
avvelenamento delle falde acquifere. Un processo chiave, che dovrà
ricostruire una parte della storia di questo piccolo borgo di 3000
abitanti, dove nel 1995 don Cesare Boschin, il parroco in prima fila
nella lotta contro la discarica, venne trovato incaprettato nella sua
canonica. Fu un omicidio rimasto senza colpevoli e senza una verità,
che ancora oggi rappresenta un vero mistero. Solo due mesi fa un
giornalista di una testata locale, La Provincia, aveva chiesto di poter
consultare il fascicolo chiuso in archivio tra i casi irrisolti e senza
neanche un sospettato. Nulla da fare, il procuratore di Latina Andrea
De Gasperis – noto per aver condotto le prime indagini sulla morte di
Ilaria Alpi – ha negato l’accesso. E’ una procura di frontiera quella
dove lavora il Pm Giuseppe Miliano. Mentre apriva la lettera con le
minacce, a Borgo Montello le ruspe iniziavano a scavare il vecchio sito
S0, alla ricerca dei fusti tossici. Un collaboratore di giustizia dei
casalesi – Carmine Schiavone – fin dal 1996 aveva raccontato che quella
discarica, negli anni ’80, era zona loro. Decine di “soldati” pagati
all’epoca 3 milioni di lire presidiavano il territorio, dal Garigliano
fino alle porte di Roma. Nomi mai usciti fuori, indagini condotte con
grandi difficoltà dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma che
hanno portato alla scoperta di quel cartello attivo nella città di
Fondi guidato dai fratelli Tripodo, recentemente condannati come
esponenti della ‘ndrangheta in provincia di Latina. Gruppi criminali
cresciuti negli ultimi trent’anni grazie ad un’alleanza – confermata da
diverse sentenze – stretta con i casalesi. Tra gli affari più redditizi
– ricordava Schiavone – c’erano i rifiuti e quella collina di Borgo
Montello, dove alcuni esponenti incensurati e insospettabili della
famiglia Schiavone di Casal di Principe acquistarono delle terre,
vendute recentemente al gruppo Ind.eco, pronto a sfruttarle per
ampliare gli impianti di trattamento dei rifiuti. Mentre la discarica
cresceva i viaggi dei camion sospetti continuavano. Gli abitanti ancora
oggi ricordano la meticolosità di don Cesare Boschin nell’annotare
quello che accadeva. Ogni domenica andava a visitare le famiglie dei
coloni veneti che contornano la discarica, vendendo le copie di
Famiglia cristiana. E ascoltava. Le donne gli raccontavano con
preoccupazione di viaggi realizzati dai figli verso la Toscana e
l’Emilia Romagna, alla guida di camion che tornavano carichi di bidoni.
I cacciatori ancora oggi hanno davanti agli occhi le montagne di
rifiuti farmaceutici che incontravano attorno all’invaso ufficiale dove
finiva la monnezza della provincia di Latina. Racconti che sono stati
puntualmente riscontrati dalle analisi che il Pm Giuseppe Miliano e
l’Arpa Lazio hanno realizzato negli ultimi due anni nella zona di Borgo
Montello, scoprendo quei veleni di origine industriale che hanno
contaminato le falde acquifere. Sulle minacce al magistrato di Latina
c’è il massimo riserbo. Nessun commento è trapelato dalla Procura,
nessuna pista sembra per ora prevalere. Ma un segnale inquietante ed
importante per quella terra di ‘ndrangheta e camorra chiamata provincia
di Latina, alle porte della capitale.
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