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«O si farà la nuova discarica a Corcolle, o a Roma dal 1° luglio sarà
emergenza rifiuti». Giuseppe Pecoraro, prefetto e commissario di
governo per i rifiuti, va per la sua strada. Dopo mesi di discussioni,
ha scelto il sito per la nuova discarica, a nord est della capitale, un
chilometro circa dai resti di Villa Adriana. Il suo piano è questo: se
il governo approverà Corcolle, ci sarà una proroga -ultima di una
lunghissima serie- per l’attuale discarica di Malagrotta. Altrimenti,
il 30 giugno Malagrotta chiude per sempre e occorrerà trovare di corsa
una soluzione per le 5000 tonnellate al giorno di rifiuti che i romani
producono. Con lo spettro di Napoli sommersa di cartacce e liquami, che
si profila… Nessuno, insomma, si aspetti che Malagrotta venga tenuta
aperta per altri sei mesi solo per continuare l’osceno balletto delle
discariche possibili. Pecoraro attende l’ultimo parere su Corcolle
dall’Avvocatura dello Stato e poi -presumibilmente domani- riferirà al
presidente del Consiglio. Monti potrebbe avallare la scelta di
Pecoraro, o convocare il consiglio dei ministri, dove Corcolle verrebbe
fortemente avversata da Clini (Ambiente) e Ornaghi (Beni culturali).
Ieri Clini ha espresso una convinzione clamorosa, del tutto in
contrasto con l’idea del prefetto: «Il proseguimento di Malagrotta mi
pare una possibilità, non essendoci al momento altre soluzioni». Monti
ha sulle spalle enormi problemi e rivoltare una decisione di un
funzionario governativo è un passo difficile. Tra l’altro, Pecoraro, in
otto mesi di commissariato, si è mosso a largo raggio. Per tre volte ha
avuto contatti anche con gli uomini del Quirinale, interessati allo
svolgimento del delicatissimo compito. Tuttavia, la scelta di Corcolle
contiene una quota di rischi, che potrebbero causare nuovi ritardi.
L’Europa, innanzitutto. Il commissario europeo all’Ambiente sta
studiando il caso Corcolle-Villa Adriana e non si può escludere
l’apertura di una procedura d’infrazione. L’Italia è già sotto
procedura a causa di Malagrotta che, in barba alle regole di Bruxelles,
accoglie rifiuti non trattati. Poi, c’è il deputato europeo Pd, Guido
Milana, che sta raccogliendo firme contro Corcolle fra i suoi colleghi
di ogni orientamento, è già quasi a quota 50, vuole arrivare a 100, per
poi consegnarle a Monti. Inoltre le 5000 firme di intellettuali del
mondo, il comitato «Salviamo Villa Adriana», guidato dal principe
Barberini e l’opposizione del sindaco Alemanno e del presidente della
Provincia, Zingaretti. Al fianco del prefetto resta la governatrice del
Lazio, Polverini. E ci sarebbe anche una disponibilità dei proprietari
dei terreni di Corcolle -la società Brixia- che ha trasferito la sede
dalla Svizzera a Roma per prepararsi all’esproprio. Perché tanta
insistenza su Corcolle? Il prefetto avrebbe voluto segnare una svolta
nella storia dello smaltimento dei rifiuti a Roma. Da oltre trent’anni
questo «lavoro sporco» è stato affidato da una quindicina di sindaci di
diverso colore a un solo uomo, l’avvocato Manlio Cerroni, proprietario
e gestore di Malagrotta. Pecoraro vorrebbe intaccare il monopolio.
Cerroni, che ha 87 anni e ormai smaltisce rifiuti dalla Norvegia al
Brasile, non pensa però di aver perso la partita. «Nel lontano 1975
-racconta- misi anche io l’occhio su Corcolle per fare una discarica,
ma in molti mi spiegarono che per ragioni paesaggistiche e
archeologiche nessuno avrebbe mai dato l’autorizzazione. Ripiegammo su
Malagrotta». Da tre anni Cerroni ha presentato un piano che prevede la
sostituzione di Malagrotta con uno fra tre siti, Monti dell’Ortaccio,
Quadro Alto e Pian dell’Olmo, tutti su terreni suoi. Monti
dell’Ortaccio è il suo preferito, si trova a due passi da Malagrotta e
soprattutto dai suoi impianti di trattamento dei rifiuti. C’è il
problema degli abitanti della zona, che hanno patito per Malagrotta e
vorrebbero finalmente respirare. «Sarebbe stato giusto indennizzare
adeguatamente quei cittadini, per superare le resistenze», dice
Cerroni. Che per ora tiene aperte le carte degli altri due siti.
Secondo lui -contrariamente a quanto detto ieri dal ministro Clini- «la
storia di Malagrotta è finita. Oltre il 31 dicembre non si va. A meno
di far crescere una piramide di rifiuti, che io non ho intenzione di
creare. Una cosa è sicura: io non farò finire Roma sotto i rifiuti come
Napoli. I romani possono stare tranquilli…». Cerroni si presenta come
l’unico che – di fronte all’emergenza – può spazzare Roma. Garantisce
che sia a Pian dell’Olmo sia a Monti dell’Ortaccio tutto sarebbe pronto
in cento giorni, o meno. Per qualsiasi nuova discarica -Corcolle
compresa- fra espropri e gare d’appalto i tempi sarebbero assai più
lunghi. All’orizzonte di tutto questo c’è una strada che
-separatamente- sia il prefetto sia Cerroni prendono in esame: una
società, pubblica e privata, per aprire la nuova era dei rifiuti a Roma
(che naturalmente significa, prima di ogni cosa, più raccolta
differenziata e trattamento biologico di gran parte dei rifiuti). Ama e
Acea da una parte, grandi imprenditori privati della città, cooperative
e Cerroni dall’altra. Vedremo.
giovedì 17 maggio 2012
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