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Per prima cosa dobbiamo imparare a sceglierci i rappresentanti in base a quello che sanno fare, a come lo sanno fare e al loro grado di onestà che, per quanto estraneo al nostro vivere da che mondo e mondo, deve essere assoluto. Poi dobbiamo imparare ad usare il cervello, il che prevede fatica, visto che bisogna informarsi correttamente, magari scartando a priori chi offre soluzioni miracolose perché queste proprio non esistono e sono solo il biglietto da visita di chi si accinge a fregarci. Da lì, poi, bisogna saper fare un po’ di sacrifici, cosa che non aggrada a nessuno e che, solo a proporli, fa perdere le elezioni.
Chi si farebbe operare
anche solo alle tonsille da un ragioniere? E chi passerebbe a cuor
leggero su di un ponte progettato da un cardiologo? Suppongo nessuno.
Eppure noi facciamo allegramente di peggio e lo facciamo tutti i giorni.
Che ci piaccia o no,
i nostri comportamenti da bambini viziati ci
hanno portato ad autosoffocarci di rifiuti senza sapercene liberare.
Anzi, come Ercole che indossa la camicia di Nesso, ad ogni movimento
soffochiamo sempre di più.
Lo vediamo tutti: i
rifiuti aumentano a dismisura e non sappiamo più dove metterli. Li
abbiamo goffamente nascosti per anni e poi, come spazzatura ficcata
sotto il tappeto, la quantità è diventata talmente enorme che era
impossibile continuare a far finta di niente.
Ecco, allora, che qualche
genio escogita l’espediente dell’inceneritore. Si brucia tutto e, di
visibile, resta solo cenere. È tanta ma quella non è un problema perché
si nasconde facilmente. I gas e le polveri, poi, sono una pacchia
perché non si vedono. Uccidono? In fondo, ricordati che devi morire. E,
visto che in questo paese incenerire rifiuti rende palate di quattrini,
la monnezza, la rumenta, il rusco, le scoasse riescono a mantenere
nell’opulenza tante famiglie.
Però resta il problema
delle discariche. Di abusive, peraltro visibilissime, ce n’è una
miriade e in quelle s’ingrassano in tanti, ma di ufficiali se non
altrettante ce n’è di sicuro un bel po’.
Chi visitasse queste
discariche allestite e gestite con la benedizione delle autorità
preposte si troverebbe al cospetto di una riproposizione della palude
Stigia di dantesca memoria almeno per il fetore. Già, il fetore. Perché
la discarica puzza? Semplicemente perché è gestita male e ci si ficcano
dentro materiali che imputridiscono, il che costituisce un errore
imperdonabile. Puzza è uguale a gas non propriamente benefici per la
salute, ma quel materiale che marcisce è il responsabile del percolato
velenoso che inquina le falde acquifere. Sì, perché molte discariche
sono fatte su terreni permeabili (per esempio quelli tufacei) e con
l’acqua che scorre appena sotto. Occorre quanto meno isolarle, e lo si
fa di solito stendendo un telo di plastica che dopo poche settimane è
un colabrodo. Così ci si concede un'altra possibilità per ammalarsi.
Con un po’ d’informazione
chiunque può rendersi conto di come il problema più grave che affligge
le discariche sia costituito principalmente da chi le ha progettate e
da chi le gestisce. Ecco che un problema puramente tecnico è, di fatto,
un problema politico.
Prendiamo, esempio tra i
mille possibili, ciò che sta accadendo a Roma. Alle porte della città
si trova Malagrotta, la discarica più grande d’Europa. Io ci sono stato
e, se non fossi stato soffocato dalla nausea, avrei colto il senso
dell’umorismo insito in tutto questo. Una distesa a perdita d’occhio di
quasi tutto ciò che esiste nei cataloghi delle merci sorvolata da
stormi di uccelli che banchettano proprio con quel materiale
putrescibile che non ha diritto di esserci. Da una parte, poi,
scaturisce un ruscello di colore impossibile da definire che corre
garrulo verso chissà quale meta. Tutto percolato DOC.
Bene, quel deposito di qualunque cosa ormai non ce la fa più e bisogna trovare altre voragini da riempire per soddisfare i “bisogni” (sì, ho messo le virgolette) della Capitale. Riano? Pizzo del Prete? Valle Galeria? Corcolle? Se si ascoltano gli abitanti, naturalmente no moltiplicato per quattro, tante quante sono le località, perché nessuno vuole quella roba dietro l’angolo di casa. Un paio di settimane fa ero a Riano e ho visto due dei buchi candidati. Parlare di follia e basta è troppo poco, ma non è che gli altri siti siano meglio. Se si volessero mostrare a degli studenti gli esempi di luoghi in cui è tecnicamente impossibile fare discariche, quelli possono di certo fare il caso.
Bene, quel deposito di qualunque cosa ormai non ce la fa più e bisogna trovare altre voragini da riempire per soddisfare i “bisogni” (sì, ho messo le virgolette) della Capitale. Riano? Pizzo del Prete? Valle Galeria? Corcolle? Se si ascoltano gli abitanti, naturalmente no moltiplicato per quattro, tante quante sono le località, perché nessuno vuole quella roba dietro l’angolo di casa. Un paio di settimane fa ero a Riano e ho visto due dei buchi candidati. Parlare di follia e basta è troppo poco, ma non è che gli altri siti siano meglio. Se si volessero mostrare a degli studenti gli esempi di luoghi in cui è tecnicamente impossibile fare discariche, quelli possono di certo fare il caso.
“Nimby! - gridano i
politici e i funzionari preposti – Ci risiamo: Not in my backyard!”
Siamo onesti: in fondo questi non hanno tutti i torti. I personaggi ai
quali abbiamo affidato il timone di questa carretta del mare in cui
stiamo affondando non sanno davvero che pesci pigliare. E non lo sanno,
prescindendo da altre considerazioni, semplicemente perché sono dei
perfetti incompetenti e si comportano né più né meno come il ragioniere
chirurgo o il cardiologo ingegnere.
Però la fetta di colpa che si può loro onestamente attribuire è poca cosa: i colpevoli veri siamo noi.
Per prima cosa dobbiamo imparare a sceglierci i rappresentanti in base a quello che sanno fare, a come lo sanno fare e al loro grado di onestà che, per quanto estraneo al nostro vivere da che mondo e mondo, deve essere assoluto. Poi dobbiamo imparare ad usare il cervello, il che prevede fatica, visto che bisogna informarsi correttamente, magari scartando a priori chi offre soluzioni miracolose perché queste proprio non esistono e sono solo il biglietto da visita di chi si accinge a fregarci. Da lì, poi, bisogna saper fare un po’ di sacrifici, cosa che non aggrada a nessuno e che, solo a proporli, fa perdere le elezioni.
Insomma, che diavolo
bisogna fare? In poche parole non si può altro che rinunciare a tutti
gli oggetti di cui non abbiamo reale necessità, e quando si sceglie di
acquistare qualcosa occorre che quel qualcosa sia compatibile con
l’ambiente. Dunque, degradabile o recuperabile. I politici, poi,
scartati gl’incompetenti che, ahimè, sono oggi una maggioranza
soverchiante, dovranno legiferare in modo da proibire la messa in
commercio dei prodotti che l’ambiente non tollera e dovranno obbligare
i produttori a riprendersi i rifiuti che le loro merci hanno generato.
In quel modo questi saranno in breve costretti a progettare solo ciò
che è ecocompatibile, se non vogliono trovarsi annegati nei loro stessi
rifiuti.
Naturalmente tutto questo è detto in maniera estremamente semplificata e senza approfondimenti, ma già è una bella base.
Se sapremo essere
intelligenti, in pochi anni le uniche cose che non vorremo nel nostro
cortile saranno i politici e i funzionari incompetenti.
Ottimerrimo al Dott. Montanari .. i miei più vivi complimenti .. come sempre d'altronde .. Ha centrato er vero problema :
RispondiEliminaNON SONO I RIFIUTI A DOVER ESSERE GETTATI E INCENERITI .. QUELLI SI RICICLANO E RIDUCONO FINO AL ZERO-WASTE ..
E' L'INTERA CLASSE POLITICA A DOVER ESSERE GETTATA VIA .. QUELLA SI' INCENERIAMOLA !!!
(.. magara cò 'na nanoparticella intelligente .. alla Carmela! ..)
x chi non ricordasse rimando ai 99posse .. ;P