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Tante zone d’ombra sull’infelice sistema del Sistri, che da arma
definitiva per sconfiggere le eco-mafie si è rivelato un pozzo nero di
sperperi pubblici a vantaggio della holding di Stato, incaricata
attraverso la controllata Selex Elsag di progettare e mettere a regime
il sistema. Lo rivela un contratto siglato il 14 dicembre del 2009 con
il ministero dell’Ambiente, svelato da un’inchiesta di la Repubblica,
su cui il governo aveva posto il segreto amministrativo già un anno
prima, il 5 settembre del 2008. Si scopre così che dietro al Sistri,
come spiega il quotidiano, c’è un affare da 500 milioni di euro il cui
costo ai danni dell’intero Paese e di 400 mila piccole, medie e grandi
aziende italiane che dal 2010 versano un contributo obbligatorio per un
servizio mai erogato e di cui per sette volte in due anni è stata
prorogata l’entrata a regime. Ma per quale motivo è stato impedito al
Parlamento e dunque all’opinione pubblica di conoscere i termini di un
affare di tale rilievo economico e sociale? La motivazione ufficiale
era che Finmeccanica lavorasse con una “avanzatissima tecnologia
militare” che doveva godere della massima protezione per rimanere
inaccessibile alle mille mafie, ma nel contratto svelato non c’è nessun
paragrafo inerente a dettagli sensibili relativi alle tecnologie
utilizzate. Non sarà, forse, che dovevano restare all’oscuro proprio i
termini economici dell’intesa? Alla luce di tutto ciò il senatore del
Pd Roberto Della Seta, capogruppo in commissione Ambiente, che negli
ultimi due anni insieme al collega Francesco Ferrante ha più volte
sollecitato il governo a fare chiarezza sulle tante zone d’ombra che
hanno contraddistinto l’infelice genesi del Sistri, chiede al governo
di intervenire con urgenza per azzerare il contratto e ripartire subito
con una sistema di tracciabilità dei rifiuti trasparente ed efficace:
“è nell’interesse delle imprese che agiscono correttamente e di una
lotta senza quartiere all’illegalità dei rifiuti e alle ecomafie”,
spiega in una nota. Selex Elsag, intanto, risponde alle accuse lanciate
da la Repubblica specificando di aver ottenuto un contratto da 336
milioni con il ministero dell’Ambiente e le aziende che hanno versato
il contributo legato al sistema di tracciabilità dei rifiuti sono state
“circa 280.000 nel 2010” e “circa 88.000 nel 2011 e solo 541 nel 2012”.
Tra il 2007 e il 2008, inoltre, “più commissioni –continua la società-
hanno valutato la congruità tecnica ed economica del progetto
giudicandolo positivamente”. Quanto ai ritardi nell’avvio del
programma, poi, l’azienda dice che “i motivi dei rinvii (che hanno
danneggiato Selex Service Management) sono riportati nei decreti che si
sono susseguiti e mai si fa riferimento a malfunzionamenti della
piattaforma. Le proroghe sono state effettuate per consentire modifiche
della normativa tese ad accogliere le istanze delle varie associazioni;
la piattaforma è infatti operativa dal 13 gennaio 2010 e a quella data
implementava perfettamente la normativa all’epoca vigente”. Sarà. Fatto
sta che Finmeccanica, intanto, ha già usufruiti di ben due anni di
“tassa”, per un valore di circa 100 milioni di euro per un sistema mai
decollato. E gliene rimangono altri 3. Ora, con il 2012, “lo spettacolo
che si presenta agli occhi del nuovo ministro dell’ambiente Clini è
desolante. L’incarico dato alla “DigitPa”, l’Ente nazionale per la
digitalizzazione della Pubblica amministrazione, di una spending review
sul contratto con Finmeccanica conclude che le scelte seguite per il
Sistri non sono compatibili con i principi di trasparenza”, scrive
Repubblica. Così, se Confindustria, il 20 aprile scorso, con una nota,
segnalava al governo di avere “il dovere morale di annullare un
contributo per il 2012, per un Sistema rinviato ben sette volte e che
ha perso ogni credibilità” e proprio quello stesso giorno Il ministro
Clini aveva posticipato la data di pagamento al 30 novembre, la
prossima mossa sembra già chiara: “il Sistri è un’eredità pesante
–aveva detto una settimana fa il ministro- ma è anche un sistema di
lotta alla criminalità. Per cambiarlo serve una legge nuova”. Per mesi,
continua Della Seta, “è stato invocato il segreto di Stato per impedire
di conoscere i contenuti del contratto con la società di Finmeccanica,
ora che il ministro dell’Ambiente Clini sembra deciso a dare una svolta
a questa vicenda mi auguro che si intervenga con urgenza per evitare un
rischio sempre più attuale: che le inefficienze e le torbidità del modo
con cui fino a ora è stata gestita la vicenda Sistri finiscano per
impedire l’adozione in Italia di un sistema moderno e capillare di
tracciabilità dei rifiuti. Siamo il paese delle ecomafie – conclude
Della Seta – questo flop non possiamo permettercelo”.
martedì 15 maggio 2012
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