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Una festa, sì, ma una festa a lutto, quella che ieri pomeriggio si è
consumata davanti all’inceneritore di via dei Gonzaga a due giorni
dalla sua chiusura. Il grande forno che aveva il compito di bruciare i
rifiuti reggiani è andato definitivamente in pensione, e il
Coordinamento dei comitati della Provincia ha organizzato un
(simbolico) funerale in tutto stile. Le esequie, però, comprensive di
feretro e lapidi in cartapesta che sono poi stati portati fino alla
sede della Provincia, non erano rivolte a lui, il grande forno di
Cavazzoli. La simbolica cerimonia funebre era dedicata interamente a
chi “per colpa dell’inceneritore”, così dicono i rappresentanti dei
comitati, ha perso la vita: e gli interessati sono migliaia. “La miopia
dei nostri amministratori ha provocato in 44 anni migliaia di morti per
tumore nelle famiglie reggiane”, si legge sui manifesti. Gianfranco
Aldrovandi, del comitato della Bassa, commenta: «L’amministrazione sta
perpetuando nel mantenimento di una società del dolore, dove i tumori
sono già aumentati in una percentuale dal 6 al 20% e rischiano di
incrementare ancora per colpa del nuovo piano d’ambito prolungato da
Tutino». La protesta dei comitati, accompagnati nel loro presidio da
esponenti di Rifondazione Comunista, di Reggio 5 stelle e da un medico
dell’Isde, si rivolge proprio a chi ha deciso di puntare tutto sul Tmb
«senza capire che andava programmato non prima, bensì dopo la raccolta
differenziata: così avrebbe raccolto l’85% dei rifiuti». Sul palco di
via Gonzaga si alternano volti più e meno noti della politica locale:
parlano, dati alla mano, di un aumento annuo di tumori da diossina
dell’1,30%, di 700 famiglie straziate nella Bassa e di valori doppi di
malformazioni congenite nelle zone reggiane e mantovane del Po rispetto
al resto della Regione. Poi, finiti i discorsi, si dirigono verso
palazzo Allende, in testa una ghirlanda dedicata “Ai morti per tumore
da 44 anni di incenerimento istituzionale a Cavazzoli”.
martedì 15 maggio 2012
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