(Fonte articolo, clicca qui) «La logica del riciclo ha trasformato i rifiuti urbani da problema di difficile risoluzione in risorse da valorizzare per produrre nuova ricchezza». Walter Facciotto, direttore generale del Conai, usa questa immagine per descrivere i progressi fatti negli ultimi anni sul fronte del recupero e del trattamento dei rifiuti di imballaggio. E lo fa alla luce dell’esperienza maturata dal consorzio privato senza fini di lucro specializzato nel recupero e riciclo dei materiali di imballaggio, a cui aderiscono oltre 1.450.000 aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi. Nel 2011 sono stati recuperati tre imballaggi su quattro contro il rapporto di uno a tre rilevato nel 1998. Questo grazie al sistema consortile, che ha messo a punto l’intero processo di raccolta e valorizzazione dei rifiuti urbani, corrispondendo nello stesso periodo 298 milioni di euro ai Comuni. La società di consulenza Althesys stima in uno studio che la gestione dei rifiuti di imballaggio ha generato negli ultimi dodici anni in Italia benefici netti per 9,3 miliardi di euro tra annullamento dei costi di smaltimento, riduzione della CO2 e generazione delle cosiddette materie prime seconde. Il riferimento è a materiali come alluminio, materiale ferrosi, carta, plastica, legno e vetro, che si trovano nei prodotti più diffusi nelle nostre città. “Si tratta di materiali che hanno un enorme valore economico, che non può essere disperso, tanto più ora”, spiega Facciotto. Le materie prime seconde sono cruciali: sopperiscono, almeno in parte, alla storica carenza di materie prime vergini. Così non è un caso se questi materiali sono diventati oggetto di commercio internazionale, al pari delle commodity. Oggi l’Italia è seconda in Europa per la produzione di materiali ferrosi da forni elettrici. La strada da percorrere resta però ancora lunga. “La raccolta differenziata complessiva presenta ancora molti buchi e in media non supera il 35%, mentre il 52% dei rifiuti finisce ancora in discarica”, commenta Facciotto. “E’ importante fare fronte comune tra cittadini, aziende, istituzioni e sistemi consortili per superare questi ritardi”. Un aiuto arriva anche dalle nuove tecnologie, che permettono di ridurre gli scarti derivanti dai trattamenti. Altre tecnologie possono invece aumentare la resa nella valorizzazione dei materiali intercettati e sviluppare il mercato dei prodotti a base di materiale da riciclo, ad esempio tramite il Green Public Procurement. Passi in avanti sono intanto stati fatti anche dalle normative di settore, come la Direttiva Rifiuti 98/2008, che ha introdotto obiettivi di riciclo per tipologie di prodotti, perché ora il focus deve essere posto sul riciclo dei singoli materiali e non sulla sola raccolta differenziata che è uno strumento per raggiungere quel traguardo. Entro il 2020 dovrà essere riciclati almeno il 50% dei rifiuti di carta, metalli, plastica e vetro prodotti nel nostro Paese. “Progressi sono già stati compiuti in questa direzione – spiega Facciotto – il 90% degli imballaggi in cartone è prodotto oggi con materiali riciclati e nel settore dei detergenti si è ridotto del 50% volume e peso dei contenitori con l’utilizzo di prodotti concentrati, ma occorre accelerare, puntando sulla propensione dei consumatori a scegliere prodotti green”. In questo senso va inquadrata l’iniziativa presentata dal Conai all’ultimo salone “Dal dire al fare” di Milano: un Eco-Tool per l’analisi semplificata dell’impatto ambientale degli imballaggi. Una metodologia online che permetterà alle aziende di valutare da sole e rapidamente l’ecoefficienza dei propri imballaggi.
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