LA VERA STORIA DELLA CREAZIONE DI ISRAELE
- Per capire meglio la richiesta palestinese di entrare a far parte delle Nazioni Unite (ONU), è importante comprendere il vero significato delle operazioni dell’ONU nel 1947 in Israele-Palestina.
La rappresentazione comune della nascita d’Israele racconta che l’ONU ha creato lo Stato, che il mondo era a favore di questa mossa e che lo staff governativo USA l’ha spalleggiata. Tutti questi fatti sono errati ed è possibile dimostrarlo.
In verità, mentre l’assemblea generale della NU auspicava la creazione di uno stato ebreo in parte della Palestina, questa raccomandazione non fu costrittiva e non venne mai implementata dal Consiglio di Sicurezza.
In secondo luogo, l’Assemblea Generale rinunciò a questa raccomandazione solo dopo che coloro che proponevano Israele corruppero numerose nazioni allo scopo di ottenere i due terzi di voti necessari.
Terza considerazione: l’amministrazione USA appoggiò la raccomandazione senza prendere in considerazione i discorsi elettorali interni e sostenne questa posizione nonostante le strenue obiezioni del dipartimento di stato, della CIA e del Pentagono.
La scintilla causata dalla raccomandazione dell’Assemblea Generale provocò una incremento della violenza nella regione. Nei mesi successivi il braccio armato del movimento pro-Isralele, che si stava preparando da lungo tempo per la guerra, perpetrò una serie di massacri ed espulsioni in tutta la Palestina, mettendo in pratica un piano che preparava al strada a uno stato a maggioranza ebraica.
Fu questa aggressione armata, unita alla pulizia etnica che spazzò via tre quarti del milione di indigeni palestinesi, che creò lo stato ebraico in una terra abitata dal 95% dai non ebrei prima dell’immigrazione sionista e che, anni dopo l’immigrazione, rimase abitata dal 70% di non ebrei. E, nonostante la leggera patina di legalità che i suoi sostenitori ottennero durante l’Assemblea Generale, Israele nacque a dispetto dell’opposizione degli esperti americani e dei governi del mondo, che furono contrari sia in maniera pragmatica che morale.
Entriamo nello specifico.
Sguardo d’insieme sulla raccomandazione per la spartizione dell’ONU
Nel 1947 l’ONU si fece carico la questione palestinese, un territorio amministrato dai britannici.
Circa cinquanta anni prima, si era costituito in Europa un movimento chiamato sionismo politico. La sua intenzione era quella di creare uno stato ebraico in Palestina, buttando fuori gli abitanti cristiani e musulmani che costituivano più del 95% della popolazione e rimpiazzandoli con immigranti ebrei.
Con la crescita di questo progetto negli anni successivi, gli indigeni palestinesi reagirono con attacchi di violenza occasionali; i sionisti avevano previsto questo atteggiamento di resistenza: i popoli autoctoni mostrano sempre resistenza quando vengono minacciati di essere espulsi dalla propria terra. In diversi documenti, citati da numerosi storici palestinesi e israeliani, i sionisti discutono la loro strategia: comprare la terra finché tutti gli abitanti precedenti non emigrino oppure, in caso di fallimento, usare la violenza per obbligarli ad andarsene.
Quando lo sforzo economico ottenne come risultato solo una piccola percentuale della terra, i sionisti crearono un certo numero di gruppi terroristi allo scopo di combattere sia contro i palestinesi, che contro i britannici. Il terrorista e futuro primo ministro israelita Menachem Begin si vantò successivamente del fatto che il sionismo aveva portato il terrorismo sia nel Medio Oriente che nel mondo intero.
Alla fine, nel 1947, i britannici annunciarono che avrebbero concluso il loro controllo della Palestina – creata dopo la Prima Guerra Mondiale – attraverso la Lega delle Nazioni e che avrebbero passato la palla all’ONU.
In questo periodo, l’immigrazione sionista e il progetto di acquisizione dei terreni avevano incrementato il numero degli ebrei in Palestina, per farli arrivare al 30% della popolazione, mentre le proprietà terriere erano passata dall’1 al 6%.
Considerando che un principio fondamentale dell’ONU era l’autodeterminazione dei popoli, ci si dovrebbe aspettare che essa propugni elezioni leali e democratiche, con cui gli abitanti possano plasmare la propria nazione indipendente.
Invece, i sionisti fecero pressione per una risoluzione dell’Assemblea Generale, con la quale gli fu donato uno sproporzionato 55% della Palestina. (Mentre questo fatto veniva taciuto ai più, i sionisti pianificavano di impossessarsi anche del resto).
L’opposizione dei funzionari USA al piano di spartizione
Il Dipartimento di Stato USA si oppose strenuamente a questa spartizione, considerando il sionismo contrario sia ai principi fondamentali, che agli interessi americani.
L’autore Donald Neff riferì che Loy Henderson, direttore dell’Ufficio degli Affari del Vicino Oriente e dell’Africa al Dipartimento di Stato, scrisse una memoria al Segretario di Stato, mettendo in guardia circa la situazione:
L’appoggio, da parte del governo degli Stati Uniti, per una politica che favorisca l’installazione di uno stato ebraico in Palestina sarebbe contraria ai desideri, per quanto riguarda la forma di governo, della larga maggioranza degli abitanti locali. Inoltre, avrebbe un forte effetto negativo sugli interessi americano in tutto il Vicino e Medio Oriente.
Henderson continuò, enfatizzando:
In questo momento gli USA posseggono un prestigio morale che nessun altro grande potere possiede nel Vicino e Medio Oriente. Noi perderemmo questo prestigio e probabilmente saremmo considerati, per diversi anni, come traditori di quei principi che noi stessi avevamo proclamato durante il periodo della guerra.
Quando i sionisti iniziarono a spingere per il piano di spartizione attraverso l?ONU, Henderson raccomandò fortemente di schierarsi contro la loro proposta. Egli avvisò che tale spartizione sarebbe stata implementata con la forza e aggiunse che “non sarebbe stata basata su alcun principio”. Continuò scrivendo:
[La spartizione] avrebbe come esito il rendere il problema palestinese permanente e, nei tempi futuri, ancora più complicato. […]
[Le proposte di spartizione] sono in contraddizione assoluta rispetto ai vari principi che stanno alla base della fondazione [dell’ONU], tanto quanto ai principi sui quali si basa il concetto americano di governo. Le proposte, ad esempio, ignorano principi come l’autodeterminazione e il ruolo della maggioranza. Esse, inoltre, riconoscono valori che stanno alla base di una teocrazia razziale e si dilungano in parecchie argomentazioni quali la discriminazione nel campo religioso e razziale.
Henderson non era il solo a suggerire queste raccomandazioni. Scrisse che le sue vedute non erano condivise solo dall’intera Near East Division, ma anche da “ogni membro del Foreign Service o del Dipartimento che aveva lavorato per un tempo considerevole sui problemi del Vicino Oriente”.
Henderson non stava esagerando. Molti, tra gli ufficiali e le varie agenzie, si stavano opponendo al sionismo.
Nel 1947 la CIA riferì che la dirigenza sionista stava perseguendo obiettivi che avrebbero danneggiato sia gli ebrei che “gli interessi strategici dei poteri occidentali nel Vicino e Medio Oriente”.
Truman entra a far parte della lobby pro-Israele
Il presidente Harry Truman, comunque, ignorò questo avvertimento. Il consigliere politico di Truman, Clark Clifford, ritenne che il voto e i contributi degli ebrei fossero essenziali per la vittoria alle imminenti elezioni presidenziali, e che il supporto al piano di spartizione avrebbe captato l’appoggio ebraico. (l’oppositore politico di Truman, Dewey, assunse prese di posizioni simili alle sue per le stesse ragioni)
Il Segretario di Stato George Marshall, rinomato generale della Seconda Guerra Mondiale e autore del Piano Marshall, era furioso nel vedere come le convenienze elettorali avessero la precedenza sulle politiche di interesse nazionale. Condannò quello che definì una “mossa evidente per guadagnare un pugno di voti”, che avrebbe fatto sì che “[l]a grande dignità dell’ufficio del presidente [si sarebbe] seriamente ridotta”.
Marshall scrisse che il parere offerto da Clifford “era basato su considerazioni di politica interna, mentre il problema con il quale si confrontava era internazionale. Ho detto schiettamente che, se il presidente continuasse seguendo il consiglio del signor Clifford e se andassi a votare alle elezioni, voterei contro il presidente.”
Henry F. Grady, che era stato chiamato “il soldato americano più adatto alla diplomazia per affrontare il periodo critico della Guerra Fredda”, capeggiò nel 1946 una commissione per elaborare una soluzione della questione palestinese. Grady scrisse posteriormente sulla lobby sionista e il suo effetto dannoso per interessi nazionali degli Stati Uniti.
Grady sostenne che, senza la pressione sionista, gli USA non avrebbero avuto “un futuro negativo con gli stati arabi, che avevano un’importanza strategica nella nostra ‘guerra fredda’ contro i sovietici”. Descrisse anche il potere decisivo della lobby:
Ho avuto una buona esperienza con le lobby, ma questo gruppo ha svolte le proprie operazioni laddove le mie esperienze erano terminate. […]Avevo capeggiato un certo numero di missioni governative, ma in nessuna avevo avvertito una tale slealtà…[N]egli USA, da quando non c’è forza politica che possa controbilanciare il sionismo, le loro campagne sono destinate ad essere decisive.
Anche l’ex Sottosegretario di Stato Dean Acheson si oppose al sionismo. Il biografo di Acheson scrisse che egli “si dispiaceva che l’occidente dovesse pagare un prezzo così alto per Israele”. Un altro autore, John Mulhall, registrò l’avvertimento di Acheson:
Trasformare [la Palestina] in uno stato ebraico, capace di ricevere un milione o più di immigranti, inasprirebbe il problema politico e metterebbe in pericolo non solo l’America ma tutti gli interessi occidentali nel Vicino Oriente.
Anche il Segretario della Difesa, James Forrestal, provò senza di successo a opporsi ai sionisti. Fu offeso dal fatto che la politica mediorientale di Truman era basata su ciò che lui definiva “squallide proposte politiche”, affermando che “la politica USA dovrebbe essere basata su interessi nazionali e non su considerazioni di politica interna”.
Forrestal rappresentava anche le vedute generali del Pentagono quando affermò che “a nessun gruppo, in questa nazione, dovrebbe essere permesso di influenzare la nostra politica al punto di poter danneggiare la nostra sicurezza nazionale”.
Una relazione del Consiglio Nazionale di Sicurezza avvertì che l’agitazione palestinese stava danneggiando gravemente la sicurezza degli USA. Un confuso resoconto della CIA sottolineò l’importanza strategica del Medio Oriente e delle sue risorse petrolifere.
In modo analogo, George F. Kennan, direttore del Dipartimento di Stato per l’elaborazione del programma, emise un documento top-secret in 19 gennaio 1947, che sottolineò l’enorme danno causato agli USA dal piano di spartizione (“Report by the Policy Planning Staff on Position of the United States with Respect to Palestine”).
Kennan mise in guarda rispetto al fatto che “l’importante concessione petrolifera USA e i diritti per le basi aeree” potevano andare perduti a causa dell’appoggio USA alla spartizione ed avvertì che l’URSS avrebbe guadagnato parecchio dal piano di spartizione.
Kermit Roosevelt, nipote di Teddy e leggendario agente d’intelligence, fu un altro individuo profondamente disturbato dagli eventi. Riportò:
Il processo con il quale gli ebrei sionisti erano stati capaci di promuovere l’appoggio americano nella spartizione della Palestina dimostra la necessità vitale di una politica estera basata sugli interessi nazionali piuttosto che privati […]. Solo quando gli interessi nazionali degli Stati Uniti, nei loro termini più alti, hanno la precedenza su tutti gli altri aspetti, si può elaborare una logica e lungimirante politica estera. Nessun dirigente politico non-americano ha il diritto di coinvolgere gli interessi statunitensi per guadagnare voti privati.
[…]
Il corso presente della crisi mondiale obbligherà sempre di più le forze americane alla consapevolezza che i loro interessi nazionali e questo fatto dello stato ebraico in Palestina sono due elementi che finiranno per portare a un conflitto. È auspicabile che i sionisti americani e i non sionisti stessi arrivino a delle frizioni quando si scontreranno con la realtà del problema.
Il capo della divisione del Dipartimento di Stato per gli Affari del Vicino Oriente, Gordon P. Merriam, allertò sulla questione morale del piano di spartizione:
Il sostegno USA alla spartizione della Palestina come soluzione a questo problema può essere giustificato solo sulla base del consenso arabo e ebraico. Altrimenti, dovremmo violare il principio di autodeterminazione scritto nel Patto Atlantico, nella dichiarazione dell’ONU e nell’atto di fondazione delle NU, un principio fortemente presente nella nostra politica estera. Anche una sola determinazione delle NU a favore della spartizione sarebbe, in assenza in tale consenso, una mistificazione e violazione del suo patto di fondazione.
Merriem aggiunse che, senza consenso, si sarebbero verificati “spargimenti di sangue e caos”, una predizione tragicamente accurata.
Un memorandum interno del Dipartimento di Stato predisse esattamente come Israele sarebbe sorta con un’aggressione armata mascherata da azione difensiva.
Gli ebrei saranno i veri aggressori degli arabi. Nonostante ciò, reclameranno il fatto di star semplicemente difendendo i confini di uno stato tracciato dalle NU […]. Nel caso gli arabi venissero aiutati dall’esterno, gli ebrei si rivolgerebbero al Consiglio di Sicurezza, dichiarando che il suo stato è stato oggetto di un’aggressione armata e userebbero ogni mezzo per oscurare il fatto che è stata una loro aggressione che ha causato il contrattacco.
Il viceconsole americano William J. Poter previde un’altra conseguenza del piano di spartizione: nessun stato arabo sarebbe stato creato in Palestina.
L’influenza pro-Israele sui membri dell’Assemblea Generale
Quando fu chiaro che la raccomandazione per la spartizione non poteva ottenere i due terzi dei voti richiesti dall’Assemblea Generale per l’approvazione, i sionisti pressarono per una proroga della votazione. Poi, utilizzarono questo periodo di tempo per convincere numerose nazioni a votare per questa raccomandazione. Varie persone descrissero successivamente questa operazione.
Robert Nathan, un sionista che aveva lavorato per il governo USA e che era particolarmente attivo nell’organismo ebraico, scrisse successivamente: “Abbiamo usato ogni mezzo a nostra disposizione”, per esempio dichiarare a certe delegazioni che i sionisti avrebbe utilizzato la loro influenza per bloccare gli aiuti economici a ogni nazione che non avrebbe votato dalla parte giusta.
Un altro sionista dichiarò con orgoglio: “Ogni pista fu meticolosamente analizzata e utilizzata. Anche la più piccola o la più lontana delle nazioni fu contattata e corteggiata. Nulla fu lasciato al caso.”
Il finanziere e consigliere presidenziale di lungo periodo Bernard Baruch disse che la Francia avrebbe perso l’appoggio degli Stati Uniti se avesse votato contro la spartizione. L’Assistente Operativo alla Casa Bianca, David Niles, organizzò una pressione sulla Liberia tramite il magnate della gomma Harvey Firestone, che disse al presidente liberiano che, se non avesse votato a favore della spartizione, avrebbe annullato il suo piano d’espansione economica. La Liberia votò a favore.
Ai delegati dell’America Latina fu detto che il progetto di costruzione dell’autostrada pan-americana sarebbe stato accettato più facilmente se avessero votato sì. Le mogli dei delegati ricevettero pellicce di visone (la moglie del delegato cubano la restituì); il presidente della Costa Rica, Josè Figueres, ebbe un assegno in bianco. Ad Haiti fu promesso un aiuto economico se avesse cambiato il suo voto iniziale di opposizione alla spartizione.
Felix Frankfurter, membro sionista di lungo corso della Suprema Corte di Giustizia, assieme a dieci senatori e al consigliere domestico di Truman, Clark Clifford, minacciò le Filippine (sette sentenze pendevano sulle Filippine al Congresso).
Prima del voto, il delegato filippino aveva pronunciato un appassionato discorso contro la spartizione, difendendo l’inviolabile “diritto primordiale della popolazione a determinare la propria politica futura e a preservare l’integrità territoriale della loro terra nativa”.
Continuò dicendo che non poteva credere come l’Assemblea Generale avrebbe potuto sancire un fatto che avrebbe rimesso il mondo “sulla strada dei pericolosi principi dell’esclusività razzista e degli arcaici documenti dei governi teocratici”.
Ventiquattro ore dopo, per l’intensa pressione sionista il delegato votò a favore della spartizione.
La delegazione USA alle NU fu così indignata quando Truman insistette nell’appoggio alla spartizione, che il direttore del Dipartimento di Stato per gli Affari NU fu mandato a New York per evitare che i delegati rinunciassero in massa.
Il 29 novembre 1947 venne approvata la risoluzione 181, quella della spartizione. Nonostante sia spesso citata, il suo impatto legale (se poteva essercene uno) fu limitato .
Le Risoluzioni dell’Assemblea Generale, diversamente da quelle del Consiglio di Sicurezza, non sono legate agli stati membri. Per questa ragione, la risoluzione necessitò che “il Consiglio di Sicurezza prendesse le misure necessarie per fornire al piano la sua implementazione”, cosa che il Consiglio non fece mai. Legalmente, la risoluzione dell’Assemblea Generale fu solo una raccomandazione e non creò nessuno stato.
Quello che fece, comunque, fu incrementare i conflitti palestinesi.
Con il passare dei mesi (e prima che Israele avesse pianificato l’inizio della guerra di fondazione), i sionisti avevano obbligato 413.794 persone a uscire dal paese.
Le unità militari sioniste si erano preparate di nascosto per la guerra prima del voto dell’ONU e avevano comprato armi in notevole quantità, alcune grazie a una vasta rete di operazioni militari illegali all’interno degli Stati Uniti sotto gruppi di facciata.
L’ONU riuscì a creare un provvisorio e molto parziale “cessate il fuoco”. Un mediatore svedese all’ONU, che aveva precedentemente salvato migliaia di ebrei dai nazisti, fu mandato a negoziare la fine delle violenze. Gli israeliani lo assassinarono, e Israele continuò quella che fu chiamata “guerra d’indipendenza”.
Alla fine di questa guerra, grazie a una forza militare superiore a quella degli avversari e alla spietata applicazione di tattiche per espellere la maggior quantità possibile di non ebrei, Israele venne in possesso del 78% della Palestina.
Furono perpetrati almeno 33 massacri di cittadini palestinesi, la metà di questi prima che un singolo plotone arabo entrasse nel conflitto; centinaia di villaggi furono svuotati e rasi al suolo e fu incaricata una squadra di cartografi per dare a ogni città, villaggio, fiume e collina un nuovo nome ebraico.
Tutte le vestigia di insediamenti, storia e cultura palestinese furono cancellate dalle storia, uno sforzo che ha quasi raggiunto il suo scopo.
Israele, che si dichiara l’“unica democrazia del Medio Oriente”, decise di non dichiarare i confini ufficiali o scrivere una costituzione, una situazione che continua ancor oggi.
Nel 1967 si appropriò ai ancora altra terra palestinese e siriana, ora territorio occupato illegalmente, fino a che l’annessione della terra conquistata con la forza militare non fu posta fuori legge dal moderno diritto internazionale.
Israele ha continuato una campagna di crescita, acquisizione e confisca illegale di territorio attraverso l’uso dell’esercito, che dura tuttora.
Ogni israeliano, come ogni palestinese, è legalmente e moralmente titolare di un numero di diritti umani.
Dall’altro lato, il decantato “diritto di esistere” dello stato israeliano è basato su un presunto “diritto” derivato dalla forza, un concetto arcaico che le convenzioni legali internazionali non riconoscono e che, di fatto, proibiscono in modo specifico.
Alison Weir
Alison Weir is the executive director of If Americans Knew, a nonprofit organization she founded following an independent investigation as a freelance journalist at the height of the second intifada in 2001 to flash points in the West Bank and Gaza rarely visited by American journalists. She is also President of the Council for the National Interest.
Alison writes and speak widely. Her articles have been included in a number of anthologies; she is a contributor to the Washington Report for Middle East Affairs, CounterPunch, The Link, and other publications; she has given briefings on Capitol Hill, presentations at the Asia Media Summit in Kuala Lumpur and at the Jerusalem Media Center Conference in the West Bank; and she has lectured at Harvard Law School, Yale, Stanford, Berkeley, the Fletcher School of Law and Diplomacy, the Naval Postgraduate Institute, Georgetown, and numerous other campuses and other venues.
Former U.S. Congressman Tom Campbell said: “Ms. Weir presents a powerful, well documented view of the Middle East today. She is intelligent, careful, and critical. American policy makers would benefit greatly from hearing her first-hand observations and attempting to answer the questions she poses.”
A New York Times article about her presentation in Greenwich, CT reported: “When the speech ended, Ms. Weir was met with thunderous applause, and across the room there was a widespread sense of satisfaction that someone was saying what needed to be said.”
Alison has received national awards for her groundbreaking work from the American Arab Anti-Discrimination Committee (ADC), from the Council for American Islamic relations (CAIR), and other organizations working for justice and fairness in American society. In 2004, Alison was inducted into honorary membership of Phi Alpha Literary Society, founded in 1845 at Illinois College. The award cited her as a: “Courageous journalist-lecturer on behalf of human rights. The first woman to receive an honorary membership in Phi Alpha history.”
FROM: http://www.ifamericaknew.org/about_us/alisonweir.html
Fonte Originale dell’articolo: The Real Story of How Israel Was Created
Traduzione a cura di Carlo Tregambe per www.comedonchisciotte.org
http://terrasantalibera.wordpress.com/2011/11/25/la-vera-storia-della-creazione-di-israele/
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I CRIMINI DI ISRAELE E LA MISSION DEL SIONISMO 1/2
Quello che i vergognosi media occidentali non dicono
Marcello Pamio - 11 gennaio 2009
«Ma se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi come i nazisti»
[Norman G. Finkelstein, intellettuale ebreo i cui genitori furono vittime dell’Olocausto]
«Alla fine degli Anni Cinquanta, quel grande pettegolo e storico dilettante che era John F. Kennedy mi disse che nel 1948 Harry Truman, proprio quando si presentò candidato alle elezioni presidenziali, era stato praticamente abbandonato da tutti. Fu allora che un sionista americano andò a trovarlo sul treno elettorale e gli consegnò una valigetta con due milioni di dollari in contanti. Ecco perché gli Stati Uniti riconobbero immediatamente lo Stato d’Israele».
Gore Vidal, prefazione del libro “Storia ebraica e giudaismo: il peso di tre millenni” di Israel Shahak
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Una piccola striscia di terra lunga circa 45 chilometri e larga 10 in cui vivono un milione e mezzo di palestinesi è martoriata da oltre 60 anni.
Tsahal, il fiero esercito israeliano da settimane sta letteralmente sterminando una popolazione inerme, come ripercussione, dicono, a lanci di missili da parte di Hamas in territorio israeliano.
Razzi che avrebbero provocato la morte di 5 militari (altri 4 sono stati uccisi dal “fuoco amico”[1], cioè dagli stessi soldati), mentre nelle fila degli arabi, gli assassinati dal democratico stato di Israele sarebbero oltre 900 con diverse migliaia di feriti[2].
Numeri purtroppo destinati ad aumentare con il passare del tempo e delle incursioni.
I crimini attuali dell’esercito israeliano
I bersagli preferiti dall’esercito israeliano in diciassette giorni di guerra sono scuole, moschee, abitazioni private e soprattutto ambulanze, queste ultime per impedire il soccorso e il salvataggio di migliaia di feriti, che muoiono agonizzando per le strade.
Quindi non solo obiettivi militari ma soprattutto civili, e questo non a caso, visto che tale strategia si chiamata “guerra psicologica”.
La cosa non deve sorprendere, perché l’85-90% dei morti in tutte le guerre che si ‘rispettino’, sono infatti civili (uomini, donne e soprattutto bambini).
L’esercito di Sion sta utilizzando a Gaza armi vietate dalle Convenzioni internazionali, come le bombe al fosforo bianco (usate in grande quantità in Iraq dalla colazione anglo-statunitense). Lo riporta anche il “Corriere della Sera” dell’11 gennaio.[3]
Nonostante la smentita del portavoce dell’esercito, il quotidiano Times di Londra ha pubblicato delle foto che non lasciano spazio a dubbi sull’uso appunto di queste vergognose e criminali bombe.
Arriva infine la conferma da una fonte israeliana, ripresa dalla Radio svizzera italiana e riportata dall'agenzia Ansa (oggi 12 gennaio 2009) secondo la quale si tratta solo di bombe fumogene. Il tutto ovviamente per giustificare il fumo strano prodotto dai bombardamenti dell'esercito.
Ma la fonte continua dicendo che "un po' di fosforo nelle munizioni c'è".
Non solo, ma a testimonianze di medici, a Gaza verrebbero utilizzate anche armi a forte potere esplosivo come quelle a base di stando lega di tungsteno.[4]
Insomma i “territori occupati” sono un ottimo “campo di battaglia” per decimare da una parte la popolazione araba e dall’altra per sperimentare nuove armi.
Perché tale guerra?
Qualcuno sostiene che tale criminoso attacco militare da parte di Israele sia per ripicca a causa della grama figura fatta contro Hezbollah in Libano nel 2006.
Purtroppo non è questo il motivo: si tratta di un progetto chiaro e lineare che stanno portando avanti da oltre un secolo i sionisti.
L’attuale attacco è stato preparato infatti con 6 mesi di anticipo, quindi molto tempo prima del lancio di razzi da parte di Hamas!
Lo confermano canali ufficiali come la CNN e giornali come il britannico The Guardian.
Il canale televisivo CNN ha denunciato che la tregua tra Hamas e Israele ha iniziato a vacillare agli inizi di novembre, quando un commando israeliano ha ucciso durante un’incursione sei membri di Hamas, scatenando la ovvia reazione.
Anche il quotidiano Guardian del 5 novembre ha confermato la notizia.
Quindi esistono le prove che a rompere la tregua non è stato Hamas ma bensì lo stato di Israele a novembre del 2008!
Ma per comprendere il quadro generale è necessario fare un passo indietro.
Nascita del Sionismo
“Nell’Europa della fine del XIX secolo una convergenza di ragioni storiche, fra cui le persecuzioni antisemite, spinse un gruppo di intellettuali ebrei a teorizzare la necessità della nascita di una nazione ebraica dove quel popolo potesse finalmente trovare maggior pace e sicurezza.”[5]
Questa teoria, che non è rimasta tale ma è diventata una triste realtà, prende il nome di sionismo.
Il sionismo è per così dire un «movimento» molto complesso, ma dagli obiettivi semplici, nato verso la fine del XIX° secolo qui da noi in Europa.
Il “sionismo” è suddivisibile in tre categorie:
- «Sionismo» propriamente detto, organizzato dal dottor Theodor Herzl, con lo scopo di ricostruire lo Stato ebraico di Gerusalemme in Palestina.
- «Sionismo territorialista», organizzato da Israel Zangwill, con lo scopo di costituire una «terra ebraica» in qualunque parte del mondo, privilegiando però la Palestina.
- «Sionismo socialista», organizzato da Moses Hess, che vuole conservare agli ebrei nel mondo l’identità nazionale, sforzandosi però tutti per un ritorno a «Eretz Israel».
Il «Sionismo territorialista», quello più recente, è stato fortemente voluto da Israel Zangwill (1864–1926), membro di prestigio della società sionistica l’«Antico Ordine dei Maccabei»[6] (1891) e fondatore della rivista umoristica «Ariel».[7] Alla “Dichiarazione Balfour”, che vedremo dopo, rivendicò per tutti gli ebrei del mondo il diritto inalienabile di colonizzare la Terra di Israele.
Il «Sionismo» per così dire ufficiale, è nato nel 1897 durante il primo «Congresso Sionista» di Basilea in Svizzera.
Fu però nel 1895/96 che compare per la prima volta il «Der Juden Staat» («Lo Stato degli Ebrei»)[8], il manifesto scritto da Theodor Herzl in persona.
Più che manifesto si tratta di un vero e proprio libro «scritto in poche settimane, in una specie di delirio misto di fervore mistico e considerazioni pratiche»[9], dove veniva esposto il piano ben preciso per una organizzazione ebraica mondiale.
Un piano precisissimo e completo di rimozione di tutta la popolazione araba, cioè non ebraica, dal futuro stato sionista: la “Gerusalemme liberata” (cioè “liberata” dai goym, dai gentili, dai “sub-umani”, dagli arabi).
Come mettere in atto questo spietato e criminale progetto?
Semplicemente attraverso l’espropriazione dei terreni e delle proprietà!
Quindi l’origine del gravissimo dissidio “israelo-palestinese” non si trova nel XXI° secolo, ma risale alla fine del XIX secolo.
E’ proprio in quegli anni che fu ideato il progetto spietato di cacciare dalla Palestina tutti gli arabi, nessuno escluso, quindi ben cinquant’anni prima della nascita stessa dello Stato d’Israele e oltre un secolo prima dell’ennesima e ultima strage di stato che stiamo assistendo impotenti in questi giorni.
L’affare Dreyfus
Il periodo storico quando Theodor Herzl scrisse “Der Juden Staat” era molto caldo perché erano passati solo due anni dall’«affare Dreyfus».
Un affare delicatissimo perché riguardava le accuse (inventate ad hoc per scatenare appositamente l’antisemitismo…) di alto tradimento a carico di un capitano d’artiglieria ebreo (poi reintegrato nell’esercito dal tribunale), il francese Alfred Dreyfus: accusato di passare informazioni segrete all’esercito tedesco.
L’altro sionismo, quello «socialista» e l’«affare Dreyfus» hanno proprio nella Francia il comun denominatore: fu proprio a Parigi che Moses Hess, il padre spirituale del «socialismo sionista», lavorò come corrispondente per alcuni giornali socialisti di Germania e Stati Uniti.[10] Moses Hess viene anche ricordato per la sua opera omnia: «Roma e Gerusalemme», considerata un classico della teoria sionista, e pubblicata in Germania nel 1862.[11]
L’Alleanza israelita universale
Sempre nella capitale francese nasce una delle principali organizzazioni internazionali che promuove l’insegnamento e la cultura ebraica: l’«Alleanza Israelita Universale» (l’«Alliance Israélite Universelle»).
I fondatori di questa «Alleanza» furono «17» giovani e il «17» maggio 1860, grazie ai fondi di Sir Moses Haïm Montefiore e Lord Rothschild, organizzarono un manifesto politico sintetizzando le idee massoniche della «Rivoluzione Francese» del 1789 (il motto: «Liberté-Egalité-Fraternité» era scritto nelle logge massoniche francesi ancora 50 anni prima della Rivoluzione) e i principi del giudaismo.[12]
«L’Alleanza Israelita» promosse nel 1870 a Jaffa (Palestina) la nascita della prima colonia ebraica «Mikweh o Mikiveh Israel».[13] Ma le costruzioni in Palestina erano iniziate qualche tempo prima: il «Misgav Ladach Hospital», è un ospedale sorto nel 1854 e il cui nome originario era «Rothschild Hospital».[14]
E’ facile comprendere che il sionismo non è un semplice movimento politico e/o religioso, come vogliono farci credere, ma un vero e proprio movimento pericoloso il cui obiettivo è quello di liberare, con ogni mezzo lecito e illecito, la “Terra Promessa” dagli arabi (goym) per consegnarla nelle mani del popolo eletto.
Il tutto nell’attesa della venuta del Messia…
La dominazione turco-ottomana
Alla fine del 1800 la Palestina era nelle mani dell’Impero turco-ottomano.
Nel 1915 il governo britannico chiese aiuto militare allo sceriffo della Mecca Hussein (esistono a tal proposito lettere firmate da Thomas Edward D’Arabia, famoso Lawrence d’Arabia, che confermano questo) per cacciare i turchi-tedeschi dalla regione.
In cambio promise la creazione di uno stato arabo indipendente!
Questo è un punto chiave: la promessa agli arabi da parte del governo di Sua Maestà di uno Stato arabo indipendente, in cambio di aiuto.
Gli arabi, vista l’importante promessa, parteciparono in massa e moltissimi persero la vita in combattimento proprio per questo motivo: la liberazione della Palestina assieme alle truppe inglesi.
L’esercito britannico, nonostante la Grande Guerra in corso, spostò un milione di soldati per portarli in Terra Santa.
Ci deve essere stato un ottimo motivo per movimentare, cioè togliere dal fronte europeo, tutti quei soldati?
Il motivo c’era eccome!
Accordo Sikes-Picot
Dopo la scontro con l’esercito turco-ottomano, nel 1916 Russia, Francia e Inghilterra siglarono l’accordo di Sikes-Picot, il piano alleato per dividersi l’Impero ottomano in disfacimento.
Nell’accordo la Palestina doveva rimanere internazionalizzata sotto l’amministrazione di tutte e tre.[15]
Il tradimento al popolo arabo
Il vero e proprio tradimento del popolo arabo avviene il 2 novembre 1917 con la «Dichiarazione Balfour»: una lettera che Arthur Balfour, Ministro degli Esteri della Gran Bretagna, inviò al capo della Federazione sionista Lord Rothschild, dove Sua Maestà riconosceva ufficialmente ai sionisti[16], il diritto di formare uno Stato indipendente in Palestina.
Lettera importantissima perché legittimò e riconobbe il diritto internazionale ai sionisti di creare un «focolare nazionale del popolo ebraico…»[17]in Palestina.
Tale dichiarazione venne firmata da Pichon per la Francia , Wilson per gli Stati Uniti e Sonnino per l’Italia[18].
Pochi ricordano però come tale «Dichiarazione», cioè lo storico tradimento di tutta la popolazione araba della Palestina da parte inglese, specificava anche che per il raggiungimento dello scopo: «nulla dev’essere fatto a pregiudizio dei diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina…».[19]
E’ avvenuto esattamente il contrario.
Nel 1919 gli inglesi entrano in possesso della Terra Santa e dal 1920 con gli accordi di Sèvres, inizia ufficialmente l’immigrazione ebraica.
La terra indipendente araba rimane una promessa non mantenuta!
Trattato di Sèvres
Nel 1920 il Trattato di Sèvres sancì la spartizione dell’area mediorientale che vide: la Siria assegnata alla Francia e la Palestina alla Gran Bretagna.
Nel 1922 l’Inghilterra ricevette dalla Società delle Nazioni il Mandato per l’amministrazione della Palestina, sotto la cui egida nacque la Jewish Agency (Agenzia Ebraica) per promuovere l’economia ebraica nell’area.[20]
E’ a questo punto che il padre del sionismo, Theodor Herzl, disse di voler: «sospingere la popolazione [ palestinese ] in miseria oltre le frontiere»[21]
Lo scopo dal 1895 ai nostri giorni è sempre stato questo espresso da Herzl.
Peel Report, White Paper e la “Soluzione a due Stati”
Gli anni che vanno dal 1936 al 1947 videro crearsi le basi per la storica guerra arabo-israeliana del 1948.
Cominciano infatti le proposte di formazione di due Stati separati.
Gli inglesi pubblicano il Peel Report (1936) che prevede una separazione di ebrei e arabi secondo la divisione demografica del momento.
La proposta non soddisfa le ambizioni territoriali dei sionisti e neppure gli arabi l’accettano perché chiedono che sia fermata l’immigrazione e che s’impedisca l’acquisizione di ulteriori terre.[22]
Sempre gli inglesi pubblicano il White Paper sulla Palestina nel 1939, dove accettano di limitare l’immigrazione ebraica e l’acquisto di terre e promettono la transazione verso un futuro governo palestinese.
Solo e sempre promesse come quella tradite dalla Dichiarazione Balfour del 1917.
Il terrorismo in Terra Santa
Prima dell’intervento britannico gli arabi e gli ebrei ottomani (ebrei assoggettati all’Impero ottomano turco) convivevano in una pace secolare, con alti e bassi, ma pur sempre pace.
Quando iniziò l’immigrazione ebraica, cioè quando i sionisti iniziarono a comperare terre e soprattutto dopo il gravissimo tradimento della Dichiarazione Balfour, era pressoché scontato che iniziassero gli scontri tra arabi ed ebrei.
Cosa che avvenne infatti dal 1920 in poi.
Nel 1921 per esempio gli scontri feroci fra arabi ed ebrei (a Jaffa 200 morti ebrei e 120 arabi) furono interpretati dagli inglesi come “scontri spontanei”, ma ovviamente non era così.
Nel 1940 gli ebrei arrivarono a formare il 33% della popolazione in Palestina, e i sionisti già organizzati in gruppi di guerriglia, cominciano gli attacchi terroristici contro gli inglesi e contro i civili palestinesi.
I gruppi più noti furono l’Irgun, l’Haganah e lo Stern.[23]
Questo ultimo, chiamata “Banda Stern” è nata nel 1942 per opera dell’ebreo polacco Abraham Stern.
Una banda che incarnò la variante più violenta e terroristica del movimento sionista[24].
La loro azione più eclatante fu l’attentato alla sede dell’amministrazione britannica all’Hotel King David di Gerusalemme nel luglio 1946, dove venne fatta saltare una intera ala, con un bilancio di circa 200 vittime![25]
Tra i capi del comando vi era un certo Menachem Begin[26], che fu Primo Ministro israeliano e Premio Nobel per la Pace con il presidente egiziano Sadat…
Dopo questo e altri avvisi, nel 1947 gli inglesi rinunciano al mandato e lo consegnano nelle mani dell’ONU.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite propone nella Risoluzione 181 l’ennesima divisione in Stati separati, gli arabi la rifiutano e di nuovo non senza motivo: agli ebrei sarebbe andato il 54% delle terre anche se erano solo il 30% della popolazione presente all’epoca.
Nella primavera del 1947 iniziano gli scontri militari tra arabi ed ebrei, dove i gruppi terroristici sionisti si distinguono per una lunga serie di crimini efferati: massacri, assassini e pulizia etnica documentati oltre ogni dubbio.
E’ infatti in questo periodo il massacro di 200 palestinesi a Deir Yassin, strage (di civili palestinesi) che passò alla storia e che fu perpetrata sotto la diretta responsabilità sempre di Menachem Begin.[27]
...continua
Marcello Pamio - 11 gennaio 2009
http://www.disinformazione.it/crimini_di_israele.htm
PARTE 2/2 AL LINK https://www.facebook.com/photo.php?fbid=212967985458498&set=a.173728742715756.45487.173278516094112&type=1&theater
NOTE
[1] “L’ONU sospende gli aiuti a Gaza”, Il Sole 14 ore, 9 gennaio 2009
[2] “Gaza ancora raid e razzi, oltre 900 le vittime”, Ansa del 12 gennaio 2009
[3] “I carri armati israeliani a Gaza City”, Il Corriere della Sera, 11 gennaio 2009
[4] “Truppe USA controllano Rafah” di Maurizio Blondet, 6 gennaio 2009 ed. Effedieffe
[5] “Perché ci odiano”, Paolo Barnard, ed. BUR, pagg. 424
[6] «The Jewish Agency for Israel », www.jafi.org.il oppure www.us-israel.org
[7] Idem
[8] «The Nord American Review», vol.169, pag 513, agosto 1899. University of Northern Iowa
[9] Associazione Culturale, libreria ebraica senza scopo di lucro - www.menorah.it
[10] www.israele.net
[11] www.israele.net
[12] «Alliance Israelite Universelle»: www.aiu.org
[13] «The Department for Jewish Zionist Education» www.jajz-ed.org
[14] Jerusalem Archives www.jerusalem-archives.org
[15] “Perché ci odiano”, Paolo Barnard, ed. BUR, pag. 243
[16] Movimento politico-religioso degli Ebrei sparsi nei vari paesi, tendente alla ricostituzione di uno Stato ebraico in Palestina (Dizionario della lingua italiana DeAgostini)
[17] Traduzione della «Dichiarazione Balfour»
[18] «Palestina e Sionismo», Vittore Querèl, Fratelli Bocca editori, 1939
[19] Idem
[20] “Perché ci odiano”, Paolo Barnard, ed. BUR, pag. 244
[21] Idem
[22] “Perché ci odiano?” Paolo Barnard, ed. BUR, pag 146
[23] Idem
[24] «Al Qaeda: chi è, da dove viene, dove va», Carlo Bersani, Malatempora edizioni, Roma 2005
[25] Idem
[26] Idem
[27] “Perché ci odiano?” Paolo Barnard, ed. BUR, pag 247
Lucia
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DEFAMATION
L'indispensabile video documento sull'antisemtismo e sul sionismo in sette parti sottotitolato ITA.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=AiOyRpBCpfY
http://www.youtube.com/watch?v=esaKQ6ZchpQ&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=ByrltOV8rKg&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=DfOxO0VBVP0&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=4QBOQospXnk&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=RHLhvNtRcV4&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=9pyLZIH-U4Q&feature=relmfu
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Documentario sui check point tra Palestina e israele
http://www.youtube.com/watch?list=PL5EAF062E92E8ACBF&v=nBn0nRyPw0U&feature=player_detailpage
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Norman Finkelstein istruisce una ragazza sulle lacrime di coccodrillo (SUB ITA)
http://www.youtube.com/watch?v=OKkE2sPAFK4&list=PLB3FF04325914E077&index=54&feature=plpp_video
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Citazioni
GOLDA MEIR
Kiev, 3 maggio 1898 - Gerusalemme, 8 dicembre 1978
«Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano» (Golda Meir,dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969).
«Come possiamo restituire I territori occupati? Non c’è nessuno a cui restituirli» ( Golda Meir, marzo, 1969).
«Questo paese esiste come il compimento della promessa fatta da Dio stesso. Sarebbe ridicolo chiedere conto della sua legittimità.»
Golda Meir, Le Monde, 15 ottobre 1971
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"Il ruolo del presidente degli stati uniti è quello di supportare le decisioni prese dal popolo di Israele"
Ann Lewis
(Fonte: Dana Milbank - The Audacity of Chutzpah Washington Post. Retrieved 2008-03-27.
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/03/17/AR2008031702440_pf.html
link alla citazione: Ann Lewis - Wikipedia, the free encyclopedia
http://en.wikipedia.org/wiki/Ann_Lewis)
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UNA LEGGE PER CONDANNARE CHI CERCA LA VERITÀ SULLA SHOAH, UNA LEGGE PER LEGITTIMARE L'ESISTENZA E L'IMPUNITÀ DELLO STATO DI ISRAELE
In tempi bui come questi, nei quali tutti i politici di destra e di sinistra (*) si dichiarano d'accordo nel promulgare una legge per condannare chi nega l'olocausto, come se per combattere le idee (fosse anche negative, errate criminali) si possa mai utilizzare una legge costrittiva, vale la pena rileggere l'appello degli storici italiani contro il ddl Mastella, un documento del 2007.
Pur non condividendo alcune delle affermazioni che in esso vengono fatte, ritengo che, persino nell'ottica di chi crede in toto alle "verità ufficiali" sulla Shoah, una siffatta legge dovrebbe apparire assurda, grottesca e controproducente, oltre ad ingenerare il sospetto che simili mezzi coercitivi si utilizzino solo per difendere una verità artefatta.
Purtroppo gli storici che firmano il documento in oggetto non si rendono conto che questo è proprio quanto sta accadendo.
Non c'è bisogno d'altronde di negare l'orrore, le torture, le violenze, gli assassinii, le deportazioni degli ebrei nei lager nazisti per rendersi conto che la storia dell' olocausto degli ebrei è stata utilizzata come un ricatto morale per giustificare ed incrementare l'esodo degli ebrei in Palestina (sionismo), la costruzione dello stato d'Israele, e fornire una sorta di patente di immunità allo stato di Israele per i suoi delitti contro i Palestinesi e per le sue ripetute violazioni delle risoluzioni dell'ONU (è palese come l'Iraq nel 1990 sia stato attaccato militarmente dall'ONU - a mezzo della NATO - per averne violato le risoluzioni, mentre per Israele l'impunità a seguito di tali violazioni è la regola).
I mass media ed i governi, persino in momenti in cui la Palestina (la striscia di Gaza in particolare) è sotto assedio, in cui navi pacifiche che portano aiuti umanitari ai palestinesi rinchiusi in un enorme ghetto vengono assaltate dall'esercito israeliano in acque internazionali, non fanno che parlare di commemorazione dell'Olocausto e di giornata della memoria, spendendo parole retoriche del tipo "ricordare perchè non succeda mai più".
Impostori, ipocriti, lingue biforcute!
Se davvero ricordassero perché non succeda mai più dovrebbero adesso, subito, protestare contro la repressione dei palestinesi ad opera del governo di Israele.
Essi invece vogliono che si ricordi solo il passato senza che lo si colleghi al presente, che si ricordi il il martirio degli ebrei di 65 anni fa e non il ruolo di oppressore del governo israeliano di adesso.
E una volta che ci si rende conto di tutto questo come non farsi sfiorare dal dubbio che la verità sulla Shoah potrebbe essere diversa da quella raccontata fino ad esso dalla storiografia ufficiale?
Per esempio potremmo pensare che i morti ebrei nei lager siano stati 600.000 invece che 6 milioni, cifra che non negherebbe certo l'orrore patito dalla comunità ebrea, ma che farebbe vedere certamente queste atrocità in un'altra ottica: non più LA PERSECUZIONE RAZZIALE per antonomasia, ma una delle tante orrende e criminose persecuzioni della storia moderna e contemporanea.
Del resto lo sterminio delle persone sospettate di essere simpatizzanti di sinistra ad opera del dittatore Suharto (sostenuto da Gran Bretagna e USA) durante il sanguinoso colpo di stato militare che abbatté il governo democraticamente eletto (che voleva nazionalizzare le risorse dell'Indonesia per fare godere ai suoi cittadini i frutti della propria terra) fu di circa due milioni di morti!
Alcuni elementi che fanno dubitare della cifra di sei milioni di ebrei morti nei lager nazisti li trovate in un lungo e dettagliato articolo suol blog informatieliberi di cui riporto solo l'inizio:
Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai indicata la fonte di questa cifra.
Ebbene la fonte é solo una ed é l'Enciclopedia Ebraica dove il totale e di 5.820.960.
Queste cifre ci vengono fornite da una delle due parti coinvolte, una sola fonte, credo sia pochino se si vuole fare un'analisi scientifica degli avvenimenti.
La cifra di 6 000 000 dopo essere stata ripetuta per Milioni di volte nei giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata ufficiale.
Questo nonostante, già alla fine della guerra, si fosse in possesso di statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la guerra, e dei loro movimenti migratori fuori dall'Europa, verso l'America la Palestina e la Russia.
Secondo l'Appendice N°VII, "Statistiche sull'Affiliazione Religiosa", del libro del Senato Americano "A Report of the Committee on the Judiciary of the United States Senate" del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in quell'anno era di 15,713,638 .
La stessa fonte nel 1940 riporta il numero di Ebrei nel mondo a 15,319,359.
Se lo studio statistico del governo Americano é corretto la popolazione Ebraica non diminuì durante la guerra, ma subì un piccolo incremento.
Purtroppo certe informazioni spesso vengono ignorate perché, diciamo pure, molto spesso riportate da associazioni e persone assolutamente impresentabili per le loro simpatie nazi-fasciste.
Ma come il signoraggio è autentico nonostante ne parli più il partito di estrema destra Forza Nuova che il (finto) partito di estrema sinistra di Rifondazione Comunista, così l'esagerazione del numero di ebrei morti nei lager nazisti è autentica nonostante venga spesso citata da partiti e persone che non nascondono una certa avversione (più o meno velata) agli ebrei in quanto tali.
E' un trucco molto ben architettato dalle élite criminali che governano il mondo, quello di mettere alcune verità in bocca a persone ed organizzazioni poco presentabili.
Così la bufala del riscaldamento globale viene per lo più denunciata da organizzazioni di destra che denunciano in toto l'ambientalismo senza fare distinzioni di sorta tra lotte valide e genuine contro l'inquinamento, e finto ambientalismo.
(*) Distinzione sottile ormai questa tra "destra" e "sinistra", d'altronde abbiamo già visto come Fini e D'Alema appartengano allo stesso organismo, il CFR Europeo.
APPELLO DEGLI STORICI ITALIANI CONTRO IL DDL MASTELLA (PRESENTATO AL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 26 GENNAIO 2007)
Il Ministro della Giustizia Mastella, secondo quanto anticipato dai media, proporrà un disegno di legge che dovrebbe prevedere la condanna, e anche la reclusione, per chi neghi l'esistenza storica della Shoah. Il governo Prodi dovrebbe presentare questo progetto dilegge il giorno della memoria. Come storici e come cittadini siamo sinceramente preoccupati che si cerchi di affrontare e risolvere un problema culturale e sociale certamente rilevante (il negazionismo e il suo possibile diffondersi soprattutto tra i giovani) attraverso la pratica giudiziaria e la minaccia di reclusione e condanna. Proprio negli ultimi tempi, il negazionismo è stato troppo spesso al centro dell'attenzione dei media, moltiplicandone inevitabilmente e in modo controproducente l’eco. Sostituire a una necessaria battaglia culturale, a una pratica educativa, e alla tensione morale necessarie per fare diventare coscienza comune e consapevolezza etica introiettata la verità storica della Shoah, una soluzione basata sulla minaccia della legge, ci sembra particolarmente pericoloso per diversi ordini di motivi:
1) si offre ai negazionisti, com’è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d'espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente.
2) si stabilisce una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica, invece di ottenere il risultato opposto sperato. Ogni verità imposta dall'autorità statale (l'”antifascismo” nella DDR, il socialismo nei regimicomunisti, il negazionismo del genocidio armeno in Turchia, l'inesistenza di piazzaTiananmen in Cina) non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale.
3) si accentua l'idea, assai discussa anche tra gli storici, della "unicità della Shoah", non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altri evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo.
L'Italia, che ha ancora tanti silenzi e tante omissioni sul proprio passato coloniale,dovrebbe impegnarsi a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative.La strada della verità storica di Stato non ci sembra utile per contrastare fenomeni, molto spesso collegati a dichiarazioni negazioniste (e certamente pericolosi e gravi), di incitazione alla violenza, all'odio razziale, all'apologia di reati ripugnanti e offensivi perl'umanità; per i quali esistono già, nel nostro ordinamento, articoli di legge sufficienti a perseguire i comportamenti criminali che si dovessero manifestare su questo terreno.
E' la società civile, attraverso una costante battaglia culturale, etica e politica, che può creare gli unici anticorpi capaci di estirpare o almeno ridimensionare ed emarginare le posizioni negazioniste.
Che lo Stato aiuti la società civile, senza sostituirsi ad essa con una legge che rischia di essere inutile o, peggio, controproducente.
http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/10/in-tempi-bui-come-questi-nei-quali.html
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Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita...
Album di articoli di Orwell2012
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.218000038288626.54685.173278516094112&type=3
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Olocausto Palestinese.
Album di articoli di Orwell2012
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.256383107783652.62708.173278516094112&type=3
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Scene di vita quotidiana in Palestina
Due attivisti nonviolenti palestinesi stanno per i fatti loro (in una piazzetta in terra di Palestina). Un colono israeliano (in terra di Palestina) cerca di aggredirli ma "fortunatamente" arrivano soldati israeliani (sempre in terra di palestina, e non è un dettaglio) che scongiurano l'aggressione ma fermano i due palestinesi.
nel frattempo altri coloni israeliani (in terra di palestina) crecano di aggredire con un cane chi sta riprendendo la scena e anche qui la polizia israeliana (in terra di palestina) mette un limite ai palestinesi, in terra di palestina...
VIDEO
http://www.youtube.com/watch?v=DKML2R4ubwU&list=HL1342551581&feature=mh_lolz&fb_source=message
Issa Amro è il coordinatore di "shabab Did al-Istitaan"= Giovani contro gli insediamenti. Sono giovani palestinesi che adottano la Resistena non violenta contro l'occupazione israeliana. Quando i media parlano di diritti umani non sono mai "abbastanza informati" sulle violazioni dei coloni e dell'esercito israeliano."
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10151065188802220&set=oa.10151923254280058&type=1&theater
GRAZIE a @Francesca Rigato.
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Sionisti contro la libertà di parola
http://www.youtube.com/watch?v=69MaFjUIUq4&feature=share
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SEZIONE AGGIORNAMENTI E NEWS
18/07/2012
Tel Ramada è la zona in periferia di Hebron (el khalil) dove c'è la sede di "shabab did al istitan" Giovani contro gli insediamenti, In questo momento ci sono più di 100 soldati e si registrano arresti.
Fonte: Jamal Alward
https://www.facebook.com/groups/hebronyouth/10151923110265058/?comment_id=10151923182510058¬if_t=group_comment_reply
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18/07/2012
Gaza Est
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fenglish.wafa.ps%2Findex.php%3Faction%3Ddetail%26id%3D20286&h=uAQG0seMv
http://english.wafa.ps/index.php?action=detail&id=20286
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Stay Human
Chiara Lyn
nota pubblicata da Orwell 2012 il giorno mercoledì 18 luglio 2012
https://www.facebook.com/notes/orwell-2012/israele-e-palestina-storia-e-news/329862870435675
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