Il decreto sulle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico mette
in crisi le rinnovabili ma in compenso elargisce incentivi a chi brucia
i rifiuti indifferenziati.
Nel testo specifiche tariffe per incentivare
l'energia elettrica prodotta bruciando "rifiuti non provenienti da
raccolta differenziata".
Mette in crisi
le rinnovabili vere, tagliando loro le gambe con la burocrazia, ma in
compenso elargisce incentivi a chi brucia rifiuti indifferenziati.
Il
decreto sulle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico, infatti,
prevede specifiche tariffe per incentivare l'energia elettrica prodotta bruciando rifiuti "non provenienti da raccolta differenziata".
Gli
impianti al di sotto dei 300 kW che bruciano immondizia sono
incentivati addirittura più generosamente di un piccolo impianto
fotovoltaico sul tetto di una casa: prendono 257 euro a MWh per 20
anni, per le taglie più grandi si scende a 145 euro/MWh.
Inoltre viene riconosciuto un periodo transitorio di 6 mesi contro i 4 delle altre fonti rinnovabili.
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