(e ar'imbutato qua 'n Valle da me mi .. 'mbutoBioniKapra .. siempre!)
A leggerlo o subirlo passivamente e acriticamente, il concetto sopraccitato – che è solo un estratto minimo e simbolico dell’integralità (e dell’integralismo) dei concetti con i quali si perpetra quotidianamente uno spietato, intensivo bombardamento mediatico, un’azione bellica solo apparentemente priva di vittime – ci ritroveremmo probabilmente (forse sicuramente) a pensare alla stessa maniera, a ragionare nei medesimi termini scarni e frusti dati da quelle premesse.
Forse, se fossimo particolarmente predisposti, potremmo anche arrivare a farne una ragione di partigianeria, di tifo fondamentalista; di scelte di campo inespugnabili con le armi della ragione, poiché radicate sull’irrazionalità e quindi su posizioni fortemente e pregiudizialmente basate sul rifiuto della dialettica e dell’ascolto plurale. La realtà ci dice, anzi, che è proprio quanto avviene generalmente; e che, anche, questo stato di cose suffraga e spiega l’uso smodato di queste tecniche comunicative “estreme” da parte del Potere (il berlusconismo è un esempio da manuale; l’ultimo – ma non l’unico – eclatante in ordine di tempo in Italia, paese che vanta un “tessuto sociale” molto soggetto a questo genere di “suggestioni”).
Sostanzialmente, qualsiasi pensiero/ideologia che abbia fondamenta lacunose sul versante logico-scientifico, tende a sopperire a quella mancanza, in dosi massicce, ricorrendo ad artifici tipici della “fede rivelata”: i feticci (se reali o meno poco importa, purché possedenti caratteristiche di “indefinitezza”) e tutto un complesso di superstizioni (con relativo corollario di paure indotte e minacce di castighi), dogmi e assunti primari non necessitanti di spiegazione alcuna (o le cui spiegazioni risulterebbero – o, ad arte, dovrebbero risultare – nel caso, così oscure e indecifrabili da scoraggiarne, da un lato, un’indagine accurata e aumentare, dall’altro, l’aura misterica e l’intoccabilità totemica dei dogmi stessi) e dati per essere accettati come “verbo autentico”.
Si tratta, insomma, di tipologia ideologica con tratti più comuni a quelli di una religione: una sorta di “religione neopagana” con tanto di officianti (ordinati in precise gerarchie), luoghi di culto (praticamente individuabile in ogni casa dove vi sia un… televisore!) e rituali.
Ora, detto ciò, non so (o fingo di non sapere) se, come secondo “religione”, sia “inverno anche sui mercati”. Ma trovo comunque molto stucchevole preoccuparsene oltre ogni ragionevole necessità.
Tanto più che… sì: un inverno c’è, anche in questa calda estate, per… “qualcuno”.
Nessuna tregua è stata decisa alla sua fredda morsa d’impoverimento; e infatti, i meno protetti risultano essere le prime facili vittime del “gelo”. Cosa ancor più facile, avendo deciso, il Potere, seguendo i dettami del proprio “Dio”, di requisire a chi il cappotto, a chi la stufa; e a chi entrambe le cose…
Finirebbero col capitolare così anche tutti gli altri, come in un macabro domino, falciati da quel “Dio” perverso assecondato dal Potere.
Sicché, finito l’“inverno”, non resterebbero che quel “Dio” criminale, il Potere e, forse anche… i mercati.
Nessun altro a certificare che di quel medesimo mortale flagello quelli erano i tre nomi.
“È ovvio che c’è grande nervosismo sui mercati”
“I mercati guardano con crescente preoccupazione il caos dei partiti e le elezioni del 2013”
“Un agosto che si prevede incandescente con i mercati in forte sofferenza”
“Le elezioni daranno quella stabilità politica che i mercati cercano”
“Draghi dà ossigeno ai mercati”
“Lo spread rimane troppo alto perché dipende da dubbi e incertezze dei mercati”
“Più noi daremo ai mercati l’immagine di un
Paese in cui le forze politiche e quelle sociali hanno comune
consapevolezza e senso di responsabilità, più potremo guadagnare in
termini di fiducia anche da parte dei mercati”
“Per rassicurare i mercati penso che si dovrebbe rieleggere Napolitano al Quirinale”
“È inverno anche sui mercati”
…
A leggerlo o subirlo passivamente e acriticamente, il concetto sopraccitato – che è solo un estratto minimo e simbolico dell’integralità (e dell’integralismo) dei concetti con i quali si perpetra quotidianamente uno spietato, intensivo bombardamento mediatico, un’azione bellica solo apparentemente priva di vittime – ci ritroveremmo probabilmente (forse sicuramente) a pensare alla stessa maniera, a ragionare nei medesimi termini scarni e frusti dati da quelle premesse.
Forse, se fossimo particolarmente predisposti, potremmo anche arrivare a farne una ragione di partigianeria, di tifo fondamentalista; di scelte di campo inespugnabili con le armi della ragione, poiché radicate sull’irrazionalità e quindi su posizioni fortemente e pregiudizialmente basate sul rifiuto della dialettica e dell’ascolto plurale. La realtà ci dice, anzi, che è proprio quanto avviene generalmente; e che, anche, questo stato di cose suffraga e spiega l’uso smodato di queste tecniche comunicative “estreme” da parte del Potere (il berlusconismo è un esempio da manuale; l’ultimo – ma non l’unico – eclatante in ordine di tempo in Italia, paese che vanta un “tessuto sociale” molto soggetto a questo genere di “suggestioni”).
Sostanzialmente, qualsiasi pensiero/ideologia che abbia fondamenta lacunose sul versante logico-scientifico, tende a sopperire a quella mancanza, in dosi massicce, ricorrendo ad artifici tipici della “fede rivelata”: i feticci (se reali o meno poco importa, purché possedenti caratteristiche di “indefinitezza”) e tutto un complesso di superstizioni (con relativo corollario di paure indotte e minacce di castighi), dogmi e assunti primari non necessitanti di spiegazione alcuna (o le cui spiegazioni risulterebbero – o, ad arte, dovrebbero risultare – nel caso, così oscure e indecifrabili da scoraggiarne, da un lato, un’indagine accurata e aumentare, dall’altro, l’aura misterica e l’intoccabilità totemica dei dogmi stessi) e dati per essere accettati come “verbo autentico”.
Si tratta, insomma, di tipologia ideologica con tratti più comuni a quelli di una religione: una sorta di “religione neopagana” con tanto di officianti (ordinati in precise gerarchie), luoghi di culto (praticamente individuabile in ogni casa dove vi sia un… televisore!) e rituali.
Con tanto di pastori e… gregge!
…
Ora, detto ciò, non so (o fingo di non sapere) se, come secondo “religione”, sia “inverno anche sui mercati”. Ma trovo comunque molto stucchevole preoccuparsene oltre ogni ragionevole necessità.
Tanto più che… sì: un inverno c’è, anche in questa calda estate, per… “qualcuno”.
Nessuna tregua è stata decisa alla sua fredda morsa d’impoverimento; e infatti, i meno protetti risultano essere le prime facili vittime del “gelo”. Cosa ancor più facile, avendo deciso, il Potere, seguendo i dettami del proprio “Dio”, di requisire a chi il cappotto, a chi la stufa; e a chi entrambe le cose…
Finirebbero col capitolare così anche tutti gli altri, come in un macabro domino, falciati da quel “Dio” perverso assecondato dal Potere.
Sicché, finito l’“inverno”, non resterebbero che quel “Dio” criminale, il Potere e, forse anche… i mercati.
Nessun altro a certificare che di quel medesimo mortale flagello quelli erano i tre nomi.
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