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In data 26 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato in via
preliminare su proposta del ministro dell’Ambiente Corrado Clini un
provvedimento per l’individuazione delle condizioni di utilizzo dei
combustibili solidi secondari (CSS) in parziale sostituzione di quelli
tradizionali in cementifici soggetti al regime dell’autorizzazione
integrata ambientale.
Cosa significa?
Che le ecoballe dei rifiuti che
ancora giacciono in attesa di smaltimento ora saranno smaltite come
combustibile nei cementifici. Il comunicato di Palazzo Chigi sottolinea
che il regolamento del CSS è parte essenziale nel processo di politica
ambientale e per assolvere gli impegni internazionali in materia di
energia ed ambiente, nonché raggiunge il fine della gestione corretta e
sostenibile dei rifiuti. Peccato che i cementifici non sono stati
progettati per lo smaltimento delle ecoballe, altrimenti non si
comprenderebbe la creazione dei termovalorizzatori. Inoltre qualsiasi
elemento che brucia emette fumi e polveri pertanto resta il dubbio che
i cementifici abbiano quelle caratteristiche tecniche per evitare
l’emissione in atmosfera di fumi dannosi alla salute dei cittadini che
abitano in quella zona. Premesso che i cementifici sono considerati
industria insalubre di classe 1, la cosa da non sottovalutare è che i
limiti di legge per le emissioni dei cementifici sono enormemente
superiori rispetto a quelli degli inceneritori tenendo conto che le
emissioni generalmente non provengono da rifiuti ma dal materiale
utilizzato alla produzione del cemento. Più precisamente considerando
solo gli NOx (tutti gli ossidi di azoto e le loro miscele.), per un
inceneritore il limite di legge è 200 mg/Nmc mentre per un cementificio
è tra 500 e 1800 mg/Nmc quindi fino a nove volte maggiore. Il limite
giornaliero per le emissioni di particolato è di 50 μg/m3 e tale limite
non può essere superato per più di 7 giorni all’anno dal primo gennaio
2010 (DM 2 aprile 2002, n.60 allegato III). È stato calcolato che le
concentrazioni medie di particolato in prossimità di un cementificio
variano da 350μg/m3 (un Km dall’impianto) a 200μg/m3 (a 5 Km
dall’impianto) e che la maggior parte delle particelle emesse hanno
dimensioni nanometriche e sono dunque estremamente rischiose per la
salute umana. I sostenitori della co-combustione di rifiuti sono soliti
affermare che l’utilizzo di CDR nei cementifici può consentire una
riduzione dell’uso di combustibili fossili pertanto una riduzione della
produzione di CO2 (Anidride Carbonica). Ciò che di solito viene taciuto
è che un cementificio produce di solito circa il triplo di CO2 rispetto
ad un inceneritore. Mentre si tiene ad evidenziare la minore produzione
di diossine grazie alle elevate temperature raggiunte nei forni dei
cementifici rispetto ai classici inceneritori, le diossine sono tra i
veleni più pericolosi in circolazione in quanto non sono
biodegradabili, accumulandosi nel suolo, nella catena alimentare e
negli organismi viventi cui possono svilupparsi tumori maligni
(principalmente linfomi e sarcomi), difetti di sviluppo del feto e
varie alterazioni ormonali e metaboliche. Da considerare anche che la
“scomparsa” delle ceneri tossiche prodotte dalla combustione sarà
possibile grazie al suo inglobamento nel clinker prodotto (materiale
laterizio ottenuto con la cottura delle materie prime a temperature
molto elevate, ndr) con il suo carico “nascosto” di pericolosi
inquinanti in contrasto con i propositi di sostenibilità. Una corretta
gestione del ciclo dei rifiuti non dovrebbe assolutamente prevedere il
loro incenerimento. Pertanto chi sbandiera la sostenibilità ambientale
e la sicurezza sanitaria dovrebbe percorrere altre e più proficue
strade.
ho paura che le eco-balle siano quelle che ci raccontano a partire dalla differenziata e l'intento di far aumentare il livello di buon riutilizzo dei rifiuti il trattamento degli stessi
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