I
ministri "tecnici" discutono da giorni su come recuperare e chiudere
preventivamente quegli spazi di protagonismo e conflittualità portati
nelle piazze dall'esplosione del 14N.
Significa che quanto è successo quel giorno fa paura e preoccupa chi ci governa con l'obiettivo razionale di impoverirci - e indebolirci politicamente - giorno per giorno.
Comunque la si voglia girare, quel giorno all'offensiva siamo stati noi!
Ed è questo che dovremmo sempre tener presente, prima delle scontate considerazioni sulla violenza della polizia e tutti i dibattiti che seguono sull'identificabilità dei poliziotti ecc., che possono essere importanti finché vogliamo ma necessariamente minori di fronte all'urgenza di ripopolare quelle piazze, farle rivivere di quell'intensità e di quelle presenze che per un giorno hanno impensierito chi sta in alto.
Nel nostro campo il dibattito politico rischia a volte di prendere una piega surreale: non vorremmo che si tornasse indietro di 10 anni richiamando i "bei tempi" del prefetto Serra e delle belle manifestazioni del Social Forum di Firenze che qualcuno rimpiange, quando 1 milione di persone sfilavano battendosi le mani e, a fine giornata, Prefetto, Ministero degli Interni e organizzatori delle manifestazioni si complimentavano gli uni gli altri per la "responsabilità" e il buon svolgimento della giornata. Non abbiamo oggi nessun motivo - e nessun interesse - ad essere "responsabili"...
L'intelligenza collettiva e la maturità dei comportamenti espressi dalle piazze europee del 14N ci indicano in maniera limpida la strada da perseguire. Lasciamo i problemi della "governance" a chi si deve preoccupare di far quadrare i conti, approvare le "riforme", far passare 'a nuttata, organizzare la "governabilità"...
Noi dovremmo pensare a organizzare invece l'ingovernabilità delle ristrutturazioni in atto: nlle scuole, nei posti di lavoro, in quel sociale sempre più magmatico e imprendibile che potrebbe però presto dare segnali d'indisponibilità.
Il governo Monti sta perdendo quel consenso che media e politica tentano diperatamente di organizzargli intorno (interpretiamo in questo senso anche il furbesco riposizionamento di Napolitano di ieri e le mossette di Bersani e Camusso degli ultimi giorni).
A partire da queste considerazioni, ci sembra quindi che tutte le misure che il governo "tecnico" sta cercando di mettree in atto: 'daspo' per le manifestazioni et similia (ben analizzati in qs edit. di Oservatorio Repressione che qui riproduciamo: Squadre speciali, arresti differiti e daspo: la risposta "democratica e sobria" del Governo Monti alla crisi) saranno probabilmente un bel buco nell'acqua, che potrebbe addirittura ri-attizzare lo scontro sociale.
Davvero la ministra pensa che qualche 'daspo' comminato con metodo fermerà le manifestazioni e la rabbia di chi è ormai consapevole di non potersi aspettare niente dal futuro?
Quando certi comportamenti si massificano e vengono agiti capillarmente in diversi luoghi, è segno che la dimensione si fa politica, che non vuol dire, per noi, "trovare la soluzione" ma approfondire l'ingovernabilità.
(Abbiamo dalla nostra l'esperienza del movimento no tav e un processo che si sta aprendo contro 45 persone. La Procura di Torino si sforza di chiuderla in fretta con 22 udienze tra gennaio e luglio del prossimo anno... Illusioni! Sarà comunque un processo lunghissimo di cui non riuscuiranno a cancellare la dimensione politica. Da un anno e mezzo hanno comminato quasi 100 "fogli di via" dalla valle ma la maggioranza dei colpiti dal provvedimento è presente ad ogni nuova iniziativa...).
Urgente, diventa invece connettere i fili di una protesta che, pur generosa, è però ancora troppo dispersa in mille rivoli che faticano a ricomporre gli altri pezzi del precariato e del ceto medio proletarizzato alla più avanzata soggettività degli studenti e delle giovani generazioni.
Buon segno!
Significa che quanto è successo quel giorno fa paura e preoccupa chi ci governa con l'obiettivo razionale di impoverirci - e indebolirci politicamente - giorno per giorno.
Comunque la si voglia girare, quel giorno all'offensiva siamo stati noi!
Ed è questo che dovremmo sempre tener presente, prima delle scontate considerazioni sulla violenza della polizia e tutti i dibattiti che seguono sull'identificabilità dei poliziotti ecc., che possono essere importanti finché vogliamo ma necessariamente minori di fronte all'urgenza di ripopolare quelle piazze, farle rivivere di quell'intensità e di quelle presenze che per un giorno hanno impensierito chi sta in alto.
Loro devono avere paura, non noi!
Nel nostro campo il dibattito politico rischia a volte di prendere una piega surreale: non vorremmo che si tornasse indietro di 10 anni richiamando i "bei tempi" del prefetto Serra e delle belle manifestazioni del Social Forum di Firenze che qualcuno rimpiange, quando 1 milione di persone sfilavano battendosi le mani e, a fine giornata, Prefetto, Ministero degli Interni e organizzatori delle manifestazioni si complimentavano gli uni gli altri per la "responsabilità" e il buon svolgimento della giornata. Non abbiamo oggi nessun motivo - e nessun interesse - ad essere "responsabili"...
L'intelligenza collettiva e la maturità dei comportamenti espressi dalle piazze europee del 14N ci indicano in maniera limpida la strada da perseguire. Lasciamo i problemi della "governance" a chi si deve preoccupare di far quadrare i conti, approvare le "riforme", far passare 'a nuttata, organizzare la "governabilità"...
Noi dovremmo pensare a organizzare invece l'ingovernabilità delle ristrutturazioni in atto: nlle scuole, nei posti di lavoro, in quel sociale sempre più magmatico e imprendibile che potrebbe però presto dare segnali d'indisponibilità.
Il governo Monti sta perdendo quel consenso che media e politica tentano diperatamente di organizzargli intorno (interpretiamo in questo senso anche il furbesco riposizionamento di Napolitano di ieri e le mossette di Bersani e Camusso degli ultimi giorni).
A partire da queste considerazioni, ci sembra quindi che tutte le misure che il governo "tecnico" sta cercando di mettree in atto: 'daspo' per le manifestazioni et similia (ben analizzati in qs edit. di Oservatorio Repressione che qui riproduciamo: Squadre speciali, arresti differiti e daspo: la risposta "democratica e sobria" del Governo Monti alla crisi) saranno probabilmente un bel buco nell'acqua, che potrebbe addirittura ri-attizzare lo scontro sociale.
Davvero la ministra pensa che qualche 'daspo' comminato con metodo fermerà le manifestazioni e la rabbia di chi è ormai consapevole di non potersi aspettare niente dal futuro?
Quando certi comportamenti si massificano e vengono agiti capillarmente in diversi luoghi, è segno che la dimensione si fa politica, che non vuol dire, per noi, "trovare la soluzione" ma approfondire l'ingovernabilità.
(Abbiamo dalla nostra l'esperienza del movimento no tav e un processo che si sta aprendo contro 45 persone. La Procura di Torino si sforza di chiuderla in fretta con 22 udienze tra gennaio e luglio del prossimo anno... Illusioni! Sarà comunque un processo lunghissimo di cui non riuscuiranno a cancellare la dimensione politica. Da un anno e mezzo hanno comminato quasi 100 "fogli di via" dalla valle ma la maggioranza dei colpiti dal provvedimento è presente ad ogni nuova iniziativa...).
Urgente, diventa invece connettere i fili di una protesta che, pur generosa, è però ancora troppo dispersa in mille rivoli che faticano a ricomporre gli altri pezzi del precariato e del ceto medio proletarizzato alla più avanzata soggettività degli studenti e delle giovani generazioni.
Se le loro
sono illusioni, i nostri programmi devono diventare realtà.
Nostro il
compito di rendere tutto ciò possibile.
Costruendo, da subito, una
nuova scadenza di lotta entro la fine dell'autunno!
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