Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

domenica 11 novembre 2012

I rifiuti uccidono come l’Ilva: boom di tumori in Campania

Dopo il primo incontro di “Progetto Riciclo” tenutosi lo scorso 27 ottobre presso l’aula consiliare del Comune di Genzano di Roma con Ezio Orzes come relatore (assessore all’ambiente di Ponte nelle Alpi, primo comune riciclone d’Italia 2010, 2011 e 2012), il prossimo 1 dicembre alle ore 17:00 presso il Comune di Genzano di Roma, nel secondo dei tre incontri previsti, sarà ospite la Dott.ssa Patrizia Gentilini, oncologa – ematologa dell’Associazione dei Medici per l’Ambiente, ISDE Italia. 

Si analizzeranno in particolare gli effetti sanitari sulla popolazione derivanti da un’errata gestione dei rifiuti solidi urbani (con particolare attenzione all’incenerimento dei rifiuti) e le alternative disponibili. 

 Seguirà comunicato stampa e invito alla cittadinanza.
(Fonte articolo, clicca qui

In Italia si muore per i veleni delle industrie, in Campania per quelli dei rifiuti. Lo spiegano gli scienziati che hanno seguito il progetto Sentieri, finanziato dal ministero della Salute, e hanno preparato il rapporto su 44 dei 57 Sin (Siti di interesse nazionale) da bonificare.  Lo stesso rapporto che ha portato all’inchiesta della magistratura sull’Ilva di Taranto e alla chiusura di alcuni reparti. In Campania sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento solo 2 dei 5 sin presenti sul territorio. Dallo studio è restata esclusa, ad esempio l’area di Bagnoli.  In tutto sono stati esaminati 88 Comuni nei quali abitano 776.544 persone, quasi un sesto della popolazione della Regione (5.834.056). In tutti e due i siti studiati, quello delle aree del litorale vesuviano (11 Comuni con 462.322 abitanti) e quello Litorale Domizio Flegreo e agro aversano (77 comuni con 141.793 abitanti) si registra un eccesso rispetto al paramentro medio di riferimento, per la mortalità generale, per tutti i tipi di tumore, per quelle dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente, dell’apparato genitourinario. Fatta base cento, gli sforamenti più significativi si registrano nel vesuviano per le malattie dell’apparato genitourinario (uomini 109, donne 128) e nella seconda area per l’apparato digerente (114 per uomini e donne).  E, in riferimento all’area del litorale Vesuviano, si legge nel rapporto: «in singoli comuni sono stati osservati eccessi della mortalità per il tumore del polmone, dello stomaco e della vescica per gli uomini e del tumore del fegato per entrambi i generi». E anche nella zona Domizia si notano patologie in eccesso anche al di là di quelle misurate dallo studio Sentieri e richiamate nel rapporto. Si legge, infatti: per alcuni Comuni del Sin si notano «eccessi di mortalità per tumore epatico, della pleura, della laringe e per malattie circolatorie».  I dati si riferiscono al periodo tra il 1995 e il 2002, ma, a quanto pare, la progressione continua: in Campania, diversamente da quanto si verifica anche nell’area Italsider di Taranto, ci si ammala sempre di più, come conferma anche la ricerca del 2006 ordinata dall’istituto superiore della Sanità. Non solo: nella tragedia dell’Italsider sono coinvolti 216.618 abitanti, meno di un terzo di quelli interessati nella nostra regione. La tragedia della Campania ha due origini: la presenza di amianto in alcuni siti industriali e gli sversamenti dei rifiuti tossici. Il primo dato viene confermato anche da un procedimento in corso: quello contro i vertici dell’ex Alfasud dove negli ultimi cinque anni si è notata la morte per mesotelioma (il tumore provocato dall’amianto) di dieci lavoratori. E nelle considerazioni conclusive per entrambi i siti campani i relatori sottolineano che le aree sono caratterizzate oltre che da numerose discariche, anche dalla presenza di siti di smaltimento illegale e di combustione dei rifiuti sia urbani sia pericolosi. Gli scienziati per entrambe le zone raccomandano studi per la valutazione dell’inquinamento ambientale presente nell’area.  E raccomandano di prevedere «percorsi di comunicazione con gli stakeholder, compreso l’associazionismo presente sul territorio». Ma, nonostante il continuo peggioramento della situazione, ancora nulla è stato fatto. 

Eppure, scorrendo l’elenco dei siti altamente inquinati esaminati nello studio, ricorrono i nomi di tutte le aziende che hanno sversato per anni rifiuti tossici nel cosiddetto triangolo della morte, quello che comprende l’area a nord di Napoli e a Sud di Caserta, come ha raccontato il pentito Gaetano Vassallo. 

Un’altra conferma dello scempio è arrivata dalla relazione del perito Giovanni Balestri sulla Resit di Giugliano.  Il geologo ha sottolineato che il deposito di veleni di ogni tipo nella discarica non a norma provocherà entro il 2064, in assenza di interventi efficaci, un vero e proprio disastro industriale.  

In Campania attraverso i rifiuti le imprese del Nord hanno esportato la morte.


1 commento:

  1. unisci anche gli articoli dei rifiuti della malavita organizzata e quelli dei rifiuti del nord italia in campania e cosa ne deduci ? che schifo e non aggiungo altro

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