Dopo il primo incontro di “Progetto Riciclo” tenutosi lo scorso 27
ottobre presso l’aula consiliare del Comune di Genzano di Roma con Ezio
Orzes come relatore (assessore all’ambiente di Ponte nelle Alpi, primo
comune riciclone d’Italia 2010, 2011 e 2012), il prossimo 1 dicembre
alle ore 17:00 presso il Comune di Genzano di Roma, nel secondo dei tre
incontri previsti, sarà ospite la Dott.ssa Patrizia Gentilini, oncologa
– ematologa dell’Associazione dei Medici per l’Ambiente, ISDE Italia.
Si analizzeranno in particolare gli effetti sanitari sulla popolazione
derivanti da un’errata gestione dei rifiuti solidi urbani (con
particolare attenzione all’incenerimento dei rifiuti) e le alternative
disponibili.
Seguirà comunicato stampa e invito alla cittadinanza.
(Fonte articolo, clicca qui)
In Italia si muore per i veleni delle industrie, in Campania per quelli
dei rifiuti. Lo spiegano gli scienziati che hanno seguito il progetto
Sentieri, finanziato dal ministero della Salute, e hanno preparato il
rapporto su 44 dei 57 Sin (Siti di interesse nazionale) da bonificare.
Lo stesso rapporto che ha portato all’inchiesta della magistratura
sull’Ilva di Taranto e alla chiusura di alcuni reparti. In Campania
sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento solo 2 dei 5 sin
presenti sul territorio. Dallo studio è restata esclusa, ad esempio
l’area di Bagnoli. In tutto sono stati esaminati 88 Comuni nei quali
abitano 776.544 persone, quasi un sesto della popolazione della Regione
(5.834.056). In tutti e due i siti studiati, quello delle aree del
litorale vesuviano (11 Comuni con 462.322 abitanti) e quello Litorale
Domizio Flegreo e agro aversano (77 comuni con 141.793 abitanti) si
registra un eccesso rispetto al paramentro medio di riferimento, per la
mortalità generale, per tutti i tipi di tumore, per quelle
dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente, dell’apparato
genitourinario. Fatta base cento, gli sforamenti più significativi si
registrano nel vesuviano per le malattie dell’apparato genitourinario
(uomini 109, donne 128) e nella seconda area per l’apparato digerente
(114 per uomini e donne). E, in riferimento all’area del litorale
Vesuviano, si legge nel rapporto: «in singoli comuni sono stati
osservati eccessi della mortalità per il tumore del polmone, dello
stomaco e della vescica per gli uomini e del tumore del fegato per
entrambi i generi». E anche nella zona Domizia si notano patologie in
eccesso anche al di là di quelle misurate dallo studio Sentieri e
richiamate nel rapporto. Si legge, infatti: per alcuni Comuni del Sin
si notano «eccessi di mortalità per tumore epatico, della pleura, della
laringe e per malattie circolatorie». I dati si riferiscono al periodo
tra il 1995 e il 2002, ma, a quanto pare, la progressione continua: in
Campania, diversamente da quanto si verifica anche nell’area Italsider
di Taranto, ci si ammala sempre di più, come conferma anche la ricerca
del 2006 ordinata dall’istituto superiore della Sanità. Non solo: nella
tragedia dell’Italsider sono coinvolti 216.618 abitanti, meno di un
terzo di quelli interessati nella nostra regione. La tragedia della
Campania ha due origini: la presenza di amianto in alcuni siti
industriali e gli sversamenti dei rifiuti tossici. Il primo dato viene
confermato anche da un procedimento in corso: quello contro i vertici
dell’ex Alfasud dove negli ultimi cinque anni si è notata la morte per
mesotelioma (il tumore provocato dall’amianto) di dieci lavoratori. E
nelle considerazioni conclusive per entrambi i siti campani i relatori
sottolineano che le aree sono caratterizzate oltre che da numerose
discariche, anche dalla presenza di siti di smaltimento illegale e di
combustione dei rifiuti sia urbani sia pericolosi. Gli scienziati per
entrambe le zone raccomandano studi per la valutazione
dell’inquinamento ambientale presente nell’area. E raccomandano di
prevedere «percorsi di comunicazione con gli stakeholder, compreso
l’associazionismo presente sul territorio». Ma, nonostante il continuo
peggioramento della situazione, ancora nulla è stato fatto.
Eppure,
scorrendo l’elenco dei siti altamente inquinati esaminati nello studio,
ricorrono i nomi di tutte le aziende che hanno sversato per anni
rifiuti tossici nel cosiddetto triangolo della morte, quello che
comprende l’area a nord di Napoli e a Sud di Caserta, come ha
raccontato il pentito Gaetano Vassallo.
Un’altra conferma dello scempio
è arrivata dalla relazione del perito Giovanni Balestri sulla Resit di
Giugliano. Il geologo ha sottolineato che il deposito di veleni di ogni
tipo nella discarica non a norma provocherà entro il 2064, in assenza
di interventi efficaci, un vero e proprio disastro industriale.
In
Campania attraverso i rifiuti le imprese del Nord hanno esportato la
morte.
unisci anche gli articoli dei rifiuti della malavita organizzata e quelli dei rifiuti del nord italia in campania e cosa ne deduci ? che schifo e non aggiungo altro
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