- Assemblea pubblica contro l’impianto di combustione oli da localizzare in via Cancelliera di Albano 14/b autorizzato da Provincia di Roma e Comune di Albano Laziale. L’assemblea si terrà martedi 6 novembre alle ore 18:30 presso il centro sportivo OK Club di via Pantanelle località Cancelliera. La cittadinanza è invitata a partecipare.
- Blob, Rai Tre, dedica un’altra puntata (dopo Pro-Fumo e Nonsoloilva) alla vertenza dell’inceneritore dei Castelli Romani e della discarica di Albano Laziale. Appuntamento sabato 3 novembre ore 19:50 Rai Tre.
(Fonte articolo, Blog Taormina, clicca qui)
Rifiuti tossici scaricati nei terreni del Sud, ed in particolare in
Campania.
Una strage che si sta consumando lentamente e in silenzio, un
eccidio per avvelenamento: di cui nessuno parla ma che ha ormai
raggiunto proporzioni enormi.
E’ l’azione criminale, vigliacca e
violenta, dell’ecomafia.
Blogtaormina ha affrontato più volte questo
scottante argomento con inchieste a cura di Leopoldo Antinozzi, Franco Ortolani, e Angelo Forgione.
Nuove verità raccapriccianti emergono adesso in un articolo de “Il
Mattino”. In principio – si legge sul quotidiano di Napoli -, erano
semplici autotrasportatori. Spostavano rifiuti industriali dai depositi
delle fabbriche del nord alle discariche del sud. Non era ancora tempo
di emergenze, non esisteva ancora una coscienza ecologista, le ecomafie
non erano ancora nate. Erano i primi anni Ottanta, e i rifiuti erano
semplice immondizia e non ancora oro. Si chiamano Giorgio Marano,
Gaetano Cerci, Elio e Generoso Roma. Qualche tempo dopo, sono diventati
gli strateghi dell’avvelenamento sistematico delle terre della
Campania, quelle terre di cui una frazione è stata sequestrata l’altro
ieri a Trentola Ducenta dalla Squadra mobile di Caserta: un’area
agricola, ancora oggi coltivata a ortaggi, trasformata in cimitero di
veleni. Di loro ha scritto la Dia – Direzione Investigativa Antimafia –
nell’informativa che ha fatto da supporto al sequestro delle società e
dei beni della famiglia Roma nel procedimento di prevenzione definito
qualche tempo fa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere: «L’attività
investigativa ha comunque portato alla luce l’esistenza di una vera e
propria associazione criminosa di tipo camorristico operante
prevalentemente nella provincia di Caserta e nei Comuni confinanti,
precisamente San Marcellino, Trentola – Lusciano – Frignano – Aversa,
con ramificazioni nei comuni di Crispano e Sant’Antimo, nonché nella
provincia di Latina (Formia) e Frosinone (Cassino) ma nel contempo ben
integrata alla possente organizzazione di criminalità organizzata
denominata clan dei Casalesi». Alla testa del gruppo c’erano Francesco
Bidognetti, il cugino Gaetano Cerci, l’avvocato Cipriano Chianese.
Racconta Gaetano Vassallo, uno che di quel sistema ha fatto parte fino
al 2008, data del suo pentimento: «Roma Elio l’ho conosciuto nel’87/88
dall’avvocato Chianese Cipriano, lui era un trasportatore di Trentola
Ducenta, trasportava rifiuti provenienti da fuori regione, prima faceva
il trasportatore poi dopo ha incominciato a fare rifiuti per conto
proprio». Gli era stato presentato da Cerci e Chianese «come uno del
clan, per cui era un nostro amico, era un nostro affiliato con
interessi comuni ai Bidognetti». Nella discarica di Vassallo sono
finiti anche i rifiuti trasportati da Elio Roma; scorie industriali che
erano state fittiziamente trasformate in compost negli impianti della
Rfg, società poi sequestrata. In realtà, per ammissione degli stessi
addetti alla lavorazione, per anni il prodotto smaltino in discarica o
nei terreni erano rifiuto non trattato. Se di provenienza industriale,
arricchito da metalli pesanti altamente tossici: cadmio, cromo,
arsenico, finiti nella falda acquifera e nei prodotti, quindi anche
sulla nostra tavola. Lo sversamento di rifiuti è durato in maniera
praticamente ininterrotta dal 1988 al 2005. Nel trattamento dei
rifiuti, a detta del pentito, era coinvolta anche un’altra società, la
Eco Sud di Aversa. Nell’informativa che riassume le indagini del centro
Dia di Napoli è citato, quale esempio di smaltimento illegale, il caso
dei rifiuti urbani del Consorzio Milano Pulita: «Dal mese di dicembre
2002 al mese di febbraio 2003 l’impianto della Rfg ha “girato” alla
cava della Magest circa 6.000 tonnellate di rifiuti urbani provenienti
dal Consorzio Milano Pulita (ritirava i rifiuti con formulario ed
emetteva documento di trasporto, secondo modalità illecite». Gli
investigatori hanno annotato che il 23 marzo 2003, «alla conclusione di
un incontro avvenuto a Licola con Cardiello Luigi e Gattola Toni (altri
trasportatori coinvolti nell’inchiesta, ndr), Roma Elio ha dato la
disponibilità di far “passare” i rifiuti provenienti da Milano in
cambio dello smaltimento dei rifiuti della Rfg nella cava della
Magest». Le attività illecite accertate nel processo celebrato a Santa
Maria Capua Vetere e conclusosi con la condanna di Elio Roma (lo
smaltimento di 40mila tonnellate di rifiuti) hanno prodotto utili per
oltre tre milioni di euro (in tre mesi). Un giro di affari analogo è
stato successivamente accertato tra gennaio del 2004 e novembre del
2005 nell’operazione «Madre terra». In quell’occasione i carabinieri
del Noe, Nucleo Operativo Ecologico, avevano rilevato che le scorie non
finivano in discarica ma nel terreno coltivato, al posto del concime.
Meglio, finivano “in numerosi fondi e terreni siti in diversi comuni
della Campania cagionando, tra l’altro, a causa dell’imponente quantità
di rifiuti smaltiti estremamente inquinanti il terreno e l’ecosistema,
un doloso disastro ambientale in un’ampia zona della provincia di
Caserta”.
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