di Gianni Lannes
Non c’è freno all’orrore che dilania la Palestina. Dopo i
cecchini addestrati a menomare i bambini sparando agli occhi, dopo le
bombe al fosforo, gli ordigni a grappolo e all’uranio impoverito, Tsahal
sperimenta una novità sulla pelle di un milione e mezzo di palestinesi
rinchiusi nei lager di nuova generazione. Causano un’esplosione radioattiva di
breve raggio. In teoria limitano i danni collaterali. L’acronimo è “Dime” (Dense Inert Metal explosive). E’ un involucro in fibra di
carbonio imbottito con tungsteno, cobalto, nickel o acciaio. Queste bombe rilasciano
micro-schegge che tranciano tessuti molli e tendini. I feriti sono così
destinati a morte sicura, poiché le schegge impercettibili restano nel corpo,
provocando il cancro. L’ atomica in miniatura - ideata e fabbricata negli Stati
Uniti d’America - viene attualmente utilizzata a Gaza dall’esercito israeliano sui civili palestinesi. La notizia
del giorno è disarmante. Una gola profonda rivela: “Le Dime sono stoccate in Italia, nella base di Camp Darby in provincia
di Livorno”. Una conferma indiretta all’accordo militar-commerciale
stipulato dal governo Berlusconi con
lo Stato israeliano. Ovviamente, dietro la regia dello zio Sam. Si attende
urgente smentita del primo ministro Monti Mario, con prove alla mano verificabili
dall’opinione pubblica. In ogni caso l’Italia conferma la sua sovranità
azzerata.
Effetti mortali - «Siamo in contatto con medici che operano
anche nella Striscia di Gaza, abbiamo visto immagini, già fatto studi
approfonditi sulle armi utilizzate dagli israeliani in Libano nel 2006 e siamo
arrivati alla conclusione che le ferite che vediamo oggi a Gaza sono identiche
a quelle in Libano; e allora vennero utilizzate ‘Dime’ e fosforo bianco»: dichiara
Paola Manduca, docente universitaria di genetica e rappresentante del ‘New
weapons committee’ di Genova, un gruppo di accademici, ricercatori e studiosi
di tutto il mondo che studia gli effetti degli ultimi ritrovati dell’industria
bellica sugli individui e sulle popolazioni. «I Dime - confermala Manduca -
sono un prodotto dell’industria americana di cui si conosce l’esistenza dal
2004 ma che teoricamente non dovrebbero essere in commercio se ci si attiene
alle dichiarazioni ufficiali; in realtà il loro impiego nel 2006 da parte degli
israeliani in Libano è stato accertato». La rappresentante del ‘New weapons
committee’ spiega che i ‘Dime’ sono ordigni studiati per la guerra urbana e
considerati dai loro ideatori ‘strumenti adeguati’ per ridurre i danni collaterali
perché hanno una potenza controllabile e una forza distruttiva che in genere
varia tra i cinque e i 10 metri. «I ‘Dime’ - continua la Manduca - contengono
nano-particelle di materiale pesante che a seconda della foggia del contenitore
vengono diffuse in maniera omogenea o secondo alcune particolari forme; i tanti
casi di amputazione sono probabilmente dovuti a ‘Dime’ che rilasciano le
particelle plasmandole come una lama che trancia di netto qualunque cosa trovi
all’interno del suo raggio di azione; ecco perché tante persone, bambini e
donne, vengono ritrovati con braccia e gambe amputate, ma senza nessun
frammento nel resto del corpo; anche l’innesco può essere modificato in base
alle necessità. Volendo paragonare i ‘Dime’ a qualcosa che ci è più familiare,
provate a immaginare delle accette giganti lanciatevi contro a folle velocità».
Sembra fantascienza, continua la docente genovese, ma sono armi reali che
uccidono o lasciano con gravi disabilità chi viene colpito.
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