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Vista la situazione rifiuti a Roma, come soluzione temporanea da un punto di vista ambientale è più ecologico aprire una discarica provvisoria o mandare i rifiuti nei termovalorizzatori già esistenti anche se lontani? Nessuna delle due. E’più ecologico sviluppare la RD. La mia esperienza e quella di moltissimi altri ci dice che con le raccolte differenziate spinte i risultati si raggiungono subito, cioè nelle prime settimane dall’attivazione, quindi quello che occorre fare è attivare queste raccolte in modo massiccio; viceversa l’emergenza serve solo a giustificare soluzioni altrimenti molto discutibili. Nell’esperienza a Napoli abbiamo infatti intensificato la Rd, sia stradale sia porta a porta, per risolvere l’emergenza. Per poterci occupare in modo dedicato a questa strategia abbiamo al contempo attivato anche una prospettiva di smaltimento all’estero, che permettesse di dare sfogo a periodi di crisi accesa.
Vista la situazione rifiuti a Roma, come soluzione temporanea da un punto di vista ambientale è più ecologico aprire una discarica provvisoria o mandare i rifiuti nei termovalorizzatori già esistenti anche se lontani? Nessuna delle due. E’più ecologico sviluppare la RD. La mia esperienza e quella di moltissimi altri ci dice che con le raccolte differenziate spinte i risultati si raggiungono subito, cioè nelle prime settimane dall’attivazione, quindi quello che occorre fare è attivare queste raccolte in modo massiccio; viceversa l’emergenza serve solo a giustificare soluzioni altrimenti molto discutibili. Nell’esperienza a Napoli abbiamo infatti intensificato la Rd, sia stradale sia porta a porta, per risolvere l’emergenza. Per poterci occupare in modo dedicato a questa strategia abbiamo al contempo attivato anche una prospettiva di smaltimento all’estero, che permettesse di dare sfogo a periodi di crisi accesa.
Ma comunque una parte di rifiuti da
mandare a smaltimento rimarrà. Cosa possiamo farne? In Italia si parte
sempre all’inverso delle priorità poste dalle normative e dal buon
senso, cioè dallo smaltimento invece che dalla riduzione, prevenzione
dei rifiuti. Io ritengo che occorra dapprima fare il possibile per la
prevenzione, per la raccolta differenziata e per il riciclaggio, in
modo da trattare l’80% dei rifiuti che a oggi sono gestibili senza
discariche e inceneritori. Sul rimanente sono per avviare la
prospettiva politica “rifiuti zero”, cioè pianificare il modo con il
quale ridurre sempre di più i rifiuti a smaltimento fino a tendere allo
zero. Si tratta dunque di lavorare sulla progettazione dei prodotti,
sia da un punto di vista tecnico – e mi riferisco dunque alle scelte
dei produttori – sia dal punto di vista politico – e mi riferisco alle
scelte dei governatori che con le norme possono stimolare produzioni
“ecologiche”, cioè tali da utilizzare solo materie riutilizzabili o
riciclabili. Sembra una utopia ma invece a mio avviso è una scelta
obbligata. Su questo ci stiamo muovendo anche con innovatori nel campo
della comunicazione di pubblica utilità come Alberto Robiati e Stefano
Di Polito, con i quali lavoriamo a varie iniziative culturali volte al
cambiamento in ottica sostenibile.
Lei per la città di Napoli ha reso
possibile l’invio di rifiuti via nave in Olanda, mentre per la città di
Torino aveva amministrato l’azienda che gestiva la seconda più grande
discarica d’Italia dopo Malagrotta. Adesso a Roma Malagrotta chiude. In
quel caso tra discarica e invio all’estero quale soluzione è
preferibile? Entrambe le opzioni comportano dei pro e dei contro. La
discarica in Italia è difficile da posizionare sia perché il paese ha
già sprecato una ingente quantità di territorio in errate scelte di
pianificazione sia perché, giustamente, i cittadini non si fidano più
delle promesse di transitorietà e di controllo delle emissioni
ambientali degli impianti. La passata gestione dell’impianto di
Malagrotta cosi come le promesse e poi i ritardi nel raggiungimento
degli obiettivi di RD purtroppo non depongono a favore di questa
opzione, il rischio è che le RD rimangano al palo, anche se le ricette
già esistono. Qualche anno fa insieme con la società Esper abbiamo
progettato il sistema di raccolta in tre quartieri romani (Colli
Aniene, Decima e Massimina) che ha portato a ottimi risultati,
superando in tempi brevi il 60% di Rd. Quelle soluzioni andrebbero
estese, il rischio invece è che le soluzioni transitorie diventino
definitive e di proroga in proroga si protraggano all’infinito. Proprio
con Esper e ancora con Robiati e Di Polito abbiamo recentemente
definito un piano di diffusione e di educazione alla Rd per il
territorio della provincia di Roma. Per ora tutto è fermo alla fase di
progettazione, ma la strada deve essere quella di introdurre i sistemi
di raccolta porta a porta e contemporaneamente coinvolgere la
cittadinanza nella trasmissione di una nuova cultura dell’ambiente e, a
monte, dei consumi. La soluzione in sintesi proviene dalle scelte degli
amministratori.
E per l’invio dei rifiuti all’estero?
L’invio di rifiuti all’estero ha delle controindicazioni relative al
fatto che l’Europa chiede che i rifiuti siano trattati in loco, secondo
un principio di prossimità, vi è poi il fatto che questi invii che
possono essere anche relativamente economici se fatti via nave
movimentano molte migliaia di tonnellate (da 3000 in su) e quindi
comportano delle complessità logistiche e dei rischi non indifferenti.
Vi è poi la controindicazione che oltre ai nostri rifiuti vanno
all’estero anche ingenti risorse economiche italiane. Per l’esperienza
che ho avuto conducendo la trattativa per conto di Asìa e Comune di
Napoli nell’estate scorsa ho visto che pur riuscendo ad ottenere
tariffe interessanti non sia possibile stipulare contratti che
garantiscano in modo assoluto la continuità del conferimento; cioè oggi
gli inceneritori del nord europa si trovano in carenza di rifiuti sia
per la crescita delle RD che per la crisi e quindi sono disponibili ad
accogliere quantità interessanti di rifiuti a tariffe contenute ma
potrebbe essere una situazione momentanea. Viceversa tale flessibilità
può essere un vantaggio perché non si pone in conflitto con le RD ma
anzi le può alimentare.
Non ci ha detto delle tariffe. Quanto
costava mandare in Olanda via Nave? Il contratto che io ho firmato
hanno delle clausole di riservatezza relative al prezzo di smaltimento.
I giornali e i politici parlarono di
prezzi attorno ai 70 – 100€ tonn comprensivi di trasporto. Conferma?
Non confermo ma non smentisco neanche, ma questo è l’ordine di
grandezza. Il trasporto navale può variare in funzione della dimensione
dei carichi. Il rizzaggio al porto può costare cifre variabili che
potrebbero situarsi attorno ai 5€/tonn, e poi l’imballatura in balle
regettate in plastica potrebbe costare altri 7-10€/tonn.
Ma perché la politica è così
concentrata solo sullo smaltimento, ipotizzando sempre la costruzione
di impianti come discariche o inceneritori? Intanto sappiamo che si
tende a conservare le soluzioni adottate, anche quando queste non
funzionano più. E’ perché cambiare comporta impegno e fatica anche se
poi i cittadini ne sono soddisfatti. C’è anche un diffuso disinteresse
per l’ambiente e la salute, cui si antepongono sempre priorità di
natura economica. A questo proposito bisogna dire che sui sistemi
preesistenti si sono stratificati interessi economici consolidati. In
Italia è paradossalmente più facile realizzare una grande opera che
manutenerne una piccola. E le grandi opere attirano interessi forti e
spesso anche criminali. La corruzione, ormai è dimostrato, si annida
spesso dietro la costruzione di opere pubbliche. Le faccio un esempio,
l’inceneritore di Pietrasanta per anni ha alterato i dati di emissioni
delle sostanze inquinanti al camino, scoperti i responsabili l’ex
amministratore delegato Francesco Sbrana e il capo impianto Umberto
Ricci questi hanno patteggiato rispettivamente una multa di 4.560 euro
il primo e di 3.990 euro il secondo al posto del carcere. Praticamente
non hanno rischiato niente. Il problema è che a volte i beni comuni
invece di essere di tutti sono considerati di nessuno. Nella vicenda
delle tangenti che ho denunciato all’Amiat di Torino ci sono state tre
condanne tra i 19 e i 12 mesi con la condizionale, cioè senza il
carcere per i responsabili. Dietro queste situazioni c’è sempre un
interesse economico molto maggiore, che riguarda appalti per milioni di
euro volti a costruire impianti o a piazzare macchinari e tecnologie
che non sempre hanno un’utilità pubblica. l l movimento dei “Signori
Rossi – Corretti non corrotti” (www.signorirossi.it) è nato intorno al
processo che riguardava Amiat e che mi ha visto come testimone. La
novità è che migliaia di cittadini si sono mobilitati per una questione
pubblica che i media, la politica e le Istituzioni hanno trascurato a
tal punto da renderla una vicenda solo privata, che coinvolgeva i
singoli. Il sistema dei rifiuti va invece presidiato dalla cittadinanza
che deve esercitare una forma di controllo sociale sulle dinamiche tra
i vari soggetti, pubblici e privati. Ne approfitto per invitare ogni
cittadino ad aderire gratuitamente ai Signori Rossi
(www.signorirossi.it/aderisci), impegnandosi in azioni di promozione
dell’etica e della trasparenza nella gestione della cosa pubblica e in
progetti e iniziative contro la corruzione.
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