Comunicato della Rete Zero Waste Lazio ..
".. OVVERO IL TRIONFO DELL’INETTITUDINE .."
Il prefetto Pecoraro infatti, nonostante fosse evidente l’illegittimità dell’ordinanza regionale che individuava i sette siti, ha perseverato nel tentativo di trovare una “buca” fuori dai confini di Roma come richiesto da Alemanno sino all’abbandono per evidente insostenibilità di tali siti.
L’attuale prefetto Sottile, richiamato in servizio dalla pensione speriamo per passate capacità dimostrate, invece non ha fatto altro che prendere atto che la “buca” più facile era quella già costruita da un anno dallo stesso Cerroni a Monti dell’Ortaccio invece di cimentarsi con studi ed indagini.
Ma ad entrambi i commissari è del tutto sfuggito che prima di trovare la “buca” avrebbero dovuto preoccuparsi del contenuto da depositare nella stessa,
il rifiuto “talquale” preso dai cassonetti e portato in discarica senza alcun trattamento che per quarant’anni ha ingrassato un monopolio privato con il benestare quasi dell’intera classe politica romana.
Nell’incontro con il commissario Pecoraro di novembre 2011 chiedemmo con lettera protocollata che si desse l’avvio ad un “Piano straordinario di raccolta porta a porta a Roma”, l’unica ricetta già sperimentata sia a Roma che altrove che risolvesse alla radice il problema di non produrre più il “talquale” sia attraverso l’estensione generalizzata del porta a porta sino al 65% che attraverso il trattamento della parte non differenziata negli impianti TMB da modificare per recuperare materiali senza portare ad incenerimento nulla.
In un anno due commissari ben pagati e la nuova gestione manageriale di AMA Spa
non sono stati ancora in grado di attuare un serio Piano di riconversione della raccolta
ma neppure di riuscire a far lavorare gli impianti già esistenti di TMB per la capacità autorizzata e prevista.
Con il risultato che oggi saremmo ancora a meno del 50% di efficienza di un sistema di quattro impianti TMB (due di AMA Spa e due del CO.LA.RI. di Cerroni), che se funzionasse a regime potrebbe trattare 900 mila tonnellate annue, cioè non più del 60% dei rifiuti non differenziati oggi prodotti.
Quindi di circa 1,9 milioni di tonnellate annue di rifiuti urbani prodotti, tolto un 20% di raccolta differenziata pari a 390 mila tonnellate annue, rimangono da trattare ancora oggi 1,5 milioni di tonnellate.
Visto che i famosi quattro impianti di TMB oggi sarebbero in grado di lavorarne solo 500 mila tonnellate annue, in attesa del funzionamento a pieno regime che li porterebbe a 900 mila tonnellate annue, la conclusione è che nei prossimi mesi dobbiamo smaltire
UN MILIONE di tonnellate annue.
L’ultima “trovata” del commissario Sottile, sponsorizzata anche da qualche partito in cerca di facili consensi elettorali, è stata quella di proporre di imitare l’esperienza di Napoli annunciando ieri di voler esportare tutti i rifiuti non differenziati e non trattabili nel Lazio all’estero od in qualche altra regione italiana più avveduta.
Ma Roma non è Napoli, a Roma per fortuna non c’è una emergenza conclamata e non ci sarà se non per la reiterata inettitudine delle istituzioni preposte, ed il segnale che la Capitale manda alla nazione è di quelli peggiori dal momento che non è accettabile “esportare” il problema per una città che oltretutto ha una delle più alte tariffe rifiuti a carico dei cittadini.
Ma oltre che inaccettabile socialmente lo è anche dal punto di vista normativo visto che il Decreto Ministero Ambiente 3 settembre n. 370 recita che nel trasporto transfrontaliero i rifiuti debbono essere “adeguatamente imballati – etichettati per composizione – pesati per il quantitativo” e quindi non certamente caricati con una pala meccanica come forse qualcuno immagina.
Quindi una operazione che richiede, dato l’altissimo quantitativo in ballo, una apposita filiera impiantistica che è esattamente quella che manca a Roma, senza considerare i costi aggiuntivi che ricadrebbero ancora una volta sulla cittadinanza di Roma con il risultato di continuare ad essere ancora fuori-legge se si arrivasse a conseguire soltanto il pessimo obiettivo del 30% differenziato a fine anno.
Un obiettivo che Alemanno ha sottoscritto, nel patto con il ministro Clini, con il solo intento di ufficializzarlo come deroga per il mancato obiettivo del 65% a fine anno e conseguente aumento di tassazione a titolo di penalità aggiuntiva del 20%.
Poi ci saranno le elezioni …. e chi vivrà, vedrà!!!
Cioè noi, i cittadini che continueranno a pagare il conto dell’inettitudine sia in termini di salute che in termini economici.
Quindi chiediamo alle istituzioni coinvolte, in primis al commissario ed agli enti locali tutti,
di provvedere a fare il loro dovere senza scorciatoie provvedendo con estrema urgenza ad avviare gli impianti TMB per la capacità autorizzata, salvo il procedere subito alla delocalizzazione del processo di maturazione della FOS prodotta di quello di via Salaria ed in prospettiva di tutto l’impianto fuori dal GRA.
Nel contempo chiediamo che si modifichino gli obiettivi del Piano di raccolta porta a porta per Roma portando ad ALMENO il 40-45% a fine 2012, obiettivo che combinato con il precedente produrrebbe l’eliminazione del “talquale”, la chiusura di Malagrotta e l’inutilità di continuare a ragionare su dove “esportare” un problema da risolvere QUI ed ORA.
Proponiamo altresì che Roma si doti con urgenza di impianti di TMB di nuova generazione a recupero di materia, che oggi garantiscono un costo di esercizio di circa 30-40 euro a tonnellata una volta affrontato il costo iniziale, e soprattutto impianti di digestione anaerobica e di compostaggio per la frazione organica putrescibile che è quella che ha un maggior impatto sull’ambiente.
Segnaliamo che
la Raccolta porta a porta dove effettuata correttamente a Roma
(Colli
aniene, Massimina, Trastevere, Villaggio Olimpico, Decima)
oggi produce
almeno il 60-65% di recupero di materiali preziosi che possono essere rivenduti al CONAI con entrate di contributi pari a circa 70 euro /tonn. invece che spese di discarica/incenerimento attuali pari a 160 euro/tonn.
Rete Zero Waste Lazio
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