Rassegna stampa in continuo aggiornamento.
Errata corrige delle agenzie: l'impianto non è ancora costruito
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La Procura di Roma sta indagando su un impianto per lo smaltimento dei
rifiuti solidi urbani costruito ad Albano Laziale (Castelli Romani). Al
centro dell’attività dei PM, in un procedimento al momento senza
ipotesi di reato o indagati, la supposizione di un brevetto, del valore
di svariate centinaia di milioni di euro rubato alla Thermoselect,
società svizzera, che permette di trasformare i rifiuti in energia
elettrica e materiale inerte. Sembrerebbe certo che l’impianto sia il
costruendo inceneritore di Albano che in sintesi è il fratello gemello
dell’impianto di Malagrotta, esattamente della prima linea di
Malagrotta che è stata in funzione dalla metà del 2009 fino ottobre
2011 data in cui l’impianto si è fermato in attesa che vengano
realizzate altre due linee. L’inchiesta è nata dopo una denuncia per
violazione del segreto industriale presentata qualche mese fa dai
legali della società elvetica. Il procuratore aggiunto Roberto
Cucchiari ha affidato ai carabinieri del Noe l’incarico di accertare i
fatti. C’è poi da dire che un precedente fascicolo era stato già
archiviato ed è stato indispensabile il via libera del gip per
riaprirlo. In base a quanto denunciato dalla Thermoselect, tra il 2005
e il 2006 vennero contattati da alcune società romane del settore per
la vendita del brevetto. La trattativa non andò a buon fine ma poco
dopo tempo alcuni ingegneri, depositari dei contenuti dei brevetto,
furono assunti a Roma dalle aziende che smaltiscono i rifiuti. Di fatto
secondo Pontina Ambiente e Colari di Cerroni il brevetto degli impianti
apparterrebbero alla Jfe che ha circa sette impianti in giappone e pare
abbia utilizzato in comodato i brevetti Thermoselect che per prima ha
brevettato la gassificazione. Ci sarebbero stati in passato altri due
impianti realizzati sullo stampo di Malagrotta e Albano: a Karlsruhe in
Germania fu realizzato con brevetto svizzero, detenuto dalla società
Thermoselect, in seguito fallita. Un decennio prima la stessa
tecnologia fu sperimentata a Verbania con esito disastroso perché la
magistratura si accorse che le acque furono contaminate e scattarono i
sigilli all’intero sito e quell’impianto sperimentale venne demolito.
Dunque è giusto che se la società elvetica rivendichi i propri diritti
ma le preoccupazioni degli ambientalisti e comitati contro
l’inceneritore aumentano: “Thermoselect fa bene a vantare i suoi
diritti – dichiara Daniele Castri, membro del Coordinamento “No Inc” –
ma di fatto la tecnologia Thermoselect in Europa non mi risulta sia
garante della salute e sicurezza dei cittadini visti i due precedenti
in Germania e Verbania. Possiamo quindi affermare che gli impianti di
Malagrotta e Albano sono sicuri per la salute?”
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Sulla base di una denuncia presentata dalla società svizzera
Termoselect secondo cui l’impianto per lo smaltimento dei rifiuti in
questione, sarebbe stato realizzato copiando un progetto della suddetta
società elvetica. La Termoselect tramite i suoi avvocati ipotizza ora
l’accusa di violazione del segreto industriale. Le indagini sono
affidate al procuratore aggiunto Roberto Cucchiari con il quale
collaborano i carabinieri del Noe. Gia’ negli scorsi anni dopo il
fallimento con le trattative con la societa’ romana la Procura apri’ un
fascicolo sulla vicenda che fini’ poi in archivio. Ora sulla base della
nuova denuncia l’indagine e’ stata riaperta.La Procura della Repubblica
di Roma ha aperto sulla base di una denuncia presentata dalla societa’
svizzera Termoselect un’indagine per stabilire se un impianto per lo
smaltimento dei rifiuti aperto da diversi anni nella zona di Albano
Laziale sia stato realizzato copiando un progetto della stessa
Termoselect. Per il momento il procedimento non prevede alcuna ipotesi
di reato che coinvolge due societa’ che presero contatti con la
Termoselect contatti che poi non ebbero alcun esito.
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La Procura della Repubblica di Roma ha aperto sulla base di una
denuncia presentata dalla societa’ svizzera Termoselect un’indagine per
stabilire se un impianto per lo smaltimento dei rifiuti aperto da
diversi anni nella zona di Albano Laziale sia stato realizzato copiando
un progetto della stessa Termoselect. Per il momento il procedimento
non prevede alcuna ipotesi di reato che coinvolge due societa’ che
presero contatti con la Termoselect contatti che poi non ebbero alcun
esito. La Termoselect tramite i suoi avvocati ipotizza ora l’accusa di
violazione del segreto industriale. Le indagini sono affidate al
procuratore aggiunto Roberto Cucchiari con il quale collaborano i
carabinieri del Noe. Gia’ negli scorsi anni dopo il fallimento con le
trattative con la societa’ romana la Procura apri’ un fascicolo sulla
vicenda che fini’ poi in archivio. Ora sulla base della nuova denuncia
l’indagine e’ stata riaperta.
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Un precedente fascicolo era stato già archiviato ed è stato necessario
il via libera del gip per riaprirlo. In base a quanto denunciato dalla
Thermoselect, tra il 2005 e il 2006 vennero contattati da alcune
società romane del settore per la vendita del brevetto. La trattativa
non andò a buon fine ma poco dopo tempo alcuni ingegneri, depositari
dei contenuti dei brevetto, furono assunti a Roma per dalle azienda che
smaltiscono i rifiuti. Avviata, in procura a Roma, un’indagine su un
impianto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani costruito ad
Albano Laziale. Al centro dell’attività dei pm, in un procedimento al
momento senza ipotesi di reato o indagati, l’ipotesi di un brevetto
rubato alla Thermoselect, società svizzera, che da la possibilità di
trasformare i rifiuti in energia elettrica e materiale inerte. L’avvio
di un’inchiesta è stata anticipata oggi da Il Messaggero. L’inchiesta è
nata dopo una denuncia per violazione del segreto industriale
presentata qualche mese fa dai legali della società elvetica. Il
procuratore aggiunto Roberto Cucchiari ha affidato delega ai
carabinieri del Noe per effettuare gli accertamenti.
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