In Camerun, nel villaggio di Bankondji,
nel cuore della verdeggiante regione dell’ovest, ARCS, in partenariato
con l’associazione locale Codebank 2000 (Comitato di sviluppo di
Bankondji), sta avviando un progetto finanziato dalla Delegazione
dell’Unione Europea a Yaoundé, che mira a fornire alla popolazione del
villaggio un sistema di approvvigionamento di acqua potabile (risorsa a
cui il villaggio non ha ancora accesso) alimentato da pannelli
fotovoltaici e, parallelamente, a creare, attraverso dinamiche
partecipative che coinvolgano la comunità a tutti i livelli, un
comitato di autogestione della risorsa idrica.
L’iniziativa nasce dalle attività che
ARCI Roma svolge con le comunità migranti presenti sul territorio della
capitale. In particolare da una collaborazione con l’Associazione di
Ingegneri Africani di Roma nell’ambito del progetto “Migranti per lo
sviluppo” finanziato dal Ministero degli esteri, che si è nel tempo
consolidata attraverso il coinvolgimento delle comunità migranti nel
lavoro di progettazione dell’associazione.
L’azione sarà avviata a ottobre 2012
con il coinvolgimento di una serie di attori sia camerunensi
(istituzioni pubbliche locali ed enti di gestione del territorio) che
italiani, tra cui l’ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e l’ONG Halieus,
specializzata nel settore ambientale, che, come in altri interventi
realizzati in collaborazione con ARCS, daranno il loro prezioso
contributo nei settori specifici di competenza.
Si tratta di un progetto per noi
particolarmente stimolante, di una sfida che abbiamo deciso di
cogliere, in quanto si prevede di ristrutturare un sistema idrico che
era stato realizzato a Bankonji negli anni ’80, ma senza alcuna
formazione e coinvolgimento della popolazione locale nella sua
gestione. Questo ha portato a un progressivo depauperamento e rovina
dell’impianto lasciando l’acqua potabile una risorsa inaccessibile.
Dall’altro lato, oltre agli interventi infrastrutturali necessari, si
lavorerà con la comunità locale per stimolare, attraverso la
partecipazione e il coinvolgimento continuo, un processo di
rafforzamento e presa di coscienza delle proprie capacità e
responsabilità, per cui alla fine del progetto, una struttura di
gestione sarà formalmente istituita e sarà in grado di provvedere tanto
alla manutenzione del sistema, quanto all’amministrazione di un budget
che consisterà nel contributo economico del partner locale e
progressivamente di ciascuna famiglia, rendendo così l’intervento
sostenibile nel lungo periodo.
Gli abitanti del villaggio sono circa
5.000, e l’economia locale è prevalentemente basata sull’agricoltura. I
Bankondji attualmente si riforniscono di acqua presso stagni o ruscelli
in zone limitrofe al villaggio, ma ciò implica che donne e bambini (di
solito sono loro ad occuparsi dell’approvvigionamento di acqua)
debbano ogni giorno camminare per 3 o 4 km e siano esposti a tutti i
rischi derivanti dal consumo di acqua non potabile: l’incidenza di
malattie quali tifo e colera in questa zona è molto alta.
Ecco perché Arcs ha deciso di
intervenire in questa zona dove un contesto socio culturale
caratterizzato sì da grande povertà, ma anche dalla ferma volontà della
popolazione di avviare, a partire da questa rete idrica, una serie di
interventi futuri che possano garantirne uno sviluppo e la conseguente
valorizzazione del patrimonio culturale. Oltre a migliorare le
condizioni sociosanitarie del villaggio, infatti, l’accesso diretto
all’acqua potabile diventerà uno strumento per avvicinare la
collettività e responsabilizzarla su un bene comune che deve essere
mantenuto e salvaguardato.
Da quest’esperienza altre ne potranno
scaturire, sulla base delle buone pratiche apprese. Inoltre, durante il prossimo anno, sarà
organizzato un campo di lavoro finalizzato allo conoscenza della
comunità di Bankondji, da un lato, e, dall’altro, allo scambio
reciproco che arricchisca l’esperienza della comunità locale e dei
volontari che parteciperanno all’iniziativa.
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