Anonymous Italia ancora contro la polizia italiana. Questa volta
però non si è trattato di un attacco DDOS o del defacciamento del sito
ufficiale delle forze dell'ordine. Con l'operazione denominata
“#AntiSecIta” il network di attivisti ha mirato più in alto. E il
bersaglio è stato colpito.
Questa notte circa 3500 documenti confidenziali della polizia di stato sono stati resi pubblici da Anonymous Italia. Nel complesso si tratta di più di un gigabyte di dati archiviati, classificati e resi consultabili on line anche su Paranoia, la piattaforma internazionale di whistleblowing lanciata quest'estate da Anonymous. Una discolsure in piena regola, seguita alla violazione dei server delle forze dell'ordine, almeno stando a quanto sostenuto dagli hacktivisiti. In un comunicato pubblicato sul blog ufficiale di Anonymous Italia, i senza volto sbeffeggiano apertamente i sistemi di sicurezza della polizia: «Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro».
I documenti resi pubblici sono del più vario tipo.
Un'intera cartella raccoglie elementi di indagine, circolari del ministero dell'interno, nominativi, biografie, profili penali ed informative riguardanti il movimento No Tav.
Tra queste anche un lungo documento di testo (quasi una sessantina di pagine) redatto dalla questura di Torino, all'interno del quale gli organismi di pubblica sicurezza delineano un organigramma delle realtà piemontesi attive nelle mobilitazioni in Val di Susa.
Ma i contenuti di questa release antisec non finiscono certo qua. Si va da manualetti di carattere investigativo e giuridico sulle tecniche di infiltrazione nelle indagini per narcotraffico, fino alla modulistica per operazioni di routine, come accertamenti e perquisizioni personali.
Sono presenti inoltre numerose screenshot della webmail della polizia che gli hacktivisti hanno consultato attraverso proxy anonimizzanti: un modo per non lasciare traccie ma anche per provare agli occhi del pubblico l'effettiva incursione nei server.
Non mancano infine schede e database con le specifiche sulle cimici utilizzate per le intercettazioni ambientali, guide per la tracciatura delle comunicazioni cellulari, documenti sindacali, numerosi indirizzi email e numeri di telefono di ufficiali ed agenti di pubblica.
«Chi controlla i controllori?» si chiede Anonymous nel comunicato stampa che rivendica l'azione. Una domanda in cui sta tutto il senso dell'operazione #AntiSecIta, segnata dai dettami tipici della controcultura hacker: alla grande visibilità mediatica ottenuta corrisponde un vero e proprio rovesciamento dei meccanismi di sorveglianza che il potere applica quotidianamente nei confronti dei “corpi elettronici” degli individui, come messo in luce dalla mole di materiale reso pubblico. Il dito viene puntato contro l'operato brutale della polizia nelle manifestazioni di piazza del 5 ottobre, nei CIE, in ValSusa per arrivare fino al G8 del 2001. E sul tavolo gli anonimi avanzano poche richieste, ma in modo chiaro e determinato: l'introduzione del reato di tortura per evitare «il ripetersi di carneficine già note» (il riferimento ai fatti della Diaz ed alla recente conclusione dei processi di Genova non potrebbe essere più esplicito), «la telesorveglianza continua in ogni luogo in cui le forze dell'ordine svolgono il proprio ruolo al fine di evitare abusi» (l'allusione al caso Cucchi, alle continue morti in carcere ed a quanto accade nei CIE quotidianamente è lampante), nonché «l'apposizione di un codice ben visibile sulle divise» delle forze dell'ordine ed il loro disarmo «almeno durante il servizio di sorveglianza dei cortei».
Mentre la notizia impazza sui social network – e la rete si domanda se nei prossimi giorni altri file verranno resi pubblici – il silenzio stampa tenuto dal Viminale è assordante, segno probabilmente di un forte imbarazzo e della difficoltà ad affrontare pubblicamente la questione: d'altra parte è gravissimo il fatto che per settimane nessuno tra i tecnici al servizio del Viminale (siano essi parte della polizia postale, del CNAIPIC o di imprese private) si sia accorto dell'intrusione. Nell'economia di quest'episodio sarà importante capire su chi ricadrà la responsabilità di queste omissioni e quali teste salteranno.
Ma la storia recente di Anonymous Italia suggerirebbe prudenza prima di tirare le somme e dare frettolose valutazioni su questa vicenda. Già nel luglio 2011, a poche settimane dagli arresti che li avevano colpiti, gli anonimi dichiararono pubblicamente di essere entrati in possesso di materiale scottante appartenente al CNAIPIC (una delle strutture d’eccellenza dell’attività investigativa e d’intelligence della polizia). Anche allora un'operazione in grande stile che venne però disconosciuta dopo soli due giorni dallo stesso blog su cui era stata rivendicata. Un colpo di scena che aveva provocato malumori e dissapori all'interno dello stesso network degli hacktivisti italiani. Fino all'intervista, rilasciata per Repubblica a marzo di quest'anno da un'esponente del collettivo, che raccontava l'origine dei leaks pubblicati. Il materiale non veniva da un'azione di hacking ma da Hector Monsegur, in arte Sabu: ex leader di Anonymous, passato dall'altra parte della barricata e diventato informatore dell'FBI, dopo essere stato individuato dalle autorità federali statunitensi nel giugno del 2011.
Questa notte circa 3500 documenti confidenziali della polizia di stato sono stati resi pubblici da Anonymous Italia. Nel complesso si tratta di più di un gigabyte di dati archiviati, classificati e resi consultabili on line anche su Paranoia, la piattaforma internazionale di whistleblowing lanciata quest'estate da Anonymous. Una discolsure in piena regola, seguita alla violazione dei server delle forze dell'ordine, almeno stando a quanto sostenuto dagli hacktivisiti. In un comunicato pubblicato sul blog ufficiale di Anonymous Italia, i senza volto sbeffeggiano apertamente i sistemi di sicurezza della polizia: «Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro».
I documenti resi pubblici sono del più vario tipo.
Un'intera cartella raccoglie elementi di indagine, circolari del ministero dell'interno, nominativi, biografie, profili penali ed informative riguardanti il movimento No Tav.
Tra queste anche un lungo documento di testo (quasi una sessantina di pagine) redatto dalla questura di Torino, all'interno del quale gli organismi di pubblica sicurezza delineano un organigramma delle realtà piemontesi attive nelle mobilitazioni in Val di Susa.
Ma i contenuti di questa release antisec non finiscono certo qua. Si va da manualetti di carattere investigativo e giuridico sulle tecniche di infiltrazione nelle indagini per narcotraffico, fino alla modulistica per operazioni di routine, come accertamenti e perquisizioni personali.
Sono presenti inoltre numerose screenshot della webmail della polizia che gli hacktivisti hanno consultato attraverso proxy anonimizzanti: un modo per non lasciare traccie ma anche per provare agli occhi del pubblico l'effettiva incursione nei server.
Non mancano infine schede e database con le specifiche sulle cimici utilizzate per le intercettazioni ambientali, guide per la tracciatura delle comunicazioni cellulari, documenti sindacali, numerosi indirizzi email e numeri di telefono di ufficiali ed agenti di pubblica.
«Chi controlla i controllori?» si chiede Anonymous nel comunicato stampa che rivendica l'azione. Una domanda in cui sta tutto il senso dell'operazione #AntiSecIta, segnata dai dettami tipici della controcultura hacker: alla grande visibilità mediatica ottenuta corrisponde un vero e proprio rovesciamento dei meccanismi di sorveglianza che il potere applica quotidianamente nei confronti dei “corpi elettronici” degli individui, come messo in luce dalla mole di materiale reso pubblico. Il dito viene puntato contro l'operato brutale della polizia nelle manifestazioni di piazza del 5 ottobre, nei CIE, in ValSusa per arrivare fino al G8 del 2001. E sul tavolo gli anonimi avanzano poche richieste, ma in modo chiaro e determinato: l'introduzione del reato di tortura per evitare «il ripetersi di carneficine già note» (il riferimento ai fatti della Diaz ed alla recente conclusione dei processi di Genova non potrebbe essere più esplicito), «la telesorveglianza continua in ogni luogo in cui le forze dell'ordine svolgono il proprio ruolo al fine di evitare abusi» (l'allusione al caso Cucchi, alle continue morti in carcere ed a quanto accade nei CIE quotidianamente è lampante), nonché «l'apposizione di un codice ben visibile sulle divise» delle forze dell'ordine ed il loro disarmo «almeno durante il servizio di sorveglianza dei cortei».
Mentre la notizia impazza sui social network – e la rete si domanda se nei prossimi giorni altri file verranno resi pubblici – il silenzio stampa tenuto dal Viminale è assordante, segno probabilmente di un forte imbarazzo e della difficoltà ad affrontare pubblicamente la questione: d'altra parte è gravissimo il fatto che per settimane nessuno tra i tecnici al servizio del Viminale (siano essi parte della polizia postale, del CNAIPIC o di imprese private) si sia accorto dell'intrusione. Nell'economia di quest'episodio sarà importante capire su chi ricadrà la responsabilità di queste omissioni e quali teste salteranno.
Ma la storia recente di Anonymous Italia suggerirebbe prudenza prima di tirare le somme e dare frettolose valutazioni su questa vicenda. Già nel luglio 2011, a poche settimane dagli arresti che li avevano colpiti, gli anonimi dichiararono pubblicamente di essere entrati in possesso di materiale scottante appartenente al CNAIPIC (una delle strutture d’eccellenza dell’attività investigativa e d’intelligence della polizia). Anche allora un'operazione in grande stile che venne però disconosciuta dopo soli due giorni dallo stesso blog su cui era stata rivendicata. Un colpo di scena che aveva provocato malumori e dissapori all'interno dello stesso network degli hacktivisti italiani. Fino all'intervista, rilasciata per Repubblica a marzo di quest'anno da un'esponente del collettivo, che raccontava l'origine dei leaks pubblicati. Il materiale non veniva da un'azione di hacking ma da Hector Monsegur, in arte Sabu: ex leader di Anonymous, passato dall'altra parte della barricata e diventato informatore dell'FBI, dopo essere stato individuato dalle autorità federali statunitensi nel giugno del 2011.
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la condivisione delle informazioni la libertà d'espressione sono la base della vera democrazia fin quando ci sarà qualcuno che vorrà imbavagliare la libertà d'esprimersi ci sarà sempre qualche nobile anima che si porrà a difesa dei cittadini indifesi per onestà la conoscenza è un arma e c'e' chi sa usarla per muovere il mondo visibile e persino l'invisibile perchè ciò che non riesci a vedere ti vive nell'anima ciò che non puoi toccare fa già parte di te la libertà è questo non importa come o dove si esprima l'importante è che sia vita che sia emozione che permette di superare sempre i propri limiti fino a non aver alcun limite se non la propria volontà a quel punto il proprio limite sarà scegliere di condividere la propria libertà e renderla felicità
RispondiEliminasai che non ho tastiera passero altrimenti la risposta sarebbe stata immediata e dettata dalla mia emotività più che dalla giusta razionalità .. è indubbio che concordo con quanto hai affermato .. ma questo non è myspace dove i nostri due blog crescevano e si sviluppavano in parallelo alla nostra crescita .. Questa è la Valle .. qui sono solo io a portarlo avanti come meglio riesco .. balconaggio mi aiutò anni fà a darmi strumenti per "inFuturare" tanto la mia Valle Reale .. tanto la mia crescita virtuale e personale.. un percorso obbligato ma ecosostenibile .. un Dovere per noi Tutti Umani in Divenire ..Grazie balco di avermi aperto gli occhi su un Futuro possibile e sopratutto che possa dare Speranza alle mie Tre immense Gioie .. mi manca il tuo entusiasmo Quanto le "pollon coccole" .. entrambi elargiti a braccia aperte sia a me che ai "coautori" dei Tre Siti ning (.. dove ci imponevi amorevolmente l'uso della palestra ! ..)
EliminaSarà che la costruzione della Valle è un'opera immensa come sono immensi gli spazi che Devo trovare la Forza di gestire da sola .. inizio a starci davvero bene sola ma finalmente in contatto con la Natura .. Piante .. Animali .. ma ancora devo farcela .. anche con la mia invalidità .. la Devo sminuire e darle un pò meno importanza e devo ritrovare la forza di parlare del mio privato in pubblico sperando in un vostro
contributo: come far diventare la Valle uno spazio libero e Autosufficiente in grado di uscire dal loro mercato alimentare e mandare Loro in Crisi .. Una volta per Tutte credo possa per ora bastarci per iniziare ad esse NO-DEBITO .. .. ..
Grazie a Te Angelo per esserti iscritto anche Qua .. spero sarai presente tra i commenti dandomi/ci opportunità di sviscerare i contenuti .. a me e agli altri .. si commenta sempre meno e questo "isolamento" divide noi blogger in un momento come Questo: "Poi il Ddl Intercettazioni si era arenato.
Ma non si sono dati per vinti: il diritto di rettifica applicato al web 2.0 è stato ripresentato, grazie al caso Sallusti, ed è più feroce e inconcepibile di prima.
E il Senato l'ha già approvato. Abbiamo meno di 24 ore di tempo. E' la vendetta dei partiti contro il web che gli ha rotto il giochino."
Credo che in molti "stupidi ed ignoranti" cercheranno di dar la 'colpa' alla "libera informazione' messaci a disposizione da Anonimus .. i NO-TAV che sono una forza reale e vincente dopo averli ringraziati si è messa al vaglio ed allo studio dei documenti e lo stato che Non ci rappresenta più è ito in ".. Grossa crisi .." ripresentando "il diritto di rettifica" in modo isterico e ignobile.
Grazie anche a Te .. MAXMORPHING .. di esserti iscritto .. pf aiutami a capire la Tua nazionalità .. visto il tuo interesse per i molteplici blo che segui :-)
(continua .. spero) ;-D