Verso il Sapere e la sua interAzione nel Sociale
.. .. dalle scuole superiori .. dalle università .. ..
laddove il Vero Sapere è sempre più Negato cosa
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Verso l'assemblea nazionale del 3-4 novembre a Roma
E' stata solo una scintilla che si è trasformata in spinta propositiva per divenire megafono di tutte le lotte che dal basso nascono e si sviluppano nei territori. La determinazione delle piazze e la radicalità delle pratiche messe in campo ha prodotto consenso sociale e possibilità ricompositive con il mondo della formazione nel suo totale e con il mondo del lavoro.
La piazza del 5 ottobre ci ha confermato che non si tratta più di una mera opposizione alla Riforma di turno, ma si tratta di piazze arricchite e cresciute in questi ultimi anni e divenute sempre più espressione di un disagio diffuso e radicato. Un disagio reale che si articola in modo crescente in forme di organizzazione e conflitto. Un disagio che attraversa l'Europa dalle piazze insorgenti greche a quelle indignate spagnole e che nell'autorganizzazione trovano sponda per creare alternativa.
In questo scenario di sperimentazione di lotte e in continuo mutamento riteniamo necessario dare continuità alla discussione iniziata durante il campeggio studentesco in Val di Susa per proseguire insieme a tessere quella rete che supporti le lotte studentesche nelle scuole su scala nazionale, in grado di connettere e convogliare la conflittualità emersa in questo periodo verso un novembre ribelle.
Per questo proponiamo una due giorni di incontro il 3 e 4 novembre a Roma, aperto a tutti e tutte i ribelli e le ribelli che il 5 ottobre sono scesi in piazza e accogliente per tutte le realtà che in quella giornata si rispecchiano nei contenuti, per progettare e organizzare collettivamente questo nuovo periodo di lotta.
Network StudAut
Cronaca di una giornata di lotta a 'la Sapienza'
Questa
mattina verso le 11.00, abbiamo iniziato con l'occupazione degli uffici
amministrativi della Laziodisu, l'ente che dovrebbe garantire il
diritto allo studio per gli universitari, dove siamo andati a chiedere
conto dei ritardi sulla seconda rata delle borse di studio, sugli
aumenti delle rette per gli alloggi nelle residenze universitarie,
sulla singolare scelta di chiudere residenze limitrofe all'università
per trasferire gli studenti in quartieri bordo raccordo. In
risposta, dopo assicurazioni in merito all'erogazione della seconda
rata entro due giorni per tutti gli studenti, abbiamo dovuto ascoltare
la solita cantilena sulla crisi e sulla mancanza di fondi, sulle
responsabilità che sono sempre di altri e sui sacrifici che dobbiamo
fare tutti. Singolare per un ente che dipende dalla Regione Lazio, ente
che da dieci anni non riesce a chiudere una legislatura senza scandali
sull'utilizzo dei soldi pubblici a favore dei vizi dei politici.
Marrazzo prima e Fiorito poi ci sono sembrati poco austeri. La
meritocrazia ai tempi di parentopoli più che uno strumento di
valorizzazione delle capacità dei singoli sembra un percorso di
espiazione, dove gli "idonei" sono costretti a una via crucis lunga
mesi tra uno sportello e l'altro, tra lunghe file e complicati moduli
per ottenere l'elemosina di poche borse di studio e posti letto sempre
più lontani dalla sede universitaria (strano che gli strenui difensori
della legalità che amministrano l'ente non si ricordino che non
potrebbero destinare a residenze universitarie edifici lontani più di 5
km dalle facoltà). Ieri dicevamo "meritiamo tutti alloggi e reddito"
oggi dobbiamo correggerci: "Meritare" non serve più a nulla.
Bisogna conquistarsi tutto, comunque!
Se il diritto allo studio è un miraggio per gli studenti, per l'ateneo e la Laziodisu è, invece, una proficua occasione di profitto. Scopriamo infatti che, mentre l'ente regionale decide di affittare intere residenze a 400€ a stanza, la Sapienza ha stipulato una convenzione con alcuni palazzinari romani grazie alla quale spaccia per "servizio alloggi" stanze affittate a 500€!
Comune e regione avevano avuto già la loro parte piazzando gli studentati nei devastanti progetti di speculazione edilizia portati avanti nelle periferie romane, così da dargli un verniciata di "utilità sociale" (vedi Ponte di Nona e Valle Aurelia). Usciti dagli uffici di via De Lollis abbiamo deciso di far visita al nostro Rettore per chiedergli conto della gestione grottesca del più grande ateneo europeo. Tra uno scandalo e l'altro, tra un figlio assunto e un dottorato a un amico, il Rettore ha trovato anche il tempo di esternalizzare gran parte dei servizi dell'ateneo (dalle pulizie alla riscossione delle tasse) aumentandone il costo, diminuendone l'efficienza e peggiorando le condizioni di lavoro. Ma la finanza creativa del Magnifico non si può certo restringere ai "4 spicci" dei servizi: a Roma, si sa, il vero business è il mattone, e Frati, che di soldi ne capisce, da qualche anno gioca a monopoli: compra palazzi, acquista aree, fa sgomberare case, trasferisce dipartimenti, tira su tensostrutture al centro del pratone per un totale che supera i 100.000.000 di euro (nostri) spesi. Le aule però, come per magia, sono meno di prima. Non si dica però che il Rettore non è attento ai suoi studenti! Ai Suoi è molto attento tanto che gli sta regalando il C.U.S., sono gli altri 200.000 che non sopporta proprio fino a non volerli mai incontrare (un pò come i pazienti di oncologia del policlinico), tanto che quando li incontra prova a investirli… ma la cosa che più di ogni altro lo manda in bestia è quando questi decidono di organizzare iniziative dentro la città universitaria senza uno sponsor, senza una multinazionale che dà la stecca al suo ufficio, senza neanche aspettare i 2 mesi previsti dal regolamento che egli stesso provvede a cambiare ogni settimana … è questione di rispetto!
Oggi gli abbiamo occupato gli uffici per un paio d'ore per fargli capire che l'abbuffata è finita, ora è meglio che se ne vada senza alzare troppo la voce ché i suoi modi da "boro al bar" rischiano di costargli la condizionale.
Noi venerdì facciamo festa, alla faccia Sua!
Sia chiaro a tutti però che non vogliamo cacciare Frati per avere un barone più sobrio, che ci rubi i soldi con cortesia e ci dia del Lei mentre ci fa caricare dalla polizia, dopo Frati nessun commissario che venga a raccontarci la favola del "There Is Not Alternative", ci dispiace per la Fornero ma ci "accontenteremo" solo quando ve ne sarete andati.
Tutti.
Adesso ci riprendiamo tutto, non vi mettete sulla nostra strada ...
La brace arde sotto la cenere. Oggi abbiamo iniziato a soffiare.
Ci vediamo nelle strade, a Novembre!
Degage_Roma
Ascolta
il resoconto della giornata con Pietro, studente universitario di Roma
(diretta realizzata durante Parole Ribelli, in onda tutti i martedì
all'interno della mattinata informativa di Radio Blackout):
Ormai da molti anni come Collettivo Universitario Autonomo diamo
vita a questo esperimento di rottura con la socialità, i saperi e gli
spazi dell’università che abbiamo davanti, per immaginarne una diversa,
una viva, una continuamente in movimento, sempre in lotta. Metropolis,
un filo rosso tra metropoli e università. Metropolis ha spesso
cambiato forma nel passare del tempo e si è adattata alle fasi di lotta
che il movimento studentesco universitario attraversava. Oggi parlare
di uno strumento come Metropolis vuol dire guardarlo nel totale delle
sue potenzialità, non soffermandosi esclusivamente ai suoi aspetti più
ludici e aggregativi ma valutandone la forte politicità. In questo
senso Metropolis non è solo concerti e dibattiti all’interno
dell’università, ma bensì pratica potenziale di incompatibilità con
quelle che sono le strutture universitarie e le loro strategie nel
campo della formazione. Il movimento No Gelmini in sostanza ci ha
insegnato che parlare di riforma dell’università significa anche
parlare di crisi, di ristrutturazione delle forme e delle strutture
universitarie dentro la crisi, significa parlare di precarietà, di
individualizzazione. Ma ci ha insegnato altrettanto con i suoi limiti,
dimostrandoci che dove una lotta si classifica esclusivamente in una
dinamica di resistenza e di difesa del pubblico, non in una di attacco
è destinata facilmente a perdere. Da questi limiti tocca oggi
ripartire, ben consapevoli che non ci sono più riforme da sconfiggere,
ma altrettanto consapevoli che lo spazio dell’università, e della crisi
che si riversa sull’università e sui suoi studenti non è affatto chiuso. L’insoddisfazione
che serpeggia tra chi questa università la vive è chiara e evidente, un
sapere dequalificato, una didattica lacunosa e antica, un’esamificio
dove conta solo il voto che in cinque minuti di interrogatorio il
professore di turno segna sul libretto, un posto dove è sempre più
difficile tessere relazioni sociali, immaginare anche solo per onestà
intellettuale forme di dibattito tra studenti e insegnanti. Niente di
tutto questo è possibile. Senza dimenticare poi l’aumento di tasse, la
distruzione del sistema di welfare che regge la possibilità di
istruzione di molti studenti con i tagli spropositati a borse di studio
e servizi. In questo senso oggi non basta difendere l’università, ma è
necessario ribaltarla, far saltare il tavolo, immaginare esperienze di
incompatibilità, di contro-università in grado di sviluppare rapporti
di forza che permettano realmente di cambiarla dal basso, di
trasformarla come noi studenti, collettivamente vorremmo che fosse. Metropolis
si inserisce in questo solco, certamente non è che un tentativo, uno
scorcio sul possibile, ma guardare al di là può già voler dire iniziare
a costruirlo insieme. Non c’è nessuna velleità di sostituirsi a questa
università in questo percorso, ma piuttosto la voglia di rovesciarla,
dentro e contro la crisi. Per questo Metropolis parla anche di reddito
quando propone pranzi popolari, ma parla soprattutto di socialità
alternativa, di riconquista e trasformazione degli spazi universitari
quando propone concerti e aperitivi musicali, parla di contro-cultura
quando viene attraversata da dibattiti e saperi. Metropolis è anche
quel territorio dove immaginiamo alcuni fili di connessione tra la
metropoli torinese e le sue contraddizioni e l’università, non
dimenticandoci quanto questa faccia totalmente parte dei meccanismi e
dei dispositivi che comandano la città. Metropolis è molte cose, e da
quest’anno diventerà un percorso, non più un evento singolo all’inizio
dell’anno universitario, ma una proposta in movimento, per il movimento.
Metropolis, all’assalto dell’università!
Collettivo Universitario Autonomo - Torino - cuatorino.org
Il programma della due giorni a Palazzo Nuovo:
- martedì 23 ottobre
ore 13 pranzo popolare
ore 16 presentazione Rise up 2.0, fanzine autonoma
ore 19 Zerocalcare presenta il suo nuovo libro: 'Un polpo alla gola'
ore 20 apericena musicale con djset
ore 22 live show del Signor K da Bergamo
- mercoledì 24 ottobre
ore 13 pranzo popolare
ore 15 mostre autoprodotte
ore 17:30 incontro con Guido Viale (workshop su crisi, reddito, lavoro, ambiente e nocività)
ore 22 djset by dj Grissino, Vinilla project, dj Koma
Evento Facebook
Centinaia di precari e docenti riuniti
sotto il nome di ‘Insegnanti arrabbiati’ si sono dati appuntamento oggi
pomeriggio a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche di Torino,
per fare il punto della situazione e decidere assieme le prossime
mobilitazioni contro il decreto Profumo.
L'assemblea era stata
lanciata nel pomeriggio di venerdì scorso, quando gli 'insegnanti
arrabbiati' avevano dato vita ad un primo momento di protesta con un
presidio sotto la sede torinese dell'USR. Già sul finire
dell’estate la notizia del maxi-concorso per insegnanti promosso da
Profumo aveva scatenato le ire di docenti e precari, che si opponevano
all’ennesimo e costosissimo concorso per migliaia di docenti che da
anni vengono tenuti in una condizione di assoluta precarietà tra liste
di attesa e graduatorie infinite e che da quest’ultimo provvedimento
avrebbero avuto solo ulteriore conferma di un nuovo anno scolastico
fatto di incertezze. E nei giorni scorsi il ministro è tornato
alla carica con la proposta di innalzare il numero di ore di
insegnamento a carico di ciascun docente (ovviamente senza alcun
aumento di stipendio!); un decreto a cui gli insegnanti hanno risposto
con diversi appelli alla mobilitazione. Nella partecipata
assemblea torinese di oggi, a cui erano presenti anche alcuni studenti
e studentesse delle scuole superiori e dell’Università, sono emerse le
problematiche di un sistema dell’istruzione vessato dai tagli e a tutti
gli effetti ormai post-gelminiano ed è stata ribadita la necessità di
portare avanti una battaglia del mondo della formazione unitaria.
Sul
finire dell’assemblea 200 persone hanno poi deciso di uscire in corteo
della facoltà e si sono dirette al vicino ponte della Gran Madre, dove
hanno bloccato il traffico per diversi minuti e spiegato le ragioni
della protesta.
Il blocco si è concluso rilanciando
sull’appuntamento di sabato per la ‘correzione dei compiti in piazza’,
un’iniziativa già sperimentata due giorni fa da alcuni docenti a Roma,
sotto la Camera.
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