Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

venerdì 12 ottobre 2012

La roveja di Giuseppina e il grido di Vandana Shiva

In Seminiamo disobbedienza abbiamo raccontato come le multinazionali dell’agrobusiness hanno detto all’Unione europea, «vieta lo scambio libero di semi» e di come l’Ue, tra una spallata di austerity e l’altra, abbia risposto «obbedisco». 

Di fronte a tutto questo, è in piedi una campagna di resistenza molecolare e diffusa in tutto il mondo, dall’India alle campagne romane o dell’Umbria. 

Accade sempre più spesso che contadini, Gruppi di acquisto solidale, orti urbani, associazioni si ribellano in modi diversi, come ha raccontato anche Vandana Shiva a Roma nei giorni scorsi. 

Qui di seguito, un articolo scritto da Albertina Guarascio, vivaista, a proposito degli interventi di Vandana Shiva. 

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Nella bottega del commercio equo Oasi urbana a Roma si trovano i sacchetti di cereali e legumi della signora Giuseppina Dolci.  

Lei e la sua famiglia coltivano le stesse sementi riprodotte da generazioni: l’antico farro di Monteleone (Perugia), la roveja, la cicerchia, i ceci…  Una bontà per i palati, per la salute delle persone e per la salute dei campi spoletini.  Le risorse agrogenetiche tradizionali, cioè i semi delle piante riprodotte nei secoli dai contadini della penisola, sono essenziali non solo per la nostra nutrizione ma anche perché sono le più adatte a vivere e a darci da vivere in questi terreni e nei nostri ambienti, con il minor spreco di risorse energetiche, idriche e chimiche possibile.

Le nostre colture tradizionali sono quelle che si sono adattate meglio a vivere qui con noi e a sfamarci senza troppe necessità di imput esterni.

Oggi molte persone possono essere portate a pensare che si possa vivere mangiando cibi che sono nati e cresciuti nei supermercati.  Anche chi si ricorda che i cibi provengono dalle campagne probabilmente non è a conoscenza che «le campagne» ormai sono fatte da sterminate distese di monoculture intensive, di una piccola varietà di piante, dotate di una base genetica molto ristretta.  Questo è stato il frutto della prima e della seconda Rivoluzione verde (la prima consiste nella selezione di un ristretto numero di varietà di piante moderne, molto omogenee all’interno della stessa popolazione e molto più produttive a fronte di arature profonde, forte consumo di acqua, fertilizzanti e prodotti fitosanitari;  la seconda consiste nella manipolazione genetica del dna delle piante per renderle più produttive, resistenti o addirittura in grado di uccidere insetti che le attaccano).  

Si calcola che l’erosione agrogenetica causata da questa trasformazione dell’agricoltura abbia portato a una perdita che va dal 60 al 90 per cento delle varietà di piante agrarie più comuni.

Non basta la perdita di risorse genetiche tradizionali, adesso, a causa delle pressioni fortissime da parte delle multinazionali produttrici di sementi moderne, si cerca di criminalizzare chi riproduce e scambia sementi tradizionali

Questo sta avvenendo in diversi modi: imposizione politica ed economica, specialmente nei paesi del sud del mondo, a usare determinate sementi;  obbligo della registrazione delle sementi tradizionali;  divieto di riproduzione delle sementi (la signora Giuseppina rischia la galera); contaminazione genetica con sementi moderne delle varietà tradizionali;  azioni di biopirateria come la raccolta di materiale genetico tradizionale da parte di multinazionali sementiere per poi appropriarsene e brevettarle come proprie e venderle con applicazione di alte royalties.

Si potrebbe continuare con tante altre azioni pericolosissime che sono attuate ogni giorno a livello politico, giurisdizionale, economico, culturale con l’obiettivo di monopolizzare la vita vegetale e la certezza di mettere a rischio la sicurezza alimentare mondiale.
 Martedì 9 ottobre, presso la Provincia di Roma, Vandana Shiva ha presentato il nuovo report sull’attivtà di Navdanya e dell’Alleanza globale di Cittadini per la libertà dei semi. 

Vandana Shiva è una dottoressa in fisica che da anni è impegnata nella lotta dei contadini indiani contro il monopolio delle industrie sementiere in quel paese.  Ascoltarla da una grande carica, è sempre combattiva e dolce allo stesso tempo, ha sempre un grande sorriso e una grande determinazione nel lavorare per la salvaguardia del nostro bene comune: i nostri semi.

Combattere per chi vuole appropriarsi di un bene comune è importante ma ormai non si tratta più di giustizia ma di salvaguardare la nostra sopravvivenza.  

Infatti, è sempre più evidente l’importanza della biodiversità per l’evoluzione e la sopravvivenza di qualunque popolazione vivente e l’omogeneità genetica delle colture agrarie disponibili in questo senso è molto pericolosa per tutti noi. 

Anche se le grandi imprese pensano di conservare nelle loro fortezze tutta la varietà genetica di cui abbiamo bisogno, per poi rivenderla, non è detto che ne siano capaci.  E se una volta rubati tutti i semi, monopolizzato tutta l’agricoltura, affossato tutte le banche di semi sparse nei diversi paesi (vedi il caso della Banca dei semi di Bari) e dopo aver stipato tutti i nostri semi in qualche luogo blindato, tipo a Svalbard, succedesse qualche incidente e perdessero tutte le nostre risorse genetiche?  

Dovremmo morire tutti di fame per l’ingordigia e la fame di potere di pochi?

{..[..(..  NO  GRAZIE  !!  ..)..]..}
 

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