A quanto pare l’industria petrolifera gioca sporco per ottenere il consenso sul fracking del gas di scisto.
E non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa. La notizia proviene
da DeSmogBlog, un blog che si occupa di ripulire l’informazione sul
cambiamento climatico dall’influenza dei lobbisti e dei PR, e descrive
il comportamento delle compagnie petrolifere in America e Polonia.
Negli Stati Uniti, circa un anno fa a Houston, l’industria dello shale gas è stata scoperta con le mani nel sacco proprio mentre discuteva dell’utilizzo di tattiche militari per dividere e confondere le comunità locali che si oppongono al fracking e all’estrazione del gas di scisto. Matt Pitzella, PR di Range Resources, in una conversazione tra amici e colleghi ha detto che la sua compagnia utilizza tattiche di warfare psicologico (PSYOP) sui cittadini dell’area del bacino di Marcellus Shale, uno dei maggiori giacimenti di shale gas al mondo.
Matt Carmichael, External Affairs Manager di Anadarko Petroleum Corporation, ha invece parlato apertamente di “rivolta” (ha usato il termine “insurgency“, per la precisione) riferendosi ai cittadini preoccupati per l’impatto ambientale dello shale gas. Carmichel, parlando ai suoi PR, ha suggerito di usare le tecniche dettate dal manuale ufficiale dell’esercito USA contro i dissidenti e di leggere anche un libro dell’ex segretario della Difesa Donald Rumsfield.
Tutto questo succedeva un anno fa e nei soli Stati Uniti. Ora, invece, la battaglia contro i no-fracking si è spostata in Europa dove la ONG Food & Water Europe, con un comunicato ufficiale del 9 ottobre, ha accusato il Governo Polacco di essere a conoscenza e di approvare le attività di spionaggio fatte dalle compagnie petrolifere nei confronti degli attivisti contrari alle estrazioni di gas di scisto.
Pochi giorni prima, il 4 ottobre, era stata la Gazeta Prawna a dare la notizia: una compagnia aveva inviato spie nelle comunità locali contrarie al fracking. Il giornale polacco può dirlo con certezza perché è in possesso di un documento del Governo in cui si legge:
Se questo è il comportamento delle compagnie petrolifere e dei Governi negli Stati Uniti e in Polonia viene da chiedersi se anche in Italia non si debba iniziare a stare attenti a cosa si dice e a cosa si scrive. Persino sui giornali e persino sui blog che si occupano di ambiente, energia, petrolio e fracking dello shale gas. Come qui su Greenstyle.it
Negli Stati Uniti, circa un anno fa a Houston, l’industria dello shale gas è stata scoperta con le mani nel sacco proprio mentre discuteva dell’utilizzo di tattiche militari per dividere e confondere le comunità locali che si oppongono al fracking e all’estrazione del gas di scisto. Matt Pitzella, PR di Range Resources, in una conversazione tra amici e colleghi ha detto che la sua compagnia utilizza tattiche di warfare psicologico (PSYOP) sui cittadini dell’area del bacino di Marcellus Shale, uno dei maggiori giacimenti di shale gas al mondo.
Matt Carmichael, External Affairs Manager di Anadarko Petroleum Corporation, ha invece parlato apertamente di “rivolta” (ha usato il termine “insurgency“, per la precisione) riferendosi ai cittadini preoccupati per l’impatto ambientale dello shale gas. Carmichel, parlando ai suoi PR, ha suggerito di usare le tecniche dettate dal manuale ufficiale dell’esercito USA contro i dissidenti e di leggere anche un libro dell’ex segretario della Difesa Donald Rumsfield.
Tutto questo succedeva un anno fa e nei soli Stati Uniti. Ora, invece, la battaglia contro i no-fracking si è spostata in Europa dove la ONG Food & Water Europe, con un comunicato ufficiale del 9 ottobre, ha accusato il Governo Polacco di essere a conoscenza e di approvare le attività di spionaggio fatte dalle compagnie petrolifere nei confronti degli attivisti contrari alle estrazioni di gas di scisto.
Pochi giorni prima, il 4 ottobre, era stata la Gazeta Prawna a dare la notizia: una compagnia aveva inviato spie nelle comunità locali contrarie al fracking. Il giornale polacco può dirlo con certezza perché è in possesso di un documento del Governo in cui si legge:
Il ministro degli Affari esteri ha ricevuto da una compagnia energetica, impegnata nell’esplorazione dello shale gas, una copia della registrazione di una discussione tra associazioni anti-shale [...] il contenuto di queste informazioni indica una significativa radicalizzazione delle posizioni delle ONG in merito allo shale gas.La notizia è confermata persino dall’ufficio stampa del ministro, che conferma che le autorità di pubblica sicurezza hanno effettivamente ricevuto tale documento a causa della sospetta intenzione dei gruppi anti-fracking di “violare la sicurezza e l’ordine pubblico”.
Se questo è il comportamento delle compagnie petrolifere e dei Governi negli Stati Uniti e in Polonia viene da chiedersi se anche in Italia non si debba iniziare a stare attenti a cosa si dice e a cosa si scrive. Persino sui giornali e persino sui blog che si occupano di ambiente, energia, petrolio e fracking dello shale gas. Come qui su Greenstyle.it
Fonti: DeSmogBlog, Food & Water Europe
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