Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

giovedì 4 ottobre 2012

Riciclo dei tessuti come materia prima seconda, un errore gettare tutto in discarica

AVVISO PER TUTTA LA CITTADINANZA: 

SABATO 20 OTTOBRE CORTEO CITTADINO CONTRO “L’INCENERITORE DEI CASTELLI ROMANI”, ORE 15:00 PIAZZA GIUSEPPE MAZZINI, ALBANO LAZIALE.  SEGUIRANNO INFO PIU’ DETTAGLIATE.
(Fonte articolo, clicca qui

Lenzuola, camici, tovaglie giunti a fine vita negli ospedali e nelle catene alberghiere potrebbero prendere la via del riciclo anziché quella della discarica. Si tratta, ogni anno di 132 mila quintali di prodotti tessili. 
«Abbiamo inviato un appello al governo, al ministro dell’Ambiente Corrado Clini, come già avevamo fatto con il precedente ministro Stefania Prestigiacomo, ma non abbiamo avuto nessun segnale di risposta», dice con un pizzico di amarezza Patrizia Ferri, segretario generale di Assosistema, che riunisce 135 imprese che svolgono attività di sanificazione e sterilizzazione dei dispositivi tessili. [Esplora il significato del termine: «Come industriali, stiamo pensando a un progetto di consorzio per il recupero del materiale tessile che può essere trasformato in materia prima seconda. Ma ci piacerebbe avere dal governo delle linee guida, almeno un riferimento benevolo», prosegue Ferri. «Per noi il modello sono i grandi consorzi come CoRePla o CoReVe (riciclano plastica e vetro, ndr). Si potrebbe fare la stessa cosa per i prodotti tessili, anche se i volumi sono differenti», prosegue il segretario generale dell’associazione delle imprese che lavano e sterilizzano il materiale di cotone utilizzato negli ospedali e nelle strutture turistiche. ] «Come industriali, stiamo pensando a un progetto di consorzio per il recupero del materiale tessile che può essere trasformato in materia prima seconda. Ma ci piacerebbe avere dal governo delle linee guida, almeno un riferimento benevolo», prosegue Ferri. «Per noi il modello sono i grandi consorzi come CoRePla o CoReVe (riciclano plastica e vetro, ndr). Si potrebbe fare la stessa cosa per i prodotti tessili, anche se i volumi sono differenti», prosegue il segretario generale dell’associazione delle imprese che lavano e sterilizzano il materiale di cotone utilizzato negli ospedali e nelle strutture turistiche. Il comparto fattura circa 4,2 miliardi di euro. «L’intero settore occupa 35 mila addetti, 10 mila dei quali sono rappresentati dalla nostra associazione», aggiunge Ferri. «Per dare ulteriore impulso a una realtà già vitale, abbiamo pensato alla possibilità di riciclare quello 0,5 per cento di prodotti tessili che oggi, a fine vita, sono smaltiti in discarica con evidenti ripercussioni sull’ambiente in termini di impatto ecologico e di mancata creazione di valore aggiunto. L’idea è riutilizzare il materiale riciclato nel settore automobilistico, nautico e dell’arredamento».Una ricerca sulla valutazione d’impatto ambientale (Life Cycle Impact Assessment) realizzata da Ambiente Italia rileva che lenzuola, camici e tovaglie dopo 125 lavaggi industriali (in media) non sono più utilizzabili. Ma il materiale potrebbe ancora essere riciclato: si tratta di cotone di buona qualità. Dalla ricerca – che analizza il ciclo di vita del prodotto tessile, a cominciare dalla raccolta del cotone sino allo smaltimento passando per tutti i cicli di lavaggio che il tessuto subisce nel corso della sua vita, i trasporti del materiale grezzo e finito, quelli dei prodotti tessili in entrata e in uscita dopo la sterilizzazione, l’energia consumata, i detersivi utilizzati per i lavaggi industriali – emerge un dato interessante. Ed è su questo che puntano gli industriali di Assosistema: «Per un confronto nella prospettiva dell’impatto ambientale, solo nel settore turistico, l’uso della carta rispetto al tessile incide più del 53% sul riscaldamento globale e più del 30% sull’impoverimento dello strato di ozono», spiega il segretario generale. «Perciò, non solo sarebbe opportuno riciclare quello 0,5 per cento di materiale tessile che ora prende la strada delle discariche», sottolinea Patrizia Ferri. «Ma, se vogliamo il bene dell’ambiente, bisogna promuovere l’utilizzo del materiale tessile al posto di quello cartaceo monouso». Tovagliette e tovaglioli di carta arrivano infatti quasi tutti dall’estero, così a noi resta il costo dello smaltimento, mentre non si produce Pil. «Il servizio di sterilizzazione del tessile sanitario e alberghiero avviene nelle 24 ore, e non è possibile delocalizzarlo. E le imprese sono italiane».



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