Non si ferma la
lotta dei minatori sudafricani, che a decine di migliaia sono ancora in
sciopero per chiedere aumenthttp://www.infoaut.org/i dei salari e condizioni di lavoro
dignitose contro lo sfruttamento cui sono attualmente sottoposti dalle
multinazionali dell’oro.
Le proteste degli ultimi due giorni hanno portato alla morte di altri 5 minatori nei pressi di Rustenberg, uccisi dai proiettili della polizia che, anche dopo l’ondata di rabbia scatenata dalla strage di Marikana, continua a reprimere brutalmente la protesta.
Ieri duemila lavoratori della Gold Fields Kdc West hanno occupato una collina nei pressi di Joahnnesburg, protestando contro l’azienda che li aveva sfrattati dai dormitori del sito che poche ore prima erano stati teatro di altre azioni di protesta.
Il sindacato nazionale dei minatori chiede alle multinazionali straniere di aprire dei negoziati e di rinnovare immediatamente i contratti ma la situazione nel paese resta incandescente: si stima che il numero di lavoratori in sciopero sia di 75.000 persone, con un peso tale da determinare grosse perdite per le aziende del settore.
La fine dello sciopero a Marikana dopo la firma dell’accordo sull’aumento dei salari non sembra dunque aver placato la situazione ma sembra, anzi, aver dato il via ad un effetto domino che si sta allargando a diverse altre miniere e che sta radicalizzando lo scontro tra i sindacati che chiedono piccole riforme strutturali per sedare la protesta e quelli che invece stanno dando voce alle più ampie rivendicazioni dei lavoratori.
Nel frattempo, ieri si è aperto il processo incaricato di far luce sui fatti avvenuti a Marikana lo scorso 16 agosto, quando la polizia aprì il fuoco sui minatori in sciopero uccidendone 34; l’iter giuridico si annuncia lungo e faticoso per via degli interessi in gioco mentre nel paese, fuori dai tribunali, prosegue la mobilitazione per chiedere giustizia in merito all’accaduto.
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