Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

mercoledì 3 ottobre 2012

Sudafrica, non si ferma lo sciopero nelle miniere. La polizia fa altri 5 morti.

Non si ferma la lotta dei minatori sudafricani, che a decine di migliaia sono ancora in sciopero per chiedere aumenthttp://www.infoaut.org/i dei salari e condizioni di lavoro dignitose contro lo sfruttamento cui sono attualmente sottoposti dalle multinazionali dell’oro.

Le proteste degli ultimi due giorni hanno portato alla morte di altri 5 minatori nei pressi di Rustenberg, uccisi dai proiettili della polizia che, anche dopo l’ondata di rabbia scatenata dalla strage di Marikana, continua a reprimere brutalmente la protesta.

Ieri duemila lavoratori della Gold Fields Kdc West hanno occupato una collina nei pressi di Joahnnesburg, protestando contro l’azienda che li aveva sfrattati dai dormitori del sito che poche ore prima erano stati teatro di altre azioni di protesta.

Il sindacato nazionale dei minatori chiede alle multinazionali straniere di aprire dei negoziati e di rinnovare immediatamente i contratti ma la situazione nel paese resta incandescente: si stima che il numero di lavoratori in sciopero sia di 75.000 persone, con un peso tale da determinare grosse perdite per le aziende del settore.

La fine dello sciopero a Marikana dopo la firma dell’accordo sull’aumento dei salari non sembra dunque aver placato la situazione ma sembra, anzi, aver dato il via ad un effetto domino che si sta allargando a diverse altre miniere e che sta radicalizzando lo scontro tra i sindacati che chiedono piccole riforme strutturali per sedare la protesta e quelli che invece stanno dando voce alle più ampie rivendicazioni dei lavoratori.

Nel frattempo, ieri si è aperto il processo incaricato di far luce sui fatti avvenuti a Marikana lo scorso 16 agosto, quando la polizia aprì il fuoco sui minatori in sciopero uccidendone 34; l’iter giuridico si annuncia lungo e faticoso per via degli interessi in gioco mentre nel paese, fuori dai tribunali, prosegue la mobilitazione per chiedere giustizia in merito all’accaduto.

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