Questo
è l'intero verbale dei carabinieri sull'operazione che ha portato a 7
arresti eccellenti (Manlio Cerroni in primis) nell'affaire monnezza
laziale e ad un totale di 21 indagati.
E' molto lungo, ma estremamente
chiaro e diretto:
In
data odierna, militari del Comando Carabinieri per la Tutela
dell'Ambiente, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno
dato esecuzione all'ordinanza emessa dal G.I.P. Massimo BATTISTINI
nell'ambito del P.P. 7449/2008 R.G.N.R., procedimento in cui convergono
diversi filoni di indagine sviluppati dai militari dei N.O.E. e dalla
Sezione Operativa Centrale dal 2008 sino ad oggi, ed a cui ha
collaborato anche la Procura della Repubblica di Velletri.
In particolare, sono state eseguite 7 ordinanze di custodia cautelare
agli arresti domiciliari, per i reati di associazione per delinquere
(416 c.p.), traffico di rifiuti (260 D. lgs. 152/2006), frode in
pubbliche forniture (356 c.p.), truffa in danno di enti pubblici (640
c.p.), falsità ideologica commessa da pubblici ufficiali in atti
pubblici (479 c.p.) nei confronti di: CERRONI Manlio, noto imprenditore del settore dei rifiuti, RANDO Francesco, ingegnere, amministratore unico di molte imprese riconducibili a CERRONI e storico collaboratore dello stesso, GIOVI Piero, socio di molte imprese
riconducibili a CERRONI e storico collaboratore dello stesso, LANDI Bruno,
organizzatore dell'associazione e stretto collaboratore di CERRONI
nonché "cerniera" fra il gruppo CERRONI e le strutture
politico-amministrative della Regione Lazio, SICIGNANO Giuseppe,
preposto all'impianto TMB e supervisore delle attività operative
condotte del Gruppo CERRONI ad Albano Laziale presso la PONTINA
AMBIENTE, FEGATELLI Luca, già Capo Dipartimento della Regione Lazio, e DE FILIPPIS Raniero, già responsabile del Dipartimento del Territorio della Regione Lazio.
Nella stessa operazione di Polizia sono state eseguite 22 perquisizioni
locali presso i domicili e gli uffici dei soggetti indagati nonché
presso le sedi delle diverse imprese del gruppo CERRONI, nonché
numerose perquisizioni personali e locali a carico di altri indagati.
Inoltre, gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza di Roma, che sviluppa i profili patrimoniali degli indagati,
stanno procedendo al sequestro, per equivalente, della somma complessiva di euro 18.890.923,33
in danno delle società E.GIOVI srl (gestore della discarica di
Malagrotta) e Pontina Ambiente srl (gestore della discarica di Albano
Laziale), provento dei reati di traffico di rifiuti.
L'ordinanza coercitiva ricostruisce in dettaglio, qualificandoli come
"i fatti di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla
politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla
collettività" l'esistenza, a far data almeno dal 2008, di una stabile
struttura organizzativa "informale" sovrapposta a quella formale delle
società relative al gruppo imprenditoriale guidato da Manlio CERRONI
(dagli stessi sodali chiamato con l'appellativo di "Supremo") avente un
indeterminato programma criminoso e un assetto variabile secondo le
attività svolte, le vicende della vita o i cambiamenti all'interno
dell'apparato politico-amministrativo. Accanto alla presenza di un
nocciolo duro costituito dalla stesse persone vi è la presenza di altri
soggetti che si associano con riferimento a vicende specifiche. Subito
sotto il Cerroni, nella piramide organizzativa, si trovava il LANDI
quale organizzatore, in grado di condizionare l'attività dei
vari enti pubblici coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti nel
Lazio (a partire dalla Regione sino all'ARPA) al fine di
consentire al gruppo imprenditoriale riconducibile al suddetto CERRONI
di realizzare e mantenere un sostanziale monopolio nella gestione dei
rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni delle varie aree territoriali
ottimali.
L'esistenza e il funzionamento di tale sodalizio criminale costituito da soggetti privati (Cerroni, Landi, Rando, Giovi, Sicignano), pubblici funzionari (il deceduto Arcangelo Spagnoli, Luca Fegatelli, Raniero De Filippis) e politici (tra cui il deceduto Mario Di Carlo, Giovanni Hermanin de Reichfield e Giovannetti Romano,
quest'ultimo segretario particolare dell'ex assessore Pietro di
Paolantonio) è stata nel tempo monitorata e ricostruita grazie
all'utilizzo massiccio di intercettazioni telefoniche, all'assunzione
di sommarie informazioni testimoniali, a corpose acquisizioni
documentali, ad accurate consulenze tecniche.
L'indagine si
è di fatto dipanata lungo quattro direttrici principali, quattro rivoli
scaturenti dall'unica sorgente, costituita dal nocciolo duro
dell'organizzazione criminale dianzi descritta:
1) Gestione dell'impianto di raccolta e trattamento rifiuti di Albano Laziale
La
tariffa che viene corrisposta al gestore di un impianto di trattamento
meccanico biologico dei rifiuti è composta di varie parti, una delle
quali è costituita dal costo di termovalorizzazione del CDR, rifiuto
speciale derivante dal trattamento della c.d. "frazione secca" dei
rifiuti. Per quanto concerne l'impianto gestito in Albano Laziale dalla
Pontina Ambiente, società riconducibile al Cerroni, la ricostruzione
operata circa la gestione del CDR negli anni oggetto di indagine, ha
permesso di accertare che le percentuali di CDR effettivamente avviato
a valorizzazione non si avvicinavano agli standard prestazionali di
progetto (43%), alle soglie indicate nel piano regionale di gestione
dei rifiuti (35%), alla soglia di produttività del 29% sopra indicata o
alla soglia minima del 25% indicata nel decreto commissariale n.
15/2005 come "tasso di recupero minimo". Ed infatti, la percentuale di
C.D.R. effettivamente avviata al recupero energetico (presso l'impianto
di termovalorizzazione di Colleferro), si attestava attorno al 15%,
mentre la restante parte veniva avviata in discarica come scarto di
lavorazione. Tale parte, tuttavia, era pagata al gestore come se fosse
stata avviata a termovalorizzazione, così realizzandosi un
ingiusto profitto per l'impresa, profitto derivante dalla differenza
tra l'importo tariffario percepito (per il trattamento dei rifiuti) e
quanto effettivamente speso, e stimato in circa 11 milioni di euro dal
2006 al 2012.
In tal modo, inoltre, si provocava anche il
prematuro superamento delle volumetrie disponibili in discarica. Anche
la struttura amministrativa Regionale (sotto la regia del Fegatelli),
che ometteva di procedere alla revisione della tariffa "a consuntivo"
in base alle quantità effettivamente avviate alla termovalorizzazione,
si rendeva partecipe di tale meccanismo.
2) Il termovalorizzatore di Albano Laziale
Il Commissario Straordinario per l'emergenza Rifiuti della Regione
Lazio, e in seguito la stessa Regione per il tramite del suo
Presidente, mettevano il Consorzio CO.E.MA [1]. (unione tra PONTINA
AMBIENTE, dunque riconducibile a CERRONI, ed ECOMED, composta da AMA e
ACEA) nelle condizioni di costruire un impianto di termovalorizzazione
su un terreno della PONTINA AMBIENTE, adiacente alla discarica e
all'impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti, nonché di
usufruire, nell'ambito della gestione di tale impianto, dei contributi
pubblici denominati "CIP 6" (contributi erogati ad aziende produttrici
di energia da fonti energetiche rinnovabili o assimilate).
In
tale vicenda, che secondo l'ordinanza deve ritenersi emblematica, più
di ogni altra, di come la pubblica funzione possa essere sviata per
favorire interessi diversi da quelli pubblici, infedeli funzionari
pubblici (con sistematica violazione di disposizioni di legge indicate
nelle singole ipotesi e dei doveri d'ufficio) e soggetti politici di
livello regionale hanno contribuito fattivamente alla realizzazione di
un percorso finalizzato ad agevolare gli interessi di alcuni soggetti
imprenditoriali ben definiti e, in particolare, di Manlio CERRONI.
La finalità perseguita dal CERRONI era quella di creare una contiguità
spaziale con il TMB della Pontina Ambiente, di ridurre così le spese di
gestione stante la vicinanza delle strutture (con l'ulteriore effetto
di poter mantenere una tariffa di accesso all'impianto di TMB contenuta
rispetto a eventuali concorrenti) e, soprattutto, di realizzare l'opera
attraverso incentivi pubblici ovvero con i contributi CIP6.
Già la
"localizzazione" dell'impianto avveniva in presenza di fattori
escludenti e con palesi falsi documentali: ed infatti nell'area era già
operante un impianto di termovalorizzazione (a Colleferro), non
appartenente a CERRONI, tanto che il Piano Gestione Rifiuti regionale
del 2002 prevedeva per tale tipo di impianto la collocazione in una
diversa area geografica (ovvero nell'area Fiumicino-Ciampino e non
nell'area dei Colli Albani).
Inoltre, il progetto
aveva incontrato un ostacolo insuperabile nella valutazione di impatto
ambientale negativa espressa dalla competente direzione regionale,
decisione che sarà ribaltata a seguito di un lungo iter amministrativo
frutto di un concerto criminoso (che l'ordinanza definisce costituisce
una "colossale montatura") tra i proponenti (Cerroni e Presutti,
che addirittura in alcuni casi dettavano i contenuti degli emanandi
atti pubblici, in un caso addirittura protocollato ancor prima di
essere redatto nella sua forma definitiva), lo Spagnoli Arcangelo, già responsabile unico del procedimento in seno al commissario delegato, il Fegatelli, il De Filippis, Giovanna Bargagna (dirigente regionale), Mario di Carlo, Giovanni Hermanin de Reichfield, e financo l'allora presidente della Regione, Marrazzo, che firmava un'ordinanza commissariale addirittura dopo la decadenza dell'ufficio emergenziale.
Il funzionario che aveva firmato il provvedimento contrario agli interessi del Cerroni veniva quindi destinato ad altro ufficio.
3) La realizzazione di un invaso per un discarica in località Monti dell'Ortaccio
Il gruppo CERRONI realizzava, in località Monti dell'Ortaccio, l'invaso
di una futura discarica (circa 3 milioni di metri cubi), ponendo così
in essere una incisiva trasformazione urbanistica, smaltendo poi le
rocce e terre da scavo (da qualificarsi come rifiuti) all'interno della
discarica di Malagrotta, simulando l'esistenza di titoli autorizzativi di fatto inesistenti. Questa operazione ha generato un profitto per le casse della E. GIOVI (impresa riconducibile al gruppo CERRONI) stimato in non meno di 8 milioni di euro.
Inoltre, gli scavi venivano condotti al punto di abbassare la quota di
fondo di scavo della cava Monti del Lumacaro (area adiacente a Monti
dell'Ortaccio, parimenti oggetto di di autorizzazione per la
discarica) al di sotto dei limiti consentiti, determinando così la
illecita deviazione della falda acquifera sotterranea, appartenente al
demanio idrico, e la creazione di un laghetto artificiale. Addirittura,
nella richiesta di autorizzazione per la realizzazione della discarica,
il CO.LA.RI. (consorzio laziale rifiuti, riconducibile al Cerroni), il
proponente operava una alterazione delle fotografie allegate alla
richiesta, cancellando l'esistenza del laghetto al fine di non far
risaltare il danno idrogeologico cagionato.
4) Le tariffe per lo smaltimento dei rifiuti ed alle ordinanze
regionali sullo smaltimento dei rifiuti nei Comuni di Anzio e Nettuno
Infatti, CERRONI ed il suo storico collaboratore LANDI, con la
complicità di funzionari della Pubblica Amministrazione, ponevano in
essere una serie di condotte illecite volte ad impedire alla società
RIDA AMBIENTE S.R.L., concorrente di CERRONI, di entrare sul mercato.
In particolare, l'Amministrazione ometteva per lungo tempo di
determinare la tariffa definitiva in ingresso dei rifiuti per
l'impianto di RIDA AMBIENTE, cosa che impediva alla predetta di
contrattare con le amministrazioni pubbliche locali l'eventuale
accettazione di R.S.U. nei suoi impianti.
In tal
modo, veniva intenzionalmente procurato alle società PONTINA AMBIENTE e
ECOAMBIENTE un ingiusto profitto patrimoniale consistente nella
possibilità di gestire senza concorrenti i rifiuti provenienti dai
comuni della zona.
Oltre a ciò, la Pubblica
Amministrazione rallentava di proposito l'iter di attribuzione della
tariffa definitiva della RIDA, nonché l'approvazione di varianti
sostanziali in grado di aumentare notevolmente la quantità di rifiuti
trattati, procedendo nel contempo ad autorizzare, in violazione alla
normativa nazionale e comunitaria, lo smaltimento del c.d. "tal quale"
in discarica, al fine di consentire la prosecuzione del conferimento
dei rifiuti solidi urbani dell'area pontina a società del gruppo
CERRONI (nell'area pontina infatti una delle due discariche esistenti,
la Ecoambiente, non è in possesso di impianto di trattamento dei
rifiuti). La strategia criminale era portata avanti, sotto la regia
occulta del Landi e del Cerroni, dal De Filippis con l'ausilio del Giovannetti. Ed
è soprattutto in tale vicenda che l'ordinanza ricostruisce il ruolo
egemone di Luca FEGATELLI all'interno della Regione Lazio e l'esistenza
di un consolidato sistema favorevole alle imprese del CERRONI,
al punto da determinare l'allontanamento delfunzionario che aveva
"osato" determinare la tariffa in favore della RIDA Ambiente, così
minando il monopolio del Cerroni (Landi parla, preoccupato, di un
"rigagnolo che rischia di diventare un torrente").
Coordinamento No-Inc di Albano
13 Gennaio CONFERENZA SERVIZI
PALAZZO SAVELLI ALBANO ORE 11.30
17 Gennaio ASSEMBLEA CITTADINA
PALAZZO SAVELLI ALBANO ORE 17.00
23 Gennaio ASSEMBLEA POPOLARE
OK CLUB V.PANTANELLE CANCELLIERA ORE 21.00
Ad ALBANO NUN SE PASSA perchè VINCIAMO NOI
.. nun ce basta la Vittoria di avervi impedito la costruzione del gassificatore de Cerroni nella nostra Terra ..
.. nun ce bastano qualche arresto eccellente ..
DE RIFIUTI SE MUORE
CONTINUIAMO LA MOBILITAZIONE nei CASTELLI
Vogliamo e ve imporremo l'immediata chiusura della discarica de Roncigliano e la sua urgente bonifica
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