Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

domenica 30 maggio 2010

Petizione: No scorie nucleari

vai sul sito:  http://uldericopesce.it/


Petizione No scorie nucleari
[ 6495 persone hanno firmato la petizione ]
Dissotterrata la tubatura, ben altro rimane da fare...
All'attenzione di :
Al presidente del Consiglio dei Ministri
Al ministro dell’Ambiente
Al presidente della Regione Basilicata
Al presidente della Sogin

Gentili Amministratori, alla luce di quanto ho scoperto durante lo studio per scrivere il testo teatrale STORIE DI SCORIE, unito ai cittadini che hanno sottoscritto l’appello che segue chiediamo:
- Il dissotterramento della tubatura lunga circa 5 km, che parte dal Centro Enea della Trisaia di Rotondella (MT) e sbuca nel mar Jonio, giudicata contaminata da liquido radioattivo dalla magistratura di Matera, a seguito di un incidente verificatosi a marzo del 1993; (vedi fotografia)
OBIETTIVO RAGGIUNTO
-Le dimissioni del Capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente Paolo Togni che per conto del governo è tenuto a controllare quanto compie la Sogin nel campo nucleare di cui lo stesso Togni è vicepresidente. E’un conflitto di interesse vergognoso in quanto il Togni controllore governativo, deve controllare il Togni vicepresidente della Sogin.
OBIETTIVO RAGGIUNTO
- Il blocco di qualsiasi iniziativa governativa mirante alla riapertura di centrali nucleari sul territorio italiano e l'avvio di un serio progetto che vada verso fonti alternative;
- Come previsto dalle normative vigenti chiediamo la solidificazione delle circa 3 tonnellate di rifiuti liquidi radioattivi giacenti in due cisterne presso il Centro della Trisaia di Rotondella. Inoltre, chiediamo l’immediata sostituzione delle cisterne in oggetto poiché, avendo una durata ventennale, sono scadute, tanto che il 14 aprile del 1994 una di esse si è bucata lasciando fuoriuscire liquido radioattivo;

- La solidificazione delle 20 tonnellate di rifiuti liquidi radioattivi giacenti presso il Centro Eurex di Saluggia e la sostituzione delle cisterne che li contengono anch’esse scadute;

- La restituzione agli Usa delle 64 barre radioattive conservate presso la piscina di stoccaggio del Centro Enea della Trisaia di Rotondella, portate in Lucania negli anni ’60 e di tutto il materiale radioattivo che gli Usa hanno parcheggiato sul nostro territorio nazionale;

- La trasparenza delle informazioni, la creazione di un piano di emergenza e di evacuazione e inoltre un serio monitoraggio sulla salute delle popolazioni e dell’ambiente in tutte le aree dove sono presenti depositi nucleari; si chiede inoltre la riconversione dei medesimi depositi in Centri di ricerca di Energia Alternativa soprattutto alla luce di un rinnovato interesse verso il nucleare dimostrato dal governo in carica;

- L’annullamento del decreto 314/2003 secondo il quale il governo dovrà stabilire, dove costruire il deposito unico di scorie nucleari;

- Vietare qualsiasi dispersione di rifiuti sia solidi che liquidi provenienti dai depositi nucleari italiani ed il blocco immediato delle tubature di scarico di liquidi radioattivi nel torrente Arrone, nel fiume Po, nel fiume Dora Baltea, nel mar Tirreno e nel mar Jonio;
- La dismissione immediata dei reattori nucleari ancora oggi in funzione quali: l'RB3 (Montecuccolino-Bologna); il Triga (Casaccia di Roma); l'ISPRA 1 (Varese); il Lena (Pavia) e infine il reattore nucleare del Centro CISAM (Pisa);
- Si chiede infine che il Governo dichiari il “disastro ambientale nel Mar Mediterraneo” ed agisca velocemente, con l’aiuto dell’Unione Europea, per cercare i relitti affondati (circa 60), carichi di rifiuti tossici e radioattivi, e li rimuova bonificando i fondali.


La tubatura contaminata che si vede nella foto, è stata messa in sicurezza.
La nuova continua a scaricare nel Mar Jonio 25 mc/h di liquido radioattivo. Tappiamola !
Ulderico Pesce

Petizione: A come AMIANTO

Petizione A...come Amianto
[ 721 persone hanno firmato la petizione ]
Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Gentile Presidente Berlusconi, alla luce di quanto ho scoperto durante lo studio per scrivere il testo teatrale A come Amianto, unito ai cittadini che hanno sottoscritto l’appello che segue chiediamo:

- La bonifica immediata dei siti “a rischio dispersione amianto” come previsto dalla Legge 257 del 1992. Ricordiamo che sul territorio nazionale sono presenti 32 milioni di tonnellate di amianto che vanno rimosse da scuole (come l’asilo di Villa Gordiani a Roma ecc.), o da fabbriche dismesse (come la Fibronit di Bari ecc.), o da palazzi (come quelli in via Feltrinelli a Milano);

- La messa in sicurezza di cave di amianto (come quella di Balangero in provincia di Torino) e di aree dove l’amianto–tremolite si disperde nell’aria in maniera naturale come accade a Seluci di Lauria,  Castelluccio Superiore e a Viggianello in provincia di Potenza.

- La scelta di sistemi di smaltimento sicuri e risolutivi dell’amianto tra le tipologie attualmente disponibili, cioè la discarica e l’inertizzazione, attraverso appositi forni, con la garanzia dell’assenza di inquinamento causato da percolazioni in falda, scorrimento superficiale ed emissione in atmosfera. È inoltre necessario commisurare la grandezza degli impianti alle quantità di materiale presente nell’area per evitare la realizzazione di megadiscariche, come quelle in provincia di Cremona e Brescia, spesso imposte in modo autoritario, in favore d’impianti locali di più modesta portata e più sicuri.

- Garantire la massima trasparenza nell’iter di localizzazione e realizzazione degli impianti di smaltimento, la sola che consente reale partecipazione del pubblico;
senza, è impossibile la realizzazione di forni e discariche.

- Che venga emesso il decreto attuativo in grado di sbloccare i 50 milioni di euro approvati e stanziati dal Governo Prodi che serviranno come Fondo per le vittime dell'amianto.
Ulderico Pesce
Firma la petizione

FIRMIAMO affinchè ogni REATO AMBIENTALE divenga REATO PENALE

vai sul sito:  http://www.uldericopesce.it/

Petizione Asso di Monnezza
[ 3507 persone hanno firmato la petizione ]
All'attenzione di :
Al presidente del Consiglio dei Ministri
Al ministro dell’Ambiente
Gentili Amministratori, alla luce di quanto ho scoperto durante lo studio per scrivere ASSO DI MONNEZZA, unito ai cittadini sottoscrittori dell’appello
CHIEDIAMO:

-L'inserimento del REATO CONTRO L'AMBIENTE all'interno del Codice penale Italiano affinché venga perseguito, come nel resto d'Europa, con maggiore serietà. Oggi in Italia il danno all'ambiente riguarda solo il Codice civile, e di conseguenza molto spesso, il delinquente che provoca un danno all'ambiente se la cava con una semplice ammenda pecuniaria;

-Il divieto di apertura di nuove discariche, la chiusura della discarica di Malagrotta (Roma), la più grande d’Europa, la bonifica definitiva di tutte le discariche utilizzate dallo Stato italiano e adesso dismesse quali quella di Giugliano, Pianura ecc.;

-La cancellazione di qualsivoglia aiuto finanziario governativo (CIP 6) per la costruzione di nuovi inceneritori e termovalorizzatori;

-La creazione di una Commissione Europea di inchiesta che indaghi sulle responsabilità del mondo politico italiano e delle infiltrazioni malavitose nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Nello stesso tempo si chiede di fare luce sulle responsabilità del Commissariato per l'emergenza dei rifiuti in Campania che ha avuto da gestire, in 14 anni, 2 miliardi di euro che, agli occhi di tutti, appare un furto istituzionalizzato visti i pessimi risultati raggiunti. Si chiede altresì che i responsabili dell'inefficienza vengano costretti alle dimissioni e a versare fondi propri a titolo di risarcimento dei danni creati alla collettività e all'ambiente;

-Visto che la Legge italiana considera il CDR "semplice combustibile" derivato dai rifiuti e ne autorizza l'incenerimento anche nelle centrali a biomasse;
-Visto che detto CDR è considerato dall' U.E. "rifiuto particolare" al cui interno sono presenti plastiche e derivati dal petrolio che non possono essere bruciati come semplici combustibili e senza i necessari controlli;
-Visto che l' U.E. il 22.12.2008 ha condannato l'Italia perché ha autorizzato detto incenerimento del CDR nelle centrali a biomasse:
chiediamo la sospensione dei lavori per le seguenti centrali a biomasse oggi in costruzione sul territorio italiano: Stigliano (MT), Rotonda-Parco del Pollino (PZ), Pontinia (LT), Tricarico (MT), Fermo (AP), Fragnano (TA), Schieppe (PU).
 Ulderico Pesce
Firma la petizione

Sottoscriviamo Tutti la Petizione di Ulderico Pesce


"Asso di Monnezza" di Ulderico Pesce ad Albano Laziale DIFFERENZIA-TI | 7 maggio 2010 at 14:21 | Tag: Asso di Monnezza, Ulderico Pesce | Categories: Inceneritore Albano, Incontri pubblici, Spettacolo teatrale | URL: http://wp.me/pDrrx-li
_Il Coordinamento Contro l'inceneritore di Albano, l'Associazione Salute & Ambiente Cancelliera e l'Associazione DIFFERENZIA-TI vi invitano allo spettacolo teatrale gratuito "Asso di Monnezza" che si terrà domenica 16 maggio alle ore 21:00 presso il teatro Alba Radians ad Albano Laziale. L'evento è patrocinato dal Comune di Albano Laziale.
Se non sai come arrivare clicca qui
Sito di Ulderico Pesce, Centro Mediterraneo delle Arti, clicca qui
Ulderico Pesce, Wikipedia.
NOTA BENE: Ricordiamo anche l'importantissimo incontro pubblico di informazione attinente i recenti sviluppi maturati nella vertenza "No Inceneritore". Sabato 15 maggio assemblea pubblica ad Albano, Piazza Pia ore 17:30.
_ASSO DI MONNEZZA: I TRAFFICI ILLECITI DI RIFIUTI.
Coprodotto da Legambiente e dal Teatro dei Filodrammatici di Milano.
Asso di Monnezza: i traffici illeciti di rifiuti in Italia, racconta i traffici illeciti dei rifiuti urbani e soprattutto di quelli industriali, che attanagliano l'Italia tanto da far dire che il vero asso nella manica è “quello di monnezza”, vale a dire che l'immondizia smaltita illegalmente offre una grande possibilità di arricchimento soprattutto alla malavita. E’ la storia di Marietta e della sua famiglia. Marietta è nata nella periferia di Napoli, a Pianura. Il balcone della sua casa si affaccia su una discarica di “monnezza” dove da 40 anni sono state sversate tonnellate di rifiuti, tra i quali 1000 tonnellate di liquidi chimici pericolosissimi provenienti dall’Acna di Cencio. Nata in una famiglia poverissima il suo primo giocattolo l’ha trovato proprio in questa discarica: una bambolina spelacchiata che ancora conserva; ma la discarica e i suoi fumi tossici le ha portato via tutta la famiglia, i genitori e una sorella stroncati da tumori.
Rimasta sola Marietta si sposa con Nicola e va ad abitare in una masseria agricola a Giugliano, alle porte di Napoli, dove presto arriverà un’altra discarica: dove arriva Marietta arrivano le discariche.
Marietta è marchiata dalla “monnezza” pertanto la odia ma, dopo un viaggio fatto a casa della sorella Marisa, nel quartiere Colli Aniene di Roma, dove si fa la raccolta differenziata porta a porta, e dove i rifiuti vengono riciclati, cambia vita. Torna a Giugliano, che come sempre è sommersa dai rifiuti e cerca, invano, di convincere le autorità a praticare gli stessi metodi scoperti nel quartiere di Roma. Nulla potendo comincia a praticare la raccolta differenziata porta a porta in assoluta autonomia e grazie all’aiuto dei figli Antonio e Vincenzo.
Se Marietta e i figli raccolgono l’immondizia il marito Nicola e l’altro figlio Cristian la “nascondono”, nel senso che sono due malavitosi che smaltiscono, in cambio di molti quattrini, rifiuti industriali pericolosissimi provenienti dal Nord che loro gettano nel mare, nei fiumi, in discariche o direttamente sulla terra agricola.
Il conflitto tra Marietta e il marito Nicola diventa il conflitto tra due modi di concepire l'ambiente la legalità e la vita in genere.
I rifiuti in Puglia
La Puglia è ai primi posti nella classifica dei traffici illeciti di rifiuti. In questa regione sono stati sepolti sotto la terra fertile così tante tonnellate di liquidi industriali che non si chiama più il “Tavoliere delle Puglie” ma il “Tavoliere di Mendeleev“. Nello spettacolo si parla della discarica di Canosa di Puglia dove il percolato prodotto dai rifiuti va nelle falde acquifere, delle discariche abusive di Nardò, Casalevecchio, Carlantino…
I rifiuti in Lombardia
Nello stesso tempo lo spettacolo si sofferma sulle illegalità accertate in varie regioni d'Italia, onde evitare che si possa pensare che il traffico illecito dei rifiuti sia qualcosa che riguarda solo la Campania, in tal senso Pesce ironizza anche sulla “civile” Lombardia dove è finito in galera per traffici illeciti di rifiuti un vice comandante della Polizia provinciale, e dove sono state accertate, solo nella città di Milano, ben 193 discariche abusive tra le quali ben 4 nel solo Parco Agricolo Sud dove sono stati ritrovati fusti di rifiuti chimici, lastre di amianto, pneumatici ed altro. Fra le tante discariche disseminate su tutto il territorio regionale “menzione speciale” per quella di Cantello, in provincia di Varese, a pochi metri da un pozzo dell'acquedotto e quella nella Vadidentro, in provincia di Sondrio, dove sono state trovate addirittura ossa umane.
Ma in Lombardia anche gli impianti di smaltimento dei rifiuti gettano luci inquietanti visto che quelli di Melzo e di Segrate, in provincia di Milano, sono finiti sotto inchiesta perché sulla carta smaltivano tonellate di rifiuti che viceversa venivano dirottati in un impianto nel cuore di Milano, in via Frigia, collocato nei pressi di una scuola elementare, che ha smaltito materiale non autorizzato quale rifiuti industriali, plastica ecc. Per questi traffici è stato indagato anche l'assessore regionale con delega ai rifiuti, l'indagine della Magistratura si chiama “gioco delle tre carte”.
Nello spettacolo si denuncia inoltre una gestione che i carabinieri definiscono “allegra” del termovalorizzatore dell'Accam s.p.a., alla periferia di Busto Arsizio in provincia di Matera, che ha permesso l'ingresso di rifiuti - in particolare prodotti alimentari scaduti, plastica mischiata a imballaggi e terre da spazzamento senza il previsto trattamento – che per tipologia  e codici impropri non sarebbero potuti entrare all'Accam.
I rifiuti nel Lazio
Rispetto al problema dei traffici dei rifiuti il sentire comune nato in questi anni vede soprattutto il Sud dell’Italia afflitto dal problema e invece non è così. E’tutto il territorio nazionale che viene utilizzato dai trafficanti, comprese regioni come la Lombardia e il Lazio. Del resto nel Lazio, dove non è mai nato un progetto serio di riduzione del rifiuto oltre che del riciclo, la raccolta differenziata si ferma ad un misero 12%. E se il Lazio, nella classifica delle illegalità in materia di rifiuti nel 2006 era al sesto posto, ora è al quarto. Vero e proprio crocevia di traffici illeciti sono le province di Viterbo e Rieti, dove sono finiti gli scarti di lavorazione degli scavi della linea B1 della metropolitana di Roma oltre che svariate tonnellate di fanghi pericolosi provenienti da varie parti d’Italia.
Il caso eclatante, scoppiato il 9 marzo del 2009, è il sequestro dell’inceneritore di Colleferro e l’arresto di 13 persone. Secondo gli investigatori nell’inceneritore venivano bruciati anche rifiuti pericolosi. Anche la provincia di Frosinone, dove vivono molteplici attività industriali, ha il triste primato di avere i fiumi Sacco e Liri altamente inquinati da rifiuti industriali con pesanti conseguenze per l’agricoltura e la zootecnia. La Valle del Sacco, secondo la magistratura, è interessata dallo sversamento sulla terra fertile e nei fiumi sopra indicati di svariate tonnellate di rifiuti chimici. Le acque dei fiumi Sacco e Liri, utilizzate per irrigare i terreni e per l’abbeveraggio del bestiame, hanno prodotto la contaminazione di prodotti destinati all’alimentazione umana, in particolare del latte.
I rifiuti di Roma e la discarica di Malagrotta
Ma il problema di una gestione all'acqua di rose dei rifiuti è esteso anche alla capitale che, se non avesse la grande discarica di Malagrotta, sarebbe sommersa dai rifiuti visto che, anche a Roma, si riesce a differenziare solo il  18-20% dei rifiuti,
E' solo da qualche anno che, in alcuni quartieri di Roma, è partita la raccolta differenziata porta a porta, come ai Colli Aniene, dove si arriva a riciclare il 65% dei rifiuti.
In questa mancanza di organizzazione del Comune di Roma nella gestione dei rifiuti ha prosperato il signor Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta che, dalle giunte regionali di tutti i colori politici ha avuto autorizzazioni ad estendersi e a svilupparsi fino all’attuale “gassificatore”, costruito con il contributo economico del governo Prodi che, invece di incentivare la raccolta differenziata porta a porta e il conseguente riciclo dei rifiuti, ha finanziato, con una legge apposita chiamata Cip 6, chi vuole incenerire o produrre energia dai rifiuti. Questo gassificatore è stato sequestrato dalla magistratura perché non in regola con le norme antincendio e la Seveso 2,  che vieta di concentrare nella stessa area più impianti a elevato rischio ambientale. Poi è stato dissequestrato,  ma rimane tuttora sotto inchiesta.  Accanto alla discarica di Malagrotta, e quindi vicino al gassificatore, insiste una raffineria petrolifera. I responsabili della discarica di Malagrotta sono stati più volte condannati per aver smaltito dentro la discarica rifiuti pericolosi come fanghi e materiale di risulta del trattamento del percolato. Il 2 febbraio 2010 si aprirà un nuovo processo penale contro l’ ing. Francesco Rando,  l’amministratore della discarica, già condannato due volte in via definitiva e una volta in primo grado.
La discarica di Malagrotta, l’Atac, lo 089 e il Comune di Roma
Nella discarica di Malagrotta, grazie alla fermentazione dei rifiuti, si produce in grande quantità un liquido tossico, il percolato,  ed un gas, il  biogas, che è utilizzabile per i veicoli. L’Atac, agenzia per la mobilità pubblica del Comune di Roma, ha comprato cinque autobus che vanno a biogas e si riforniscono di carburante proprio nell’impianto dentro la discarica di Malagrotta, dove vengono sostati di notte senza far ritorno nel deposito Atac. I medesimi cinque autobus di linea, che portano il numero 089, partono da via Portuense, arrivano a Ponte Galeria e poi a Malagrotta passando proprio all’interno della discarica.
Sono molti gli interrogativi che spingono verso l’acquisizione di notizie chiare. Tutto ciò è raccontato nello spettacolo di Pesce anche attraverso l’ausilio di un video.
Obiettivo dello spettacolo
Ulderico Pesce con questo spettacolo mira a far luce su due punti:
-sul sistema di smaltimento dei rifiuti urbani di cui si parla abbondantemente sulla stampa, e che vede il Sud dell'Italia “incapace di gestire la monnezza” perché nelle mani della malavita e della clientela politica, e un Nord capace ed efficiente;
-sul sistema di smaltimento illegale dei rifiuti industriali, di cui la stampa non parla mai, e che vede il ricco Nord produrre rifiuti chimici pericolosissimi dei quali, parti consistenti, vengono scaricati nel Sud del'Italia, sulla terra agricola, nelle fabbriche di fertilizzante per l'agricoltura, nel mare, nei fiumi ecc.
A proposito dello smaltimento di questi liquidi industriali va detto che l’anello centrale della catena è rappresentato dai Laboratori chimici, prevalentemente Toscani, che sono pronti in cambio di quattrini a rilasciare falsi certificati in cui si dichiara che le sostanze tossiche quali cromo, zinco, arsenico e altro, sono state lavorate e rese innocue. Con questi falsi certificati i trafficanti attraversano con tutta tranquillità mezza Italia e scaricano questi prodotti in discariche abusive, su terreni agricoli, nei laghi e nel mare. In Italia sparisce ogni anno, una montagna di rifiuti tossici alta 2.600 metri e una base di tre ettari. Dove finiscono queste montagne di porcheria? Nell’ambiente!
Ulderico Pesce in Asso di Monnezza sottolinea infine la necessità di punire penalmente i reati ambientali inserendo nel Codice Penale Italiano il reato contro l'ambiente.
Oggi, in Italia, si concretizza una vergogna: se si uccide o si ruba qualcosa si commette un reato punito penalmente, se si contamina il mare o la terra il reato non è punito penalmente ma nella maggior parte dei casi si risolve con un'ammenda pecuniaria. Affinché il reato contro l'ambiente venga inserito nel codice penale Pesce ha dato vita ad una petizione popolare sul sito www.uldericopesce.it
Asso di Monnezza rientra nel filone del Teatro Civile già percorso da Ulderico Pesce con Storie di Scorie: il pericolo nucleare italiano. Il testo è stato scritto in base alla documentazione ufficiale della Magistratura italiana e al Rapporto ecomafie di Legambiente, molte delle indagini citate sono ancora in corso, e nello spettacolo si denunciano i Clan della Camorra che si dedicano a questa fruttuosa attività, i funzionari delle Istituzioni pubbliche coinvolti e i titolari delle “finte” ditte di compost fertilizzante per l’agricoltura che sempre più spesso scaricano rifiuti tossici in discariche abusive o sulla terra agricola.

DICHIARAZIONE dei DIRITTI di MADRE TERRA

DICHIARAZIONE dei DIRITTI di MADRE TERRA

Pertanto, proponiamo, richiediamo e domandiamo:
1. Il recupero, la riabilitazione e il rafforzamento della nostra civiltà, della nostra identità, delle nostre culture e cosmovisions sulla base di antiche e ancestrali conoscenze indigene e la saggezza per la costruzione di vie alternative
della vita alla attuale "modello di sviluppo",
come un modo per affrontare i cambiamenti climatici.
2. Per salvare e rafforzare la proposta indigena del
"vivere bene", pur riconoscendo la Madre Terra come un essere vivente con cui abbiamo un rapporto indivisibile e interdipendente, sulla base di principi e meccanismi che assicurano il rispetto, l'armonia e l'equilibrio tra le persone
e la natura, e sostenere una società basata sul sociale e ambientale, la giustizia, che vede la vita come il suo scopo. Tutto ciò deve essere fatto per confrontarsi con il modello capitalista del saccheggio e garantire la protezione della
vita nel suo complesso, attraverso la ricerca per la creazione di accordi globali.
3. Chiediamo agli Stati di riconoscere, rispettare e garantire l'applicazione delle norme internazionali sui diritti umani e dei diritti (cioè popoli indigeni ', La Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle indigeni I Popoli, la Convenzione n. 169) nel quadro dei negoziati, le politiche,
e le misure per affrontare il cambiamento climatico.
4. Chiediamo agli Stati di riconoscere legalmente la preesistenza del nostro diritto alle terre, territori, risorse naturali che abbiamo tradizionalmente si svolge come popoli indigeni e delle nazioni, così come la restituzione e il restauro dei beni naturali, l'acqua, le foreste e le giungle, i laghi, gli oceani, i luoghi sacri, le terre ed i territori che si sono stati espropriati e sequestrati. Ciò è necessario per rafforzare e rendere possibile il nostro tradizionale modo di vivere e di contribuire efficacemente alle soluzioni al
cambiamento climatico.
Nella misura in cui chiediamo, per il consolidamento dei territori indigeni, in esercizio alla nostra autodeterminazione ed alla nostra autonomia, in conformità con i sistemi di norme e regolamenti. Allo stesso tempo chiediamo che gli altri Stati
rispettino i diritti territoriali dei popoli indigeni nel volontariato isolamento o in contatto iniziale, come un modo efficace per preservare la loro l'integrità e la lotta contro gli effetti negativi dei cambiamenti climatici nei confronti di coloro che li popolino.
rché secondo la saggezza del nostro popolo, queste specie aggravano il degrado delle giungle, delle foreste e dei suoli, contribuendo ad aumentare il riscaldamento globale. Allo stesso modo, megaprogetti nell'ambito della ricerca di fonti alternative di energia che incidano sui popoli indigeni, sulle terre, sui territori e negli habitat naturali non devono essere attuati, tra cui il nucleare, la bio-ingegneria, l'l'idroelettrico, eolico e gli altri.

6. Noi chiediamo modifiche alla silvicoltura e leggi ambientali, nonché l'applicazione di pertinenti strumenti internazionali di proteggere efficacemente le foreste e le giungle, nonché la loro biologiche e le culturali diversità, dei diritti,
garantendo ai popoli indigeni compresa la loro partecipazione e il loro libero, a priori, consenso informato.

7. Proponiamo che, nel quadro della mitigazione dei cambiamenti climatici e le misure di adattamento, gli Stati stabiliscano una politica che le aree protette naturali debbano essere gestite, amministrate e controllate direttamente dalla popolo indigeno,
tenendo conto della tradizionale dimostrata esperienza e conoscenza verso la gestione sostenibile della biodiversità nelle nostre foreste e delle giungle.

8. Chiediamo una revisione, o se il warrant caso, una moratoria, per tutte le attività inquinanti, che colpiscano la Madre Terra, con il ritiro delle multinazionali e dei megaprogetti dai territori indigeni.

9. Chiediamo che gli Stati riconoscono l'acqua come un diritto umano fondamentale, evitando la sua privatizzazione e mercificazione.

10. Chiediamo l'applicazione di consultazione, partecipazione, e il libero, previo consenso informato dei popoli indigeni e delle popolazioni colpite nella progettazione e attuazione dei cambiamenti climatici delle misure di adattamento e di mitigazione e le eventuali altre azioni che intervengono sui
territori indigeni.

11. Gli Stati devono promuovere meccanismi per garantire che i finanziamenti per l'azione dei cambiamenti climatici arrivi direttamente ed efficacemente alle popolazioni indigene, come parte del compenso per lo storico ed ecologico debito.
Tale finanziamento deve sostenere e rafforzare le nostre visioni e cosmovisions verso il "vivere bene".

12. Chiediamo per il recupero, la riabilitazione e il potenziamento delle tecnologie e la dei popoli indigeni conoscenza, e per la loro incorporazione nella ricerca, progettazione e realizzazione della politica del cambiamento climatico. Questa conoscenza occidentale e complimenti
tecnologici, garantendo che i processi di trasferimento di tecnologia non indeboliscano le conoscenze indigene e tecnologie.

13. Proponiamo il recupero, lo sviluppo e la diffusione delle conoscenze indigene e della tecnologia attraverso l'attuazione di politiche educative e dei programmi, compresa la modifica e l'integrazione di tali conoscenze e saggezza ancestrale nei programmi e metodi di insegnamento.

14. Noi sollecitiamo gli Stati e gli organismi internazionali che prendono decisioni per i cambiamenti climatici, in particolare la UNFCCC, di istituire strutture formali e meccanismi che comprendano la piena ed effettiva
partecipazione dei popoli indigeni.
Essi devono anche comprendere locali comunità e gruppi vulnerabili, tra cui donne, senza discriminazione, come elemento chiave per ottenere un risultato giusto ed equo dai negoziati di cambiamento climatico.

15. Ci uniamo nella richiesta di creare un clima Giustizia Tribunale che sarebbe in grado di giudicare e stabilire le sanzioni per il mancato rispetto di accordi, e di altri crimini ambientali da paesi sviluppati, che sono i primi responsabili dei cambiamenti climatici.
Questa istituzione deve tener conto della piena ed effettiva partecipazione dei popoli indigeni e dei loro le principi di giustizia.

16. Proponiamo l'organizzazione e il coordinamento dei popoli indigeni in tutto il mondo, attraverso i nostri governi locali, nazionali, regionali e internazionali, organizzazioni, e altri meccanismi di legittima rappresentanza, al fine di partecipare a tutti i cambiamenti climatici e processi correlati.
Con questo in mente, chiediamo un modello di organizzazione
spazio che deve essere creato che contribuirà alla ricerca globale di soluzioni efficaci al cambiamento climatico, con la partecipazione speciale degli Anziani.

17. Ci proponiamo di combattere in tutti gli spazi a disposizione per difendere la vita e la Madre Terra, in particolare in COP16, e così vi proponiamo un secondo Peoples Conferenza di rafforzare il processo di riflessione e di azione.

18. La ratifica della campagna mondiale di organizzare la Marcia Mondiale in difesa della Madre Terra e il suo popolo, contro la mercificazione della vita, l'inquinamento, e la criminalizzazione di Indigeni e movimenti sociali.

Creato in unità nella Tiquipaya, Cochabamba, in Bolivia, il giorno 21 Aprile 2010.

7. TRIBUNALE INTERNAZIONALE DEL CLIMA E GIUSTIZIA AMBIENTALE

(Conclusioni finali del gruppo di lavoro 5 sul clima Tribunale giustizia. Testo da PWCCC).

I popoli del mondo si sono riuniti alla Conferenza sul Clima popolare mondiale cambiamento e per i diritti della Madre Terra in città di Cochabamba, in Bolivia, dal 19 al 22 Aprile, 2010. Noi, il gruppo di lavoro "Gruppo del Tribunale di Giustizia Climatica", rendiamo a voi le seguenti conclusioni:

1. Considerando la mancanza di volontà politica da parte dei paesi sviluppati per soddisfare i loro impegni e obblighi nell'ambito del quadro delle Nazioni Unite Convenzione sui cambiamenti climatici e del Protocollo di Kyoto, e di fronte alle
assenza di un quadro giuridico internazionale per prevenire e punire il clima e reati ambientali che violano i diritti della Madre Terra e dell' umanità, chiediamo la creazione di un Tribunale Internazionale di Clima e Giustizia Ambientale che ha la capacità giuridicamente vincolante di prevenire, giudicare e punire tali Stati, aziende e individui che inquinano e provocano i cambiamenti climatici con le loro azioni o omissioni.

2. Il Tribunale Internazionale di Giustizia Ambientale Clima deve avere l'autorità di giudicare, civilmente e penalmente, dichiara, organizzazioni multilaterali, società transnazionali, e le conseguenze legali persone responsabili di aggravare le cause e gli impatti dei climatici cambiamenti e di distruzione dell'ambiente contro la Madre Terra. Indicazioni possono essere
fatta da tutti i popoli, nazioni, nazionalità, stati, individui o
le società che sono stati colpiti, senza aver esaurito nazionale
rimedi.

3. Il Tribunale internazionale del clima e Giustizia Ambientale deve essere costituito da rappresentanti dei popoli, delle nazioni, nazionalità e stati impegnati a rispettare e sostenere i principi della presente corte, con giurisdizione internazionale e competenza.

Il gruppo di lavoro on Climate Justice Tribunale formula le seguenti raccomandazioni:

1. Esortiamo i popoli del mondo a ricorrere agli attuali meccanismi giuridici e le leggi dei rispettivi paesi a perseguire e punire coloro che fanno danno a Madre Terra e all'umanità e le cui azioni o omissioni aggravano le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici, chiedendo l'immediata
cessazione delle attività.

2. Esortiamo i popoli del mondo ad unirsi alla lotta ed alla mobilitazione per il consolidamento del Tribunale Internazionale di Clima e Giustizia Ambientale, e di esercitare pressioni sui governi che non rispettano i loro impegni nell'ambito della Convenzione quadro dell'ONU sui Cambiamenti climatici e del Protocollo di Kyoto.

3. Esortiamo i popoli del mondo ad educare e sensibilizzare sui pericoli provocati da un sistema economico basato sulla coesione economica, la crescita, l'accumulazione del profitto e del consumismo.

4. Sollecitiamo i popoli del mondo a proporre e promuovere una profonda riforma delle Nazioni Unite, in modo che tutti gli Stati membri rispettino con le decisioni del Tribunale internazionale del clima e Giustizia ambientale.

5. Sollecitiamo i popoli del mondo per ulteriori discussioni sull'indipendenza, nel coinvolgimento e nella formazione del Tribunale internazionale del Clima e Giustizia Ambientale in relazione ai meccanismi multilaterali esistenti.

6. Esortiamo i popoli del mondo ad unirsi alla lotta e alla mobilitazione che sta dietro l'etica popolare International Tribunal sul debito ecologico e nella giustizia climatica.

7. Noi incoraggiamo gli Stati a presentare la richiesta, dinanzi alla Corte internazionale di giustizia nei confronti dei paesi sviluppati che non riescono a soddisfare i loro impegni assunti nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cambiamento e del protocollo di Kyoto, tra cui l'impegno a ridurre emissioni di gas serra.

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

CONFERENZA tenutasi a COCHABAMBA con la partecipazione di 20.000 persone provenienti da tutto il mondo.

Bolivia to Have a Mother Nature Ministry, Held Accountable For Enforcing Cochabamba Declaration (treehugger.com)

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Vi propongo Questa mia faticosissima traduzione all'italiano e Vi chiedo di indicarmi eventuali sbagli o correzioni da inserire per avere un testo eventualmente più corretto di Questa meravigliosa Dichiarazione che Vi chiedo di divulgare in ogni luogo, virtuale e reale.

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

un 'mbutoIndigeno  (franciaScaRmbutoBionick)

DICHIARAZIONE dei DIRITTI di MADRE TERRA

innanzitutto un ringraziamento a balconaggio che ha scovato il link di questa Dichiarazione in inglese e di avercelo fornito sul sito http://ondaviola.ning.com .. Questa mia è per ora la prima ed unica traduzione in italiano oltre che pubblicazione. giratela giratela giratela giratelagiratelagiratela perchè chi avrà la costanza di leggerla capirà il motivo per il quale non è stata pubblicizzata: è rivoluzionaria ..!


I seguenti documenti sono stati adottati anche dalla Conferenza sul Cambiamento Climatico della popolazione mondiale e per i diritti della Madre Terra su 22 APRILE 2010, in Bolivia.
Il governo boliviano li sottoporrà alle Nazioni Unite a titolo oneroso.
Essi sono:
1. La Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra,
2. Visioni condivise documento ·
3. Documento del gruppo di lavoro per l'agricoltura e la Sovranità Alimentare,
4. Documento del gruppo di lavoro sul Clima di debito,
5. Documento del gruppo di lavoro della Finanza climatici,
6. Dichiarazione popoli indigeni
7. Tribunale internazionale del clima e Giustizia Ambientale di lavoro di gruppo
(Preambolo)
1. Proposta di Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra
Noi, i popoli e le nazioni della Terra:
visto che siamo tutti parte della Madre Terra, una, indivisibile, vivente comunità di esseri interconnessi e interdipendenti con un destino comune;
con gratitudine riconosciamo che la Madre Terra è la fonte della vita, nutrimento e apprendimento e fornisce tutto il necessario per vivere bene;
riconoscendo che il sistema capitalistico e tutte le sue forme di rapina, sfruttamento, abusi e contaminazioni hanno causato una grande distruzione, il degrado e la perturbazione della Madre Terra, mettendo la vita come la conosciamo oggi a rischio attraverso fenomeni quali il cambiamento climatico;
convinti che in una vita di comunità interdipendente, non è possibile riconoscere i diritti solo degli esseri umani senza causare uno squilibrio all'interno della Madre Terra;
affermando che per garantire i diritti umani, è necessario riconoscere e difendere i diritti della Madre Terra e tutti gli esseri in lei, e che ci sono culture esistenti, le pratiche e le leggi per farlo;
consapevoli dell'urgenza di rendere decisiva l'azione collettiva per trasformare le strutture ed i sistemi che causano il cambiamento climatico e altre minacce alla Madre Terra;
proclamare la presente dichiarazione universale dei Diritti della Madre Terra, e invitare l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ad adottare, come ideale comune da raggiungersi di tutti i popoli e di tutte le nazioni del mondo, e infine che ogni individuo e istituzione si assuma la responsabilità di promuovere attraverso insegnamento, educazione e sensibilizzazione, il rispetto dei diritti riconosciuti nella presente Dichiarazione e assicurare, attraverso pronte e progressive misure e meccanismi, nazionali e internazionali, la loro universalità ed effettivo riconoscimento e rispetto fra tutti i popoli e gli Stati del il mondo.
Articolo 1. MADRE TERRA
(1) Madre Terra è un essere vivente.
(2) la Madre Terra è unica, inscindibile, della comunità di autoregolazione degli esseri interconnessi che sostiene, che contiene e riproduce tutti gli esseri.
(3) Ogni essere è definito dal suo rapporto come parte integrante della Madre Terra.
(4) I diritti inerenti della Madre Terra sono inalienabili in quanto essi provengono dalla stessa fonte di esistenza.
(5) Madre Terra e tutti gli esseri viventi hanno il diritto di tutti i diritti inerenti riconosciuti nella presente Dichiarazione, senza distinzione di alcun genere, come può essere fatta tra esseri organici e inorganici, specie,
origine, l'uso di esseri umani, o qualsiasi altro status.
(6) Così come gli esseri umani hanno dei diritti umani, tutti gli altri esseri hanno anche dei diritti che sono specifici per loro natura o per genere e appropriate per il loro ruolo e la funzione all'interno della comunità in cui essi esistono.
(7) I diritti di ogni essere sono limitati dai diritti degli altri esseri e un qualsiasi conflitto tra i loro diritti deve essere risolto in modo da preservare l'integrità, l'equilibrio e la salute di Madre Terra.
Articolo 2. DIRITTI INNATI DELLA MADRE TERRA
(1) Madre Terra e tutti gli esseri di cui è composta hanno i seguenti diritti inerenti:
(A) il diritto alla vita e di esistere;
(B) il diritto di essere rispettati;
(C) il diritto di rigenerare le sue bio-capacità e di continuare i suoi cicli vitali processi di libero da interruzioni umano;
(D) il diritto di mantenere la sua identità e integrità come una distinta, autoregolata e correlata di essere;
(E) il diritto all'acqua come fonte di vita;
(F) il diritto all'aria pulita;
(G) il diritto alla salute integrale;
(H) il diritto di essere liberi da contaminazione, inquinamento e rifiuti tossici o radioattivi;
e ..
(I) il diritto di non avere la propria struttura genetica modificata o interrotta in un modo che minacci l'integrità o il vitale e sano funzionamento;
(J) il diritto al ripristino completo e tempestivo della violazione dei diritti riconosciuti nella presente Dichiarazione causato dalle attività umane;
(2) Ogni essere ha il diritto di un luogo e di svolgere il proprio ruolo nella Madre Terra per il suo funzionamento armonioso.
(3) Ogni essere ha il diritto di benessere e di vivere libero dalla tortura o di maltrattamento da parte degli esseri umani.
Articolo 3. OBBLIGHI DEGLI ESSERI UMANI DI MADRE TERRA
(1) Ogni essere umano è responsabile del rispetto e di vivere in armonia con Madre Terra.
(2) Gli esseri umani, tutti gli Stati, e tutte le istituzioni pubbliche e private devono:
(A) agire in conformità con i diritti ed i doveri riconosciuti nella presente Dichiarazione;
(B) riconoscere e promuovere la piena attuazione e applicazione dei diritti e doveri riconosciuti nella presente Dichiarazione;
(C) promuovere e partecipare alla formazione, analisi, interpretazione e comunicazione su come vivere in armonia con la Madre Terra a norma della presente dichiarazione;
(D) assicurarsi che il perseguimento del benessere umano contribuisca al benessere della Madre Terra, ora e in futuro;
(E) stabilire e applicare le norme e le leggi efficaci per la difesa, la tutela e la conservazione dei diritti della Madre Terra;
(F) rispettare, proteggere, conservare e, se necessario, ripristinare l'integrità, dei cicli vitali ecologici, dei processi e degli equilibri di Madre Terra;
(G) garantire che i danni causati dalle violazioni dei diritti umani inerenti riconosciuti nella presente Dichiarazione vengano corretti e che i responsabili debbano rendere conto del ripristino dell'integrità e della salute della Madre Terra;
(H) autorizzare gli esseri umani e le istituzioni per difendere i diritti della Madre Terra e di tutti gli esseri;
(I) definire le misure cautelari e restrittive per impedire che le attività umane causino l'estinzione di specie, la distruzione degli ecosistemi o la distruzione dei cicli ecologici;
(J) la garanzia della pace e l'eliminazione delle armi nucleari, chimiche e biologiche;
(K) promuovere e sostenere pratiche di rispetto per la Madre Terra e di tutti gli esseri, secondo le rispettive culture, tradizioni e costumi;
(L) promuovere sistemi economici che siano in armonia con la Madre Terra ed in conformità con i diritti riconosciuti nella presente Dichiarazione.
Articolo 4. DEFINIZIONE
(1) Il termine "essere" comprende gli ecosistemi, le comunità naturali, le specie e tutte le altre entità fisiche esistenti come parte di Madre Terra.
(2) Nulla nella presente Dichiarazione limita il riconoscimento di altri diritti di tutti gli esseri o essere specificato.
2. Una visione condivisa
(Conclusioni del Gruppo 9 sulla visione condivisa).
- testo da PWCCC -
1. Questa visione è condivisa premessa nella nostra conoscenza collettiva. La nostra conoscenza collettiva comprende il know how dei nostri antenati, le tradizioni, le conoscenze, le pratiche dei nostri popoli indigeni e la scienza che non è responsabile degli interessi ed è diretta a migliorare la
sicurezza, la stabilità, la salute e il benessere della Terra.
2. La visione comune è quella di affrontare il cambiamento climatico come priorità urgente per tutta l'umanità.
Il nostro mondo sta vivendo in un clima di emergenza ambientale. Questo deve essere riconosciuto da tutti, compresi gli Stati. il cambiamento climatico indotto dall'uomo è una minaccia concreta e attuale alla vita della Madre Terra e di tutti gli esseri viventi. La visione condivisa è parte integrante, mira a definire tutte gli elementi di una soluzione efficace ai cambiamenti climatici, ed il loro rapporto tra loro.
Essa affronta le cause storiche e strutturali dei cambiamenti climatici - tra cui i debiti che il clima dei paesi sviluppati devono a comunità povere e vulnerabili del mondo - offrendo una visione in cui tutti gli uomini sono parte della soluzione e a non ripetere gli errori dei "paesi sviluppati".
3. Le prove fornite dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, in particolare nella sua quarta relazione di valutazione, non lascia alcun dubbio che la crisi del clima è un prodotto dello sviluppo e dei modelli di produzione, che stanno provocando una rottura massiccia delle risorse naturali degli
ecosistemi. Ci sono recenti studi scientifici che forniscono dati più allarmanti sugli effetti del cambiamento climatico che sarà causato se noi non cambiaremo i nostri stili di vita. Questi dati scientifici devono essere indicati negli accordi internazionali e nelle politiche pubbliche volte ad affrontare il cambiamento climatico. Allo stesso modo, sulla base della conoscenza collettiva, abbiamo il mezzo per superare la crisi climatica. Le conoscenze tradizionali delle culture indigene e le esperienze degli agricoltori e delle comunità locali saranno fondamentali per cercare soluzioni.
4. La visione condivisa è di stabilizzare le concentrazioni di gas ad effetto serra, per dare attuazione all'articolo 2 del quadro in cui le Nazioni Unite nella Convenzione sui Cambiamenti Climatici, dove si afferma che "la stabilizzazione delle
concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera a un livello tale da prevenire pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico ... ". La nostra visione è basata sul principio di comuni ma differenziate responsabilità storiche, di esigenza che i paesi sviluppati si impegnino in obiettivi quantificati di riduzione delle emissioni che consentono operazioni di concentrazione di gas serra in atmosfera per tornare a 300 ppm, e quindi limitare l'aumento della temperatura globale media a un livello massimo di 1 º Celsius.
Sottolineando la necessità di un'azione urgente per realizzare questa visione, e con il sostegno dei popoli, di movimenti e di paesi, i paesi sviluppati devono impegnarsi a obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di raggiungere obiettivi a breve termine, sostenendo la nostra visione di equilibrio
nel sistema climatico della Terra, secondo l'obiettivo ultimo di
della Convenzione.
5. Non è accettabile che le temperature globali possano aumentare di oltre 2 ° C, come è stato proposto nel antidemocratico "Copenhagen Accord", o per le concentrazioni di gas serra a 450 ppm approccio, come è stato proposto dal G8.
L '"Accordo di Copenaghen", infatti, minaccia verso l'alto di
3,9 º C di riscaldamento globale, ignora la responsabilità storica e comprende l'inadeguato impegno dei paesi sviluppati sulla mitigazione, l'adattamento, la tecnologia e la finanza, e mina il consenso di un'obiettivo complessivo basato sulla scienza per i paesi industrializzati, vincolante obiettivi individuali ed efficace di conformità. Queste proposte minacciano
la stabilità del sistema climatico della Terra e quindi il rischio massiccio e disastro sistemico per la Madre Terra e gli esseri umani in tutto il mondo. Sarà vedere la produzione alimentare ridotta del 40% a livello globale. Tra il 20% e il 30% di tutte le specie in pericolo di scomparire.
Vasti tratti di foresta sono colpiti, la siccità e le inondazioni, sugli ecosistemi in tutte le regioni del pianeta, i deserti si diffonderanno e lo scioglimento delle calotte polari, e dei ghiacciai delle Ande e dell'Himalaya peggiorerà.
Un aumento delle temperature del pianeta a 2 º C accetta la scomparsa di molti piccoli paesi insulari. In Africa l'aumento di temperatura sarà ancora maggiore rispetto alla media mondiale, e molti dei loro paesi ridurranno i propri raccolti fino al 50%. Tra 70 e 250 milioni di persone aggiuntive avranno più difficoltà ad accedere al Servizio di Acqua Potabile entro il 2020, ed i costi di adattamento all'innalzamento del livello del mare raggiungerà tra il 5% e il 10% del prodotto interno lordo nei tali paesi. Gli impatti dei cambiamenti climatici vedranno milioni di persone costrette a lasciare le loro case e migrare verso nuove città e paesi.
Con un aumento di 2 ° C della temperatura c'è una possibilità del 50% che i danni causati al sistema Terra sarà completamente irreversibile. Coloro che promuovono questo obiettivo devono essere considerati responsabile delle conseguenze.
6. La visione condivisa è un mondo in cui tutti gli uomini "bon vivre" sono in armonia con la Madre Terra e con gli altri esseri umani. Questa visione rifiuta il modello capitalistico di vita e di sviluppo che si basa sull'assunta supremazia dell'essere umano sulla natura e all'accumulo compulsivo di beni materiali da parte degli esseri umani. E 'questo sistema, il sottostante
delle cause strutturali del cambiamento climatico, che ha visto paesi in via di sviluppo inquinare l'atmosfera a causa del cambiamento climatico , dando luogo alla loro responsabilità storica ed a dei debiti al clima. Così come è in comune la visione di un mondo dove tutti i paesi e le persone a soddisfino le loro responsabilità differenziate e in cui migliorare il benessere di tutti i popoli e mantenere la stabilità, l'integrità e la salute dei nostri.
7. La visione comune del "vivere bene" è delle società che rispettano i principi di interdipendenza e di responsabilità e quindi la pratica reciprocità, la complementarità, la solidarietà, l'equità e il vivere in armonia con Madre Terra e gli altri. Si tratta di una società globale di popoli e di
movimenti sociali, che stanno in solidarietà per cambiare il sistema che mette il pianeta in pericolo. Questo cambiamento verrà dalla rivalutazione delle conoscenze tradizionali che rispettano la natura in tutte le parti del pianeta.
La sopravvivenza e il diritto di vivere in armonia ed equilibrio con la Madre Terra è l'obiettivo primario di tutte le nazioni e popoli, in quanto garantisce equità per le generazioni presenti e future.
8. La colonizzazione dello spazio atmosferico da parte dei paesi sviluppati, responsabili del cambiamento climatico e delle sue conseguenze, colpiscono e paralizzano il diritto delle persone di vivere "bene" e in armonia con la natura.
Gli autori di questo crimine devono assumersi le proprie morali e giuridiche responsabilità e devono ridurre urgentemente le emissioni di gas a effetto serra nei loro paesi senza l'utilizzo di mercati del carbonio. Tali riduzioni consentiranno ai popoli dei paesi sviluppati a 'vivere bene', ed a migliorare la loro vita in armonia con la natura.
9. La visione condivisa è di una mobilitazione massiccia e su scala globale dei popoli, i movimenti e le conoscenze per affrontare il cambiamento climatico. Per essere efficace, questa visione è di obiettivi specifici e misurabili una volta raggiunti, tra cui:
a) La distribuzione equa e corretta della atmosfera terrestre, invertendo la concentrazione storica del diritto in atmosfera
nelle mani di pochi. Questa colonizzazione del cielo ha privilegiato le loro economie e il loro sviluppo mentre la maggioranza della popolazione mondiale rimane in condizioni di povertà. Quindi ci sarà la decolonizzazione dello spazio atmosferico da parte dei paesi sviluppati e dei loro gruppi dirigenti, al fine di riconoscere e onorare i loro debiti clima.
b) La più profonda possibile riduzione di emissioni di gas serra provenienti da fonti interne nei paesi sviluppati.
c) Ci saranno quantificate modifiche ai modelli insostenibili di consumo e di produzione. Ciò comporterà il potenziamento delle capacità per i paesi sviluppati per consentire loro di ridurre il loro alto per-persona emissioni di gas serra, per vivere in armonia con la natura e per ridurre il loro clima e debiti ecologici verso i paesi in via di sviluppo e di Madre Earth.
d) La promozione e la condivisione di conoscenze e know-how detenuto dai nostri antenati rispettando la Madre Terra, e di non essere oggetto di leggi sulla proprietà intellettuale.
e) Il riconoscimento giuridico internazionale dei diritti della Madre Terra.
f) erogazione di risorse finanziarie da parte dei paesi sviluppati a paesi in via di sviluppo pari ad almeno il 6% del valore della PNL dei paesi sviluppati, di adattamento, di trasferimento di tecnologie e di capacità di costruzione e di mitigazione
g) le disposizioni da parte dei paesi sviluppati di mezzi di attuazione ai paesi in via di sviluppo per facilitarne un adeguato adattamento al cambiamento climatico, a coprirne i costi degli effetti avversi e di adattarne il rimborso debiti equivalente ad almeno il 3% del loro PNL, anche attraverso la previsione di risorse finanziarie da parte dei paesi sviluppati
h) Il trasferimento di tecnologie ecocompatibili nei paesi in via di sviluppo e valorizzazione delle loro capacità endogene e
tecnologie anche attraverso la previsione di risorse finanziarie da parte paesi sviluppati equivalente ad almeno l'1% del loro PNL;
i) Rafforzamento delle capacità per consentire il potenziamento delle capacità istituzionali dei paesi in via di sviluppo per fronteggiare i cambiamenti climatici ed i loro effetti negativi anche attraverso la previsione di risorse finanziarie dai paesi industrializzati, equivalente ad almeno l'1% del loro PNL;
j) le misure da parte dei paesi in via di sviluppo per mitigare i cambiamenti climatici, tra cui azioni di mitigazione appropriata a livello nazionale sostenuta e attivata per i paesi sviluppati anche attraverso la fornitura delle risorse finanziarie dei paesi sviluppati equivalente ad almeno l'1% del
loro PNL
k) l'identificazione e la rimozione di tutte le barriere per accedere al trasferimento di tecnologie di solidarietà senza costi, compreso il tecnologie esclusione dei brevetti sul clima relativi a tutti i paesi.
10. La visione condivisa respinge false soluzioni come il nucleare, ingegneria genetica, geo-ingegneria, biocarburanti e mega-dighe che minacciano ulteriormente la Madre Terra e la nostra visione di vivere in armonia con la natura e le altre persone. Come queste tecnologie pericolose, il mercato del carbonio non è una soluzione. i meccanismi di mercato del carbonio permettono solo più concentrazione di ricchezza e potere nelle mani delle multinazionali, quelle più
responsabili dei cambiamenti climatici.
11. La visione condivisa di un futuro comune si basa sugli obiettivi e principi enunciati qui, nel contesto di uno sforzo che affronta le cause strutturali del cambiamento climatico. Futuro in cui i benefici della l'atmosfera terrestre e il sistema climatico sono condivisi in modo equo.
Quello in cui i mezzi per vivere "bene"
- compreso ecologicamente e socialmente sane tecnologie, risorse finanziarie e capacità di base della nostra conoscenza collettiva
- siano condivisi tra tutti i popoli. Una visione in cui costruiamo e condividiamo un nuovo modello di vita e di sviluppo che si basa sul riconoscimento e la difesa dei diritti della Madre Terra e dei diritti dei ogni essere vivente.
3. DOCUMENTO DEL GRUPPO DI LAVORO PER L'AGRICOLTURA E LA SOVRANITA' ALIMENTARE
In occasione della seduta plenaria della Conferenza Popolare Mondiale sui cambiamenti climatici e per i diritti della Madre Terra, tenutosi il Mercoledì 21 Aprile 2010, presso il Colosseo nel comune di Tiquipaya, il gruppo di lavoro n ° 17, per l'agricoltura e l'alimentazione Sovranità, ha presentato e approvato le seguenti conclusioni.
Gruppo presidente Luis Andragó,
leader ecuadoriano dell'Associazione FENOCIN,
insieme al vice-presidente Leonilda Zurita, leader del boliviano
Associazione delle donne contadine "Bartolina Sisa", ha presentato le seguenti conclusioni della plenaria generale.
I movimenti sociali e delle organizzazioni popolari riuniti alla Conferenza del clima CMPCC [abitanti della terra cambiamento e per i diritti della Madre Terra]
confermano che, nonostante le nostre proteste costante e numerose accuse, governi capitalisti, agenzie internazionali e finanziari istituti di proseguire su un sentiero verso la distruzione di esacerbare il pianeta. Il cambiamento climatico è una delle minacce più gravi per gli alimenti sovranità per tutti i popoli del mondo. Ancora una volta osserviamo che:
1. Agro-alimentare attraverso il suo sviluppo sociale, economico e culturale della produzione capitalistica globalizzata e la sua logica di produzione alimentare per il mercato e non per soddisfare il diritto al cibo è una delle principali cause di
cambiamenti climatici. Modificazione dell'uso del suolo (deforestazione e l'espansione della frontiera agricola), monocolture, produzione, commercializzazione e uso di pesticidi e gli input agrochimici, trasformazione dei prodotti alimentari industriali e tutti i meccanismi della logistica del trasporto dei prodotti alimentari [] migliaia di chilometri per
raggiungere il consumatore, e la produzione di gas ad effetto serra nel vasto immondizia e discariche di letame da strutture di allevamento intensivo industriale, sono fattori determinanti per la crisi climatica e il numero crescente di persone affamate nel mondo.
2. Tale saccheggio e la distruzione delle falde acquifere, sorgenti e corsi d'acqua, e gli ecosistemi, i cicli ecologici che danno vita sono indissolubilmente legate a processi di privatizzazione che sono guidati da governi capitalisti e le agenzie internazionali. Allo stesso tempo, vediamo come il cambiamento climatico distruggerà ghiacciai e altre fonti d'acqua. Troviamo che il diritto umano fondamentale di accesso all'acqua destinata al consumo, per gli organismi viventi e la produzione alimentare è limitata su base giornaliera a causa dell'espansione di attività industriali agricoltura, miniere, l'estrazione di petrolio, la lavorazione degli alimenti industriali, forestali piantagioni, di impianto e produzione di biocarburanti, industriale acquacoltura, e megaprogetti idroelettrici.
3. Che la distribuzione territoriale dei mega progetti infrastrutturali a servizio della altera capitale naturale, sociale e culturale, le forme di processi decisionali
coesistenza armoniosa con la Madre Terra impossibile, distruggendo mezzi di sussistenza, le guida rurali, le comunità indigene / native e la pesca dal loro territorio e facilitare l'espansione di un estrattive e il modello agro-export.
4. Il cambiamento climatico provoca la migrazione forzata nelle zone rurali e rappresenta una minaccia per indigeni / popolazioni indigene, comunità contadine e Fisher] [persone che sono più danneggiate attraverso la distruzione dei loro mezzi di sostentamento, la loro ancestrale saggezza agricola locale e,
quindi, la loro identità.
5. Che i biocarburanti non sono un'alternativa, perché la priorità alla produzione agricola per il trasporto sulla produzione di alimenti per l'uomo. Biocarburanti espandere il
frontiera agricola, distruggendo foreste e della biodiversità, generare monocolture, promuovere la concentrazione della terra, il degrado dei suoli, e l'esaurimento delle fonti idriche, possono contribuire all'aumento dei prezzi degli alimenti, e consumano più energia di quanta ne generano.
6. Che gli organismi geneticamente modificati (OGM) non sono una soluzione ai cambiamenti climatici e sono solo uno strumento delle società di controllo delle sementi e degli alimenti
a livello globale. Significano un grave attacco alla conoscenza del territorio, alla salute umana, all'ambiente, all'autonomia locale e impedisce l'effettiva attuazione del diritto al cibo.
7. Si continuerà a sviluppare tecnologie per servire gli interessi delle grandi imprese, cercando di farli passare come soluzioni alle crisi diversi ora di fronte la Madre Terra e
l'umanità. Sappiamo che tutti sono false soluzioni utilizzate come strumenti per accumulazione e business per le grandi multinazionali, che servono solo esacerbare la dipendenza, la concentrazione e la distruzione. Tra altri, possiamo evidenziare Geoingegneria, le nanotecnologie, Terminator e
tecnologie simili, la biologia sintetica e biochar.
8. Che l'anticipo del libero scambio attraverso accordi di partenariato economico, i trattati sul libero scambio e la protezione degli investimenti, tra gli altri, sono una diretta
attacco alla sovranità dei paesi e dei popoli, l'autonomia degli stati e la capacità di azione multilaterale da parte degli organismi internazionali. Come attuazione progredisce, c'è un aumento del distruttivo impatti sulle economie locali, la sovranità alimentare, ambientale, sociale e i diritti culturali dei popoli e dei diritti della Madre Terra.
9. Che il peggioramento attuale di accaparramento di terre e degli oceani da parte di gruppi economici, gli enti e pubblici e privati di capitali speculativi sono alcuni degli attacchi più gravi e imminenti affrontate dalle persone e la loro cibo, la sovranità politica e sociale. La concentrazione estrema e
foreignisation di terreno, aggravata dalle regole in vigore di libero scambio un attacco alla biodiversità animale e vegetale, sulla riforma agraria, e sul processo di ricostituzione di territori indigeni e contadini per i quali movimenti sociali hanno lottato instancabilmente.
10. Che le varie forme di diritti di proprietà intellettuale sono uno strumento di privatizzazione che distrugge locali, sistemi di conoscenza tradizionali e scientifici che limitano
l'uso e la conservazione della biodiversità agricola e messa al bando pratiche culturali e locali, e l'agricoltura comunitaria ancestrali. Di fronte con questa realtà che la gente di tutto il mondo perseveriamo, il sociale movimenti e organizzazioni popolari riuniti per questo impegno a CMPCC continuare a combattere per un set di soluzioni e di mobilitazione al fine di
garantire che i governi adempiere al loro dovere di realizzarle. Noi centro i nostri sforzi sulla costruzione della sovranità alimentare, difendere e sostenere l'agricoltura contadina e indigena come fonti di cibo, come un fonte di dignità e identità, e come un reale e concreto alternativo per il raffreddamento del pianeta, e credono nel garantire genere
parità al centro della nostra azione.
Le soluzioni che noi vediamo come priorità sono:
11. Migliorare e ripristinare agro-culture locali, rurali e indigene / mezzi di sussistenza natale, e sistemi di conoscenza ancestrale della produzione e la raccolta di cibo, locali e tradizionali sistemi sanitari che sono stati degradati e sottovalutati dalla logica agro-alimentare orientata verso la sovrapproduzione, l'esportazione e il profitto (generazionale?), notando che la sovranità alimentare è il modo di rispondere e risolvere ai cambiamenti climatici.
12. Promuovere e politiche di finanziamento sicuro e socialmente partecipato e pubblici meccanismi di controllo dei sistemi di produzione agricola per evitare danni alla Madre Terra. Queste dovrebbero comprendere la ricerca, l'estensione e gli investimenti pubblici per eliminare l'uso di imput agricoli basati su petrochemically, per migliorare il contenuto organica del suolo, ridurre le perdite post-raccolto, a rafforzare i mercati locali, promuovere l'agricoltura urbana, proteggere le fonti ei corpi idrici, e di sostegno Indigeni / natale della famiglia contadina e la sovranità alimentare.
13. Difendere, rivalutare e diffondere il modello sostenibile di contadini e indigeni / produzione agricola nativa, e di altri modelli ecologici e pratiche ancestrali che contribuiscano a risolvere il problema del cambiamento climatico e garantire la sovranità alimentare. Questo è inteso come il diritto dei popoli di controllare i propri semi, terra, acqua e cibo produzione, garantendo così - attraverso la produzione in armonia con la Madre Terra, e che è a livello locale e culturalmente appropriato - i popoli l'accesso ad un'alimentazione sufficiente, alimenti vari e nutrienti, che integrano Madre Terra e approfondire la produzione autonoma (partecipazione, comunità orientato e condiviso) di ogni nazione e popolo. Allo stesso tempo dobbiamo respingere la standardizzazione alimentare globale e le sue proprietà nutritive, ambientali, sociali, culturali e l'impatto sulla salute.
14. Riconoscere il diritto di tutti i popoli, gli esseri viventi e Madre Terra di avere accesso e godere dell'acqua.
Allo stesso modo, riconoscere il diritto dei popoli e dei paesi
di controllare, regolare e pianificare l'uso solidale e rispettoso e di gestione delle acque e dei suoi cicli nel quadro di accordi e convenzioni internazionali e diritto consuetudinario, che vieta qualsiasi forma di privatizzazione e la mercificazione dell'acqua, creando organismi popolari di partecipazione per regolare i suoi usi molteplici, proteggerne la qualità e l'utilizzo per un piano di consumo futuro da parte di organismi viventi e degli alimenti di produzione. In questo contesto, sosteniamo la proposta del governo della Bolivia a riconoscere l'acqua come un diritto umano fondamentale, espresso
nella "Dichiarazione sul diritto umano all'acqua" e lo vediamo come un passo importante verso la giusta direzione.
15. Ban tecnologie e processi tecnologici che mettono in pericolo il benessere e la sopravvivenza della Madre Terra e degli esseri viventi, e che sono guidati dal loro potenziale di
produrre utili per un numero ristretto di aziende, mentre al tempo stesso causano ed accellerano il cambiamento climatico, quali: agrocarburanti, organismi geneticamente modificati, le nanotecnologie, Geoingegneria e tutti quelli che - sotto l'ipotesi che aiutano il clima - in realtà minano sovranità alimentare e sono un assalto alla Madre Terra. Imporre un permanente divieto mondiale della tecnologia Terminator, colture Pharma e simili tecnologie.
16. Vietare ai pescatori la pesca a strascico che è predatoria e distruttiva della biodiversità e il sostentamento di pescatori artigianali [persone].
17. Vietare l'inquinamento minerario su larga scala che distrugge gli ecosistemi, espelle le popolazioni locali, inquina corsi d'acqua e mette a rischio la sovranità alimentare dei popoli.
18. Rifiutare, condannare e proibire qualsiasi politica-militare e la strategia commerciale che mina la sovranità alimentare dei popoli e li rende più vulnerabili ai cambiamenti climatici.
19. Difendere il primato dei diritti umani, economici, sociali e culturali, così come i diritti della Madre Terra e della biodiversità nei TRIPS (aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale trattato) e di qualsiasi altro accordo commerciale in base al diritto internazionale. I paesi devono inoltre garantire il rispetto per la conoscenza collettiva di
/ Indigene autoctone e delle comunità contadine, e quindi il collettivo diritto decisionale circa l'accesso e l'uso di questa conoscenza. Le misure nazionali per attuare questo non sarebbero oggetto di un procedimento secondo le regole degli accordi commerciali che rafforzano o proteggano i diritti di proprietà intellettuale. Qualsiasi indagine formale sviluppata con
sostegno pubblico deve essere per il bene pubblico, non soggetta a norme intellettuale riguardanti la proprietà che limitano la condivisione delle informazioni.
20. Vietare qualsiasi forma di brevetti e la proprietà intellettuale di qualsiasi forma di vita e ancestrale e del sapere tradizionale annullando brevetti esistenti.
21. Proibire dumping (vendita di prodotti sottocosto di produzione) e le pratiche commerciali sleali dei paesi industrializzati che distorcono i prezzi degli alimenti e
influenzano la sovranità alimentare rendendo i paesi non industrializzati più vulnerabili ai cambiamenti climatici.
22. Attuazione di politiche e regolamentazioni per proteggere i piccoli la produzione alimentare nazionale, compreso il tipo di sovvenzioni che ritengono necessarie per il settore agricolo,
nonché di garantire il loro diritto di fissare le barriere tariffarie equivalenti a una sovvenzione incorporata in prodotti esportati e consentendo il libero movimento di produzione locale.
23. Affermare che la parte centrale della soluzione al cambiamento climatico passi attraverso il rafforzamento e all'espansione dei sistemi agro-alimentari contadini e indigeni, l'agricoltura urbana e la pesca artigianale.
Ciò significa che non solo è necessario cambiare la logica della produzione alimentare industriale orientata alla globalizzazione dei mercati e del profitto, ma per cambiare il concetto che presuppone che la Terra è una risorsa aperta allo sfruttamento, senza diritti, e orientata al semplicemente soddisfacimento dell'avidità degli esseri umani. Noi, la gente, ci riuniamo
per affermare che il pianeta è una entità vivente con i diritti e uno spirito.
24. Promuovere processi di base ampi, profondi e genuini per la riforma agraria e la ricostituzione di indigeni, afro e territori contadino costruzione partecipativa villaggi rurali, con particolare attenzione ai di genere, in modo che contadino, indigeni / popolazioni indigene, le loro culture e stili di vita riconquistino il loro ruolo centrale e vitale dell'agricoltura nel mondo. Per raggiungere la sovranità alimentare e ripristinare l'armonia per il raggiungimento di un equilibrio climatico globale. Una riforma agraria di questo tipo deve
includere il rispetto per le conoscenze locali e ancestrali e garantire le disposizioni necessarie per assicurare la produzione in tutte le fasi della catena
(Coltivazione, trasformazione e commercializzazione).
Chiediamo il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni in isolamento volontario e che i loro territori debbano essere riconosciuti e rispettati.
25. Promuovere e rafforzare l'educazione olistica
(spirituale, fisica e sociale) per la sovranità alimentare come base per le modifiche necessarie per integrare le loro
proposte a tutti i livelli di istruzione formale e non formale, contenuti in via di sviluppo nati al di fuori delle realtà locali e sulla base di una visione multiculturale e la piena partecipazione delle comunità di rispondere alle esigenze di ciascuna regione e della comunità. Allo stesso tempo, riteniamo che l'informazioni e la comunicazione su questi temi sia una delle maggiori sfide che dobbiamo affrontare.
26. Per dichiarare i semi nativi come patrimonio dei popoli ed al servizio dell'umanità nativa e selvaggia, come fondamento della sovranità alimentare, e la loro libera circolazione attraverso le mani di / Indigene e delle popolazioni indigene contadine; curati e moltiplicati attraverso la custodia dei semi a seconda delle culture di ogni popolo.
27. Esigere che gli impatti del riscaldamento globale sulla sovranità alimentare siano inseriti nel quadro delle discussioni sul cambiamento climatico e siano inseriti nella legislazione nazionale.
Queste conclusioni saranno messe in discussione in occasione del prossimo vertice sul clima delle Nazioni Unite che si terrà in dicembre a Cancun, in Messico.
4. CHIEDIAMO L'APPLICAZIONE DEL PAGAMENTO DEL DEBITO CLIMA
Documento finale discusso e approvato dal Gruppo di lavoro sul debito climatico, nel corso della Conferenza sul Clima popolare mondiale cambiamento e per i diritti della Madre Terra.
1. CLIMA CONCETTO DI DEBITO
debito clima è un obbligo di risarcimento che si genera a causa del danno fatto alla Madre Terra dalle emissioni di gas serra irrazionalmente. Questi devono pagarli i principali responsabili di queste emissioni irrazionali e sono i cosiddetti "paesi sviluppati", abitati da solo il 20% del mondo popolazione, e che hanno emesso il 75% delle emissioni storiche del gas serra.
Questi stati, stimolati dal modello capitalistico di sviluppo, sono responsabili di debito climatico, ma non dobbiamo dimenticare che all'interno di questi stati, ci vivono i popoli indigeni e poveri che sono anche interessati da questo debito.
I più colpiti sono i paesi più poveri in via di sviluppo, le future generazioni e Madre nostra Earth. La colonizzazione dello spazio atmosferico ha prodotto il cambiamento climatico,
che rappresenta una grave minaccia per le isole, le zone costiere, i ghiacciai, l'Himalaya, le Ande e le montagne del mondo, i poli della Terra, le regioni calde come l'Africa, sorgenti d'acqua, popolazioni colpite sempre più naturalmente in caso di calamità, le piante e gli animali, e gli ecosistemi in
generale, il debito del clima di generazione.
La Convenzione quadro dell'ONU sui cambiamenti climatici riconosce l'obbligo che abbiano i paesi che sono storicamente responsabili di tali emissioni, di prendere l'iniziativa per combattere il cambiamento climatico.
Questo fatto si esprime nella esistenza del protocollo di Kyoto,
in base al quale i paesi obbligati a ridurre i gas serra sono i
paesi sviluppati di cui all'allegato 1 della convenzione.
2. CLIMA DEBITO COMPONENTI
La responsabilità per il debito clima di ciascun paese sviluppato è stabilito in relazione al livello di emissioni, tenendo conto della quantità emessa storicamente in
tonnellate di carbonio pro capite.
a) Le emissioni di debito (comprendiamo come il debito di emissioni l'uso eccessivo dello spazio atmosferico)
inquinamento da gas a effetto serra da parte dei paesi sviluppati, tenendo conto della pari diritti di tutti i paesi al mondo ad avere accesso all'uso e il godimento dello spazio atmosferico. I paesi sviluppati devono compensare nel modo seguente:
• Essi sono tenuti a ridurre le elevate concentrazioni di gas ad effetto serra che hanno causato.
• Hanno anche per ridurre le emissioni e ad assorbire i gas a effetto serra.
• devono garantire uno spazio di sviluppo per i paesi poveri.
Esprimiamo il nostro rifiuto al fatto che i paesi sviluppati decidano di scegliere liberamente quali siano i tagli profondi in cui intendano farlo, come proposto nell'accordo di Copenaghen.
b) il debito per lo sviluppo. I Paesi in via di sviluppo hanno diritto alle stesse opportunità di sviluppo, per fornire servizi di base per tutta la popolazione, e un grado di industrializzazione che consenta l'indipendenza economica del paese. Ma questo sviluppo non deve danneggiare l'ambiente e l'atmosfera. Per raggiungere questo obiettivo di sviluppo all'interno di un accesso molto limitato allo spazio atmosferico,
hanno bisogno di accedere a tutte le tecnologie, secondo la loro visione del mondo, per lo sviluppo e il finanziamento richiesto per la sua attuazione.
Tra le tecnologie di cui abbiamo bisogno ci sono:
il riciclaggio dei rifiuti, il miglioramento delle tecniche tradizionali con le nuove tecnologie, l'accesso alle fonti pulite di energia (solare, eolica e digestori di biogas),
le forme di protezione contro le catastrofi naturali,
una ricerca sui vaccini e le malattie da farmaci
rafforzate, tra l'altro, dal cambiamento climatico.
c) l'adeguamento del debito. Gli impatti dei cambiamenti climatici rendono la pioggia priva della sua stagionalità, la perdita di fonti di acqua dolce, l'aumento della grandine, del gelo, la siccità, le inondazioni. Essi diminuire la produzione vegetale e animale. La popolazione soffre di un aumento di varie malattie. Queste impatti hanno molte implicazioni a livello economico e di sviluppo, Loro, quelli che hanno causato la crisi climatica, hanno la responsabilità di risarcire tutti i danni, attraverso: investimenti (con il finanziamento e la tecnologia)
nella prevenzione di impatti importanti, il risarcimento integrale del negativo impatto che effettivamente accada e compensazione delle spese di opportunità, che coinvolgano la deviazione dei fondi di sviluppo, tra gli altri.
d) l'impatto del debito delle migrazioni.
A causa del clima, milioni di persone trovano la propria terra inabitabile, convertendoli in migranti del clima.
Il risarcimento del debito migrazione comporta che i cosiddetti
Paesi "sviluppati" debbano lasciar cadere le proprie politiche migratorie restrittive, la loro ricezione nei loro paesi con dignità, e il riconoscimento dei loro diritti umani e dei loro diritti culturali.
e) debito alla Madre Terra.
Al debito alla Madre Terra è impossibile compensare completamente, perché le atrocità commesse dagli uomini sono stati troppo terribili. Tuttavia, i minimi di compensazione di tale debito sono costituiti da:
• Riconoscimento del danno fatto.
• Restauro in armonia con Madre Terra.
• Adozione di Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti della Madre Terra (sopra), per garantire che gli abusi stessi non si ripeteranno in futuro. Questo per garantire che il capitalismo e l'unità per il profitto non sia contrario agli interessi ultimo della Madre Terra e dei popoli del mondo.
3. COME SI PUO' ESSERE RISARCITI DEL DEBITO ?
Il risarcimento per il debito climatico deve essere fatto attraverso vari modi, che si completino a vicenda.
Elementi minimi indispensabili sono:
• il riassorbimento e la pulizia dell'atmosfera da parte dei paesi sviluppati.
• Pagamento in tecnologia (eliminando i brevetti) e nella conoscenza secondo la nostra visione del mondo sia per lo sviluppo pulito e per l'adeguamento al paesi in via di sviluppo.
• il finanziamento.
• Le modifiche legislative in materia di immigrazione che ci permettano di offrire una nuova casa per tutti i migranti del clima.
• L'adozione della Dichiarazione dei diritti della Terra Madre.
Inoltre abbiamo bisogno di lavorare sulle cause strutturali che hanno causato il debito climatico, l'istruzione per i bambini, la consapevolezza politica e il rispetto per la Madre Terra.
Clima debito fa parte di un più grande debito ecologico, che oltre alle emissioni di gas include tutti i danni ambientali che sono state fatte nei paesi in via di sviluppo a vantaggio dei paesi sviluppati.
4. STRATEGIE PER GARANTIRE IL RISARCIMENTO DEL DEBITO CLIMA
Per assicurare il pieno rispetto del debito clima sono necessarie le seguenti cose:
• La creazione di un organismo internazionale che determini la responsabilità dei paesi inquinanti
• La creazione di un Tribunale internazionale imparziale per il Clima giustizia, che abbia potere di giurisdizione nei casi di mancato rimborso del debito.
• Incoraggiare uno studio di ricerca le responsabilità del cambiamento climatico, della determinazione del debito del clima.
• Promuovere la sensibilizzazione internazionale che l'adempimento del debito clima è un obbligo da parte dei paesi sviluppati, e non è concesso a noi.
5. CONCLUSIONI
Noi riteniamo che il sistema capitalistico e i paesi capitalistici sviluppati siano la causa principale dei cambiamenti climatici generanti debito climatico.
Da questa conferenza abbiamo chiesto l'applicazione del pagamento del debito climatico.
Noi, che viviamo in armonia con la Madre Terra, siamo i suoi principali sostenitori, da qui, chiediamo a tutta l'umanità ad unirsi alla lotta per la conservazione della vita.
5. Documento discusso e approvato dal Gruppo di lavoro sul cambiamento climatico Finanza
A. impegni di finanziamento nell'ambito della convenzione UNFCCC
1. parte dei paesi sviluppati di cui all'allegato 1 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) si sono impegnati a finanziare le spese sostenute dalle parti in via di sviluppo paese per coprire i costi di mitigazione, trasferimento tecnologico e creazione di capacità, compreso tutto l'adattamento ai costi. Questo finanziamento rappresenta un obbligo in risposta da sviluppare dei paesi con emissioni storiche di gas serra, e costituisce una parte delle riparazioni per il loro debito climatico.
2. parte dei paesi sviluppati non sono riusciti a rispettare i loro impegni di finanza clima, in parte perché l'attuale modello di finanziamento (che comprende sia i mercati del carbonio che le istituzioni finanziarie esistenti al di fuori l'autorità della UNFCCC) è inefficace a soddisfare le esigenze da parte dei paesi in via di sviluppo per fronteggiare i cambiamenti climatici.
3. Sotto il finanza clima UNFCCC devono essere nuovi e aggiuntivi rispetto agli attuali impegni di Overseas Development Assistance (ODA) verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ma il vasto maggior parte dei finanziamenti clima da parte dei paesi sviluppati è
contato come sia APS e finanza clima. Si tratta di un doppio
conteggio di assistenza finanziaria per lo sviluppo di parti paese. Inoltre, questo finanziamento è attraverso le istituzioni finanziarie, la Banca mondiale e banche regionali di sviluppo, sotto forma di operare i prestiti - anche per l'adattamento, che aumenta il debito di parti in via di sviluppo paese.
4. Il finanziamento per l'adattamento dei paesi in via di sviluppo non deve essere condizionato da azioni di mitigazione.
5. Tutte le politiche e le priorità programmatiche, e i criteri di ammissibilità al finanziamento devono provenire da parte della convenzione UNFCCC.
6. I finanziamenti sono messi a disposizione a tutte le parti in via di sviluppo paese, senza discriminazione o condizionalità, secondo i principi del comune, ma differenziate responsabilità e del debito del clima.
7. Il finanziamento non deve minare la sovranità e l'autodeterminazione dei soggetti in via di sviluppo paese.
Il finanziamento deve rispondere al paese i processi che coinvolgano le driven, le comunità nel processo decisionale.
8. priorità di finanziamento deve essere data a quelle comunità ed a quei paesi più colpiti, che conserva la natura, e che hanno contribuito meno alle emissioni di gas a effetto serra;
e rispondere ai principi e alle disposizioni della UNFCCC.
9. I risultati del Gruppo ad hoc sul lungo termine Cooperativa Azione a COP15 deve essere la base per i negoziati di Cancun [nel dicembre 2010] - (Che continua il mandato stabilito nel Piano d'azione di Bali), e non l'Accordo di Copenaghen, che non è che una decisione formale della Conferenza delle Parti della convenzione UNFCCC.
B. Scala e fonti di finanziamento per il cambiamento climatico
10. La scala delle attuali risorse finanziarie attualmente destinate allo sviluppo delle parti, dei paesi, per affrontare il cambiamento climatico più la proposta dell' accordo di Copenaghen di mobilitare (10 miliardi di dollari l'anno tra il
2010 e 2012, e fino a 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020 - che rappresenta solo lo 0,8% a 8% di bilanci nazionali della difesa paesi sviluppati, rispettivamente)
è grossolanamente inadeguata.
11. I paesi sviluppati devono impegnarsi almeno il 6% del loro PIL annuo per il finanziamento del clima nei paesi in via di sviluppo. La redditività di mobilitare questa quantità di finanza è evidente - sviluppato paesi spendono un importo equivalente all'anno per la difesa nazionale. Inoltre, i paesi sviluppati hanno mobilitato migliaia di miliardi di dollari
(Equivalente a cinque volte il PIL del 6% proposto)
per salvare le banche non e speculatori.
E 'una questione di volontà politica, e la priorità data alla lotta efficace contro il cambiamento climatico e la tutela di Madre Earth.
12. Il finanziamento richiesto deve essere fornito da fonti pubbliche, e devono essere nuovi e aggiuntivi a favore dell'APS, per l'assistenza bilaterale, e ai fondi che scorrono al di fuori della UNFCCC. I finanziamenti previsti al di fuori dell'UNFCCC non saranno considerati come un rispettare gli impegni di sviluppo dei paesi in base alla convenzione.
13. Il mercato del carbonio deve essere eliminato come fonte di finanziamento, perché la sua logica capitalista promuove il paradosso che i soggetti che ne beneficeranno di più siano gli
stessi attori che hanno più danneggiato l'ambiente. Inoltre, il meccanismi di mercato che consente ai paesi sviluppati di sottrarsi ai loro impegni di ridurre le emissioni, mentre allo stesso tempo beneficiano economicamente da il clima di crisi. Inoltre, questo modello impedisce l'equa distribuzione delle risorse, non può garantire un flusso di prevedibilità
risorse a scala, né la tempestiva disponibilità o accesso diretto al finanziamento per le persone più colpite.
14. Finanziamenti per il cambiamento climatico devono essere consegnati sotto forma di sovvenzioni, intese come una parte del risarcimento per il debito clima tra le parti. I prestiti non possono essere considerati come adempimento degli impegni finanziari. Allo stesso modo il clima finanziamento non significa un rapporto tra donatore / ricevente ..
sviluppati e paesi in via di sviluppo.
15. (allegato 1) Tutti i finanziamenti stanziati per scopi militari e sovvenzioni per i produttori di combustibili fossili devono essere reindirizzati al cambiamento climatico.
C. Funzioni e struttura dei meccanismi di finanziamento
16. Un nuovo meccanismo finanziario è istituito sotto l'autorità della UNFCCC, che sostituisce il Global Environment Facility ed i suoi intermediari quali la Banca Mondiale e le banche di sviluppo regionali.
17. Questo meccanismo finanziario deve essere sotto l'autorità di, e responsabile per la COP dell'UNFCCC. Ci deve essere una equa rappresentanza dei paesi in via di sviluppo in tutti i processi decisionali e degli organi tecnici, con rappresentanza specifica dei paesi più colpiti. Influenzato comunità, settori, classi, delle donne, dei movimenti sociali e della società civile
gruppi devono essere anche formalmente rappresentati, non le istituzioni finanziarie.
18. L'amministrazione e la gestione del meccanismo finanziario deve essere trasparente, inclusivo, partecipativo e democratico.
19. Il meccanismo finanziario deve rispettare il controllo sovrano di ogni paese per determinare la definizione, la progettazione, l'attuazione della politica e le strategie programmatiche ai cambiamenti climatici. Inoltre, il meccanismo
deve rispettare i diritti umani, compreso quello economico, sociale, culturale ed i diritti collettivi, e gli altri diritti sanciti da Patti internazionali e dagli accordi.
20. Il meccanismo finanziario deve essere un'entità operativa che garantisce il flusso di risorse ai paesi in via di sviluppo per fronteggiare i cambiamenti climatici in modo tempestivo ed efficiente.
21. Un sistema di monitoraggio, report per verificare l'adempimento dei paesi sviluppati agli impegni finanziari deve essere stabilito. Le informazioni devono essere rese pubbliche, e consentire una valutazione indipendente e sistemi per
risarcimento per la società civile attraverso il tribunale della giustizia climatica.
22. Il meccanismo finanziario è definito ed approvato a COP16, ed essere operativi a COP17. Fino a quel momento, il finanziamento per il clima ai paesi in via di sviluppo deve essere garantito attraverso un maggiore rispetto degli impegni esistenti.
6. DICHIARAZIONE DEI POPOLI INDIGENI
I popoli indigeni 'Dichiarazione adottata alla Conferenza sul clima dei Popoli del Mondo' Cambiamento e dei diritti della Madre Terra a Cochabamba, in Bolivia. Traduzione a cura di Ben Powless (via Capitalismo e clima), co-presidente di Indigeni di lavoro Group.
Noi, i popoli indigeni, nazioni e le organizzazioni di tutto il mondo, riuniti alla Conferenza sui cambiamenti climatici e per i diritti della Madre Terra, dal 19-22 Aprile, 2010 i Popoli del Mondo 'in Tiquipaya, Cochabamba, in Bolivia, dopo ampie discussioni, esprimiamo i seguenti punti:
Noi popoli indigeni siamo figli e figlie della Madre Terra, o "Pachamama" in quechua. Madre Terra è un essere vivente nell'universo dove si concentra l'energia e la vita, dando riparo e vita a tutti senza chiedere nulla in cambio, lei è il passato, presente e futuro; questo è il nostro rapporto con la Madre Terra. Abbiamo vissuto nella convivenza con lei per migliaia di anni, con la nostra saggezza e cosmica
spiritualità legata alla natura. Tuttavia, i modelli economici promossi e forzati da parte dei paesi industrializzati che promuovono lo sfruttamento e l'accumulo di ricchezza hanno radicalmente trasformato il nostro rapporto con la mamma
Earth. Dobbiamo affermare che il cambiamento climatico è una delle conseguenze di questa logica irrazionale della vita che dobbiamo cambiare.
L'aggressione verso la Madre Terra, i ripetuti attacchi e le violazioni contro il nostro suolo, l'aria, le foreste, i fiumi, i laghi, la biodiversità, e il cosmo sono attacchi contro di noi. Prima, abbiamo usato per chiedere il permesso per tutto. Ora, provenienti da paesi sviluppati, è presumere che la Madre Terra ci deve chiedere il permesso. I nostri territori non sono rispettati, in particolare quelli dei popoli in isolamento volontario o contatto iniziale, e soffriamo l'aggressione più terribile in quanto colonizzati solo per facilitare l'ingresso dei mercati e di estrazione industrie.
Ci rendiamo conto che le popolazioni indigene e il resto del mondo, vivano in un'epoca di crisi generale:
ambientale, energetica, alimentare, finanziaria, etica,
tra l'altro, come conseguenza di politiche e atteggiamenti da
Stati razzisti e di esclusione.
Vogliamo comunicare che alla conferenza di Copenaghen sul clima, i popoli del mondo, hanno chiesto un trattamento equo,
ma sono stati repressi. Nel frattempo gli stati responsabili del clima crisi erano in grado di indebolire ancora di più ogni possibile risultato di negoziati e la firma su eludere qualsiasi accordo vincolante. Hanno limitato ed hanno semplicemente sostenuto l'accordo di Copenhagen, un accordo che propone obiettivi inaccettabili e insufficienti per quanto riguarda il cambiamento climatico azione e di finanziamento ai paesi più colpiti e dei popoli.
Noi affermiamo che gli spazi di negoziazione internazionale hanno sistematicamente escluso la partecipazione dei popoli indigeni. Come risultato, noi, come popoli indigeni stiamo rendendo noi stessi visibili in questi spazi, perché
come Madre Terra è stata ferita e saccheggiata, con attività negative che si svolgono nelle nostre terre, i territori e le risorse naturali, siamo stati anche noi feriti.
È per questo che come popoli indigeni non resteremo silenziosi, ma invece ci proponiamo di mobilitare tutti i nostri popoli per arrivare a COP16 in Messico e in altri spazi ben preparati e uniti per difendere le nostra proposte, in particolare lo
"stato vivere bene" e plurinazionale proposte.
Noi, popoli indigeni, non vogliono "vivere meglio", ma crediamo che tutti debbano vivere bene. Questa è una proposta di raggiungere un equilibrio e iniziare a costruire una nuova società. La ricerca di comuni obiettivi, come la storia ci mostra, sarà completata solo con l'unione dei Popoli Indigeni del Mondo. Le radici ancestrali e indigene condivisa da tutto il mondo deve essere uno dei legami che ci uniscono a raggiungere un obiettivo unico.
Pertanto, proponiamo, richiediamo e domandiamo: