Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

giovedì 31 maggio 2012

Ultimatum dell’UE alle discariche del Lazio:













"ADEGUAMENTO ENTRO 2 MESI"

".. L’alta tecnologia del Gruppo Cerroni:   tritare ed interrare .."


(Fonte articolo, clicca qui)


La Commissione europea chiede all’Italia, in un secondo avvertimento formale, di “conformarsi entro due mesi” alle norme Ue per un adeguato pretrattamento dei rifiuti collocati nella discarica di Malagrotta e in altri siti per lo smaltimento dei rifiuti nel Lazio. In caso contrario, “potrà decidere di adire la Corte di giustizia dell’Ue”.

“Vista l’interpretazione restrittiva della definizione di sufficiente pretrattamento dei rifiuti da parte delle autorità italiane – si legge in una nota della Commissione europea – la discarica di Malagrotta nella regione Lazio contiene rifiuti che non hanno subito il pretrattamento prescritto” e la Commissione “è preoccupata in quanto altre discariche situate nella regione Lazio potrebbero trovarsi nelle stesse condizioni”.

Le discariche che operano in violazione della normativa dell’Ue sui rifiuti, dice ancora il comunicato, “costituiscono una seria minaccia alla salute umana e all’ambiente. Su raccomandazione del commissario all’Ambiente, Janez Potocnik, la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato all’Italia in cui si richiede l’adempimento entro due mesi.

In caso contrario, la Commissione potrà decidere di adire la Corte di giustizia dell’Unione europea”. La direttiva sulle discariche “stabilisce che i rifiuti devono essere trattati prima di essere interrati e cioè devono subire processi fisici, termici, chimici, o biologici, inclusa la cernita, allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero.

Da un’indagine Eu Pilot è emerso che nella discarica di Malagrotta, e forse in altre discariche del Lazio, parte dei rifiuti vengono interrati senza essere prima trattati”.

“Nel piano di gestione dei rifiuti per la regione Lazio adottato nel gennaio 2012 – continua la Commissione – sono emerse contraddizioni tra la capacità di trattamento meccanico-biologico nel Lazio e il quantitativo di rifiuti prodotto nella Regione. Il deficit di capacità ammonta a 126.891 tonnellate all’anno nella provincia di Latina e a più di un milione di tonnellate all’anno nella provincia di Roma. Di conseguenza, un rilevante quantitativo di rifiuti viene interrato senza subire un adeguato pretrattamento”.

Il 17 giugno 2011 la Commissione, spiega ancora la nota, “ha inviato una lettera di messa in mora. Le autorità italiane ritengono che i rifiuti interrati a Malagrotta dovrebbero essere considerati come se avessero subito un pretrattamento, in quanto sono stati sminuzzati prima di essere interrati. Tuttavia, secondo la Commissione, il fatto di sminuzzare o frantumare rifiuti indifferenziati prima di interrarli non è sufficiente in quanto occorre un trattamento meccanico-biologico dei rifiuti per stabilizzarne il contenuto organico, processo atto a ridurre il possibile inquinamento”.

La Commissione “si preoccupa del fatto che non tutti i rifiuti che vengono interrati nelle discariche abbiano subito il prescritto trattamento meccanico-biologico”. Inoltre, la Commissione “rileva con preoccupazione che le autorità italiane non adottano misure sufficienti a ridurre i possibili effetti negativi sull’ambiente e gli eventuali rischi per la salute umana, come prescritto nella direttiva quadro sui rifiuti”.


Associazione DifferenziaTi

mercoledì 30 maggio 2012

la Repubblica siamo noi






Per l'attuazione del risultato referendario, per la riappropriazione sociale e la tutela dell'acqua e dei beni comuni, per la pace, i diritti e la democrazia, per un'alternativa alle politiche d'austerità del Governo e dell'Europa

Ad un anno dalla straordinaria vittoria referendaria il Governo Monti e i poteri forti si ostinano a non riconoscerne i risultati e preparano nuove normative per consegnare la gestione dell'acqua ai privati, in particolare con un nuovo sistema tariffario.

Non solo. BCE, poteri forti finanziari e Governo utilizzano la crisi economico-finanziaria per rendere definitive le politiche liberiste di privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici, di smantellare i diritti del lavoro, del welfare e dell'istruzione, precarizzando dell'intera vita.
E' in atto il tentativo di imporre definitivamente il dominio delle "esigenze dei mercati" sulla democrazia.

Il 2 giugno è da sempre la festa della Repubblica, ovvero della res publica, di ciò che a tutte e tutti appartiene. Una festa, ormai da anni, trasformata in parata militare, come se quella fosse l'unica funzione rimasta ad un "pubblico"

Ma la Repubblica siamo noi.

Le donne e gli uomini che difendono l'acqua e i beni comuni, un welfare universale e servizi pubblici, i diritti del lavoro; che vogliono la fine della precarietà, il diritto alla salute e all'abitare,l'istruzione, la formazione e la conoscenza,la trasformazione ecologica della produzione.

www.acquabenecomune.org

Roma, 9 mesi di polemiche e la strategia per lasciare la differenziata al palo

_(Fonte articolo, clicca qui) La questione rifiuti di Roma nell’ultima settimana è diventata un caso nazionale, di cui si sono dovute occupare direttamente le più alte istituzioni repubblicane: Governo e Presidente della Repubblica. La roulette dei siti di discarica, continuata a girare per mesi, si era fermata per volere del Commissario all’emergenza il Prefetto di Roma Pecoraro, proprio lì dove ogni possibile immaginazione non avrebbe osato spingersi: Corcolle. Un ex cava dismessa a 700 metri di distanza da Villa Adriana, una delle meraviglie storico-archeologiche più preziose al mondo, patrimonio dell’Unesco. L’eco di questa scelta inusitata è rimbalzata in tutto il mondo, tanto da mobilitare cinquemila intellettuali e spingere il Presidente Napolitano a far sentire la sua voce. A stragrande maggioranza Il Consiglio dei Ministri ha condiviso la netta contrarietà di questa scelta espressa dai Ministri Clini ed Ornaghi. Il Commissario Pecoraro non ha potuto far altro che rassegnare le dimissione. Ora la ruota verrà agita dal Prefetto Goffredo Sottile, già Commissario per l’emergenza rifiuti in Calabria, che è stato nominato nuovo Commissario per l’emergenza. A lui il compito di trovare il sito “temporaneo” che dovrà far fronte alla chiusura di Malagrotta, comunque destinata a restare in funzione almeno per tutto il 2012. Nove mesi vissuti pericolosamente. Buttati in polemiche, scaricabarili, velenosi rimpalli tra Polverini ed Alemanno, Clini e Pecoraro, Pecoraro ed Alemanno, Polverini e Clini. Ognuno di loro rappresenta istituzioni di primo piano in questo Paese, che a diverso titolo e con diverse responsabilità sono chiamate a dare soluzioni efficaci e coerenti con la legge, alla gestione del ciclo dei rifiuti della Capitale, per anni lasciata marcire nel nauseabondo ottavo colle di Roma, la discarica di Malagrotta. Nove mesi vissuti in perenne stato di angoscia e di mobilitazione da parte delle comunità locali, che ogni giorno temono di veder fermare la pallina della discarica sul rosso dei propri territori. Comunità che hanno provato ad unire le vertenze locali e le mobilitazioni, in un unico fronte comune che chiede, non da ora, una diversa gestione del ciclo dei rifiuti, che superi il sistema discariche ed inceneritori, per adeguarsi a ciò che avviene in molti paesi europei, che hanno sviluppato nel recupero e riciclaggio dei rifiuti una fiorente economia alternativa. Loro non sono disposti a restare vittime della guerra che qualcuno vorrebbe alimentare del qualunque posto, ma non nel mio giardino. Ora riparte il toto discarica. E continueremo ad assistere a nuove rivolte delle popolazioni che verranno costrette ad abitarci vicino. Rivolte più che giustificate dal momento che i cittadini sono consapevoli che non c’è cosa più definitiva nel Lazio di una discarica “temporanea”. Se non cambia radicalmente la politica dei rifiuti a Roma, da qui non si esce. Perché le scelte di fondo fatte finora dai soggetti istituzionali in campo sono chiare. A cominciare dal Sindaco Alemanno che ha in mente di cedere, tra le varie aziende municipalizzate, l’AMA ai privati per il 40%. Per far questo il valore aziendale deve crescere e diventare appetibile. E può esserlo nella misura in cui si punti su tipologie d’impianti con alti tassi di rendimento, quali discariche ed inceneritori. Per questo e non per altro, non va incrementata la raccolta differenziata, che se spinta verso gli obiettivi di legge, sottrae via via quantità significative di rifiuti indispensabili al pieno funzionamento di tali impianti e quindi al loro rendimento economico. Si tratta di una strategia molto chiara: mantenere il ruolo residuale della raccolta differenziata, per garantire opportuni ricavi agli impianti di discarica e di incenerimento. Per questo il toto discariche non risolve, ma aumenta l’emergenza. Occorre capovolgere radicalmente politica e strategia. Serve una profonda innovazione di sistema, una riorganizzazione territoriale dei servizi a partire dalla raccolta differenziata, il coinvolgimento immediato e diretto dei cittadini e dei lavoratori dell’AMA, per rendere la gestione sostenibile dei rifiuti vantaggiosa e conveniente dal punto di vista economico ed ambientale. Invece di decentrare la monnezza, disseminando discariche nel territorio della provincia, Roma capitale dovrebbe riorganizzare territorialmente la gestione del ciclo, in aree territoriali prossime ai luoghi di produzione dei rifiuti, dando maggiori poteri ai Municipi per organizzare e controllare la qualità e l’efficienza dei servizi di raccolta differenziata e gli impianti per il recupero e il riciclo delle materie, a cominciare da quelli per il trattamento dell’umido, che vanno immediatamente realizzati. Questo consentirebbe nel breve e nel lungo periodo maggiori economie di scala derivanti sia dalla diminuzione dei rifiuti da conferire in discarica, il cui costo ha raggiunto i 70 €uro a tonnellata cui vanno aggiunti 20 €uro a tonnellata per il preliminare trattamento ormai obbligatorio, sia l’incremento dei ricavi corrispondenti dal recupero delle materie avviate ai consorzi di filiera. I risparmi complessivi non solo consentirebbero di coprire i maggiori costi di investimento iniziali, ma nel medio e lungo periodo si tradurrebbero in un sistema premiale di riduzione della tariffa per i cittadini. Per questo serve un Patto per la gestione sostenibile dei rifiuti a Roma, che metta dalla stessa parte istituzioni, aziende, cittadini per mettere Roma e il Lazio in linea con l’Europa, dove riduzione, recupero, riciclo e riuso consentono di trasformare davvero i rifiuti da problema in risorsa. Una sfida per uscire dall’emergenza. Una sfida per la stessa coalizione di centrosinistra che se si vuole candidare al futuro governo della città, deve costruire l’alternativa ad Alemanno a partire da una delle questioni cruciali per il futuro di Roma e del Lazio.


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martedì 29 maggio 2012

Rifiuti: quattro impianti sotto inchiesta Sono di Ama e Cerroni: funzionano solo al 30%

Dubbi sulle strutture per il trattamento dell'immondizia. I carabinieri pronti a riferire ai pm. Discarica di Testa di Cane: coinvolti due dirigenti della Regione
dal sito http://roma.corriere.itRinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni
ROMA - Da una settimana c'è un nuovo fronte d'indagine sui rifiuti. La Prefettura ha richiesto al comando provinciale dei carabinieri una serie di accertamenti sul funzionamento dei Tmb, gli impianti per il trattamento meccanico biologico con i quali vengono separate, meccanicamente appunto, le varie componenti dei rifiuti. Si tratta di quattro centri - due a Malagrotta di proprietà di Cerroni, uno a Rocca Cencia e un altro al Nuovo Salario, entrambi dell'Ama - sui quali si è concentrata l'attenzione degli investigatori del Nucleo operativo ecologico dell'Arma, già protagonista negli ultimi mesi di alcune importanti operazioni. La richiesta del prefetto Giuseppe Pecoraro è stata chiara: accertare in che modo e quanto operino i Tmb e se ci siano delle irregolarità. Anche se le indagini sono appena all'inizio e sebbene il regolare funzionamento degli impianti sia comunque collegato direttamente a una discarica che assicuri il ciclo di smaltimento, gli investigatori si appresterebbero a inviare un rapporto in procura. Il sospetto è che alcuni degli impianti non funzionino a pieno regime e si vuole accertare a questo punto per quale motivo. In questo caso, oltre a irregolarità di natura amministrativa, potrebbero emergere anche reati penali. Ma per il momento le indagini sono solo al primo step, anche se non si escludono novità nei prossimi giorni.
Intanto, con una svolta che precede la chiusura delle indagini (entro la fine del mese) il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari ha incluso nell'inchiesta sugli abusi della Giovi srl a Testa di Cane, al confine con Malagrotta, due funzionari regionali. Si tratta di Mario Marotta, direttore dell'assessorato alle Attività Produttive (con delega ai rifiuti), e del suo collaboratore Luigi Minicillo per i quali giovedì è scattata l'elezione di domicilio che precede l'iscrizione nel registro degli indagati. La relazione su quanto stava avvenendo nell'area di proprietà di Cerroni era sulle loro scrivanie ma è stata trasmessa alle autorità tre mesi dopo. Quando ormai la Giovi srl aveva trasformato l'area al confine con Malagrotta in un'appendice surrettizia della discarica esistente, con oltre 13.800 metri quadri di vasche al posto dei 9mila. Il tutto senza alcuna valutazione scientifica dell'impatto ambientale in un'area già sottoposta a pressione dove le falde acquifere, cariche idrocarburi, fenoli e clorobenzeni sono a rischio. Il primo a sollevare dubbi su possibili complicità tra la Giovi srl e gli uffici regionali era stato Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, che sulla moltiplicazione di cubature a Testa di Cane aveva presentato un'interrogazione.
Quanto all'amministratore delegato della Giovi srl, Francesco Rando, è stato iscritto nel registro degli indagati a novembre. Nei suoi confronti il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari ha ipotizzato il reato di abuso edilizio
                                                                                                                                  COORDINAMENTO NO-INC ALBANO  -  http://www.noinceneritorealbano.it/

Clini ha già scelto: Valle Galeria e Fiumicino sul piede di guerra

  http://differenziati.com/                                                                                               _(Fonte articolo, clicca qui)       Neanche il tempo di riprendersi dalla vicenda Corcolle che ecco riaffiorare nuove proteste sul “toto discariche” per il dopo Malagrotta. Questa volta ad alzare la voce sono i cittadini della Valle Galeria e di Fiumicino spaventati dopo le ultime dichiarazioni del ministro Corrado Clini a Sky tg24. E visto il peso del governo nella faccenda, forse, ne hanno ben donde. «Il sito di Monte Carnevale è un sito sicuro perché è su ottanta metri di argilla ed è dotato di una barriera naturale molto consistente. Erano state sollevate delle obiezioni dal Ministero della Difesa. Abbiamo poi verificato insieme le condizioni che potrebbero rendere possibile in quel sito la realizzazione di una discarica» – ha detto il ministro in tv. L’alternativa a Monte Carnevale è Pizzo del Prete a Fiumicino, come aveva indicato lo stesso Clini in una delle ultime riunioni con le istituzioni. Ma qui pesa il parere dei tecnici, che hanno giudicato troppo lunghi i tempi di intervento, tanto che la Regione l’aveva annoverato tra i siti “definitivi”. In “seconda fascia”, sempre per usare una terminologia del ministro, c’è Pian dell’Olmo, su cui sono d’accordo pure Alemanno e Zingaretti, ma non la presidente Polverini, contraria al mantenimento di un monopolio Cerroni sui rifiuti. Inoltre qui, in questo terreno condiviso dai Comuni di Riano e Roma, si hanno dubbi sugli spazi effettivi a disposizione. Ieri il ministro ha voluto incontrare per la prima volta il prefetto/commissario Goffredo Sottile. Il ministero, in una nota, ha «assicurato piena collaborazione tecnica al prefetto, anche per consentire una valutazione comparativa delle diverse soluzioni, cosi’ come chiesto dalla legge». A questo proposito si e’ sottolineato che, in linea con le leggi nazionali e le normative europee, l’area deve «escludere rischi di inquinamento dell’ambiente e della falda idrica, assicurare una distanza adeguata dell’impianto dai centri abitati, garantendo al tempo stesso la tutela dei beni culturali, ed essere servito in modo adeguato dalla rete viaria per ridurre gli impatti della movimentazione dei rifiuti». A “decidere” sarà comunque Sottile, ma sembra già chiara la direzione intrapresa. E mentre sui tavoli della politica si riprendono in considerazione gli studi, i rilievi e i pareri già tutti pronti, sui territori è già iniziata la protesta. A partire proprio dalla Valle Galeria. «La protesta che fino a ieri si è mantenuta su un terreno civile, oggi, potrebbe sfociare in atti e gesti cruenti che neanche più noi, come istituzioni locali, potremmo riuscire a contenere» – hanno fatto sapere i presidenti dei municipi XV e XVI, Gianni Paris e Fabio Bellini. «E’ ora che si attivino gli impianti di trattamento dei rifiuti e si promuova un tavolo per delocalizzare immediatamente la Raffineria di Roma che, insieme alla discarica, ha reso il territorio della Valle Galeria drammaticamente inquinato e invivibile». Sul fronte del litorale invece il Comitato Zero rifiuti Fiumicino ha inviato una lettera ai ministri Clini e Ornaghi spiegando nel dettaglio tutti i motivi ostativi alla localizzazione di una discarica. «Pizzo del Prete – si legge nella missiva – non è un punto geografico posto su una mappa ma è in realtà uno degli ultimi angoli della vera campagna romana rimasto intatto, è parte di un territorio caratterizzato da fattorie e case e da un sito archeologico risalente all’epoca etrusca».

lunedì 28 maggio 2012

Latina, minacce al pm che indaga sulla discarica di Borgo Montello

_Discarica che fa parte del Gruppo Cerroni.
_(Fonte articolo, clicca qui) “Una pallottola costa solo 50 centesimi”. Una minaccia chiara, diretta e preoccupante quella ricevuta nei giorni scorsi dal Pm di Latina Giuseppe Miliano, magistrato che da diversi anni segue i reati ambientali nel sud pontino. Nel suo archivio ha moltissime indagini delicate, soprattutto sul sistema di gestione dei rifiuti nella zona compresa tra il fiume Astura e il Garigliano, fino alle porte con la provincia di Caserta. Sua è la firma sulla richiesta – poi accolta – di custodia cautelare per Romolo Del Balzo, ex presidente della commissione lavori pubblici della Regione Lazio, coinvolto in una gestione più che sospetta dei servizi ambientali a Minturno, che ha portato in carcere un importante imprenditore del settore. E sua è l’inchiesta sulla Terracina Ambiente, il gestore della monnezza che vede tra i soci il gruppo Colucci, principale azienda attiva nella raccolta e gestione dei rifiuti in provincia di Latina. Il fascicolo più delicato riguarda, però, la collina di veleni e misteri al confine con il comune di Nettuno, Borgo Montello. Una discarica nata negli anni ’70 come una semplice buca dove finivano i sacchetti di immondizia di Latina, divenuta oggi il secondo invaso della regione Lazio, diviso a metà tra la Ind.eco (Gruppo Grossi di Milano) e la Ecoambiente (azienda mista con all’interno il comune di Latina, la Unendo di Colucci e il gruppo dell’avvocato Manlio Cerroni). Martedì prossimo inizierà davanti al Gup l’udienza per decidere il rinvio a giudizio di diversi manager e direttori di Ecoambiente, indagati dal pm Giuseppe Miliano per avvelenamento delle falde acquifere. Un processo chiave, che dovrà ricostruire una parte della storia di questo piccolo borgo di 3000 abitanti, dove nel 1995 don Cesare Boschin, il parroco in prima fila nella lotta contro la discarica, venne trovato incaprettato nella sua canonica. Fu un omicidio rimasto senza colpevoli e senza una verità, che ancora oggi rappresenta un vero mistero. Solo due mesi fa un giornalista di una testata locale, La Provincia, aveva chiesto di poter consultare il fascicolo chiuso in archivio tra i casi irrisolti e senza neanche un sospettato. Nulla da fare, il procuratore di Latina Andrea De Gasperis – noto per aver condotto le prime indagini sulla morte di Ilaria Alpi – ha negato l’accesso. E’ una procura di frontiera quella dove lavora il Pm Giuseppe Miliano. Mentre apriva la lettera con le minacce, a Borgo Montello le ruspe iniziavano a scavare il vecchio sito S0, alla ricerca dei fusti tossici. Un collaboratore di giustizia dei casalesi – Carmine Schiavone – fin dal 1996 aveva raccontato che quella discarica, negli anni ’80, era zona loro. Decine di “soldati” pagati all’epoca 3 milioni di lire presidiavano il territorio, dal Garigliano fino alle porte di Roma. Nomi mai usciti fuori, indagini condotte con grandi difficoltà dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma che hanno portato alla scoperta di quel cartello attivo nella città di Fondi guidato dai fratelli Tripodo, recentemente condannati come esponenti della ‘ndrangheta in provincia di Latina. Gruppi criminali cresciuti negli ultimi trent’anni grazie ad un’alleanza – confermata da diverse sentenze – stretta con i casalesi. Tra gli affari più redditizi – ricordava Schiavone – c’erano i rifiuti e quella collina di Borgo Montello, dove alcuni esponenti incensurati e insospettabili della famiglia Schiavone di Casal di Principe acquistarono delle terre, vendute recentemente al gruppo Ind.eco, pronto a sfruttarle per ampliare gli impianti di trattamento dei rifiuti. Mentre la discarica cresceva i viaggi dei camion sospetti continuavano. Gli abitanti ancora oggi ricordano la meticolosità di don Cesare Boschin nell’annotare quello che accadeva. Ogni domenica andava a visitare le famiglie dei coloni veneti che contornano la discarica, vendendo le copie di Famiglia cristiana. E ascoltava. Le donne gli raccontavano con preoccupazione di viaggi realizzati dai figli verso la Toscana e l’Emilia Romagna, alla guida di camion che tornavano carichi di bidoni. I cacciatori ancora oggi hanno davanti agli occhi le montagne di rifiuti farmaceutici che incontravano attorno all’invaso ufficiale dove finiva la monnezza della provincia di Latina. Racconti che sono stati puntualmente riscontrati dalle analisi che il Pm Giuseppe Miliano e l’Arpa Lazio hanno realizzato negli ultimi due anni nella zona di Borgo Montello, scoprendo quei veleni di origine industriale che hanno contaminato le falde acquifere. Sulle minacce al magistrato di Latina c’è il massimo riserbo. Nessun commento è trapelato dalla Procura, nessuna pista sembra per ora prevalere. Ma un segnale inquietante ed importante per quella terra di ‘ndrangheta e camorra chiamata provincia di Latina, alle porte della capitale.

Rifiuti, sette comuni dissidenti per formare un piccolo Ato

http://differenziati.com/_Lo pseudo piano rifiuti (filo lobby) di Nanopolveri-ni è già carta straccia  (per tutti).
_(Fonte articolo, clicca qui) Si allarga il «piccolo Ato» proposto dal Comune di Aprilia in alternativa al «grande Ato» previsto nel piano dei rifiuti della Regione Lazio. Dopo la firma di quattro Comuni (Aprilia, Anzio, Ardea e Cori)di un protocollo per la costituzione di un sub-ambito territoriale per la gestione ottimale del ciclo dei rifiuti, in settimana è prevista l’adesione di Cisterna e Lanuvio. «Ne ho parlato con il sindaco Merolla nel corso della festa della Polizia – rivela Antonio Terra – e mi ha anticipato che ha ottenuto il via libera dalla sua maggioranza». La proposta del Comune di Aprilia è costituire un ambito più omogeneo tra Comuni del nord della provincia di Latina e Comuni del sud della provincia di Roma. Questa proposta verrà presentata nelle prossime settimane alla presidente Polverini che invece nel piano dei rifiuti regionale aveva istituito cinque Ato corrispondenti grosso modo con le province del Lazio. Queste dimensioni sono ritenute troppo grandi. «Realizzare un ambito formato da sette Comuni – spiega il sindaco Terra – garantirà al servizio maggiore efficienza. La Regione invece ha disegnato un Ato simile a quello del servizio idrico integrato formato da circa 35 Comuni. Vogliamo evitare un nuovo carrozzone. Perseguiremo perciò tutte le strade possibili per raggiungere questo risultato». La firma dell’accordo per la costituzione del sub-ambito territoriale per la gestione del ciclo dei rifiuti non è stata accolta bene nel capoluogo pontino. Il presidente della provincia Armando Cusani, che è già in guerra con la Regione sul piano dei rifiuti (è stato fatto un ricorso al Tar), non ha accolto bene la secessione di Aprilia e Cori perché sottrae forza alla provincia. E in questi giorni sono state esercitate pressioni su Cisterna per evitare che si aggreghi ad Aprilia. Evidentemente le pressioni non sono servite perché in settimana il sindaco Merolla dovrebbe firmare il protocollo che da quattro dovrebbe portare a sette i Comuni con l’aggiunta, oltre che di Cisterna, anche di Lanuvio e Sermoneta. Di Lanuvio se n’è parlato nel corso di un incontro a Campoleone. È qui che il sindaco di Aprilia ha preannunciato l’imminente accordo tra i sette Comuni. Durante la riunione è stato spiegato che i sette enti locali vogliono «chiudere il ciclo dei rifiuti senza ricorrere a interramento e nuove discariche e senza l’insediamento di impianti di incenerimento». Si punta a incrementare la percentuale di riciclo dei rifiuti solidi urbani. E a tal fine è stato annunciato l’avvio di un «rilevamento di dati finalizzato alla sperimentazione della raccolta differenziata porta a porta, a partire dalle utenze non domestiche (aziende ed esercizi commerciali) per poi essere esteso a quelle domestiche». Si tratta, è stato detto, «di una fase esecutiva della progettazione utile a conoscere le esigenze del territorio specifico e così attivare un servizio il più rispondente possibile all’interesse della comunità».

venerdì 25 maggio 2012

Prossimi appuntamenti .. Sarà dura

http://www.noinceneritorealbano.it/                                                                         
Con l'arrivo dell'estate si accavallano una miriade di iniziative, sia del nostro coordinamento, sia di tutte le altre realtà in lotta sul tema dei rifiuti nella nostra regione e nel resto d'Italia. Vediamo di riordinare le idee:
  • Sabato 26 Maggio in mattinata saremo presenti al mercatino agricolo dietro al museo di Albano, alle ore 17:00 iniziativa in piazza a Genzano, in serata saremo presenti con un nostro banchetto a Roma al concerto organizzato all'ex cinodromo in Via della vasca navale.
  • Domenica 27 Maggio dall'ora di pranzo saremo in piazza Cairoli a Velletri al mercato gastronomico per un intervento all'interno dello Slow Food Day, mentre in serata potrete trovarci nuovamente all'ex cinodromo.
  • Mercoledì 30 Maggio parteciperemo al dibattito tra i comitati territoriali del Lazio e gli studenti di Roma3 alla facoltà di Scienze Politiche in Via G. Chiabrera, 199 Metro S.Paolo a cui sono invitati tutti i comitati del Lazio, tutte le realtà studentesche e cittadine, in vista dell'assemblea nazionale sui rifiuti del 16 Giugno.
  • Domenica 3 Giugno siamo stati invitati a Granaretto, Palidoro per un'ulteriore giornata di confronto con gli altri comitati per discutere dellenostre lotte, scambiandoci esperienze e perchè no, divertendoci anche un po'.


    Sabato 16 Giugno dalle ore 10:00 alle ore 17:00, all'Università La Sapienza di Roma, Dipartimento di Fisica, Assemblea nazionale sui rifiuti
    Leggi l'appello


APPELLO PER UN PRIMO CONFRONTO NAZIONALE
DEI COMITATI IN LOTTA CONTRO DISCARICHE ED INCENERITORI
La logica dell’emergenza e del commissariamento straordinario con cui, per oltre 15 anni, è stata affrontata la gestione dei rifiuti in Campania, sembra attecchire in molte altre regioni ed in particolare in quelle del centro-Sud. Il caso Lazio è solo ultimo in ordine di tempo. L’utilizzo dell’emergenza sta consentendo non solo la deroga alle precedenti leggi nazionali ed europee in materia ambientale, ma, trasformando gli impianti in siti di importanza strategica nazionale, ha permesso la militarizzazione dei territori e la repressione dei comitati e delle comunità che si oppongono all’apertura di nuove discariche e di inceneritori (vedi ultima quella contro i comitati anti inceneritore di Albano). Un precedente che sta trovando attuazione anche nei casi delle grandi opere come il TAV.
Dietro questa scelta c’è una concezione affaristica della gestione dei rifiuti.
La gestione dei rifiuti è diventata, infatti, il grande business per un settore non marginale dell’imprenditoria italiana (da Marcegaglia ad Impregilo a Cerroni), grazie agli ampi incentivi statali al recupero di energia ed alle privatizzazioni previste nel settore. Tutti i Piani Rifiuti regionali adottati, rispondendo a questi interessi, prevedono il ricorso alle discariche ed agli impianti di combustione per il recupero dell’energia dai rifiuti. In altre parole sono all’insegna del ciclo integrato dei rifiuti dove gli stessi processi di raccolta, selezione, differenziazione, sono finalizzati all’ottimizzazione del recupero di energia.
In una fase di profonda crisi economica la cosiddetta green economy, subdolamente spacciata come nuovo sviluppo sostenibile ed ottimizzazione delle risorse, sta diventando sempre più la nuova frontiera per trarre profitto dallo sfruttamento del territorio e dai beni comuni.
Di fronte ad una devastazione senza precedenti del territorio e della salute non si può continuare ad andare in ordine sparso. La lotta dei comitati contro le discariche e gli inceneritori, contro tutti gli impianti di combustione, contro le discariche di rifiuti speciali compresi i depositi delle scorie nucleari, deve trovare un momento di confronto per superare il ridotto regionale ed avviare un processo di unificazione delle mobilitazioni. E’ questo l’unico modo per riuscire ad imporre alla nostra comune controparte – il governo nazionale - una gestione alternativa e compatibile dei rifiuti e per fermare la speculazione sui nostri territori.
Per gestione alternativa e compatibile dei rifiuti, intendiamo una gestione che muovendo dalla riduzione a monte dei rifiuti, e cioè dalla produzione e dalla riprogettazione dei materiali finalizzate alla riduzione di sprechi ed alla commercializzazione di beni prodotti con soli materiali riciclabili, approdi al riciclo e recupero totale dei materiali nella fase del cosiddetto smaltimento del bene consumato.
Questo si traduce nell’opposizione ferma, non solo alle discariche ed agli inceneritori, ma, alla luce delle conferme derivanti dagli ultimi provvedimenti del Ministro Clini, a tutti gli impianti di recupero di energia dai rifiuti (dalla combustione nei cementifici e nelle centrali elettriche, alla biodigestione, agli impianti a biomasse) che non a caso godono di contributi sottratti alle vere energie rinnovabili.
Si traduce nella attivazione ovunque di una raccolta differenziata porta a porta finalizzata alla filiera dei materiali per il riciclo e recupero totale della materia.
Non ci sono scappatoie regionali che tengano. A noi appare chiaro che non si esce dall’emergenza di una regione esportando i propri rifiuti per alimentare inceneritori del tutto simili ai nostri che producono nanoparticelle cancerogene e mutagene con gravi danni alle popolazioni locali. Che sia verso altre città italiane o verso l’estero, come sta facendo la Campania, questo serve a contrapporre le comunità, la monnezza degli uni contro quella degli altri facendo il gioco di chi sulla nostra pelle e la nostra terra vuole continuare a lucrare.
Per contrapporci alla gestione monopolistica ed affaristica dei rifiuti e dei megaimpianti tossici, per imporre SUBITO una gestione dei rifiuti alternativa e compatibile sia sul piano ambientale che sociale, è necessario unire le forze in un unico movimento che sia autonomo da strumentalizzazioni siano esse di partiti o di istituzioni.
Per questo invitiamo tutti i comitati, i cittadini, le reti, attivi sui territori a partecipare all’assemblea nazionale che si terrà a Roma il 16 giugno per confrontarci sui percorsi unitari da avviare per rilanciare un’efficace battaglia su questo tema.

Rete campana salute e ambiente - Coordinamento contro l'inceneritore di Albano - Mov. Difesa del Territorio Area Vesuviana - Collettivo Area Vesuviana - Cittadini Campani per un Piano Alternativo dei Rifiuti - Comitato 'NO DISCARICHE Comuni a Nord di Napoli- Presidio Permanente di Quarto contro discariche ed inceneritori - Riprendiamoci napoletani onlus - Comitato La Ginestra di Terzigno - Coordinamento "No Inceneritori" di Ponticelli - Associazione Marco Mascagna - Associazione Melting Pot - Comitato Donne 29 Agosto di Acerra - Ass. Abitanti Attivi S. Maria C.V. - Consulta per la Salute di S. Maria C.V. - Cilento oltre il rifiuto - Presidio Taverna  del Re – Comitato rifiuti zero Cerveteri - Comitato rifiuti zero Fiumicino - Comitato "Salviamo Villa Adriana" - Uniti contro la discarica - No alla discarica a Corcolle - No Nat - Presidio permanente Quadro Alto e Pian dell'Olmo

Adesioni individuali:
Jacqueline Rovetti
Maria Carmen Villani
Elena Vellusi aderente al Co.Re.ri Campania Coordinamento Regionale Rifiuti Campania
Per adesioni scrivete a noinceneritorealbano@autistici.org

Rifiuti, Pecoraro si dimette, il Governo rinuncia alla discarica a Villa Adriana

_(Fonte articolo, clicca qui) Sembra svanire la possibilità che la nuova discarica di Roma sorga a Corcolle, il contestato sito non distante da Villa Adriana. Sulla scelta, oggetto di forti contestazioni e polemiche nei giorni scorsi 1, il Consiglio dei ministri ha condiviso oggi le considerazioni del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che ha messo in evidenza la responsabilità cronica delle amministrazioni competenti “non in grado di assumere decisioni adeguate e misure efficaci ad assicurare il rispetto delle direttive europee e delle leggi nazionali in materia di gestione dei rifiuti.” Da tempo Clini si oppone alla scelta di Corcolle e preme piuttosto per un deciso rafforzamento della raccolta differenziata nella capitale. Che l’opzione Corcolle stia sfumando lo confermano anche le dimissioni del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, principale sponsor di questa soluzione, dall’incarico di “Commissario delegato” per l’emergenza rifiuti a Roma. Al suo posto il Consiglio dei Ministri “ha deciso di conferire l’incarico al Prefetto Goffredo Sottile”. A Sottile palazzo Chigi ha conferito l’incarico di procedere urgentemente “all’individuazione della discarica necessaria a dare soluzione al problema della gestione del ciclo integrato dei rifiuti della Capitale”. La svolta del governo è stata salutata con soddisfazione dal Pd. “Sgomberato il campo dalla possibilità del tutto insensata di collocare la discarica alle porte di Villa Adriana – affermano i senatori Francesco Ferrante e Roberto Della Seta – ora bisogna che tutte le parti coinvolte, a cominciare dal sindaco Alemanno e dalla governatrice Polverini, si assumano finalmente le loro responsabilità per evitare che nei prossimi mesi Roma precipiti in un’emergenza ambientale e sociale drammatica”. Costretto invece a incassare l’ennessima bacchettata del ministro Clini, il sindaco di Roma Alemanno fa buon viso a cattivo gioco. “Voglio fare un atto di riconoscimento al avoro svolto e alla sua linearità al prefetto Pecoraro”, afferma il primo cittadino della capitale. “Ha portato avanti un lavoro molto buono anche se la proposta finale non era condivisibile, però va dato atto al lavoro svolto – aggiunge Alemanno – Adesso il nuovo commissario avrà il compito di trovare una soluzione realmente sostenibile, vanno fatte nuove valutazione su tutti i siti e sono convinto che si riuscirà a trovare una soluzione che sia più sostenibile di Corcolle. Massima collaborazione da parte nostra”. Ad ogni modo, sottolinea il sindaco “penso ci siano tutte le carte, tutte le analisi per poter giungere, anche in una settimana, ad una decisione. Credo non ci sia bisogno di tempo, ma di un’intensa concentrazione in pochi giorni per giungere ad una decisione”.            http://differenziati.com/

Ma dove li buttiamo questi rifiuti?

http://www.stefanomontanari.net/
Chi si farebbe operare anche solo alle tonsille da un ragioniere? E chi passerebbe a cuor leggero su di un ponte progettato da un cardiologo? Suppongo nessuno.
Eppure noi facciamo allegramente di peggio e lo facciamo tutti i giorni.
Che ci piaccia o no,
i nostri comportamenti da bambini viziati ci hanno portato ad autosoffocarci di rifiuti senza sapercene liberare. Anzi, come Ercole che indossa la camicia di Nesso, ad ogni movimento soffochiamo sempre di più.
Lo vediamo tutti: i rifiuti aumentano a dismisura e non sappiamo più dove metterli. Li abbiamo goffamente nascosti per anni e poi, come spazzatura ficcata sotto il tappeto, la quantità è diventata talmente enorme che era impossibile continuare a far finta di niente.
Ecco, allora, che qualche genio escogita l’espediente dell’inceneritore. Si brucia tutto e, di visibile, resta solo cenere. È tanta ma quella non è un problema perché si nasconde facilmente. I gas e le polveri, poi, sono una pacchia perché non si vedono. Uccidono? In fondo, ricordati che devi morire. E, visto che in questo paese incenerire rifiuti rende palate di quattrini, la monnezza, la rumenta, il rusco, le scoasse riescono a mantenere nell’opulenza tante famiglie.
Però resta il problema delle discariche. Di abusive, peraltro visibilissime, ce n’è una miriade e in quelle s’ingrassano in tanti, ma di ufficiali se non altrettante ce n’è di sicuro un bel po’.
Chi visitasse queste discariche allestite e gestite con la benedizione delle autorità preposte si troverebbe al cospetto di una riproposizione della palude Stigia di dantesca memoria almeno per il fetore. Già, il fetore. Perché la discarica puzza? Semplicemente perché è gestita male e ci si ficcano dentro materiali che imputridiscono, il che costituisce un errore imperdonabile. Puzza è uguale a gas non propriamente benefici per la salute, ma quel materiale che marcisce è il responsabile del percolato velenoso che inquina le falde acquifere. Sì, perché molte discariche sono fatte su terreni permeabili (per esempio quelli tufacei) e con l’acqua che scorre appena sotto. Occorre quanto meno isolarle, e lo si fa di solito stendendo un telo di plastica che dopo poche settimane è un colabrodo. Così ci si concede un'altra possibilità per ammalarsi.
Con un po’ d’informazione chiunque può rendersi conto di come il problema più grave che affligge le discariche sia costituito principalmente da chi le ha progettate e da chi le gestisce. Ecco che un problema puramente tecnico è, di fatto, un problema politico.
Prendiamo, esempio tra i mille possibili, ciò che sta accadendo a Roma. Alle porte della città si trova Malagrotta, la discarica più grande d’Europa. Io ci sono stato e, se non fossi stato soffocato dalla nausea, avrei colto il senso dell’umorismo insito in tutto questo. Una distesa a perdita d’occhio di quasi tutto ciò che esiste nei cataloghi delle merci sorvolata da stormi di uccelli che banchettano proprio con quel materiale putrescibile che non ha diritto di esserci. Da una parte, poi, scaturisce un ruscello di colore impossibile da definire che corre garrulo verso chissà quale meta. Tutto percolato DOC.
Bene, quel deposito di qualunque cosa ormai non ce la fa più e bisogna trovare altre voragini da riempire per soddisfare i “bisogni” (sì, ho messo le virgolette) della Capitale. Riano? Pizzo del Prete? Valle Galeria? Corcolle? Se si ascoltano gli abitanti, naturalmente no moltiplicato per quattro, tante quante sono le località, perché nessuno vuole quella roba dietro l’angolo di casa. Un paio di settimane fa ero a Riano e ho visto due dei buchi candidati. Parlare di follia e basta è troppo poco, ma non è che gli altri siti siano meglio. Se si volessero mostrare a degli studenti gli esempi di luoghi in cui è tecnicamente impossibile fare discariche, quelli possono di certo fare il caso.
“Nimby! - gridano i politici e i funzionari preposti – Ci risiamo: Not in my backyard!” Siamo onesti: in fondo questi non hanno tutti i torti. I personaggi ai quali abbiamo affidato il timone di questa carretta del mare in cui stiamo affondando non sanno davvero che pesci pigliare. E non lo sanno, prescindendo da altre considerazioni, semplicemente perché sono dei perfetti incompetenti e si comportano né più né meno come il ragioniere chirurgo o il cardiologo ingegnere.
Però la fetta di colpa che si può loro onestamente attribuire è poca cosa: i colpevoli veri siamo noi.

Per prima cosa dobbiamo imparare a sceglierci i rappresentanti in base a quello che sanno fare, a come lo sanno fare e al loro grado di onestà che, per quanto estraneo al nostro vivere da che mondo e mondo, deve  essere assoluto. Poi dobbiamo imparare ad usare il cervello, il che prevede fatica, visto che bisogna informarsi correttamente, magari scartando a priori chi offre soluzioni miracolose perché queste proprio non esistono e sono solo il biglietto da visita di chi si accinge a fregarci. Da lì, poi, bisogna saper fare un po’ di sacrifici, cosa che non aggrada a nessuno e che, solo a proporli, fa perdere le elezioni.
Insomma, che diavolo bisogna fare? In poche parole non si può altro che rinunciare a tutti gli oggetti di cui non abbiamo reale necessità, e quando si sceglie di acquistare qualcosa occorre che quel qualcosa sia compatibile con l’ambiente. Dunque, degradabile o recuperabile. I politici, poi, scartati gl’incompetenti che, ahimè, sono oggi una maggioranza soverchiante, dovranno legiferare in modo da proibire la messa in commercio dei prodotti che l’ambiente non tollera e dovranno obbligare i produttori a riprendersi i rifiuti che le loro merci hanno generato. In quel modo questi saranno in breve costretti a progettare solo ciò che è ecocompatibile, se non vogliono trovarsi annegati nei loro stessi rifiuti.
Naturalmente tutto questo è detto in maniera estremamente semplificata e senza approfondimenti, ma già è una bella base.
Se sapremo essere intelligenti, in pochi anni le uniche cose che non vorremo nel nostro cortile saranno i politici e i funzionari incompetenti.

Una discarica a 750 metri dalla Versailles dei romani

_Inceneritori bocciati senza se e senza ma fatti miracolosamente riapprovare in tutta fretta e discariche tra antiche rovine romane. Benvenuti nel governo dei tecnici e delle banche.
_(Fonte articolo, clicca qui) Il Presidente del Consiglio ha confermato la sua piena fiducia al prefetto Pecoraro sulla gestione dei rifiuti della capitale e la discarica si avvicina sempre più a Corcolle. Contro: i ministri dei Beni culturali e dell’Ambiente, il sindaco, il presidente della Provincia, 77 europarlamentari e soprattutto il movimento di intellettuali, ambientalisti e cittadini che si allarga sempre di più. Questa sera raduno davanti a Villa Adriana e sabato 26 maggio, alle 10, un’altra manifestazione. Se il Prefetto e il presidente della Regione credono che la battaglia per la nuova discarica della capitale sia vinta grazie al placet, dato dal Presidente del Consiglio, non hanno calcolato il compatto movimento di protesta che da mesi è coeso nella difesa del territorio e di Villa Adriana. E non sono solo i cittadini che vivono a pochi passi dal sito nel quale si riverseranno “temporaneamente” i rifiuti della città, ma rappresentanti del mondo della cultura nazionale e mondiale. Impensabile ipotizzare per un francese, per un tedesco persino per un giapponese che un’istituzione ratifichi la costruzione di una discarica nell’area nella quale sorge un bene riconosciuto patrimonio dell’UNESCO. E’ come se davanti al Colosseo si attrezzasse un mercato di souvenir e un fast food mobile; come se a Villa Borghese si costruissero dei palchi sui pini secolari; come se Fontana di Trevi diventasse un centro commerciale all’aria aperta… Perché chi vive all’altro capo del mondo capisce che tutto ciò sarebbe inaccettabile e chi, con la macchina blu, può ritrovarsi tutti i giorni comodamente tra la meraviglia, lo ritiene fattibile e, quando può evitarlo, non capisce e ratifica Una prima risposta netta arriva da Andrea Carandini, che ieri ha rifiutato l’invito rivoltogli dal ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, a far parte del nuovo Consiglio superiore dei beni culturali del quale era stato presidente. Un rifiuto maturato anche in seguito alla fiducia di Monti al prefetto. “Non si può costruire una discarica a 750 metri dalla Versailles dei Romani ”, ha chiosato l’archeologo. Il campanello di allarme è arrivato anche al ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri che chiede un ”approfondimento da parte del consiglio dei ministri”. Non si arresta però il coro di proteste dal mondo della cultura e dell’ambientalismo, fuori e dentro la politica. Il sindaco e la Provincia di Roma hanno ribadito il loro no a Corcolle. Unica a confortare la scelta di Pecoraro il presidente della Regione Lazio. Cultura e salute dei cittadini non sembrano elementi ostativi ai progetti in corso. Legambiente fa infatti notare che sotto il sito c’è il condotto dell’Acqua marcia che porta l’acqua a Roma” e ”la falda sotterranea” che alimenta i pozzi di Acea, cioè i rubinetti della capitale. Lo ha fatto notare anche l’altro ministro contrario, il titolare dell’Ambiente, Corrado Clini. Palazzo Chigi risponde anche a questa obiezione, ribadendo il ”convincimento che il commissario sapra’ salvaguardare con le opportune opere le falde, ed evitare altre forme di inquinamento assicurandosi che nella discarica venga depositato solo materiale gia’ trattato”. Chissà cosa risponderà il premier anche ai 77 europarlamentari di diversi Paesi che, su iniziativa di Guido Milana, gli hanno inviato una lettera di protesta? Intanto i cittadini sono pronti a difendere anche fisicamente il proprio territorio con sit in e manifestazioni. Per sabato mattina se ne prepara una importante, appena possibile, si comunicheranno indicazioni precise.

IL 22 GIUGNO AD ALBANO LA TERZA ASSEMBLEA PUBBLICA TRA COMUNI, CITTADINI E COMITATI DEI CASTELLI


COMUNICATO STAMPA

CASTELLI ROMANI: GRANDE SUCCESSO DELLA CAMPAGNA DI OBBEDIENZA CIVILE

CENTINAIA I RECLAMI RACCOLTI CONTRO ACEA IN DIFESA DELL’ACQUA BENE COMUNE

GIOVEDI’ 17 MAGGIO 2012 A ROMA LA CONSEGNA UFFICIALE NELLA SEDE DI ACEA SPA

Il 2 GIUGNO MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IN DIFESA DEI REFERENDUM DEL 12-13 GIUGNO 2011

IL 22 GIUGNO AD ALBANO LA TERZA ASSEMBLEA PUBBLICA TRA COMUNI, CITTADINI E COMITATI DEI CASTELLI

Centinaia di moduli raccolti, grande partecipazione e tanto interesse da parte dei cittadini. Si chiude con un bilancio molto positivo la prima fase della Campagna di Obbedienza Civile – Il mio voto va rispettato che ha visto molte piazze dei Castelli Romani protagoniste per la raccolta dei reclami contro il gestore Acea, con banchetti organizzati dai comitati locali, in cui si è verificato un significativo afflusso di cittadini.

I comitati acqua bene comune dei Castelli Romani ricordano che la campagna di obbedienza civile è servita, per i cittadini che ne hanno usufruito, ad attuare la richiesta di rimborso (o la dichiarazione di legittima autoriduzione) dalla bolletta idrica di quella voce che rappresenta la c.d. “Remunerazione del capitale investito”, una delle componenti utilizzate per il calcolo del “Ricavo garantito del gestore”, che è stata eliminata dai referendum del 12-13 Giugno 2011.

La campagna di “obbedienza civile” consiste nel pagare le bollette, relative ai periodi successivi al 21 luglio 2011, data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale con il decreto di proclamazione del risultato elettorale “tagliate” della parte di remunerazione abrogata dal referendum rappresentata dalla “adeguatezzadella remunerazione del capitale investito”.

Tale cifra è pari al 7% del capitale investito più gli investimenti previsti nell’anno solare di riferimento da parte di  ACEA Ato 2; secondo i calcoli basati sull’ultima revisione del piano tariffario, la “remunerazione“  incide , per l’anno 2012,  per circa il 18% sull’importo della bolletta stampata ed inviata dal gestore alle famiglie. Si invitano gli utenti che ancora non lo avessero fatto ad affrettarsi a consegnare i moduli compilati agli appositi sportelli territoriali ovvero ai rappresentanti dei comitati locali Acqua bene comune.

Il 17 maggio è stata effettuata la consegna di tutti i moduli raccolti nei Comuni castellani alla sede di Acea S.p.A. a Roma in Piazzale Ostiense, coaudivati dal Comitato Romano Acqua Pubblica.

Ma l’obbedienza civile non finisce qui: i Comitati continueranno a organizzare banchetti nelle piazze per la raccolta dei moduli dei cittadini che vorranno attuare la campagna, quindi si invita, chi non l'avesse già fatto, a portare con sé le ultime bollette per effettuare il ricalcolo con l’autoriduzione.

Inoltre, per avvicinare la popolazione alla causa e per far conoscere da vicino cosa significa obbedienza civile, nelle prossime settimane è prevista l’organizzazione di assemblee itineranti in tutti i comuni dei Castelli Romani in cui verranno ascoltate e recepite  le problematiche riguardanti il servizio idrico integrato (distacchi, sanzioni, turnazioni, qualità dell’acqua, rispetto della carta dei Servizi).

Infatti il 22 giugno si terrà l'appuntamento ad Albano per la Terza assemblea pubblica (Grottaferrata 28 gennaio, Genzano 13 aprile) tra Comuni, Cittadini e Comitati per l’acqua dei Castelli Romani.

Con la mobilitazione attiva di centinaia di cittadini ci proponiamo di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa ai diktat dei poteri forti di turno.

A cura del Coordinamento dei  Comitati Acqua Bene Comune dei Castelli Romani
 
Per contattarci: acquapubblica.castelliromani@gmail.com
http://acquabenecomunecastelliromani.com/

mercoledì 23 maggio 2012

Rifiuti, via libera di Palazzo Chigi alla discarica di Corcolle

(Fonte articolo, clicca qui) Sulla discarica vincerà la linea del prefetto Giuseppe Pecoraro. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha delegato il sottosegretario Antonio Catricalà a seguire da vicino il caso della gestione dei rifiuti di Roma, a un passo dall’emergenza. Già venerdì potrebbe svolgersi una riunione, dopoche quelle programmate in precedenza sono slittate a causa dei drammatici fatti di Brindisi e dell’Emilia. Il dossier presentato a Palazzo Chigi. Bene, la settimana scorsa Pecoraro ha presentato un dossier a Palazzo Chigi, supportato da pareri di esperti dell’Università Tor Vergata e dell’Avvocatura di Stato, che sostiene la scelta dell’area di Corcolle (VIII Municipio, non lontano da Villa Adriana). Contro questa ipotesi hanno già preso posizione due ministri: Lorenzo Ornaghi (Beni Culturali) e Corrado Clini (Ambiente). Quest’ultimo ha presentato uno studio in cui si boccia Corcolle (non solo per la vicinanza all’area archeologica di Villa Adriana, ma anche per i vincoli idrogeologici). Ma malgrado l’opposizione di due ministri, l’orientamento di Catricalà (e dunque di Monti) è quello di appoggiare la decisione del prefetto Giuseppe Pecoraro, che è commissario per l’emergenza dei rifiuti a Roma (la nomina era stata confermata, a fine 2011, dal governo Monti). C’è un altro dato: in linea di massima quando si parla di Corcolle si fa riferimento a un’area relativamente piccola, sufficiente a mala pena per due anni, in attesa che Roma e il Lazio facciano viaggiare a pieno regime la raccolta differenziata, gli impianti di trattamento meccanico biologico e i termovalorizzatori (c’è il via libera a quello di Albano). Sulla differenziata, Roma è ferma al 24-25 per cento, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini si era detto pronto a prevedere finanziamenti di 30 milioni di euro in tre anni per raggiungere l’obiettivo del 60 per cento entro il 2014. Una percentuale che però in Campidoglio e all’Ama giudicano molto alta, non sarà semplice raggiungere quel dato in soli due anni e mezzo. In questo scenario, resta aperta anche la seconda ipotesi prospettata ad ottobre dal prefetto Pecoraro, vale a dire l’area di Quadro Alto, nel territorio di Riano, che non sarebbe alternativa ma complementare a Corcolle. Chi appoggia il prefetto Pecoraro? Detto che su Corcolle c’è una forte opposizione anche del mondo culturale, che ha risposto agli appelli del comitato Salviamo Villa Adriana con una mobilitazione anche internazionale contro la discarica, sicuramente Pecoraro ha il pieno sostegno della Regione Lazio, a partire dal presidente Renata Polverini. Anche Alemanno di fatto ha chiesto di lasciare lavorare il prefetto, mentre si è battuto con durezza contro l’ipotesi suggerita dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che invece aveva puntato su Monte Carnevale (non lontano da Malagrotta). Tiepida la Provincia, che aveva suggerito Pian dell’Olmo. All’interno del governo, oltre a Catricalà, Pecoraro ha dalla sua il ministro di riferimento, vale a dire Anna Maria Cancellieri.

Risultati allarmanti dello studio epidemiologico sulla discarica di Albano: il rischio di mortalità per le donne è più alto del 20%

VIVERE NELLA DISCARICA DI ALBANO (Prima puntata)

Il 29 gennaio 2010 il Dipartimento Territorio della Regione Lazio ha trasmesso alla Provincia di Roma, ai Sindaci di Albano Laziale e di Ardea, al COEMA e all’ARPA, la “Valutazione Epidemiologica dello stato di salute della popolazione residente nelle vicinanze della discarica sita in Albano”.

La discarica è situata a Roncigliano, una località del comune di Albano Laziale, ed è in funzione dagli inizi degli anni ’80.

Lo studio epidemiologico inizia con la seguente considerazione: “Le conoscenze epidemiologiche ad oggi disponibili, ancorchè non conclusive, fanno ritenere che il conferimento in discariche controllate, costruite e condotte in accordo alla normativa nazionale e comunitaria, non comporti un rischio per l’ambiente e per la salute delle popolazioni insediate nelle vicinanze dello stabilimento”.

La premessa è rassicurante, ma non si adatta assolutamente alla discarica di Cerroni a Roncigliano, che è illegale in quanto non rispetta la legge regionale in tema di distanza dalle abitazioni.

La legge regionale del 2002, infatti, prevede per le discariche una distanza minima di 1.000 metri dalle abitazioni.

A Roncigliano, invece, 2.381 persone (uomini e donne, anziani e … 313 bambini) vivono entro il raggio di un chilometro dalla discarica.

Avete capito bene: 2.381 persone vivono nel raggio di un chilometro dalla discarica.

E’ come se tutti gli abitanti del comune di Nemi vivessero in un raggio di un chilometro dalla discarica: praticamente tutti gli abitanti di un piccolo comune vivono dentro una discarica.

Ma cosa comporta vivere dentro una discarica????

Nello studio epidemiologico, predisposto dalla famosa ASL RM-E, sono stati georeferenziate tutte le famiglie dei Comuni di Albano, Aprilia, Ardea, Ariccia e Pomezia.

L’imponente studio epidemiologico ha analizzato i dati di 309.413 persone, classificate a seconda della distanza dalla discarica (0-1, 1-2, 2-3, 3-5 km).

E’ stato analizzato un indicatore socio-economico (SES) in modo da rappresentare le diverse dimensioni dello svantaggio sociale.

Lo studio epidemiologico ha fotografato un livello socio-economico molto basso nelle immediate vicinanze della discarica (entro il famoso chilometro).

Per i soggetti deceduti è stata recuperata l’informazione sulla causa di morte facendo uso del Registro Nominativo delle Cause di Morte della Regione Lazio.

Lo studio epidemiologico afferma che “non ha evidenziato la presenza di una associazione tra la distanza dell’impianto e la mortalità totale e causa specifica”.

Nel caso degli uomini, “per la mortalità generale non si evidenziano sostanziali differenze legate alla distanza dalla discarica. A parità di età e di condizione socio-economica, il gruppo di residenti nelle immediate vicinanze della discarica (0-1 km) mostra una mortalità che non si discosta (Rischi Relativi=0,99) da quella del gruppo di riferimento (3-5 km)”.

Nel caso delle donne, invece, nonostante le formali rassicurazioni dello studio epidemiologico, emerge dalle tabelle pubblicate un problema molto grave: a parità di età e di condizione socio-economica, il gruppo delle residenti nelle immediate vicinanze della discarica (0-1 km) mostra una mortalità superiore del 20% (Rischi Relativi =1,20) rispetto a quella del gruppo di riferimento (3-5 km).

In sintesi, vivere dentro una discarica provoca un incremento della mortalità femminile del 20%.

Sono le donne che vivono maggiormente la famiglia, la casa e il territorio.

Le donne sono le vittime della illegalità della discarica di Roncigliano, che opera dal lontano 1980 a ridosso delle abitazioni.

Le donne sono le vittime delle decisioni del Consiglio Comunale di Albano Laziale, che negli anni ’80 ha autorizzato per tre volte gli invasi della discarica di Roncigliano (invaso I, II, III).

Le donne sono le vittime delle decisioni della Regione Lazio, che nell’ultimo decennio ha autorizzato per ulteriori tre volte gli invasi della discarica di Roncigliano (invaso IV, V, VI).

Le donne sono le vittime delle decisioni della Polverini, Presidente della Regione Lazio, che nell’ultimo anno ha autorizzato l’aumento delle quote degli invasi IV e V della discarica di Roncigliano.

Alcune domane sorgono spontanee:
- Le autorità competenti hanno per caso letto lo studio epidemiologico?
- Perché la legge regionale sulla distanza delle discariche non viene applicata?
- Perché gli interessi del signor Cerroni hanno la precedenza rispetto alle condizioni di vita di migliaia di persone?

Appuntamento alla seconda puntata.

lunedì 21 maggio 2012

La nostra denuncia dei CIP6 alla Commissione UE crea ansia alla lobby degli inceneritori

Gli articoli pubblicati sub blog del comitato "Sotto terra il treno" per denunciare il finanziamento degli inceneritori tramite i CIP6 stanno creando l'ansia tra la lobby degli inceneritori.

40 miliardi di euro sperperati dall'Italia con il silenzio di Mario Monti e della Commissione UE.

Tra i numerosi accessi al blog, va evidenziato quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri (martedì alle ore 13.44).

Mario Monti e la Commissione Europea devono infatti spiegare agli italiani perche' le regole della concorrenza devono valere solo per i tassisti e per le farmacie, mentre miliardi e miliardi di euro di soldi pubblici sono bruciati illegalmente negli inceneritori.

La notizia della nostra denuncia alla Commissione Europea della illegalita' dei Cip6 ha messo in ansia la lobby degli inceneritori.

In particolare, L'AMA, che con il signor Cerroni e con ACEA vuole costruire l'inceneritore di Albano, mercoledi e' risultato il piu' assiduo lettore del nostro blog con ben quattro accessi da diverse postazioni della societa' (ore 7.53, poi alle ore 9.39, poi di nuovo alle ore 9.44, infine alle ore 10.36).

ACEA, l'altro socio pubblico nell'affare di Cerroni, accede al nostro blog quotidianamente verso le ore 9. E' una presenza quotidiana che ci accompagna da anni e che merita un nostro articolo sulla svendita di questo importante patrimonio pubblico ai privati.

Cerroni, AMA e ACEA vogliono costruire l'inceneritore piu' grande del mondo ad Albano senza una regolare gara pubblica.
Su questo importantissimo punto, nulla dice la sentenza del Consiglio di Stato.
La sentenza il Consiglio di Stato si e' invece soffermata sulle modifiche tecniche al sistema di raffreddamento, ricordardoci che l'inceneritore piu' grande del mondo (dice Cerroni che) funzionera' con un sistema di raffreddamento ad aria che utilizza solo acque piovane (???).

In ogni caso, l'inceneritore di Albano e' un affare per Cerroni, AMA e ACEA solo se il finanziamento dei CIP6 viene confermato anche per i prossimi 30 anni.
Ma l'Italia puo' ancora permettersi questi scandalosi livelli di sperpero delle risorse pubbliche?

domenica 20 maggio 2012

Pecoraro presenta a Monti il progetto sul sito di Corcolle

(Fonte articolo, clicca qui) Il prefetto Giuseppe Pecoraro ha completato il dossier a sostegno della scelta del sito di Corcolle dove realizzare la discarica provvisoria che dovrà consentire la chiusura di Malagrotta. Il vertice. Oggi il prefetto (commissario per l’emergenza rifiuti) trasmetterà il materiale al presidente del Consiglio, Mario Monti, a cui spetterà la decisione finale dopo lo scontro tra Pecoraro e il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, delle ultime settimane. È probabile che nei prossimi giorni vi sia anche un faccia a faccia tra Pecoraro e Monti. Il prefetto nel dossier allegherà gli esiti della ricerca commissionata all’Università di Tor Vergata, con un parere positivo che trova anche il sostegno dell’Arpa. Gli esperti dicono che sarà sufficiente controllare fino a ottobre la falda e impermeabilizzare l’area. Sarà inoltre allegato un parere dell’Avvocatura dello Stato atteso per queste ore. Le proteste. Ieri Urbano Barberini, coordinatore del comitato Salviamo Villa Adriana ha ribadito: «Se apriamo la discarica a Corcolle-San Vittorino, ad un passo da Villa Adriana, i giornali e i media di tutto il mondo ci faranno a pezzi. Il danno di immagine sarà incalcolabile. Illustri quotidiani, come il New York Times, sono pronti a scendere in campo se dovesse essere realizzato lo scempio di una discarica a pochi passi da un sito Unesco patrimonio dell’umanità». Pecoraro ha sempre sostenuto, anche di fronte al no del ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, che la discarica sorgerà al di fuori dell’area di rispetto di Villa Adriana. Polverini. Infine, ieri il presidente della Regione, Renata Polverini (che ha sempre sostenuto il prefetto, commissario per l’emergenza rifiuti) ha ribadito: «Da troppo tempo ormai il dibattito è concentrato sul sito provvisorio e poco su quella che sarà la soluzione definitiva che per la prima volta la Regione Lazio metterà in campo, quella di un ciclo completo dei rifiuti. Ci auguriamo che il prefetto Pecoraro possa avere il sostegno del governo sulle sue scelte. Abbiamo sempre sostenuto il prefetto nelle sue indicazioni». Polverini ieri ha ripetuto che la discarica provvisoria non sorgerà a Pizzo del Prete.

sabato 19 maggio 2012

RIFIUTI ZERO

Lunedì 21 maggio a Grumo Nevano si tiene un nuovo incontro con Paul Connett: il gruppo di AttivaGrumoNevano dà seguito al percorso iniziato nei Comuni a Nord di Napoli il 28 marzo ad Afragola:



Lunedì 21 Maggio ore 18.30
Un percorso comune è possibile:

Rifiuti Zero - La strategia che cambierà il nostro rapporto con le risorse del pianeta e renderà la crisi dei rifiuti un'opportunità di cambiamento e sviluppo

Incontro pubblico con Paul Connett
Professore di chimica e tossicologia St. Lawrence University, New York, USA



Aula Magna I.P.I.A. "M.Niglio"
Via San Domenico 38/b, Grumo Nevano (NA)


Non mancate!

venerdì 18 maggio 2012

L’inceneritore di Albano ha bisogno del treno


Il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso dei comitati contro l’inceneritore di Albano.
Leggendo attentamente la sentenza del Consiglio di Stato emerge un dettaglio inquietante: “Fondata è l’eccezione di tardività degli interventi dei comuni in primo grado”.
In sostanza, l’intervento dei Comuni (Albano Laziale, Rocca di Papa, Castel Gandolfo, Lanuvio, Ariccia, Ardea, Genzano di Roma, Pomezia) è stato tardivo e, quindi, assolutamente inutile.
Abbiamo, di fatto, assistito ad una grande sceneggiata (una burlesque) dei Sindaci dei Comuni dei Castelli Romani che, a parole di giorno, si dicono contro l’inceneritore ma, nei fatti di notte, stanno lavorando per preparare tutte le infrastrutture utili al funzionamento dell’inceneritore.
L’inceneritore di Albano ha bisogno di una discarica!!!
Infatti, i rifiuti dei Castelli Romani vanno separati tra il cdr (combustibile da rifiuti per l’inceneritore) e gli altri rifiuti (da portare nella discarica).
Il Sindaco Marini e la Giunta di Albano hanno permesso al signor Cerroni di realizzare tranquillamente il settimo invaso della discarica di Roncigliano, nascondendo ai cittadini e ai comitati le autorizzazioni regionali. In questo modo, hanno fatto scadere i tempi (questa è una loro grande capacità) ed i comitati non hanno potuto presentare un ricorso al TAR entro i termini previsti dalla legge. Il sindaco Marini e la Giunta di Albano hanno dimostrato in questa vicenda una grande disonestà morale.

L’inceneritore di Albano ha bisogno di una linea ferroviaria!!!
I rifiuti dei Castelli Romani non sono assolutamente sufficienti per alimentare l’inceneritore di Albano.
Per questo motivo, il signor Cerroni ha chiesto da anni di utilizzare la linea ferroviaria Roma-Velletri e di poter disporre di una stazione merci privata a Cancelliera.
C’è un solo problema: sulla linea Roma-Cancelliera dovranno transitare centinaia di treni merci carichi di monnezza e, quindi, vanno eliminati tutti i passaggi a livello presenti sulla linea ferroviaria (Casabianca, Santa Maria delle Mole, Pavona e Cancelliera).
Il progetto presentato da RFI di sottopasso stradale a Cancelliera è già stato approvato dai Comuni di Albano Laziale e di Ariccia. Anche il sottopasso stradale di Casabianca è stato già approvato dal Comune di Ciampino.
L’unico problema al progetto dell’inceneritore più grande del mondo, come ama definirlo il signor Cerroni, è rappresentato dal passaggio a livello al centro di Pavona. Di fronte ad un progetto devastante, i cittadini hanno organizzato da anni una forte protesta che ha indotto il Consiglio Comunale di Albano a bocciare l’indecente progetto di RFI.
Bisongerà attivare la massima vigilanza democratica perché nei prossimi giorni il sindaco Marini di Albano oppure l’assessore provinciale Amalia Colaceci oppure qualche altro Cerroni Boy potrebbero riproporre progetti devastanti di sottopassi stradali su Pavona con l’obiettivo di garantire all’inceneritore più grande del mondo l’arrivo indisturbato dei rifiuti su rotaia.
In sintesi, i Sindaci e i rappresentanti delle istituzioni di giorno si dicono contro l’inceneritore, ma stanno preparando di notte e con omertà tutte le infrastrutture (discarica e ferrovia) a supporto dell’inceneritore più grande del mondo, come ama definirlo il signor Cerroni.

La cosa grave è che questi pessimi e omertosi rappresentanti delle istituzioni partecipano impunemente ai cortei contro l’inceneritore, che a causa della presenza di questi personaggi rischiano di diventare delle inutili passerelle.

giovedì 17 maggio 2012

Tele1 - Zoom del 27 Aprile. Antonietta Gatti e Stefano Montanari parlano...

Bolognini: “Renzi dice delle balle sugli inceneritori: sono nocivi e causano malattie”

_(Fonte articolo, clicca qui) Altri sei termovalorizzatori saranno ‘accesi’ in Italia entro il 2014. A renderlo noto è l’ultimo rapporto sul recupero energetico da rifiuti urbani eseguito da FederAmbiente e dall’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie. A parlare dei termovalorizzatori, recentemente ci ha pensato a più riprese il sindaco di Firenze Matteo Renzi, facendo l’esempio di Berlino e di altre capitali europee che hanno gli impianti vicino al centro della città, nelle trasmissioni Servizio Pubblico e Piazza Pulita. La domanda è: sono compatibili con la nostra salute? Per cercare di capirci qualcosa, abbiamo chiesto lumi a una delle autorità italiana del settore: Michelangiolo Bolognini. Medico igienista, già responsabile dell’Igiene e sanità pubblica dell’ASL3-Zona Pistoiese, si occupa di rischi sanitari in campo ambientale ed è perito di parte per molti tribunali italiani nelle cause specifiche. “Fanno male e non sono la strategia adatta contro i rifiuti”. Dottor Bolognini, è notizia recente che in Italia saranno costruiti altri 6 termovalorizzatori entro il 2014. Sono un problema per la salute o no? “I termovalorizzatori fanno venire i tumori – sentenzia Bolognini – è una cosa assodata a tal punto che in Italia è quasi improbo trovare un tecnico che non ammetta questa cosa. Ci sono strette correlazioni tra malattie come il cancro e la vicinanza a questi impianti. Anche oncologi come Umberto Veronesi che prima si erano schierati a favore della costruzione di termovalorizzatori ora evitano di prendere posizioni in merito. Comunque è sbagliato chiamarli termovalorizzatori”. Cioè? “E’ un termine improprio. Il termine tecnico è inceneritore con recupero energetico. Chi utilizza termine termovalorizzatore è un personaggio che vuole incentivarne l’utilizzo. È una cosa che non esiste. Altrimenti potrei chiamarlo anche cancrovalorizzatore.

Rifiuti Roma, si va verso l’ok di Corcolle

(Fonte articolo, clicca qui) «O si farà la nuova discarica a Corcolle, o a Roma dal 1° luglio sarà emergenza rifiuti». Giuseppe Pecoraro, prefetto e commissario di governo per i rifiuti, va per la sua strada. Dopo mesi di discussioni, ha scelto il sito per la nuova discarica, a nord est della capitale, un chilometro circa dai resti di Villa Adriana. Il suo piano è questo: se il governo approverà Corcolle, ci sarà una proroga -ultima di una lunghissima serie- per l’attuale discarica di Malagrotta. Altrimenti, il 30 giugno Malagrotta chiude per sempre e occorrerà trovare di corsa una soluzione per le 5000 tonnellate al giorno di rifiuti che i romani producono. Con lo spettro di Napoli sommersa di cartacce e liquami, che si profila… Nessuno, insomma, si aspetti che Malagrotta venga tenuta aperta per altri sei mesi solo per continuare l’osceno balletto delle discariche possibili. Pecoraro attende l’ultimo parere su Corcolle dall’Avvocatura dello Stato e poi -presumibilmente domani- riferirà al presidente del Consiglio. Monti potrebbe avallare la scelta di Pecoraro, o convocare il consiglio dei ministri, dove Corcolle verrebbe fortemente avversata da Clini (Ambiente) e Ornaghi (Beni culturali). Ieri Clini ha espresso una convinzione clamorosa, del tutto in contrasto con l’idea del prefetto: «Il proseguimento di Malagrotta mi pare una possibilità, non essendoci al momento altre soluzioni». Monti ha sulle spalle enormi problemi e rivoltare una decisione di un funzionario governativo è un passo difficile. Tra l’altro, Pecoraro, in otto mesi di commissariato, si è mosso a largo raggio. Per tre volte ha avuto contatti anche con gli uomini del Quirinale, interessati allo svolgimento del delicatissimo compito. Tuttavia, la scelta di Corcolle contiene una quota di rischi, che potrebbero causare nuovi ritardi. L’Europa, innanzitutto. Il commissario europeo all’Ambiente sta studiando il caso Corcolle-Villa Adriana e non si può escludere l’apertura di una procedura d’infrazione. L’Italia è già sotto procedura a causa di Malagrotta che, in barba alle regole di Bruxelles, accoglie rifiuti non trattati. Poi, c’è il deputato europeo Pd, Guido Milana, che sta raccogliendo firme contro Corcolle fra i suoi colleghi di ogni orientamento, è già quasi a quota 50, vuole arrivare a 100, per poi consegnarle a Monti. Inoltre le 5000 firme di intellettuali del mondo, il comitato «Salviamo Villa Adriana», guidato dal principe Barberini e l’opposizione del sindaco Alemanno e del presidente della Provincia, Zingaretti. Al fianco del prefetto resta la governatrice del Lazio, Polverini. E ci sarebbe anche una disponibilità dei proprietari dei terreni di Corcolle -la società Brixia- che ha trasferito la sede dalla Svizzera a Roma per prepararsi all’esproprio. Perché tanta insistenza su Corcolle? Il prefetto avrebbe voluto segnare una svolta nella storia dello smaltimento dei rifiuti a Roma. Da oltre trent’anni questo «lavoro sporco» è stato affidato da una quindicina di sindaci di diverso colore a un solo uomo, l’avvocato Manlio Cerroni, proprietario e gestore di Malagrotta. Pecoraro vorrebbe intaccare il monopolio. Cerroni, che ha 87 anni e ormai smaltisce rifiuti dalla Norvegia al Brasile, non pensa però di aver perso la partita. «Nel lontano 1975 -racconta- misi anche io l’occhio su Corcolle per fare una discarica, ma in molti mi spiegarono che per ragioni paesaggistiche e archeologiche nessuno avrebbe mai dato l’autorizzazione. Ripiegammo su Malagrotta». Da tre anni Cerroni ha presentato un piano che prevede la sostituzione di Malagrotta con uno fra tre siti, Monti dell’Ortaccio, Quadro Alto e Pian dell’Olmo, tutti su terreni suoi. Monti dell’Ortaccio è il suo preferito, si trova a due passi da Malagrotta e soprattutto dai suoi impianti di trattamento dei rifiuti. C’è il problema degli abitanti della zona, che hanno patito per Malagrotta e vorrebbero finalmente respirare. «Sarebbe stato giusto indennizzare adeguatamente quei cittadini, per superare le resistenze», dice Cerroni. Che per ora tiene aperte le carte degli altri due siti. Secondo lui -contrariamente a quanto detto ieri dal ministro Clini- «la storia di Malagrotta è finita. Oltre il 31 dicembre non si va. A meno di far crescere una piramide di rifiuti, che io non ho intenzione di creare. Una cosa è sicura: io non farò finire Roma sotto i rifiuti come Napoli. I romani possono stare tranquilli…». Cerroni si presenta come l’unico che – di fronte all’emergenza – può spazzare Roma. Garantisce che sia a Pian dell’Olmo sia a Monti dell’Ortaccio tutto sarebbe pronto in cento giorni, o meno. Per qualsiasi nuova discarica -Corcolle compresa- fra espropri e gare d’appalto i tempi sarebbero assai più lunghi. All’orizzonte di tutto questo c’è una strada che -separatamente- sia il prefetto sia Cerroni prendono in esame: una società, pubblica e privata, per aprire la nuova era dei rifiuti a Roma (che naturalmente significa, prima di ogni cosa, più raccolta differenziata e trattamento biologico di gran parte dei rifiuti). Ama e Acea da una parte, grandi imprenditori privati della città, cooperative e Cerroni dall’altra.   Vedremo.  

Appello Assemblea Nazionale Rifiuti - Roma 16 giugno -

APPELLO PER UN PRIMO CONFRONTO NAZIONALE
DEI COMITATI IN LOTTA CONTRO DISCARICHE ED INCENERITORI
La logica dell’emergenza e del commissariamento straordinario con cui, per oltre 15 anni, è stata affrontata la gestione dei rifiuti in Campania, sembra attecchire in molte altre regioni ed in particolare in quelle del centro-Sud. Il caso Lazio è solo ultimo in ordine di tempo. L’utilizzo dell’emergenza sta consentendo non solo la deroga alle precedenti leggi nazionali ed europee in materia ambientale, ma, trasformando gli impianti in siti di importanza strategica nazionale, ha permesso la militarizzazione dei territori e la repressione dei comitati e delle comunità che si oppongono all’apertura di nuove discariche e di inceneritori (vedi ultima quella contro i comitati anti inceneritore di Albano). Un precedente che sta trovando attuazione anche nei casi delle grandi opere come il TAV.
Dietro questa scelta c’è una concezione affaristica della gestione dei rifiuti.
La gestione dei rifiuti è diventata, infatti, il grande business per un settore non marginale dell’imprenditoria italiana (da Marcegaglia ad Impregilo a Cerroni), grazie agli ampi incentivi statali al recupero di energia ed alle privatizzazioni previste nel settore. Tutti i Piani Rifiuti regionali adottati, rispondendo a questi interessi, prevedono il ricorso alle discariche ed agli impianti di combustione per il recupero dell’energia dai rifiuti. In altre parole sono all’insegna del ciclo integrato dei rifiuti dove gli stessi processi di raccolta, selezione, differenziazione, sono finalizzati all’ottimizzazione del recupero di energia.
In una fase di profonda crisi economica la cosiddetta green economy, subdolamente spacciata come nuovo sviluppo sostenibile ed ottimizzazione delle risorse, sta diventando sempre più la nuova frontiera per trarre profitto dallo sfruttamento del territorio e dai beni comuni.
Di fronte ad una devastazione senza precedenti del territorio e della salute non si può continuare ad andare in ordine sparso. La lotta dei comitati contro le discariche e gli inceneritori, contro tutti gli impianti di combustione, contro le discariche di rifiuti speciali compresi i depositi delle scorie nucleari, deve trovare un momento di confronto per superare il ridotto regionale ed avviare un processo di unificazione delle mobilitazioni. E’ questo l’unico modo per riuscire ad imporre alla nostra comune controparte – il governo nazionale - una gestione alternativa e compatibile dei rifiuti e per fermare la speculazione sui nostri territori.
Per gestione alternativa e compatibile dei rifiuti, intendiamo una gestione che muovendo dalla riduzione a monte dei rifiuti, e cioè dalla produzione e dalla riprogettazione dei materiali finalizzate alla riduzione di sprechi ed alla commercializzazione di beni prodotti con soli materiali riciclabili, approdi al riciclo e recupero totale dei materiali nella fase del cosiddetto smaltimento del bene consumato.
Questo si traduce nell’opposizione ferma, non solo alle discariche ed agli inceneritori, ma, alla luce delle conferme derivanti dagli ultimi provvedimenti del Ministro Clini, a tutti gli impianti di recupero di energia dai rifiuti (dalla combustione nei cementifici e nelle centrali elettriche, alla biodigestione, agli impianti a biomasse) che non a caso godono di contributi sottratti alle vere energie rinnovabili.
Si traduce nella attivazione ovunque di una raccolta differenziata porta a porta finalizzata alla filiera dei materiali per il riciclo e recupero totale della materia.
Non ci sono scappatoie regionali che tengano. A noi appare chiaro che non si esce dall’emergenza di una regione esportando i propri rifiuti per alimentare inceneritori del tutto simili ai nostri che producono nanoparticelle cancerogene e mutagene con gravi danni alle popolazioni locali. Che sia verso altre città italiane o verso l’estero, come sta facendo la Campania, questo serve a contrapporre le comunità, la monnezza degli uni contro quella degli altri facendo il gioco di chi sulla nostra pelle e la nostra terra vuole continuare a lucrare.
Per contrapporci alla gestione monopolistica ed affaristica dei rifiuti e dei megaimpianti tossici, per imporre SUBITO una gestione dei rifiuti alternativa e compatibile sia sul piano ambientale che sociale, è necessario unire le forze in un unico movimento che sia autonomo da strumentalizzazioni siano esse di partiti o di istituzioni.
Per questo invitiamo tutti i comitati, i cittadini, le reti, attivi sui territori a partecipare all’assemblea nazionale che si terrà a Roma il 16 giugno per confrontarci sui percorsi unitari da avviare per rilanciare un’efficace battaglia su questo tema.

Rete campana salute e ambiente - Coordinamento contro l'inceneritore di Albano - Mov. Difesa del Territorio Area Vesuviana - Collettivo Area Vesuviana - Cittadini Campani per un Piano Alternativo dei Rifiuti - Comitato 'NO DISCARICHE Comuni a Nord di Napoli- Presidio Permanente di Quarto contro discariche ed inceneritori - Riprendiamoci napoletani onlus - Comitato La Ginestra di Terzigno - Coordinamento "No Inceneritori" di Ponticelli - Associazione Marco Mascagna - Associazione Melting Pot - Comitato Donne 29 Agosto di Acerra - Ass. Abitanti Attivi S. Maria C.V. - Consulta per la Salute di S. Maria C.V. - Cilento oltre il rifiuto - Presidio Taverna  del Re – Comitato rifiuti zero Cerveteri

Adesioni individuali:
Jacqueline Rovetti
Maria Carmen Villani
Elena Vellusi aderente al Co.Re.ri Campania Coordinamento Regionale Rifiuti Campania
Per adesioni scrivete a noinceneritorealbano@autistici.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.